Ciao a tutti, ecco la mia prima fic ambientata hai tempi
dei Marauders, e per questo ho deciso di dedicarla al mio idolo, amore di
sempre: Sirius Black. A quel Sirius giovane, immaturo, egocentrico, popolare, un
po’ viziato. Secondo il mio progetto, tra un po’ (non so esattamente tra quanto)
inizierà anche l’azione, a maggior ragione perché siamo negli anni Oscuri del
Mondo Magico e visto che la protagonista è una Mud-Blood.Pian piano aggiungerò i
personaggi rilevanti che entreranno in scena e probabilmente tra qualche cap
alzerò il rating.
Dal momento che non c’è ancora
nulla di certo, mi farebbero molto piacere i vostri consigli, commenti e
suggerimenti,
Karisma
***
Per lui era tutto facile.
Stronzo.
Nessun problema, nessuno scrupolo.
Doppiamente stronzo.
Quando lui camminava per il corridoio, non aveva bisogno di difendersi da fatture maligne, da insulti spregevoli, da occhiate sprezzanti.
No, perché era lui a fatturare coloro che non gli ispiravano simpatia, ad insultare chi esprimeva un’opinione diversa dalla sua, a disprezzare i più deboli.
Cos’aveva di meritevole, questo, me lo spiegate?
Cosa c’era di popolare e divertente nell’appendere un poveretto a testa in
giù e culo in fuori perché aveva provato ad esprimere la sua opinione?
Cosa
c’era di popolare e divertente nel minacciare, umiliare, offendere chi provava
ad essere diverso da lui?
Cosa?
Era ricco, bello, famoso, contornato da gente splendida.
Era intelligente,
ammirato, era esclusivo.
Era ambizioso, insensibile, egoista.
Che bisogno aveva di far sentire chi vuol essere lasciato in pace come il più schifoso dei vermi?
Camminava per la scuola come avrebbe camminato un re nella sua reggia,
splendido, bellissimo, esuberante.
Con i suoi amici stupendi quasi quanto
lui, popolari, affascinanti.
Griet aveva 17 anni all’anagrafe, il doppio sulle spalle però, ed era
all’ultimo anno di Hogwarts, Corvonero.
Lunghi capelli miele mossi, occhi di
brillante pece scura come la notte in cui viveva ogni santissimo giorno, eterna,
meschina.
Il suo viso dolce mostrava qualcosa in più che morbide labbra
rosee, un piccolo naso dritto da bambolina, e scure sopracciglia ben
delineate.
Mostrava le cicatrici.
Cicatrici interiori, cicatrici nascoste, cicatrici sofferte.
Cicatrici che
esistevano ed esisteranno per sempre.
Tormenti tangibili, tormenti
distruttivi.
La consapevolezza di non essere ben voluta in quel Mondo Magico che attraeva le fantasie di ogni ragazzino con i suoi colori e le sue scintille, ma che voltava sordo le spalle a chi è diverso.
La consapevolezza di essere in pericolo tra quelle persone ambigue, abituate a guardarla dall’alto in basso per la sua natura.
Consapevole di essere un peso per i suoi genitori, costretti a vivere in una bettola di appartamento a Londra per permettere alla loro unica figlia un futuro magari migliore del loro.
Ma era esattamente così che era destinata a finire lei.
A vivere in un
buco, un lavoro da fame, vestiti usati, nessuna pretesa.
Non c’era posto per una babbana intelligente nella società magica, ora come ora.
Con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato in giro ad uccidere tutti gli sporchi Mud-Blood come lei, sperare di arrivare a 25 anni era già il massimo.
Come soleva ripeterle quel viscido di un Malfoy ogni volta che ne aveva l’opportunità, chi feccia era, feccia rimaneva.
***
I granelli cadono lenti nella grande clessidra di sabbia dorata, fuori dai
vetri opachi grandi nubi si rincorrevano e si catturavano nel cielo plumbeo,
tuoni e bagliori in lontananza annunciavano che la partita del giorno dopo di
Quidditch Grifondoro-Corvonero sarebbe stata un vero putiferio.
Il massimo di
un’escaltion che iniziava già giorni e giorni prima del fatidico incontro, tra
scoppi di risse nei corridoi, fatture anonime scagliate a persone isolate,
insulti gratuiti, burlate meschine.
Un vero schifo, per Griet; l’unico motivo
che l’aveva portata ad entrare nella squadra di Quidditch della sua casata e a
dare il massimo in ogni allenamento -mai abbastanza- era stata la magnifica
sensazione che provava volando lassù, in aria, tra gabbiani e folate di
vento.
Lassù dove da bambina credeva volassero le fatine dei dentini, dove nascevano le stelle, lassù dove il suo sangue non era diverso dal loro, dove l’unica cosa che realmente contava era la sintonia tra il giocatore e quel pezzo di legno che compiva tutta la magia.
Non la ricchezza, non la fama, non la cattiveria.
Semplicemente
fisica.
Ma per Griet l’annuale sfida contro i grifoni scarlatti non era piacevole
come le altre partite.
No, perché giocavano loro.
Un fitta l’assalì alla
bocca dello stomaco.
Un dolore languido, scomodo, irritante.
Le persone
più esuberanti e piene di loro stesse di tutta la scuola, con i loro sorrisi
affascinanti, con il loro carisma, con i loro occhi vispi, con le loro battute
divertenti, con il loro carattere deciso e ambizioso avevano il potere di
catturare l’attenzione di tutta la scuola, di guadagnarsi la simpatia di tutti,
il rispetto.
Perché non si fermavano qui?
Perché andavano oltre, passavano
il limite?
Poche persone la pensavano male su di loro: le Serpi e chi come lei era preso
ingiustamente di mira dai due; in realtà anche i professori li
amavano.
Certo, li facevano incavolare di brutto, ma anche la gelida
McGranitt nascondeva a fatica i sorrisetti nel vedere la voglia di vivere e la
vivacità di Black e Potter.
Una volta anche Lily Evans la pensava come lei, probabilmente l’unica di
tutto Grifondoro.
Li vedeva assolutamente stupidi e infantili, troppo presi
da se stessi e zero sensibili agli altri.
Però il fascino di Potter aveva
conquistato anche lei, e così Griet rimase sola. Sola nel suo guscio, sola nella
scuola.
Non era odiata, ma in genere accuratamente evitata. Non che le
importasse, per una strega nelle sue condizioni, in quel periodo, l’unica
ambizione era finire gli studi il prima possibile, trovarsi un lavoro per
mantenere la famiglia, e sopravvivere, ovviamente.
Ora si trovava a percorrere un lungo e freddo corridoio in una sera di
fine ottobre, sola ovviamente.
Si avviava verso la Torre Ovest per terminare
i compiti assegnati per il lunedì successivo. Non perché ce ne fosse un
impellente bisogno, dal tronde aveva un intero week-end per svolgerli,
semplicemente preferiva avere più tempo possibile a disposizione per stare sola
con sé stessa, preoccupandosi solamente dei propri pensieri.
Una piccola ruga
corrugava la sua liscia fronte, mentre Griet ripensava alla lettera ricevuta la
settimana precedente dai suoi.
A quanto pare avevano licenziato suo padre
dalla fabbrica di gesso in cui lavorava, e non bastava lo stipendio di operaia
di mamma per farli vivere e pagare le cure mediche all’uomo, asmatico. Nella
missiva l’avevano implorata di non preoccuparsi, ma lei appena era stato
possibile aveva inviato loro gli ultimi risparmi di 5 galeoni, che dovevano
essere solo convertiti in sterline.
Non erano tanto, ma erano il suo meglio.
La famiglia prima di tutto, senza di loro, chi le rimaneva?
-ecco la cacciatrice più scarsa e sciattona di tutta la scuola!- urlò una
calda voce ben nota alle sue spalle. Il viso di Griet si irrigidì.
-Sirius,
lasciala stare…-era la debole e poco convinta replica fatta dal caposcuola
grifone.
-eddai, Lunastorta, facciamoci quattro risate prima della partita di
domani, tanto per stare rilassati!-
-falle con qualcun altro, Black.- disse
atona lei riprendendo a camminare.
-ehi ehi…Mayers…ti devo chiedere una cosa…
ti sei comprata una nuova divisa per il Quidditch, vero? Sai, perché quella
dell’anno scorso sembrava più un bricolage che un indumento!- e detto ciò
scoppiò in una risata simile ad un latrato, forte e sicura.
Griet lo odiò. Nessuna persona era mai riuscita a farle più male.
***
-ragazzi, ce la dobbiamo fare, a tutti i costi, chiaro?- incitò Brian,
il capitano Corvonero, alla sua squadra.
-soprattutto perché nessuno di noi
potrebbe sopportare di perdere contro i due sbruffoni dell’altra squadra, giusto
o no? Non so voi, ragazzi, ma io non sopporterei di essere schermito fino alla
fine del campionato da quelli, quindi diamoci dentro!-
Due ragazze, Melissa e
Jenny ridacchiarono scambiandosi un’occhiata.
Black e Potter loro due non le
schermivano, o no che non lo facevano…
La squadra blu e argento uscì dagli
spogliatoi con l’umore sotto le scarpe nonostante lo sforzo del capitano di fare
coraggio.
Uno, avevano la certezza sicura di essere battuti dal Grifondoro,
nettamente superiore grazie a –malgrado- l’eccezionale rapidità del cercatore
Potter, e la forza del cacciatore Black.
Due, avevano la certezza ancora più
sicura di andare in contro ad un’umiliazione più bruciante di una decina di
sconfitte.
Griet indugiò sulla soglia osservandosi di sfuggita la sua divisa, sporca,
usata e rattoppata in più punti, anche leggermente più grande di
lei.
Melissa, dandole una pacca di incoraggiamento sulle spalle, la fece
definitivamente entrare in campo.
La patita non durò molto, terminando con una clamorosa vittoria rosso-oro
acclamata da quasi tutti.
Quando fu il momento del saluto finale, e le due
file si trovarono a terra, l’una di fronte all’altra, e una, tronfia e
raggiante, l’altra depressa e sconfitta, accadde.
A Griet non sfuggirono le
occhiate e i ghigni scambiati tra Black e Potter dopo averle lanciato numerosi
sguardi, e quando le due squadre si avvicinarono per l’usuale stretta di mano,
si trovò di fronte Black; per quanto la cosa le desse un bruciante fastidio,
rimase impassibile davanti a lui, e mentre stava per porgergli la mano, notò un
movimento fulmineo della sua, che estrasse la bacchetta.
Troppo tardi.
La
divisa le cadde scucita di dosso, per terra.
Per un secondo, lo stadio si
fermò.
Il secondo dopo, un boato di risa esplose più violento degli
uragani.
-Te l’avevo detto, Mayers, che la tua divisa era troppo vecchia!!-
rise sguaiatamente l’idolo della popolazione femminile, piegato in due dalle
risa.
Il secondo dopo ancora, tutto era finito, con Madama Bumb che le aveva ricucito i vestiti addosso magicamente, con la McGranitt che la trascinava via da quel putiferio, con 50 punti in meno a Grifondoro e una punizione di tre settimane per Sirius Black.
Ma in lei, tutto era finito molto prima.
In quell’istante, tra
l’incantesimo e lo sguardo di Black. Divertito, cattivo, subdolo,
arrogante.
Qualcosa, si era incrinato.
FINE CAPITOLO PRIMO
Sapete…mi mette un po’ malinconia scrivere di due
personaggi che so già che nella storia reale
moriranno…ç____ç