02/06/2012
2 recensioniQuesta è un'altra one shot incentrata sugli SHINee, con un diverso pairing e differente situazione :) Qui si passa alla drammaticità, all'angoscia.
Spero che vi piaccia :)
Presto ne posterò altre!
I hear you
Si rigirò sulla tesa e fredda brandina dimenandosi alla ricerca di una soluzione per cui optare.
Ma niente nella claustrofobica stanza sembrava potergli fornire una concreta speranza.
Una puntigliosa goccia perlacea si divincolò dalla morsa della palpebra e si diresse verso la guancia.
Rivolse il capo verso la sottile parete e la colpì con ripetuti pugni.
Le catene gli stringevano i polsi e le caviglie impedendogli la maggior parte dei movimenti.
Ascoltava il mondo silenzioso.
Ascoltava i battiti del suo cuore.
Udiva le grida dei suoi compagni.
I rapitori avevano trascinato tutti e cinque in differenti stanze e Jonghyun aveva distintamente udito le grida disperate di Key, Minho e Taemin.
Sperava soltanto di poter sentire Onew.
Lui non poteva essere stato torturato fino alla morte.
Non doveva.
Per questo tendeva le orecchie alla ricerca di ogni minimo suono.
Poi lo sentì, un leggero tocco contro la parete, al quale rispose senza indugiare.
Ancora.
Qualcuno era accanto a lui.
Troppo lontano per essere visto.
Ma possibile da udire.
Posò l’orecchio sulla superficie liscia del muro e continuò a battere, finché non rimembrò una lezione scolastica sul codice di Morse, per parlare tramite le superfici.
Iniziò a comporre con le dita il nome del Leader, sperando con tutto se stesso che potesse sentirlo, che non fosse già stato prelevato e torturato come gli altri.
SHINee, stelle in via d’estinzione.
I tocchi di risposta gli chiarificarono che si trattava di Onew.
Sorrise di pura gioia e permise ad un'altra lacrima di scivolare.
Continuarono a rispondersi a vicenda, a sorridersi con i sottili rumori causati.
Tutto durò per poco più di una mezz’ora e fu appena sufficiente per far capire ad entrambi che si sarebbero inseguiti anche nel dolore, oltre la vita.
Erano gli SHINee, avrebbero sempre brillato divorati dall’immensità del cielo.
Udì dei passi poco distanti da lui e comprese che non gli rimaneva molto tempo per salutarsi.
Tremante, condusse il pugno sulla parete e lo guidò in modo da comporre le uniche due frasi che conosceva.
Le due espressioni di cui necessitava.
Quelle che sentiva dal profondo del cuore.
“Nan neol saranghae”
E poi aggiunse con un enorme sorriso.
“An nyoung”
Attese pazientemente la risposta che non tardò a giungere.
Le medesime strazianti parole.
Erano insieme, uniti in quel momento di grande sofferenza.
Baciò la superficie asettica e vi rimase incollato.
Assolutamente certo che il suo Jinki stesse imitando il suo gesto.
Pochi ultimi attimi.
Pochi ultimi respiri con le orecchie tese a scandire i ritmici passi.
Sempre più vicini.
La porta si spalancò.