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Autore: Kinpatsuchan    20/12/2006    2 recensioni
Un'altra... confessione, lettera, non so come definirla... Tutta me stessa, ancora una volta.

Grazie dei commenti alle altre due pubblicazioni originali.

get_this: grazie dei complimenti!
MaxT: Lettera ad una persona reale? Beh, se il mio scopo era nasconderlo, non ci sono proprio riuscita, vero? ^^ Grazie dei complimenti.
lady in the wind: Hai ragione, meglio non dimenticarlo... ciò che vorrei dimenticare, però, è il sentimento che provo ora per lui... odiare non è bello...
Konekuccia: Sorelli', che dire? La situazione te l'ho spiegata... Quindi tranquilla, oramai non fa più parte della mia vita, e non può più farmi soffrire... al massimo, arrabbiare ancora, quello sì, purtroppo... Un bacione, piccolina, e tantissime grazie!
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che strano... mentre ti scrivevo, tu scrivevi a me... grazie, piccolo!!! [...] non ti spaventare per ciò che scritto qui sotto: lo so che è passato così poco tempo da quando ci siamo conosciuti... e io ancora non me ne rendo conto, però...

 

Mon Petit Prince…

 

È col cuore diviso che vengo a scrivere, stasera, e con la mente sui miei sentimenti e sul compito in classe di domani, per il quale non ho studiato.

Un giorno avrò problemi ben più grandi, ricorderò e riderò di questo periodo, ma ora ci sto male e la situazione peggiora di giorno in giorno: vedo lui, poi l’altro, poi l’altro, poi di nuovo lui… Li sento vicini e lontani allo stesso tempo; sono il completo opposto e tutto ciò di cui avrei bisogno… Ma ad uno potrei rinunciare tranquillamente, lo so, per l’altro… purtroppo l’altro non lo potrò mai avere, benché, forse, lo abbia già…

Confusione sulla pagina, confusione nel cuore… che io ami? Non so… Non lo so più, perché il sentimento che provavo prima si nasconde nei meandri di una solitudine non voluta, mostrandomi il motivo per cui sbaglio nel confondere finzione e verità, sogno e realtà.

E così il primo lo penso meno e non fremo nel vederlo… ma l’altro… l’altro tremo al sol pronunciare al suo nome, mi chiudo a riccio nel pensiero di lui, lo sogno di giorno nel pensarlo e lo penso di notte nel sognarlo… e così mi dico che sono una stupida… una povera stupida, mai stata altro.

Sapevo bene che non doveva accadere, conoscevo già le conseguenza, mi era già capitato, sebbene in maniera decisamente più leggera… ma al cuor non si comanda, e ho tradito ciò che lui stesso mi ha sempre detto.

Non posso… forse posso… no, no, non posso.

Non è forse così? Non dicesti questo? Spero bene che tu non possa, perché a me è successo, invece, di innamorarmi di te. E se leggerai queste righe, ti prego, non chiedermi nulla… sappi solo che non ho rimpianti… perché lo diceva anche la volpe al piccolo principe!

 

E quando l’ora della partenza fu vicina: “Ah!” disse la volpe, “…piangerò.”

“La colpa è tua,” disse il piccolo principe, “io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”

“È vero,” disse la volpe.

“Ma piangerai!” disse il piccolo principe.

“È certo,” disse la volpe.

“Ma allora che ci guadagni?”

“Ci guadagno,” disse la volpe, “il colore del grano.”

 

E ancora, il piccolo principe al viaggiatore:

 

“…tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha...”

“Che cosa vuoi dire?”

"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!”

E rise ancora.

“E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere... E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo.

Allora tu dirai: “Si, le stelle mi fanno sempre ridere!” e ti crederanno pazzo.

[…]

“Sarà come se t'avessi dato, invece delle stelle, mucchi di sonagli che sanno ridere…”

E rise ancora.

[…]

“Sara' bello, sai. Anch'io guarderò le stelle. Tutte le stelle saranno dei pozzi con una carrucola arrugginita. Tutte le stelle mi verseranno da bere…”

Io stavo zitto.

“Sarà talmente divertente! Tu avrai cinquecento milioni di sonagli, io avrò cinquecento milioni di fontane…”

E tacque anche lui perché piangeva.

 

E anch’io piango… e forse, chissà, anch’io mi consolerò e, guardando le stelle, o forse una piazza, o forse uno schermo, allora riderò come rido ora con te… e sarò felice.

La vita, lo spazio e il tempo. Tutto questo ci separa. E io amo ciò che ci ha unito. E amo…te? Chissà… anzi!

 

Mah…

 

Mon Petit Prince…

 

Brutta cosa… bruttissima, anzi! Perché, per scrivere, devo sempre star male o in uno stato d’animo agitato? Vero è che questo mi calma… ma poi, il resto del giorno, non ho mai ispirazione…

Ma forse il motivo è che io esterno solo ciò che provo… eh già… ma non chiedetemi quali siano i miei sentimenti, nemmeno tu, sorellina, perché non saprei risponderti.

Forse l’ho scritto, forse è tutta realtà, ma buttar giù due righe è diverso da farsi un esame di coscienza e rispondere a queste domande… forse perché è più facile… forse perché è più VERO…

Quando ci si domanda cosa si prova, si finisce sempre per mentire, a se stessi e agli altri.

E allora io piango e scrivo, e tra le salate stille notturne, confesso ciò che il mio cuore teme.

Perché è così, perché è vero, perché non posso negarlo anche ora. E allora, mio piccolo principe, accetta le mie parole senza parlare, fai come se non avessi mai detto nulla e non cambiare il tuo comportamento, perché ne soffrirei ancora di più.

 

Ti voglio un gran bene, sarai sempre nel mio cuore.

 

Kinpatsu-chan

  
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