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Autore: Liy    31/05/2012    2 recensioni
(Quando lei lo abbracciò, sentì qualcosa crollare dentro di sé.)
[Spoiler ep7][BatoBea]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Solo dopo t'accorgi di ciò che hai perso
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BatoBea.
Rating: Verde.
Genere: missing moment, angst, introspettivo.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Quanto li amoooooooooooooooooooooooooooo ;_; Ho bisogno di quei bei vecchi tempi in cui la notte ci si ritrovava su msn a parlare solo ed esclusivamente di Umineko. Seriamente, quest'opera necessita di più amore, come questo pairing.

Disclaimer: Battler e Beato non sono miei, sennò li avrei resi felici... ma anche no, amo far soffrire i personaggi che amo (?).





Solo dopo t'accorgi di ciò che hai perso

 

I.

La prima volta che sentì la sua mancanza fu quando s'accorse che ormai non era più lei la sua avversaria. L'aveva ritenuta crudele, spinta ad allontanarsi dal loro gioco, solo per poi scoprire che Beato era tuttavia aggraziata in ciò che faceva, al contrario di Eva-Beatrice – che aveva solo procurato dolore con il suo insano divertimento. Aveva pregato che tornasse – senza dirlo ad alta voce; non avrebbe mai dato questa soddisfazione alla strega. E poi, quando aveva visto quel cuore dorato pieno di buchi e logoro battere ancora, aveva sentito una stretta dolorosa al proprio. L'aveva creduta senza cuore fino ad allora e, lì davanti a lui, in quel momento, c'era il cuore della strega; era così forte e così bello, così deciso da continuare a battere per salvare l'amore fra Jessica e Kanon destinato a morire in quel gioco.

L'aveva ammirata, trattenendosi dal raccogliere da terra quel cuore dorato che batteva allo stesso ritmo del suo, quel cuore così fragile che era stato in grado di tener testa alla strega crudele che aveva preso il controllo del loro gioco.

Quando però il sorriso di Beato si trasformò in una smorfia denigratoria, quando gli diede dello sciocco per esser cascato nella sua recita così accuratamente messa in scena, si sentì uno stupido e giurò a sé stesso che mai più avrebbe provato qualsiasi sentimento per lei oltre all'odio e la repulsione.

(Solo per poi accorgersi che quel dolore al petto non voleva cessare.)

 

II.

Quando la vide sovrastarlo, là, trafitta da quegli innumerevoli cunei di verità blu, mentre lo pregava perché ponesse fine alla sua vita, Battler s'accorse di ciò che aveva fatto. L'aveva attaccata con lo scopo di vincere, con la rabbia nel cuore a causa della sorte di Ange, ma... ora, davanti alla pietosa strega il cui volto era rigato da sangue e lacrime, Battler si rese conto per la prima volta che quello era esattamente il risultato a cui lei lo aveva spinto. Era stata lei a spronarlo a ciò. Era stata lei a sfidarlo, dicendogli di ucciderla. Era stata lei a far ciò con le lacrime agli occhi e la voce che minacciava di rompersi e tradirla.

La fissò con dolore nello sguardo e le rispose con voce ferma, sentendo però il proprio cuore vacillare quando sente il suo ennesimo singhiozzo di dolore.

L'avrebbe uccisa. E l'avrebbe fatto solo perché non poteva sopportare ciò a cui l'aveva ridotta. Doveva prendersi le sue responsabilità e terminare ciò che aveva iniziato, doveva tornare a casa propria ad ogni costo.

(Quando lei lo abbracciò, sentì qualcosa crollare dentro di sé.)

 

III.

Non aveva mai creduto di poter provare compassione per lei ma, in quel momento, seduto davanti ad una Beatrice dallo sguardo spento e che a malapena sembrava respirare, Battler non poté far altro se non sentire una fitta al cuore.

Era stato lui a farle quello. Era colpa sua se Beato si trovava in quello stato, senza parlare, incapace di riprendere il controllo sul loro gioco ed incatenata ad un fato a lei avverso – resa giocattolo di quelle due streghe il cui unico intento era infangare la storia che lei aveva faticato tanto a tessere.

La fissò negli occhi privi d'ogni luce, cercando in quei due specchi vuoti qualcosa che indicasse che lei fosse ancora lì, che non se ne fosse andata irrimediabilmente.

Sapeva di doverla uccidere – perché l'aveva promesso e perché era la cosa giusta da fare – ma pensare di doverle strappare quella fragile vita dalle sottili dita gli parve disumano ed inconcepibile. Avrebbe potuto farlo un tempo, forse, qualora lei l'avesse affrontato fiera e decisa a vincere... ma come poteva porre fine alla sua esistenza in quel momento, quando la strega non era in grado nemmeno di bere del tea da sola?

Battler abbassò il capo, poggiando la fronte fra i palmi delle mani. Fissò il terreno, nulla da dire, troppo a cui poter pensare.

(E, per quanto si sforzasse di pensare al gioco, l'unico pensiero era lei.)

 

IV.

Fu solo quando si rese conto d'averla persa per sempre che il pensiero di non riveder mai più il suo sorriso e di non risentir mai più la sua risata ineducata lo colpirono, lasciandolo senza parole e con la mente privata d'ogni pensiero coerente e razionale.

Doveva esserci un modo per riportarla in vita, si era detto. La magia poteva sicuramente farlo. La magia avrebbe avverato il suo desiderio e l'avrebbe riportata da lui.

Là, solo in quello studio vuoto e privo di luce, Battler rimase in piedi accanto alla finestra. Guardava quel vetro senza vederlo, le braccia lungo i fianchi e le mani strette a due pugni. Gli occhi in un vuoto che non si trovava oltre quella finestra luminosa.

Sentì un familiare dolore alla bocca dello stomaco e le gote bagnarsi lentamente senza alcun preavviso.

Era stato tutto inutile, alla fine. Sarebbe stato tutto inutile. Non poteva riportarla indietro, era impossibile farla tornare in vita. E, in fondo, un po' se lo aspettava. Com'era possibile far tornare intera permanentemente una cosa rotta? La sua magia con poteva farlo, esattamente come non ne fosse mai stata in grado quello di Beato. Le strega dorata, per quante infinite possibilità avesse, aveva una natura finita, proprio come quella magia che solo ora era riuscito a comprendere.

Beatrice, pallida e fragile come la porcellana, era caduta a pezzi. Non esisteva magia al mondo in grado di riunire i pezzi di quel piccolo, complicato puzzle che per lui rappresentava il mondo.

(In quell'istante s'accorse d'odiare il silenzio più che mai.)

 

V.

L'unica cosa che aveva potuto fare per lei era quel libro.

Aveva solo potuto scrivere per lei quella storia, quel racconto felice che l'avrebbe accompagnata nel suo eterno sonno dal quale nessuno l'avrebbe mai più risvegliata. Il sonno che Battler avrebbe protetto.

Guardarla riposare in quella bara, ricoperta da centinaia di rose dorate, lo fece sentire piccolo ed incapace.

Non era stato in grado di salvarla, alla fine.

Tutto ciò che aveva potuto fare per lei era assicurarle un sonno tranquillo.

Non era mai arrivato in tempo per lei.

Non era riuscito a mantenere nessuno promessa che aveva stretto.

Tutto ciò che era stato in grado di fare era tessere bugie su bugie per proteggere il cuore di quella storia troppo crudele perché fosse raccontata.

(E, in quella pallida luce, sentì d'aver perso qualcosa di fondamentale.)

 

   
 
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