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Autore: WriteYourSelf_    01/06/2012    4 recensioni
Prese in mano la fotografia, stando attenta a non stropicciarla. Era buffa, proprio come i ragazzi. E dopo aver visto un video musicale del loro gruppo -Live while we're young, se non ricordava male-, con il permesso di accedere al computer di Louis, si autoconvinse della loro pazzia. Rovistando in quella stanza trovò una matita e girando la foto scrisse la data in cui era stata scattata.
Martedì, 29 luglio 2012. L'inizio che viene dopo la fine.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ciao sara

I had my chance to relive


Strano come tutto apparisse totalmente brutale, involontariamente innaturale. Il mondo le ha fatto sempre uno strano effetto, a volte le compariva stronzo, alle volte invece le faceva pietà. Però in quel momento, davanti allo specchio del bagno, poteva benissimo dire: "Ciao sono il mondo e se ti stai domandando se mi sono inculata un globo terrestre ti stai sbagliando; semplicemente mi faccio pietà".
Era lì a fissare il suo riflesso e a riflettere su cosa l'essere umano sapesse fare e a domandarsi di quali maschere avesse ancora nascosto. In quegli undici giorni, per altro gli undici giorni più brutti della sua vita, aveva osservato attentamente il  modo di fare delle persone e aveva potuto scorgere tra i più svariati travestimenti, i quali riguardavano sempre e solo lui: quello del 'genitore responsabile e rispettabile', quello del 'genitore che si preoccupa di fare la spesa per la sua figliastra', quello del 'genitore che dà punizioni esemplari', ma il più perfido, e senza dubbio il peggiore tra tutti, quello del 'genitore che si vuole divertire con la figliastra'.
Era la centesima volta che si ritoccava quel viso imperfetto, impuro, pieno di cicatrici che segnavano il dolore che avesse provato in quegli undici giorni. Stava piangendo dentro e fuori non poteva darlo a vedere altrimenti il suo padrino le avrebbe ricordato di nuovo perché non poteva accendere la televisione senza il suo permesso, oppure perché  non poteva uscire di casa senza prima avvisare, o ancora perché non poteva frequentarsi con un ragazzo, e di certo dopo l'ultimo 
« insegnamento » non voleva peggiorare le cose mettendosi a piangere di fronte il male in persona.
Si stava trattenendo il tutto come se fosse stata obbligata a farlo, perché se solo avrebbe provato a piangere e qualcuno l'avesse vista, quella era la prova inevitabile della sua infelicità in quell'ambiente e a quel punto sarebbe stata trasferita in una nuova famiglia, lontano dal padrino e dal suo maniacale divertimento.
Ma si disse che le cose dovevano cambiare e Sara avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ottenere la propria felicità, la voglia di vivere.
Ad un certo punto sentì il rumore della televisione accendersi, segno inconfutabile della presenza dell'uomo in salotto.
Doveva scappare. Ed era l'occasione giusta.
Si girò verso la finestra aperta che si affacciava direttamente al vialetto della casa. La serranda aperta faceva luce nel piccolo bagno nonostante fosse sera, in modo da far risaltare ancora di più il suo viso osceno di lividi. Bleah, si disse.
Saltò senza problemi dalla finestra, non troppo distante dal suolo tale da non provocare rumori sospetti al padrino attento alla partita di football. Quella era una partita importante, come non seguirla profondamente nei dettagli? Appunto non fece caso a Sara, fino a quando partì la pubblicità e fu costretto ad uscire per fumare una sigaretta e nel mentre scrutò lo sguardo impaurito della piccola sedicenne vicino al cancelletto. Il cuore della ragazza battè a mille, scordandosi improvvisamente una nuova vita e pensare di ritornare in casa in camera sua seguita a ruota dall'amica cintura e dall'amica cinghia del suo amato padrino. Oh ma quanto gli voleva bene, pensò ironicamente. Invece no, si promise a se stessa che le cose dovevano cambiare, e se non cambiavano da sole, lei le avrebbe cambiate.
Non sapeva da quante ore ormai stesse correndo lungo le stradine londinesi. Non sapeva ancora perché il padrino la stesse inseguendo da più di un'ora. Forse perché non voleva cedere al suo divertimento, pensò Sara. Durante quell'infinita corsa si era sentita dire i peggio insulti da parte dell'uomo malefico, ma in mente risuonavano sempre i classici dispreggiativi, ovvero: "Figlia di una puttana, muovi il culo e torna a casa finché ti prendo io con la forza!", "Brutta stronza vuoi vivere per strada?" e dopo quella frase pensò davvero che le sue possibilità di ricominciare da zero fossero pari a.. zero? Che poi veramente: Doveva dormiva la notte? Sarebbe stata ospitata? Oppure poteva semplicemente immaginare un letto a baldacchino al posto di una sconfortevole panchina? Quali erano i suoi piani?
Continuava a correre nonostante le mancasse il respiro, dopotutto stava scappando dal nemico.
Non riusciva a riprendere fiato, voltava la testa dietro le sue spalle di tanto in tanto per vedere se poteva scorgere la figura maligna che la stava inseguendo, per poi rigirarsi e correre di nuovo. Le mettevano un pò a disagio le occhiate curiose e indulgenti rivolte dal vicinato, però in quel momento doveva solo pensare a fuggire da quell'uomo che l'aveva fatta talmente soffrire, o almeno fuggire dal suo sguardo, affinché nascondersi da chissà quale altro posto possibile se concesso dalle sue gambe stanche e ancora tremanti. Doveva trovare un rifugio, che per lei era sinonimo di "Un nuovo inizio per ricominciare". Poi si fermò, con la manica della maglietta si asciugò il sudore che le colava invano lungo il viso bagnato dal pianto. Si guardò intorno. Bene, per ora basta perdersi in giro per Londra, poi andrò a chiedere l'elemosina ai poveri, perché io sono più povera dei poveri dato che almeno loro una famiglia ce l'hanno ancora, si disse. Si sentì avvampare.

Era buio, improvvisamente aprendo gli occhi notò di non essere in strada a dormire insieme ai barboni arraggiandosi magari sopra una fottuta panchina, no, lei si trovava davvero in un letto a baldacchino: che forse le sue preghiere siano state accolte in paradiso? Si autoconvinse quando si rigirò tra le lenzuola e alla sua sinistra scorse un ragazzo apparentemente un pò più grande di lei. Non sapeva come si chiamasse e così, a vista d'occhio, lo soprannominò "L'angelo dai ricci e gli occhi verdi" nonostante fosse davvero un bel ragazzo.
E poi sentì la sua voce chiamarla dal paradiso per risportarla nella realtà. "Ciao, finalmente ti sei svegliata."
Sara non rispose, era ancora troppo sotto schock per dire parola. L'angelo dai ricci e gli occhi verdi coninuò:" Allora?... Come stai? Io comunque sono Harry, Harry Styles."
Che bello, ora gli angeli sapevano anche parlare.

*Ciaoooo belleee, premettendo il fatto che questa è la mia prima FF risparmiatemi please! Non so se dire se il mio primo capitolo è buono o no, perciò se qualcuno capita su questa storia che recensa ok??? ok! Bene , spero vivamente che recensiate altrimenti non so se prenderla positivamente o negativamente, sennò continuare sarebbe irrilevante! Capitevi e mettetevi nei miei panni. Comunque sia mi ha fatto molto piacere scrivere questa FF. Credo più che altro sia un modo per sfogarti. KISSSS*
  
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