“Eveline Rose, sei condannata a passare la tua esistenza sulla Terra per aver disobbedito alle Leggi Celesti.”
 

Quella frase mi risuonava in testa da mesi ormai. La frase della mia condanna, sentenziata nel momento del mio giudizio.

Alla fine non avevo fatto nulla di male. O almeno secondo me. In realtà avevo violato una delle dieci Leggi Celesti : volare al di sotto delle nuvole, nel cielo degli umani. Ma quel cielo mi attirava troppo, il colore, l'odore. Adesso quel cielo non potevo più vederlo. Era sempre lo stesso e non cambiava mao. Credevo che i Sommi Angeli ripensassero alla mia punizione, convincendosi che ero troppo giovane per venire reclusa sulla terra. Invece no. L'unica volta in cui si sbilanciarono per farmi sapere che esistevano fu quando mi mandarono un messaggero. Era un piccolo uccellino azzurro che si posò sul davanzale sulla mia finestra con un bigliettino dorato legato alla zampa con un nastrino anch'esso dorato. Il biglietto recitava “ Eveline Rose, il tuo compito è di tenere lontani i Demoni dagli umani e di tenerti lontana da entrambi” quando lo vidi storsi il naso, rispedii l'uccellino da dove era venuto e avevo ripiegato il bigliettino in un cassetto. Ma eseguii il compito. Tutti i giorni dopo scuola salvavo gli umani dai Demoni che si aggiravano per le strade di questa città. Poi un giorno, decisi di infrangere le Leggi ancora una volta. Mi dissi “ehi, Eve, ormai sei qua, divertiti. E poi cosa potranno mai fare, mandarti all'inferno?” mi divertivo spesso ad ironizzare sui Tre Regni. Avevo fatto amicizia con varie persone, nascondendo sempre la mia natura angelica. Ma tra me e loro non c'era molta differenza. Avevo due migliori amiche e tutto andava per il meglio. Finchè non conobbi il ragazzo che mi avrebbe cambiato la vita. Il giorno in cui decisi di infrangere nuovamente le Leggi con qualcosa di ancora più clamoroso uscii con lui. Jake mi aveva spesso invitata ad uscire ma avevo sempre declinato ogni suo invito accompagnandolo con una stretta al cuore che non capivo. Che mi piacesse quell'umano? Probabile, ma non lo avevo mai ammesso a nessuno, tanto meno a me. Ma avevo cambiato idea, come sempre, del resto. Era una serata di fine primavera e l'aria era caldissima. Oppure ero io. Ci incontrammo nel centro della città. Io avevo una maglietta bianca, semplice. Lui una camicia nera. Ok, era bellissimo, dovetti ammetterlo. "> «Ciao Eve» mi salutò lui baciandomi sulla guancia. Un calore fortissimo mi nacque da dentro. Cosa mi stava succedendo? Io lo salutai a mia volta poi iniziammo a passeggiare ridendo e scherzando. Parlammo di tantissime cose come se non ci vedessimo da anni ma come se ci conoscessimo da sempre. Fu bellissimo e non mi ero mai sentita così felice. Poi ci sedemmo su una panchina. «Sei bellissima» disse lui. Io abbassai lo sguardo mentre troppe domande mi affollavano la testa e poche risposte mi venivano sulla lingua. Poi lo guardai negli occhi. Jake aveva gli occhi color cioccolato, caldi come il tramonto e profondi come il mare. Stava sorridendo. Poi senza premeditazioni avvicinò le labbra alle mie e ci baciammo. Accadde l'inimmaginabile. Una luce accecante ci investì. Rimasi sconcertata da ciò che vidi. Dalla schiena di Jake partivano due grandi ali nere e lucide. Era un Demone e non me ne ero mai accorta. Lui però a quanto pare sì perchè non si scompose ma dopo aver appoggiato una mano sul mio collo mi baciò ancora. Quello sì che era infrangere le regole in grande stile. «Mi puniranno per tutto ciò» dissi con un filo di voce e con una strana luce negli occhi che non aveva nulla di angelico. Poi continuammo a baciarci. Giorno e notte, luce e buio, bianco e nero, me e lui. Soltanto me e lui.