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Autore: Meramadia94    02/06/2012    3 recensioni
John è rimasto orfano da piccolo, e dopo che anche il padre adottivo è morto e la sorella è dovuta andarsene, il fratellastro ne approfitta per trattarlo da schiavo.
Riuscirà a salvarsi dalla disperazione grazie ai suoi amici e all'amore per un misterioso ragazzo che tutti schivano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, è ufficiale ho appena fatto una cazzata, ma dopo aver visto e rivisto tutte le rivisitazioni in chiave moderna di Cenerentola, ho pensato a come sarebbe stato il primo incontro tra John e Sherlock secondo la favola.

Io intanto la posto. Premetto che è solo un esperimento.

Se vi fa schifo non esitate a dirmelo e io la cancello immediatamente o la butto nel dimenticatoio.

 

Mi chiamo John Hamish Watson. Ho diciassette anni e vivo a Londra.

Anche se sembro un adolescente come tanti altri, credetemi non lo sono affatto: di solito i diciassettenni, escono con gli amici o con la fidanzata, studiano e magari spulciano i giornali nel disperato tentativo di trovare un lavoretto per una macchina o qualcosa di simile.

Io, attualmente, ho tempo solo per due cose: lavorare e studiare.

Andiamo con ordine. Mio padre faceva il medico militare, volontario in Afghanistan ed era il mio mito. Mi ha insegnato tutto e a non permettere mai che le umiliazioni che si ricevono nella vita ti possano far perdere la speranza nei tuoi sogni.

Purtroppo quando avevo otto anni, morì.

Tempo prima era morta anche mia madre... non dimenticherò mai quella vigilia di Natale. Mia sorella Harrieth, quattordici anni, mi teneva per mano... io ne avevo solo sette. Eravamo andati all'aereoporto di Heatrow a prendere papà, ritornava da un'altra missione... ma al suo posto c'era un cadavere avvolto in un sacco nero.

Eravamo solo due orfanelli e non avevamo di che vivere.

Il notaio di famiglia, Mike Stamford e amico di nostro padre, ci comunicò che papà aveva lasciato detto che in caso lui fosse morto di morte violenta o comunque deceduto lasciando due ragazzini abbandonati a se stessi saremmo andati a vivere da un suo vecchio amico, un commilitone di fiducia.

Non mi ricordo il suo nome ma ricordo che era un brav'uomo e che ci accolse in casa sua come se fossimo davvero figli suoi.

Peccato che ne avesse davvero uno suo.

Jim Moriarty.

Ha sette anni più di me ed è sempre stato un genio, in qualunque materia: matematica, scienze, chimica, anatomia, letteratura e anche un'altra materia che se fosse scolastica, dargli A con qualche migliaio di +, sarebbe troppo poco.

Rendere la mia vita un inferno.

Dopo che anche il nostro padre adottivo morì, quando avevo appena compiuto gli otto anni e mia sorella iniziò a lavorare e a uscire con la sua ragazza, Klara ( si avete capito bene), Jim ebbe completo campo libero con me, obbligandomi a svolgere tutte le faccende di fatica e spedendomi in soffitta.

Mia sorella, poi, dovette andarsene da quella casa e non poteva certo immaginare quello che mi stava accadendo. Jim non le diceva mai niente e io nemmeno.

Voglio molto bene a mia sorella e non voglio che lasci la vita che si è costruita con la sua ragazza per me, ma quando viene a trovarmi è una fatica incredibile fingere di essere legato a Jim da un affetto incrollabile quando invece mi piacerebbe dargliele di santa ragione.

Con il passare degli anni la faccenda non è cambiata di una virgola: lavoro in casa alle dipendenze del mio fratellastro, poi al bar della scuola ( meno male che almeno quello è retribuito e riesce sempre a farmi ridere) e oltre alle materie del liceo studio per diventare medico.

Voglio seguire le orme di mio padre e alleviare le sofferenze delle persone.

 

''Faccio tardi, pulisci il pavimento e prepara la cena. Torno alle nove in punto.Oh e prima della scuola pulisci la cucina.''- mi ordina Jim dopo aver svuotato la tazza di caffè.

Mi sono alzato alle sei e cinquanta, quattro minuti prima del solito, per cucinare e sono talmente stanco che non ho nemmeno la forza per ribattere. Annuisco debolmente e mi metto al lavoro.

Certe volte mi sembra di aver gia letto la mia vita in un libro simile.

''Cenerentola''

Con la semplice differenza che il principe azzurro o la principessa rosa, nella vita reale, non esistono, ergo, non possono venirti a salvare.

Devo lasciar perdere certe cose come le favole e tenere gli occhi fissi sulla scuola, è l'unica cosa che mi aiuta a sopportare questa specie di... prigionia.

 

''Ciao, John.''- vi presento Gregory Lestrade.

Non è esattamente quello che si definisce, l'amico del cuore, ma è la persona più sincera e leale che conosco. Non fa altro che ripetermi che una volta preso il diploma farà domanda per andare all'accademia militare e diventare un poliziotto.

''Distrutto come al solito. vero?''- annuisco-:'' senti, perchè lasci che ti tratti come se tu fossi lo schiavo?''

Gia.

Perchè?

Perchè il mio caro (?) e adorato (?) fratellastro ha conoscienze importanti ovunque e se mi azzardo a dire una sillaba che a lui non piace, prima mi mette alla porta, perdo il lavoro al bar, mezza Inghilterra è obbligata a non soccorrermi in tale eventualità... ecco perchè.

''Vedrai che sorpresa quando si accorgerà che ha solo fatto accumulare tensione da scaricare tutta in una volta.''- spiego io. Persino io spero di essere lontano almeno quindicimila km da me in quel momento.

''Ci vieni domani sera alla festa di beneficienza organizzata dalla scuola?''- mi domanda.

Faccio cenno di no con la testa-:''Non posso, scommetto dieci a uno che Jim mi scaricherà addosso una valanga di cose da fare, e poi devo studiare per l'esame di chimica.''

''Secondo me, un po' di divertimento non ti farebbe che bene.''- non ho sentito l'ultima frase, è appena arrivata una porche nera dalla quale è appena sceso un ragazzo, che occhio e croce averà la mia età, riccioli neri, pelle diafana e occhi azzurri e profondi come due laghi.

La versione reale e maschile di Biancaneve in parole povere.

Sta parlando con una nostra amica: il suo nome è Molly Hooper e anche lei, come me, vorrebbe diventare medico.

Ma con una semplice differenza: io cerco di impedire che i miei pazienti muoiano, lei invece lavora con gente gia morta.

Vuoi vedere che... è interessata a lui?

''Scusa Molly, chi è il ragazzo con cui stavi parlando?''- chiedo quando ci raggiunge.

''Ma come non lo hai riconosciuto?''- risponde Greg per lei-:'' si chiama Sherlock Holmes ed è un genio assoluto che ha gia aiutato la polizia a risolvere diversi casi di omicidio. Riesce a capire chi sei semplicemente guardandoti. E' un appassionato di chimica, adora le persone intelligenti... e far sentire gli altri dei completi idioti.''

''Oltre ad essere uno schianto assoluto.''- aggiunge Molly. E su questo devo darti ragione amica mia... ehy, ma che sto dicendo?!? John, ricordati che sei etero!!!

''Molly, per l'amor del cielo, non metterti in mente strane idee su quello... gira voce che le ragazze non gli interessino minimamente così come non gli interessa avere degli amici e una vita sociale.''- la avverte Greg.

''Sei ben informato, vedo.''- dico io.

''Suo fratello è un mio amico e ogni tanto vado a trovarlo.''- mi spiega-:'' ho provato a farci amicizia, ma dice che ho un intelligenza mostruosamente nella media.''

Però, che tipo... e come mai tutti lo scostano, quasi avessero paura di lui? E' un essere umano pure lui e non credo che mangi studenti per colazione.

Mi piacerebbe diventare suo amico.

 

''John, per piacere mi porti un succo d'arancia?''- mi chiede una ragazza con lunghi e fluenti capelli castani.

Annuisco con un sorriso. La conosco, è una ragazza molto simpatica e carina, e non sia mai che possa apparire scortese con qualcuno.

Vorrei vedere come se la caverebbe con Jim. Quello farebbe perdere la pazienza anche a un santo, e vi ho detto tutto.

Il ragazzo di stamattina....

è tutto solo a un tavolo immerso nella lettura di chissà quale libro.

E' l'occasione giusta per avvicinarlo. Non ci credo che sia una macchina priva di sentimenti.

'Ciao, che cosa ti porto?''- gli chiedo.

''Come?''- fa lui alzando gli occhi degnandomi della sua attenzione.

''Beh, sai com'è... questa è una caffetteria e a meno che tu non voglia bere o mangiare qualcosa non puoi occupare un tavolo.''- gli faccio notare.

Lui sbuffa borbottando un-:''Noioso''.

Bene, bene, a quanto pare oltre che a casa dovrò sopportare un altro rompi anche qui.

''E va bene... un caffè, due zollette, lungo, macchiato, freddo, in tazza calda.''- si decide lui.

Torno dopo un paio di minuti con l'ordinazione e gliela poggio sul tavolo.

''Strofinato per terra o lavato troppi coltelli?''- mi chiede a bruciapelo. 

Spero solo che non ci avesse gia pensato qualcun'altro, in quel caso chiedo scusa umilmente fin da ora. Solo che se c'è io non l'ho mai letta e ho pensato di scriverne una io.
  
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