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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    02/06/2012    0 recensioni
[Pokèmon Bianco/Nero][Player/N][OriginalshippingHint]
Un anno dopo la fine degli eventi che hanno portato il Team Plasma a venir sconfitto, il Campione Toya intraprende un viaggio a Kanto per verificare se una certa notizia sia o meno vera...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: N, Touya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'Life of Heroes'
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Grazie Fuuro-chan!” gridò Toya mentre saltava giù dalla stiva del cargo appena atterrato con un sorriso sul volto. La giovane Capopalestra si affacciò dal finestrino dell'abitacolo, agitando la mano guantata in segno di saluto e strizzandogli l'occhio da sotto gli occhialoni da aviatore che indossava sempre durante le traversate: “Fammi uno squillo sull'Interpokè se mai ti servisse un passaggio per tornare a casa, la stiva è grande e posso anche portare un eventuale ospite!” ridacchiò lei prima di scomparire all'interno, probabilmente per occuparsi del carico.

Toya respirò a pieni polmoni la frizzante aria di Kanto mentre un altro cargo, probabilmente dalla rotta di Hoenn, atterrava a pochi metri di distanza dalla pista su cui si trovava lui, all'estremo sud dell'aeroporto di Masara Town, inondato di sole e affollato di passeggeri in partenza.

Con il cappellino ben calcato in testa e Victini appollaiato sulla sua spalla, il Campione di Isshu si diresse a passo spedito verso le scale che conducevano all'interno del complesso aeroportuale: mostrò distrattamente la Medaglia luccicante che lo identificava come membro della Lega, mostrò perfino il tesserino che dimostrava che lui era il Campione e attraversò le pesanti porte a vetri che separavano il corridoio che conduceva alle piste dal resto dell'edificio.

Con lo zaino che dondolava contro il fianco a penzoloni, finalmente, il giovane raggiunse la hall piena di gente che si sbracciava e chiamava i viaggiatori, che riabbracciava parenti ed amici vari e non gli fu difficile riconoscere il ragazzo poggiato contro una delle colonne alle spalle della massa vociante in attesa. Con un balzo, sotto lo sguardo sbalordito dei presenti, superò i cancelli e atterrò elegantemente davanti a lui, che ancora non si era mosso ma si vedeva che sorrideva sotto il cappello che indossava: “Benvenuto a Kanto, Toya.” gli disse lui senza alzare lo sguardo, “Dalla tua faccia, deduco che tu abbia viaggiato in prima classe.” il tono dell'altro era ironico, decisamente, ma senza volontà di scherno.

Victini lanciò un gridolino eccitato e si lanciò letteralmente sul Pikachu aggrappato alla visiera del berretto del suo allenatore.

Non è male accamparsi nella stiva di Fuuro-chan, sai?” replicò semplicemente il Campione di Isshu: “Se poi è per una buona causa, sono disposto ad arrivare anche a volare nella tempesta.”

Red alzò la testa e osservò attentamente il più giovane: “Dipende cosa intendi per buona causa, se è per riportare a casa un tipaccio cocciuto dalla tinta verde, allora buon per te.”replicò semplicemente lui, facendogli strada verso l'esterno: a vederli così, l'uno di fianco all'altro, potevano quasi sembrare fratelli, stesso abbigliamento sportivo e comodo, stesse scarpe da corsa, stesso zaino ed entrambi indossavano un cappello variopinto.

Probabilmente, anche se non fossero stati così famosi come erano, non sarebbero comunque passati inosservati, ma vedere assieme il Campione di Kanto e quello di Isshu non era cosa da tutti i giorni, tant'è che molte persone si fermarono a parlottare e a indicarli mentre i bambini più temerari sfuggivano dalle prese dei genitori e si radunavano attorno ai due per accarezzare i loro Pokèmon e strattonare i ragazzi con tutta l'allegria e l'impeto di cui erano capaci: erano modelli per loro, erano grandi obiettivi da raggiungere.

Fuori, li aspettava una bella moto dalla carrozzeria rosso fuoco.

Red armeggiò qualche minuto con le chiavi delle borse rigide appese a lato e ne tirò fuori due caschi identici, che depositò sul sellino: “Metti qui lo zaino e fallo rientrare.” disse, indicando con un cenno del capo Victini, “Green ci aspetta a Shion Town e dobbiamo andare veloci.”

Toya annuì e, pur con qualche difficoltà, convinse l'esagitato Pokèmon a rientrare nella sua sfera mentre Red aveva gli stessi identici problemi con il suo.

Quando riuscirono finalmente a lasciare il parcheggio, era già mezzogiorno inoltrato e il traffico sulle strade cominciava a essere discreto.

Tieniti forte!” gridò Red abbassando la visiera del casco: “Speriamo di non venir pizzicati.” borbottò tra sé e sé.

Fortunatamente, neppure nei pressi dei centri abitati vennero bloccati da qualche solerte agente di polizia e poterono così viaggiare rapidamente attraverso la regione per tutto il pomeriggio: sotto gli occhi di Toya si mostrò la bellezza di Kanto, la bellezza della sua gente e dei paesaggi e quando imboccarono l'ultimo tornante di strada che conduceva a Shion City, il cielo stava ormai assumendo le tinte della notte e i lampioni cominciavano ad accendersi, comprese le luci che circondavano l'edificio più alto della città: “Quella è la Torre Pokèmon.” annunciò Red mentre smontavano dal mezzo: “Voi a Isshu avete la Torre del Cielo? Noi abbiamo questa Torre. E' il luogo dove seppelliamo i nostri morti.” sussurrò il Campione, facendo cenno al ragazzo di restituirgli il casco, “Sai, fino a pochi anni fa, al suo posto, era stata costruita una Torre Radio e molte delle salme erano state trasferite al Monte Okuribi di Hoenn o alla Lost Tower di Sinnoh, ma era difficile poter raggiungere quei luoghi per chi voleva rendere omaggio alle salme. Allora si è deciso di ricostruirla daccapo e di spostare la sede della Radio in un posto più consono. Ora è a Kuchiba, l'abbiamo vista oggi pomeriggio.”

Mentre camminavano lentamente verso l'ingresso della Torre, Toya ascoltava con attenzione le parole del compagno, osservando al contempo con una certa curiosità l'intera struttura: aveva viaggiato anche nelle altre regioni, aveva visitato i luoghi di culto che Red aveva citato poco prima eppure, quello era l'unico a fargli sentire la malinconia e il dolore sin nelle ossa.

Era una sensazione strana, non si era mai sentito in quel modo...

Stammi vicino...” gli bisbigliò all'orecchio: “Di notte i Pokèmon fantasma sono più audaci e tendono a non essere troppo amichevoli. Green ci aspetta lassù.” e così dicendo, indicò la sommità della Torre, che spariva inghiottita dalle nuvole.

Pur essendo estate, Toya per un attimo tremò, e non era certo fosse colpa di un soffio di vento.

§§§

Era ormai tarda notte quando, finalmente, dopo essersi orientati a fatica tra le lapidi e aver salito centinaia di gradini scricchiolanti, Red e Toya raggiunsero finalmente la sommità, una terrazza aperta stagliata contro il cielo stellato.

Lassù, davanti a quella che sembrava un'altra lapide, voltato di schiena, c'era un giovane, pressappoco dell'età di Red, forse assorto in preghiera e, poco più in là, una sagoma rannicchiata per terra e avvolta in quella che doveva essere una coperta.

Senza dire nulla, il Campione di Kanto andò a cingere le spalle di Green, mormorandogli un paio di semplici parole all'orecchio.

Quando finalmente entrambi i ragazzi si voltarono nuovamente verso il giovane di Isshu, Toya poteva giurare di aver visto l'ombra di una lacrima sulla guancia del Capopalestra di Tokiwa, ma non disse nulla, attese.

Questa lapide è dedicata a una Marowak che venne uccisa senza pietà quando io ero un semplice allenatore in viaggio.” spiegò Red: “Il suo fantasma vagava senza pace al piano inferiore e, quando abbiamo riportato tutte le salme qui, non avendo mai rinvenuto il corpo, ci è sembrato giusto metterla quassù.”

Ti conviene andare ora.” soggiunse improvvisamente Green, stringendo con forza la mano di Red: “Quando l'ho trovato, dormiva già. Ormai sono più di dodici ore ma non so quanto il suo sonno sia riposante, ha avuto parecchi incubi.” concluse il giovane, trascinando il Campione giù per le scale.

Per i primi minuti, Toya restò semplicemente imbambolato ad osservare la scala buia che scendeva al piano inferiore poi sembrò riscuotersi mentre con aria distratta lasciava libero Victini, gli dava sicurezza l'averlo vicino.

In silenzio, cercando di non fare rumore, si avvicinò a N, che non sembrava intenzionato tanto presto a svegliarsi, e gli si sedette accanto: in quella posizione, rannicchiato a terra e con la schiena poggiata contro una bassa colonnina in marmo, gli sembrava ancora più confuso e solo dell'ultima volta che l'aveva visto.

E non era passato poi molto tempo, tra una cosa e l'altra la caccia ai Saggi lo aveva tenuto impegnato per quasi un anno, e quando Handsome gli aveva riferito delle voci che circolavano al suo riguardo... Non gli ci era voluto molto per scoprire dove fosse finito: un drago nei cieli di una qualunque regione avrebbe destato comunque un gran scalpore, benché ormai la presenza di entità maestose come e forse più di un drago era ormai cosa nota in gran parte del continente.

Aveva chiesto aiuto proprio a tutti, si era messo in contatto con le Leghe delle altre regioni, con i Capipalestra, e quando Red lo aveva chiamato...

Beh, Fuuro-chan gli aveva sempre detto che, se gli sarebbe servito un passaggio, lei sarebbe stata ben contenta di accompagnarlo dovunque volesse.

E così, di punto in bianco, dopo aver praticamente implorato in ginocchio Adeku di sostituirlo per qualche giorno, era volato letteralmente a Fukiyose e si era imbarcato sul primo volo che la Capopalestra avrebbe pilotato fino a Kanto.

Non era un mistero per nessuno la quasi ossessione che il neo-Campione aveva per il sovrano del Team Plasma, erano anche in pochi a non sapere che, per Toya, non era più una semplice cottarella forgiata dalle avventure ma un qualcosa di decisamente più serio e i pettegolezzi che Kamiture aveva preso a scambiarsi con Iris vociferavano di continui viaggi del Campione a bordo della Ruota Panoramica della città, la stessa sulla quale la Capopalestra era sicura di aver visto Toya e N salire.

Le pene d'amore del Campione non erano decisamente un segreto per nessuno.

E ora che il suo obiettivo era a pochi centimetri da sé, il ragazzo non era sicuro riguardo al come muoversi con lui.

E se non avesse voluto...

Come hai fatto a trovarmi?”

Riscosso violentemente dal flusso dei propri pensieri per colpa di una voce pacata che gli parlava a poca distanza dall'orecchio, Toya sobbalzò per poi trovarsi davanti agli occhi chiari di N.

Come hai fatto a trovarmi?” ripetè questi, ancora accoccolato nella coperta.

Diciamo che Reshiram non passa proprio inosservato.” rispose il Campione con un vago sorrisino.

Mi stavi cercando?” proseguì N.

Beh... Si... Direi che cercare comunque sminuisce la fatica fatta per rintracciarti.” altro risolino imbarazzato da parte di Toya che, in quel momento, si sentiva gli occhi di N addosso.

Perchè mi stavi cercando?”

Ma perchè tutte quelle domande così imbarazzanti? Non poteva semplicemente prendere atto del fatto che era venuto a cercarlo e basta?

Perchè vorrei riportarti a Isshu.” replicò Red con cautela, spiando il viso impassibile dell'altro.

E' anche giusto assicurarmi alla giustizia.” assentì all'improvviso l'ex sovrano del Team Plasma: “Per quanto l'ultima volta mi abbiate permesso di andarmene, non trovo giusto che solo io sfugga alla più che meritata punizione cu dovrei essere sottoposto.” continuò, raccogliendo lo zaino da terra e radunando le sue poche cose.

All'improvviso, la mano di Toya si chiuse attorno al suo polso con tale forza che avrebbe potuto tranquillamente spezzarglielo, ma N non battè minimamente ciglio.

Non sono qui per arrestarti!” gridò quasi il Campione: “Nessuno ha intenzione di arrestarti. Anzi, sono stati tutti gentilissimi nell'aiutarmi a rintracciarti. Io voglio che tu torni a Isshu con me, tutto qui.”

E cosa hai intenzione di fare se io venissi? Ti ricordo che non ho...”

Non importa, puoi stare con me.”

Un lungo silenzio seguì il loro breve e concitato scambio di battute, silenzio spezzato senza preavviso di nuovo da N.

Una semplice parola quella che pronunciò ma sufficiente per mandare letteralmente al diavolo ogni scampolo di coraggio che ancora era rimasto al Campione, un “perchè?”, quello che sussurrò a fior di labbra, che fece andare quasi di traverso la saliva a Toya.

N-N-Non c'è un perchè!” balbettò lui: “Solo, ho pensato che essere da soli, senza una famiglia, può essere triste. Tutto qui.”

E vorresti diventare questo?”

Si, lo vorrei.”

Per quest'ultima frase, la sua voce non vacillò ma si mantenne salda e convinta, calda.

N finì di riempire lo zaino prima di alzarsi in piedi, osservando Toya con interesse quasi mentre quest'ultimo non sapeva come comportarsi, non sapeva come reagire: lui desiderava che N tornasse indietro con lui ma se non lo desiderava, non voleva costringerlo.

Kanto è molto diversa dalla Isshu che ho visto dalla Ruota quel pomeriggio, eppure entrambe sembrano così simili nell'atmosfera e nelle persone che ci vivono, nel soffio pulsante che le permea di vita...” i lunghi capelli verdi del ragazzo svolazzarono al vento notturno mentre, sotto di loro, disegnate sulla terra, vi erano le sagome lucenti dei grattacieli, dei palazzi e delle città tutto attorno.

Perchè lo sono.” replicò con semplicità Toya, sistemandosi a propria volta lo zaino sulle spalle “Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh e Isshu sono uguali da questo punto di vista. La gente vi nasce, vive e muore, i Pokèmon pure nascono, vivono e muoiono, ma trovano persone e compagni a cui appoggiarsi. Vale per tutti, anche per te, se lo vuoi.”

E gli tese la mano con un sorriso accondiscendente.

Mano che N afferrò volentieri prima di sparire ambedue, inghiottiti dall'oscurità.

   
 
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