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Autore: KuroBBgdr    01/06/2012    0 recensioni
Tra i segreti della nebulosa aria che fluiva lungo la gola, fin nei polmoni, ho assaporato ardente quel perché senza riuscire a compiere una giravolta, senza riuscire a stabilire un vero e proprio contatto. Troppe volte le ho guardate posarsi di fiore in fiore, di donna in donna, di corpo in corpo. Troppe volte.
Vincitrice del secondo posto al terzo contest del Kuroshitsuji - Black Butler - GDR
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: • B Doll ~
Titolo: Dream.
Protagonista: Kaleb Owen.
Personaggi che compaiono: Adam Cole Jefferson Barker.
Genere: Introspettivo, malinconico, romantico, slice of life.
Rating: Giallo.

Non credo di aver mai osservato il cielo così a lungo come in quel giorno, era fatto di sfumature tenui, ombrato dalle nubi estive, freddo come d’inverno, perché l’aria che entrava nei miei polmoni era gelida come il tono della sua voce, eppure potevo percepire in difetto quel calore leggero, quella brillante sensazione che scivola sulla pelle appena bagnata, quando i raggi del sole illuminano il mondo concentrato in un solo fulcro, quando tutto sembra ribollire nelle fondamenta. Il mio cuore riesce a tremare come una foglia, ancora oggi, non ho mai capito cosa albergasse nella mia testa, né il motivo che mi ha spinto ad avvicinarmi a quel cielo così limpido e ottenebrato da un passato mai giunto alle mie orecchie. Nn c’è molto da capire infondo. Anche le parole non dette possono esplicare un concetto, possono ferire come lame ardenti e sono in grado di sussurrare quei tormenti inespressi che non potrebbero arrivare diversamente all’interlocutore. Sorseggiando la vita in un bicchiere di cristallo, arrancando nei terreni scoscesi dell’io, ho potuto capire sebbene non udissi alcunché. Le sue labbra erano sempre state così invitanti, così belle, così umide di un amplesso che non mi riguardava, erano sempre state le sue labbra, quasi come un sogno irraggiungibile, e in un sogno le baciai.
Tra i segreti della nebulosa aria che fluiva lungo la gola, fin nei polmoni, ho assaporato ardente quel perché senza riuscire a compiere una giravolta, senza riuscire a stabilire un vero e proprio contatto. Troppe volte le ho guardate posarsi di fiore in fiore, di donna in donna, di corpo in corpo. Troppe volte.
Era notte, una notte come tante altre, quando l’aria d’inverno saliva leggera contro la pelle del viso, quando l’umidità pregnava nelle ossa. Il sole brillava solo nei miei ricordi, solo nella mia mente, risplendeva come non mai dinanzi all’azzurro del cielo che scurendosi all’imbrunire portava con sé tutto ciò che non sarebbe stato mio nemmeno una volta.
L’avevo sentito parlare appena con il fratello minore, quel ragazzino costretto in abiti che non gli appartenevano, mentre Adam si ammantava con tessuti pesanti, pronto a fuggire ancora una volta dalla vita che gli era stata data, pronto a cercare un rifugio lontano dalla routine che lo faceva fremere come un piccolo animaletto sperduto, spaesato, uno scoiattolo al centro della città. Era fantastico, sembrava incarnare l’apoteosi della bellezza sebbene non se ne curasse, come aveva sempre fatto, per nulla consapevole della sensualità che le movenze rappresentavano. Deglutendo in silenzio avevo riso e scherzato, al di sopra di sedili scuri e nobili al tatto, avevo atteso l’arrivo in quella locanda, una tra le tante di Derby, continuando a sospirare nel sogno della mia esistenza, continuando a scrutare la sua attraverso la serratura che impediva l’accesso all’anima infantile. L’avevo osservato per giorni, per anni, senza riuscire a stabilire un senso al mio attaccamento nei suoi confronti, senza assimilare il fatto che la sua sola presenza permettesse al mio cuore di battere. Nel bene e nel male, sempre dalla sua parte, sempre ad assecondare i suoi capricci. Tra le braccia di donne che per nulla m’interessavano, che per nulla mi stimolavano. Quelle braccia così calde e forse morbide, quei corpi così diversi dal suo. Chiudendo gli occhi, ancora una volta, una volta soltanto, seppi che quel calore non proveniva da lui, non proveniva dalle sue labbra.
Non era distante, si trovava solo a pochi centimetri da me, potevo sentire il suo respiro affannato, i suoi gemiti di piacere, la sua voglia incontrollata che si riversava in un corpo non mio. Era così asfissiante quella sensazione da rendersi impalpabile, da togliermi il respiro, da farmi venire le lacrime agli occhi.
«Come va?» Come doveva andare? Tutto scorreva nel verso opposto al mio, tutto non poteva essere carpito neppure per un istante dal mio cervello, dalle mie dita che cercavano di afferrare il tempo trascorso assieme per relegarlo nel fondo di un cassetto. Tutto sembrava avere il voluttuoso aspetto della notte, sempre e comunque, nel bene e nel male. Niente era come sarebbe dovuto essere, o la mia anima sarebbe rimasta mia. Fidandomi di occhi cobalto avevo atteso ancora e ancora senza ottenere mai alcun riscontro. Ero deciso a prendere in mano la situazione, a voltarmi per renderla meno opprimente, eppure non mi mossi, non subito.
«Bene.» Come doveva andare? Qual’era la risposta che le orecchie di Adam attendevano se non quella, forse un’enfasi maggiore, così lo dissi di nuovo: «Magnificamente.» Sorrise alle mie parole, quelle semplici spiegazioni di un qualcosa che non era reale. A lui bastava così, bastava avere la certezza di qualcuno che condividesse le sue aspirazioni, i suoi interessi, eppure non era minimamente come doveva essere, perché la sua schiena guizzante aveva sollevato un corpo non mio, aveva mosso il suo bacino in un antro diverso. Quel sorriso così bello non mi apparteneva, eppure volevo coglierlo, confidando nell’illusione che una volta o l’altra il suo amore fluttuante sarebbe stato per me. Quelle labbra così lontane, sempre più vicine, sempre più gonfie di piacere, erano sue e di nessun’altro, neppure delle tante api che vi si posavano come se fosse stato un pistillo colmo di potenziale miele. Le volevo come non avevo mai bramato qualcosa in vita mia, le rapii come se fossero state il gioiello più prezioso, ma in cambio il cielo si oscurò di colpo e venni spinto via, nonostante sfiorandole avessi percepito il loro calore, nonostante aprendole avessi avvolto l’umida lingua con la mia. Era tutto finito, perché Adam sarebbe partito l’indomani senza alcuna voglia di vedermi mai più, urlando parole che avrebbero ferito chiunque, compreso il mio cuore.

  
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