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Autore: Weas    03/06/2012    5 recensioni
«Hai gli occhi di tua madre, Harry. Lo sai? Diventerai bello come mia sorella. Come lei»
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dudley Dursley, Harry Potter, Petunia Dursley, Vernon Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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«Fai stare zitto quel moccioso, Petunia!»
Vernon Dursley era in salotto con suo figlio Dudley a seguire alquanto interessato una partita di chissà quale sport.
Erano passati alcuni mesi dall’orribile giorno, così come lui amava chiamarlo.
Sua moglie era in cucina e dava da mangiare a quel bambino dai capelli troppo folti per la sua età, che si dimenava in tutti i modi possibili dal seggiolone vecchio di Dudley.
Petunia di tanto in tanto sbuffava. Avere due bambini di cui occuparsi era davvero stressante per una donna come lei. Di certo quel monello sul seggiolone gli stava molto meno a cuore di suo figlio, ma doveva comunque prendersene cura.
«Non vuoi mangiare? – disse alzando di qualche tono la sua voce stridula – Bene allora! Non ti lamentare più!»
Gettò, in preda alla rabbia, il piatto di minestra rompendolo in mille pezzi e spargendo la brodaglia sul suo pavimento pulito.
Imprecò e si allontanò dalla cucina, avviandosi automaticamente verso il suo bel bambino che aveva preso a piangere nel salotto. Lo prese in grembo e si sedette sul divano vicino al marito.
«Quel brutto mostriciattolo – disse Vernon cercando di confortare sua moglie – è sempre colpa sua e combina sempre i guai. Non te la prendere, Petunia cara»
«Non è colpa sua, Vernon! Io ho gettato il piatto a terra. La devi piantare di prendertela con lui!»
Il signor Dursley la guardò sbalordito. Mai da sei mesi a questa parte aveva sentito sua moglie difendere il bambino in cucina che aveva smesso finalmente di frignare.
«Che cosa? Perché lo difendi, ora? Noi lo odiamo, te lo ricordi? Odiamo lui e i suoi genitori anormali. Non gli dare troppa importanza, ti dico. Non è mica tuo figlio»
«Ma è mio nipote, Vernon. E non ha più la madre né il padre. E noi dobbiamo pur sempre prendercene cura. Almeno fino a che non diverrà grande e potrà andare in quel posto lì»
«Puoi levartelo dalla testa che io pagherò un singolo centesimo per istruirlo in una scuola di anormalità. E – disse fermando sua moglie che stava per ribattere – prometto a me stesso che del suo mondo nessuno mai saprà qualcosa. Nemmeno lui. E non torniamo mai più su questo argomento, Petunia»
La donna si alzò dal divano, posò suo figlio a terra fra i suoi giochi e tornò in cucina, dove il piccolo Harry aveva preso a giocare con il suo cucchiaio.
Chiuse la porta, per paura che suo marito potesse aggiungere qualcos’altro sulla sorte del bimbo e si avvicinò al frigorifero cercando un omogeneizzato alla carne, destinati esclusivamente al suo Dudley.
«Hai fame, vero Harry?» disse con tono un po’ addolcito.
Si sedette nuovamente sulla sedia di fronte al seggiolone e aprì il barattolino, iniziando ad imboccare il bambino dagli occhi verdi.
Improvvisamente, Petunia iniziò a piangere. Posò il barattolo sul tavolo e si affrettò ad asciugarsi il viso col dorso delle mani.
Il piccolino, come per magia, capì che la zia era triste, ed avvicinò una manina al suo viso.
Petunia la strinse con la sua e lo guardò negli occhi.
«Hai gli occhi di tua madre, Harry. Lo sai? Diventerai bello come mia sorella. Come lei»
Il bimbo sorrise e la donna lo prese in braccio. Lo strinse al petto, senza riuscire a frenare le sue lacrime.
Se solo si fosse ricordata di dire a sua sorella che, nonostante l’invidia e l’odio verso il mondo a cui lei non aveva potuto accedere, le voleva bene.
Ma questo forse, si disse improvvisamente, cercando di allontanare i ricordi della sorella morta, tu non lo saprai mai. Forse Vernon ha ragione. Se io non ho potuto far parte di quel mondo, nemmeno tu, Harry, potrai farne parte.
«Zia» la richiamò Harry che, ma forse era solo stata l’impressione di Petunia, aveva ricambiato un poco la stretta dell’abbraccio.







Questa è una One-Shot cortissima che mi è venuta in mente mentre rileggevo per l'ennesima volta il primo libro della saga. E mi sono detta che, forse, un pizzico di bene Petunia Evans doveva volergli a suo nipote e alla sua così invidiata sorella.
Adios.

   
 
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