Hola!!!!una sera, mentre la mia adorata mente ed io stavamo facendoci una
chiacchierata(ma parli da sola?O.o ndTutti)
(no!parlo
con la mia Mente, che è un’entità da me distinta…^___^ndAutrice)(ovvero
io sono la parte intelligente e lei quella poco furba…ndMente)(questo è tutto da vedere…chi ti dice che non
siamo tutte e due più fuori di un balcone??ndAutrice)(dopo
aver letto ‘sta roba……mi sa che hai ragione, autrice…ndItachi)(bravo,
vedo che ti sei portato avanti col lavoro leggendo la fic,
ora immedesimati nella parte!!!ndAutrice)(ç.ç ndItachi), dicevo, durante
una sana chiacchierata, io e la mia mente ci siamo poste una domanda:MA PERCHE’ ITACHI TIENE SEMPRE I CAPELLI LEGATI!?!?!?!(forse
perché con i capelli sciolti avrei qualche PICCOLO problema a combattere???.....ndItachi)(ma no!!!!dacci retta, abbiamo ragione noi!!!ndAutrice&Mente)(neanche rispondo…=.=ndItachiRassegnato)
e così
ci siamo risposte!!!!ed ecco la nostra conclusione dopo ore di accanito
dibattito filosofico!!!
Cavolate a
parte, devo ammettere che come idea è un po’…come dire…balzana?...in effetti non è un granchè,
ma mi ispirava come cosa… e, a parte i titoli stupidi(non sono proprio capace a
trovarne di furbi, stesso problema con i nomi…), la questione dei capelli ha il
suo valore, certo, ma non mi concentrerò solo su quella…diciamo che è solo uno
spunto per iniziare…
solo
che proprio non ce la faccio a creare una coppia tra Itachi e un altro
personaggio di Naruto, la mia mente proprio non la
concepisce…vabeh, quindi vi tocca una fic ItachiXOC…mi disp!!!spero solo che l’OC non mi venga troppo sdolcinato,
avevo pensato a una persona dolce sì, ma che sa il fatto suo…ma in questo
contesto non so proprio come inserirlo, questo lato del carattere…si accettano,
anzi, si IMPLORANO consigli su come fare!!!!!!!!!!!!
Di donne ne aveva avute tante, in vita sua. Effimere compagne di una
notte, destinate a tramutarsi in vaghi ricordi di piaceri consumati quasi per
abitudine, quasi perché quello era il suo ruolo, quello che da un mukenin come
lui ragionevolmente ci si aspetta. Aveva avuto tante donne, e di nessuna
ricordava né nome né volto, con nessuna aveva passato più tempo di quello che
era necessario a soddisfare i bisogni tipici di un uomo nel fiore dei suoi
anni. Il suo corpo reclamava, lui rispondeva. Nulla di più. Di quante aveva
preso solo per sé il fiore più intimo e prezioso? A quante aveva lacerato il
cuore? Ormai aveva perso il conto. Molte lo avevano cercato per prime, chissà
perché poi, molte se le era prese da sé, come mai non avrebbe saputo dirlo.
Non che
fosse difficile per lui trovare un giovane corpo su cui sfogare i suoi istinti,
a questo ben servivano i suoi bei lineamenti e l’oscuro passato tormentato di
cui aveva potuto sperimentare il fascino che esercitava sulle sue giovani
vittime, se così si poteva chiamarle… e se quello non fosse bastato, c’era
sempre la sua fama di assassino che non lo deludeva mai…
Eppure con
QUESTA donna la faccenda sarebbe stata
del tutto diversa, lo aveva percepito chiaramente fin dai primi istanti del
loro incontro. Quel sorriso, quella pelle candida, quella purezza che
traspariva dal suo sguardo e dai suoi atteggiamenti, avevano da subito attirato
la sua attenzione. Mentre la osservava, si era accorto di desiderarla davvero.
La VOLEVA, e non per sfizio o per
divertimento. La voleva perché doveva essere sua, soltanto sua.
Lo sguardo
perso nel cielo stellato, in quella luna a falce che si specchiava nelle sue
iridi, per una volta nere, come la notte che avvolgeva i corpi nudi dei due
amanti nascondendoli a sguardi indiscreti, pensava a qualcosa ma non riusciva a
focalizzare il ricordo che tentava di farsi largo nella sua mente confusa e intorpidita,
mentre nulla sembrava intenzionato a rompere il silenzio ovattato che regnava
intorno a loro.
Che
strana, quella sensazione di pace che li avvolgeva, una sensazione che il
mukenin da tempo non provava, e che quasi aveva
dimenticato. Era come se, per una volta, ogni cosa fosse al suo posto, e lui
non desiderasse altro che restare lì, a farsi
riscaldare da quel corpo caldo abbracciato a lui. Era come se fosse quello il
posto a cui lui veramente apparteneva… (davvero
era questo che stava provando? No, un ninja traditore come lui non avrebbe mai
dovuto neanche solo lontanamente pensare una cosa del genere!)
Percepiva
il volto della giovane sul suo petto, il suo respiro ancora leggermente
affannato solleticargli la pelle sudata. Si accorse di averle
cinto le spalle, in un gesto di protezione più unico che raro in lui, con
il braccio sinistro, sul quale ancora nitido il simbolo della squadra Anbu di
Konoha spiccava a ricordargli il suo passato, il suo peccato. Tentò di far leva
su queste vaghe percezioni del mondo reale per riscuotersi da quel torpore che si insinuava in lui.
Ma fu
un movimento della mano della ragazza a risvegliare definitivamente la sua
mente intontita.
-No.- Le
fermò la mano con un sussurro e un gesto deciso.
-Volevo
solo scioglierti i capelli… mi stavo solo chiedendo come fossi con i capelli
sciolti… non stavo facendo nulla di male!- fu la protesta della giovane.
Lui non
rispose.
-Dai,
sciogliti i capelli…- richiesta dolce e scherzosamente civettuola pronunciata
da quelle labbra che ancora sapevano di lui.
-Non
posso-
-Perché?-
una domanda semplice, ingenua, come la proverbiale farfalla il cui battito d’ali
può scatenare dall’altra parte del mondo un uragano,
suscitò nell’ animo del mukenin una tempesta che lui a lungo aveva cercato di
sopire…
Di donne ne aveva avute tante, in vita sua. Ma
di una soltanto ricordava il volto. Solo con una era stato diverso.
Il ricordo
della prima volta che era stato con una donna
continuava ad ossessionarlo.
Per quanto
si sforzasse, non riusciva a dimenticarla. E quel
ricordo era uno di quelli che potevano distruggere anche il ninja più forte.
Ecco perché suo padre non aveva mai visto di buon occhio il suo rapporto con la
piccola Ryku, nonostante le indiscusse abilità ninja della ragazza, pensò il
ventenne.
La lama scintillò un’ultima volta
nella notte buia e illuminata dalla luna piena, mentre il corpo di Fugaku
Uchiha crollava a terra ormai privo di vita. Itachi contemplò di nuovo il
macabro spettacolo. Ora doveva solo aspettare l’arrivo del fratello. Poi tutto
sarebbe stato completo.
Mentre attendeva l’ultimo
discendente della sua famiglia, che lui stesso aveva appena sterminato, cercava
di scrollarsi di dosso l’amaro gusto del fallimento. Li aveva uccisi tutti, certo. Ma che senso avrebbe
avuto tutto ciò, quando le sue azioni fossero state scoperte? Avrebbe dovuto
abbandonare il fratellino, costringendolo a odiarlo, sarebbe stato costretto a
lasciarsi alle spalle tutto quello per cui aveva
lottato. Perché in fondo la sua vita era lì, a Konoha, e, nonostante odiasse ammetterlo, lontano da quel
villaggio (lontano da lei), le cose
non sarebbero più state le stesse.
Sapeva di avere ucciso per essere
libero, eppure ora si sentiva ancora più prigioniero del suo stesso errore.
Un traditore può amare?
There was police
and flashing lights
the rain came down
so hard that night
Il tredicenne rimase un attimo ad osservare
da lontano il fratellino sconvolto abbracciato a Ryku. Cosa non avrebbe dato
per essere al suo posto. Intorno a loro si accalcava la folla degli abitanti di
Konoha risvegliati e attirati dal trambusto che regnava nel quartiere degli
Uchiha. Gli Anbu si davano da fare per allontanare quella folla inorridita e al
contempo quasi affascinata dallo spettacolo che si apriva ai loro occhi
indiscreti: corpi morti, sanguinanti, abbandonati nel rigor mortis, e al centro
dello scempio di quello che fino alla mattina precedente era stato uno dei più
fastosi e onorati clan del Paese del Fuoco, l’ultimo discendente di quella
stirpe, unico sopravvissuto. Ad avvolgerlo in un caldo
abbraccio in un vano tentativo di consolarlo, o forse di consolarsi lei stessa,
una ragazzina di tredici anni, Ryku Asukawa, la migliore amica del
fratello maggiore.
Nell’ombra degli alberi, non così
distante, stava colui che era stato la causa di tutto,
fissando la scena. Quasi non riusciva più a distinguere le
sue lacrime da quelle che il cielo lasciava cadere sotto forma di gocce di
pioggia, bagnandolo, forse con l’intento di lavare via il sangue dal suo volto,
dalle sue mani, dalla sua katana, dai suoi vestiti. Ma
nessuna pioggia, per quanto scrosciante, avrebbe mai potuto cancellare il
sangue che colava dal suo cuore dentro la sua mente, ottenebrandone i pensieri.
Diede le spalle a tutto quello che rimaneva della
sua vecchia vita, deciso a chiuderne per sempre il capitolo, ma senza
riuscirvi. Quella maledetta pagina non voleva saperne di voltarsi.
Cercò di risolvere il conflitto che
ancora si agitava dentro di lui, iniziando a correre velocemente, sempre più
velocemente, per lasciarsi dietro alle spalle quei luoghi a lui così familiari.
Giunto ai margini della foresta intorno al villaggio bloccò la sua corsa,
ansimando. Non era servito a niente. Non poteva abbandonare Konoha
senza prima dirle addio. Ma non poteva neanche dirle
addio, non ne aveva il coraggio.
Lasciandosi andare per la prima
volta a un moto di rabbia cieca, sfoderò la katana e
iniziò a fare a pezzi tutti i rami che intralciavano il suo cammino verso il
centro della foresta, con movimenti scomposti, quasi isterici, decisamente
inconsueti in un ninja come lui, urlando a quegli alberi, impotenti spettatori
e vittime di quello spettacolo, tutto il suo odio e la sua disperazione, finché,
stravolto, non cedette allo strazio che da tempo attanagliava il suo cuore,
conficcando la katana nel tronco di un albero vicino e aggrappandosi all’elsa
per sorreggersi in piedi, il respiro affannato e irregolare, mentre le lacrime
scorrevano sempre più copiose, appannandogli la vista e confondendogli la mente.
Per quanto rimase in questo stato
di semi-incoscienza, di dolorosa ebbrezza, non lo sapeva. Ricordava solo un
tocco lieve sulla sua spalla, che lo aveva in parte risvegliato, restituendogli
un po’ di lucidità.
-Itachi…- un sussurro, pieno di
dolcezza e (se l’era immaginato?) di
comprensione.
Quasi non riusciva a credere che
lei fosse lì, dietro di lui, nonostante tutto. Allora forse non era stato tutto inutile, pensò, se lei era ancora
lì con lui, al suo fianco, come lo era sempre stata.
Ryku Asukawa
era per lui più di una semplice amica, più di un’amante, più della sua
“ragazza”: era l’amore della sua vita, quello per cui
aveva sacrificato la sua famiglia e l’affetto di suo fratello, quello per cui
era pronto a sacrificare la sua stessa vita.
E in quel momento capiva perché. Nonostante le
sue azioni, lei era ancora lì, al suo fianco, a consolarlo. A consolare un
assassino. Perché Ryku lo amava, e lui lo sapeva. Il
loro amore era la loro linfa vitale. Non avrebbe mai permesso a nessuno di
intromettersi nel loro amore. Era stato questo l’errore di suo padre, del suo
clan. L’errore che aveva catalizzato tutti i dissapori avuti fino ad allora, spingendolo a quell’atto
estremo. Aveva ucciso per poter essere libero da ogni
legame, eccetto quello che lo teneva avvinto a lei. Ora erano liberi, ma quanto
sarebbe costata loro quella libertà?
-Li ho uccisi… Li ho uccisi tutti…
Sono tutti morti… Morti… Hehe…- risatine isteriche
accompagnavano quella fiumana di parole scuotendogli le spalle in movimenti
sconnessi –…ce l’ho fatta…alla fine… Non meritavano…di
vivere… Dovevano morire… E io li giustiziati…hehe… Ho
fatto quello che dovevo…sono stato bravo…ho svolto il mio compito… Hai
visto…che ce l’ho fatta? He… L’ho fatto per te…per
noi…com’è giusto… Non avevano diritto…a
ostacolarci…nessuno di loro doveva…mettersi in mezzo… Dovevano lasciarci stare…
Non avevano il permesso…di mettersi in mezzo al nostro amore… E’ stata colpa
loro… Se non avessero tentato di impedirci di amarci…ora sarebbero ancora qui…
Sono stati degli sciocchi…a mettersi in mezzo… Volevano che ci lasciassimo…non
potevo permetterlo, lo capisci? …così li ho uccisi… Se lo sono cercato… Perché
volevano separarci…ma io…io ti amo così tanto…- pronunciò
le ultime parole voltandosi fra le lacrime, fissando con insistenza i suoi
occhi, rossi del sangue delle sue vittime, in quelli verde smeraldo della
ragazza, alla disperata ricerca di quella comprensione e di quel calore che
temeva di aver perso per sempre.
-Lo so…- sussurrò
Ryku, stringendo con forza l’amato nel suo abbraccio, mentre questi seppelliva
il viso nella sua spalla, tra i singhiozzi.
Rimasero così a lungo, lui a
piangere stretto nel suo abbraccio, lei che gli accarezzava la nuca,
sussurrandogli dolci parole di conforto.
Poi Itachi sussurrò due parole, due
semplici e brevi parole che erano la chiave per comprendere tutto il loro mondo.
–Ti amo.-
-Anch’io ti amo… Ma come faremo ora?- Itachi si rese conto che anche lei
stava piangendo.
Oh my love
Please don’t cry
I’ll wash my bloody hands
And we’ll start a new life.
Itachi si sciolse dall’abbraccio e
prese il volto di Ryku tra le mani.
-Non lo so… Ma in qualche modo ce
la faremo, te lo prometto. Ora me ne devo andare da Konoha, ma tornerò presto,
è una promessa. Non appena avrò trovato un posto dove nascondermi e dove
potremo essere al sicuro tornerò a prenderti. Dovremo lasciar passare un po’ di
tempo, ma quando le cose si sistemeranno tornerò da te, lo giuro.
Inizieremo una nuova vita, solo noi e il nostro amore. Se tu mi vorrai, questo
basterà, te lo prometto.-
-Io ti vorrò sempre, Itachi. Io ti
amo. Tutto quello che mi serve sei tu. Sono pronta a
combattere tutto e tutti per te. Ma se mai ti dovessi perdere, allora la mia
vita sarebbe vuota…-
-Tu non mi perderai. Mai. Devi
essere sicura di questo. Io ti sarò sempre vicino.-
-Lo sai che non sono una ragazzina
indifesa… negli allenamenti e nelle missioni non ho mai avuto paura. Però oggi ho paura. Ho paura di perderti. Ho paura di
domani. Domani…cosa succederà?-
I don’t know much at all
I don’t know wrong from right
All I know is that I love you tonight.
-Non lo so
cosa succederà domani. Non so cosa farò. Non so da chi
andrò, chi mi inseguirà. Non mi importa.
Non mi importa di niente e di nessuno. Io so che ti
amo adesso, e che tu ora sei con me. Nient’altro importa. Nient’altro che noi.-
Dicendo così, Itachi la strinse a
sé e la baciò, prima con dolcezza, poi con passione. Ryku dimenticò tutto e si
perse in quel bacio. Che importava che sua madre la
stesse cercando, in ansia perché non sapeva dov’era a quell’ora
della notte, terrorizzata per quello che era appena successo al clan Uchiha?
Che importava che lei ora fosse abbracciata ad un assassino tredicenne, a un traditore di Konoha? Che
importava che si stesse donando a lui completamente, cedendo alle sue carezze,
ai suoi baci? Che importava sapere che, se li avessero scoperti, entrambi sarebbero potuti essere condannati per tradimento?
Che importanza poteva avere tutto questo, quando sapeva di stare amando e
di essere amata di un amore imperituro? Quella era la loro
prima e ultima notte, e, in nome di Dio, la voleva vivere fino in fondo.
E, mentre tutta Konoha tornava silenziosa
a riposare, nel tentativo di dimenticare quella notte maledetta, poco lontano due
giovani amanti suggellavano con un grido di esultanza
l’acmè della loro bruciante passione.
Fu il primo raggio di sole a
svegliarli, la mattina dopo. Rimasero ancora fermi, abbracciati, a contemplare
il risveglio della natura, nel tentativo di rimandare il più a lungo possibile
il triste e purtroppo necessario momento della separazione.
Quando questo non poté più essere posticipato, Itachi si alzò e incominciò a
vestirsi, imitato da Ryku. Non scambiarono parole in quel momento. Nessuno dei
due voleva rovinare quel silenzio quasi innaturale, che li proiettava nel mondo
senza tempo dei loro sogni, dove potevano credere di poter vivere insieme per
sempre felici.
Non vi erano lacrime sul viso dei
due giovani. Non vi era più spazio per il dolore. Se
uno dei due avesse mostrato segni di debolezza, anche la decisione dell’altro
sarebbe crollata come un castello di carte.
-Prenditi cura di Sasuke, in questo periodo. Ha bisogno di te. Vorrei tanto
potergli stare accanto, ma non mi è concesso. Fallo tu
al posto mio.- Fu Itachi a rompere l’illusione, creata dal silenzio, che il
tempo fosse scomparso.
-Lo farò. Stai tranquillo.-
-Grazie, Ryku, sapevo
di potermi fidare di te.- disse Itachi, prendendo a legarsi i capelli.
-Aspetta… Posso farlo io?- lo interruppe la ragazza.
-Cosa?-
-Vorrei essere io a legarti i
capelli… Per favore…-
-Va bene… se vuoi…-
Ryku si spostò dietro al compagno,
prendendo a lisciargli la lunga chioma fluente con gesti delicati.
-Sai, mi sono sempre piaciuti i
tuoi capelli…- diceva intanto –sono davvero bellissimi… E’ un peccato che tu debba sempre tenerli legati, mi piaci molto con i capelli
sciolti…-
Quando finì quella breve premura, la tredicenne appoggiò il capo alla
schiena del compagno, abbracciandolo, per ascoltare un’ultima volta il suo
respiro, il battito del suo cuore, per respirare un’ultima volta il suo
profumo, per sentirsi circondata per l’ultima volta dal suo calore.
Itachi rimase fermo per un po’,
gustando appieno quegli ultimi momenti di rara felicità. Era
così difficile per lui interrompere quel contatto… Si sentiva troppo
bene lì, fra le sue braccia. Era come se fosse quello il posto a cui lui
veramente apparteneva…
Alla fine si vide costretto a porre
fine a quell’abbraccio. Si voltò verso Ryku e,
afferrandole gentilmente ma con fermezza le spalle con le sue mani forti,
pronunciò quella promessa che avrebbe occupato i sogni di entrambi nei giorni a
venire.
-Allora ti faccio una promessa: non
li scioglierò mai davanti a nessuno, li terrò sempre legati. Nessuno mi vedrà
mai come mi hai visto tu ora. Poi un giorno tornerò da te, e allora li
slegherò, solo per te.-
-E io dovrei crederci?- fu il tentativo da parte della kunoichi di sdrammatizzare, di dimenticare l’amara verità
che quelle parole nascondevano.
-Certo, è una promessa! Ti sembro
uno che non mantiene le promesse?-
Ok, cap finito!!! Ma che fatica!!! A
dir la verità, avevo pensato a una one-shot, ma la
mia mente ha provveduto a ricordarmi all’ultimo minuto che scrivere tutto
quello che volevo scrivere tutto in una volta sarebbe stato troppo anche per
lei, che è per sua stessa natura decisamente tortuosa…(e avevo anche ragione! Infatti ti sei persa fra tutti i flashback!ti sei pure
dovuta fare uno schemino per non confonderti!!!ndMenteDell’Autrice)(grazie per averlo annunciato in
mondovisione…ndAutrice) (figurati!!!^^ndMente)
(…=___=”””””…ndAutrice)comunque, in effetti ho voluto
compiere un’impresa titanica a partire in medias res,
come si suol dire…(e piantala con ‘sto latino, che mi
hai già confusa abbastanza con quello che mi è toccato studiare…ndMente)……ma vi garantisco che non ci saranno più di altri 2
o 3 capitoli…spero…
Dunque,
per chi l’avesse letta, questa fic si colloca poco tempo prima dell’altra mia fic su Naruto, The Last Night, ed è
legata a quella…in altre parole, Ryku è la ragazza a cui accennavo nell’altra fic…diciamo che questa fic vuole
spiegare la situazione descritta da The Last Night,
ma ho come il timore di stare diventando un po’ troppo ermetica e che non si
capisca molto quello che scrivo…(non lo capisco io, fate voi…ndMente)(=____= cominciamo bene…ndTutti)(e
finiremo anche peggio, credetemi…sigh…in che mani
siamo capitati…ç__ç ndItachiCheSiE’FattoRaccontareIlSeguito)…comunque
dicevo…se per caso qualcosa non si capisse, fatemelo sapere e io ve lo chiarirò
volentieri…(chiedete, chiedete, così magari me lo chiarisco anch’io…ndMenteDisperata)
E comunque…recensite!!!!!!
Ps:
dimenticavo! La canzone da cui ho preso alcune strofe
(giusto perché ci stavano bene messe lì, l’idea non è quella di fare una song-fic!) è “My Bloody Valentine” dei Good Charlotte…