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Autore: alister_    02/06/2012    12 recensioni
Per loro, la fine dell'infanzia era arrivata con uno zoccolo abbandonato sulla riva e un corpicino trascinato dalla corrente del ruscello.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per la community 500themes_ita utilizzando il prompt #199 La fine dell'infanzia, che mi ha subito fatto pensare a questi personaggi.

Non è molto di più di una riflessione sui protagonisti, ma in questo periodo sono parecchio arrugginita, quindi perdonatemi :D

Ringrazio Kuruccha che, con la sua raccolta Fili bianchi, mi ha fatto venire voglia di scrivere sul fandom e mi ha ispirato molto, e colgo l'occasione per consigliare a tutti di leggere le sue storie :D





Per loro, la fine dell'infanzia era arrivata con uno zoccolo abbandonato sulla riva e un corpicino trascinato dalla corrente del ruscello.

I loro sogni di Super Peace Busters erano annegati con Menma. La loro innocenza se n'era andata con lei: non si può restare bambini dopo aver visto la morte così da vicino. Ma non erano ancora pronti al trapasso nell'adolescenza, perché il loro cuore infantile continuava a sperare di svegliarsi una mattina, scoprire che era stato tutto solo un lungo, brutto sogno, e tornare al loro rifugio con la spensieratezza di un tempo, felici di battibeccare di nuovo sotto lo sguardo dolce della piccola Menma.

Gli anni passavano e, ad ogni risveglio, tutto era immutato.

Anaru continuava a comprare i manga preferiti di Menma: li accumulava accanto al letto senza neppure aprirli, in una pila che si innalzava ogni mese, nell'attesa che qualcuno venisse a ritirarla.

Yukiatsu acquistava nuovi fermagli, regalo ad un'immaginaria fidanzatina, e Tsuruko di giorno lo consigliava rassegnata, di sera indossava la molletta destinata a Meiko, non senza pensare che quel colore si sarebbe di certo intonato meglio con i suoi fini capelli chiari.

Poppo si addormentava ogni notte premendosi le dita contro le palpebre, in un disperato tentativo di rimuovere immagini indelebili dalla sua testa; finiva col piangere, e continuava a farlo finché le lacrime lo prosciugavano di ogni energia, facendolo crollare in un sonno pieno di spettri e rimorsi.

E Jintan, Jintan semplicemente restava in attesa. Lasciava che la sua vita scorresse in avanti senza cercare di parteciparvi in alcun modo. Fissava la porta, aspettandosi di vedere entrare Menma in una nuvola di chiasso e allegria.

Tutti aspettavano il suo ritorno, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce, perché farlo avrebbe significato ammettere che se n'era andata, e nessuno di loro vi era mai riuscito.

Gli anni passavano, e le loro vite erano come in stasi, congelate da quel giorno terribile inciso sulla lapide di Meiko Honma.

I giorni si succedevano l'uno all'altro, le classi si avvicendavano, loro, all'apparenza, crescevano, lontani e incapaci di comunicare. La loro amicizia era come un castello di carte, crollato una volta tolta la base: Menma.

Avevano imboccato vie opposte di proposito. Guardandosi negli occhi, avrebbero dovuto fare i conti con i fantasmi di quell'estate. Fingere di non conoscersi, di non aver mai condiviso nulla, sembrava il modo migliore per sfuggire al passato.

Anaru smise di comprare manga: frequentava nuove amiche, adesso, e queste nuove amicizie avevano bisogno di lucidalabbra e bei vestiti, non di videogame e fumetti.

Yukiatsu continuò ad aggiungere accessori femminili alla sua collezione, ma capì che per far tornare Menma avrebbe dovuto sforzarsi un po' di più. Tsuruko, al suo fianco, si fece sempre più silenziosa, fino ad ammutolire in un milione di rimproveri soffocati: in fondo, chi era lei per pretendere l'attenzione di Yukiatsu?

Poppo corse lontano, sempre più lontano dal ruscello davanti a cui le sue gambe si erano paralizzate e le sue grida erano diventate mute; non importava quanti chilometri mettesse tra sé e l'ombra di quell'estate, i suoi sonni erano ugualmente agitati.

Jintan, invece, restò fermo. Se gli altri non erano capaci di andare avanti, lui non era neppure in grado di fingere di farlo. Così restava ad aspettare qualcosa, inibendo pensieri e ricordi con televisione e videogiochi.

Finché, un giorno d'estate, la porta si aprì davvero e ne entrò, con il suo carico di baccano e buonumore, la loro infanzia perduta. E tutti, guidati dalla mano esile di Menma, cominciarono finalmente a trovare la strada per crescere.


   
 
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