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Autore: yukiko_no_niji    21/12/2006    22 recensioni
"Era già sera, aveva saltato il pranzo ed aveva perfino saltato le lezioni del pomeriggio.
Ma poi tornò allo specchio. Non le importava più niente di niente.
Adesso aveva il suo bel desiderio da osservare"
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Calì Patil, Hermione Granger, Lavanda Brown, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IMPORTANTE: I personaggi di queste storie non mi appartengono, ma appartengono a JK Rowling e chi per essa.

Il testo di “I’ll be” appartiene ad Edwin McCain.

Da questa storia non ci ricavo niente.

 

La storia è stata scritta nel 2006, prima dell’uscita del Settimo Libro, quindi non tiene conto della linea temporale su cui si è basata la Rowling.

Buona lettura!

 

[Edit: Fan Fiction riveduta e corretta il 14 Marzo 2010]

Lo Specchio delle Brame.

Rain falls angry on the tin roof

As we lie awake in my bed

You're my survival,

you're my living proof

My love is alive not dead

Tell me that we belong together

Dress it up with the trappings of love

I'll be captivated I'll hang from your lips

Instead of the gallows of heartache,

that hang from above

 

                                               I’ll Be - Edwin McCain.

 

 

 

Era una delle tante giornate che trascorrevano serene nel Castello di Hogwarts. Hermione, Caposcuola e fiera Grifondoro del settimo anno, stava tornando verso il suo dormitorio dopo aver passato l’intera mattinata in Biblioteca a studiare in previsione dei M.A.G.O. che si sarebbero tenuti alla fine di quell’anno.

 

Ma non sapeva, che qualcosa - o meglio qualcuno -, le avrebbe fatto cambiare rotta durante il suo cammino.

 

Stava tranquillamente passeggiando, quando dietro un angolo sentì la squillante e agitata voce di Lavanda che stava parlando con Calì di come stavano andando le cose tra lei e il suo amato Won-Won.

 

Si, proprio così. Dopo che Lav-Lav lo aveva lasciato l’anno precedente, i due all’inizio del Settimo anno si erano di nuovo messi assieme.

 

Hermione non riusciva a capire come tutto ciò fosse potuto accadere. Probabilmente a Ron non era bastato avere quella zecca appiccicata durante il Sesto anno, tanto che per qualche motivo - che lei non aveva voluto sapere -, i due si erano messi di nuovo assieme.

 

E per di più, la castana e il rosso, da quando lui si era di nuovo messo con quella bravissima ragazza, avevano ripreso con le loro ormai famose litigate.

 

«Oh Calì, non puoi capire quanto sono felice in questi giorni! Ormai sono quattro mesi che io e Ron stiamo nuovamente assieme. E questa volta non ci sarà nessuno a dividerci. Il nostro amore è imbattibile! Me lo dice sempre anche lui!!»

«Lav sono così felice per te! Te lo meriti proprio. Dopo il brutto episodio dell’infermeria dello scorso anno con Hermione “Castoro” Granger, l’hai riportato sulla retta via»

«Non me lo ricordare…» sembrò pensarci un po’ su, poi alzò le spalle «…ma non ha più importanza adesso. Ron è solo mio»

 

Già.

Non aveva più importanza.

Ron era solo suo.

 

Hermione sentì che i suoi occhi si stavano inevitabilmente riempiendo di lacrime, ma fece di tutto per non farlo. Doveva trovare un modo per non farsi notare da nessuno.

Non poteva certo continuare la sua strada, altrimenti sarebbe capitata proprio davanti alle due pettegole, quindi cercò una soluzione migliore.

 

Nel mentre le due continuavano a parlare.

«Già!! Hai proprio ragione Lav! Ma dimmi… So che sono una curiosona, ma in fondo sono la tua migliore amica e queste cose a me puoi dirle. Avete già fatto…»

Hermione sentì Lavanda soffocare delle stupide risatine. «Oh, ma si che importa. Sei la mia migliore amica e se non le dico a te, a chi le dico queste cose? Beh in effetti si, ci siamo spinti oltre»

 

Ad Hermione questo bastò. Nel momento in cui Lavanda pronunciò quella frase, sentì le sue guance rigarsi di lacrime salate e amare.

Decise di entrare nella prima stanza che trovò.

 

Chiuse la porta alle sue spalle e andò ad appoggiarsi contro un muro, piangendo a dirotto.

 

Lo sapeva benissimo che non aveva senso piangere per Ron. In fondo in sette anni che si conoscevano, lui non era mai stato troppo carino con lei.

Sapeva solo prenderla in giro, dicendole ti amo, quando gli faceva copiare i compiti.

 

Stupida, stupida Hermione!

 

Ron era solamente un insensibile, un immaturo, un bambino.

Ma in fondo lo sapeva, che era il suo bambino preferito. Con quegli occhi blu come il mare e quel sorriso splendente.

 

Le lacrime continuavano a scenderle imperterrite, quando si accorse che in sette anni di scuola non era mai stata in quella stanza.

 

Una stanza spoglia.

All’apparenza sembrava addirittura vuota.

Ma voltandosi, Hermione notò che in fondo alla stanza, nascosto nell’ombra, c’era un grandissimo oggetto nascosto da un telo.

 

Spinta dalla curiosità, si asciugò le lacrime con il lembo della camicia e si diresse versò il fondo della stanza.

 

Arrivata davanti all’oggetto misterioso, con una mano strinse il telo e lo tirò via.

 

Davanti ai suoi occhi si ergeva un grande specchio.

 

Lo specchio delle Brame.

 

Harry le aveva parlato di quello specchio. Lo aveva trovato una notte, durante le vacanze di Natale del primo anno mentre stava cercando informazioni su Nicolas Flamel nella sezione proibita della Biblioteca, dopo essere stato scoperto da Gazza. Fuggendo si era imbattuto in Piton e Raptor e per non farsi trovare si era chiuso in una stanza e l’aveva trovato.

Ricordò che Harry aveva visto nello specchio i suoi genitori, le persone che avrebbe voluto con sé.

 

Hermione si posizionò davanti allo specchio e attese.

In fondo non costava niente vedere se quello specchio, rifletteva veramente i sogni più segreti delle persone.

Così attese e dopo qualche secondo restò a bocca aperta.

Non aveva più dubbi.

 

Lo specchio rifletteva veramente il suo desiderio più segreto.

 

Si avvicinò ancora di più allo specchio, fino a toccarlo con una mano, come se non credesse veramente a quello che stava vedendo.

Pensare ad una cosa era una cosa, ma vederlo faceva tutto un altro effetto.

 

All’interno dello specchio c’era lei. E Ron, che la teneva abbracciata.

Non solo.

Hermione teneva per la mano una splendida bambina con gli occhi blu e dei vivissimi capelli color rosso fuoco, che sorrideva felice; mentre Ron, teneva per la mano un bambino che aveva dei capelli marrone scuro molto scompigliati e dei profondissimi occhi color nocciola.

 

Decisamente si doveva trattare dei loro figli.

I figli di Ron ed Hermione.

 

Hermione rimase davanti allo specchio con un’espressione estasiata per qualche minuto, poi improvvisamente si riscosse.

 

Le era tornata in mente la stupida voce di Lavanda.

“Ron adesso è solo mio!”

 

Lo specchio le aveva semplicemente mostrato il suo desiderio più segreto, nient’altro.

Non sarebbe successo un bel niente.

Harry aveva per caso rivisto i suoi genitori?

Come avrebbe potuto?

Erano morti.

 

E lei non sarebbe mai stata assieme a Ron e tanto meno avrebbe mai avuto figli da lui.

 

Nuovamente sentì le sue guance inumidirsi e nuove lacrime scenderle sul viso.

 

Si diresse verso una finestra e guardò fuori.

Ragazzi felici, correvano e si divertivano nel cortile di Hogwarts.

Lei non aveva quella felicità.

Ma aveva pur sempre il suo bel desiderio da osservare.

Così con le lacrime agli occhi tornò verso lo specchio e si sedette, proprio di fronte ad esso, a osservare il suo bel segreto.

Piangeva e si osservava felice.

Proprio un bel controsenso.

 

Quando sentì i morsi della fame, si riscosse per un attimo dallo Specchio.

Guardò fuori e si accorse che era buio.

Era già sera, aveva saltato il pranzo ed aveva perfino saltato le lezioni del pomeriggio.

 

Ma poi tornò allo specchio.

Non le importava più niente di niente.

Adesso aveva il suo bel desiderio da osservare.

 

Altri minuti passarono, forse ore.

 

Dopo del tempo, a lei indeterminato, la porta si spalancò e si voltò di scatto.

 

«Per la barba di Merlino, Hermione! Ma dove diavolo sei stata tutto il santo giorno? Qui?! Miseriaccia, ci hai fatto prendere un colpo a me e ad Harry!!!»

 

Tsk. Che incoerente.

Adesso lui era preoccupato per lei?

 

«Ma a te che importa?» cominciò stizzita Hermione «Stai tutto il giorno appiccicato alla tua anima gemella. Che ti importa se io sparisco? Tanto se ci sono o non ci sono per te è la stessa cosa!»

«Non dire stupidaggini Hermione! Lo vedo quando ci sei…»

«Appunto! E fai di tutto per evitarmi. E non so neanche il perché…»

 

Aveva nuovamente cominciato a piangere.

Ed era una cosa che lei odiava, piangere davanti a Ron.

Era segno di debolezza e lei di fronte a lui, non avrebbe dovuto mostrarsi debole.

 

«Herm…Mione, per favore non piangere. I-io…»

«Tu non sai cosa dire, ecco»

 

Ron abbassò gli occhi verso il pavimento, poi la guardò con quegli occhi da cucciolo.

Quegli occhioni blu da cucciolotto pentito, che solo lui sapeva fare.

E che a lei scioglievano il cuore.

 

Ron stava per parlare, quando il suo sguardo cadde sullo specchio.

 

«Hermione? È lo Specchio delle Brame quello?»

«Si» rispose lei secca. Con una mano si asciugò le lacrime che ancora le stavano scendendo.

«Oh! Non lo vedevo da sei anni. Pensa che una volta mi ero riflesso allo specchio, ed avevo visto me stesso come Caposcuola, Capitano di Quidditch, che tenevo in mano la coppa del torneo» poi notò lo sguardo arrabbiato di Hermione e continuò «Ma non è questo il punto. Herm, sei stata qui tutto il giorno a rifletterti nello specchio?»

 

«Anche se fosse, che ci sarebbe di male?»

«Hermione lo sai anche tu che quello specchio potrebbe farti smarrire o addirittura perdere il senno! Silente lo disse. Non serve a niente rifugiarsi nei sogni»

«La fai facile tu!» sbottò lei «Non sei nella mia situazione»

 

«Che situazione?»

Nessuna risposta arrivò da parte della ragazza.

«Che hai visto nello specchio?» chiese improvvisamente Ron.

 

Lei si voltò di scatto.

«Sono cose che non ti riguardano» rispose secca.

«Hermione, che cosa hai visto in quello specchio?»

Lei non si trattenne più. «HO DETTO CHE SONO COSE CHE NON TI RIGUARDANO!»

«Invece si, dannazione! Sono preoccupato per te, lo capisci questo?»

«Preoccupato per me? Tu… TU SARESTI PREOCCUPATO PER ME? Sono stata chiusa qui dentro tutto il giorno per colpa tua se proprio ci tieni tanto a saperlo. Ho visto te in quel dannato specchio. Se tu fossi realmente in apprensione per me, ti saresti accorto che io ti amo, sciocco e stupido che non sei altro. Ma tu no!! Non te ne saresti mai potuto accorgere, visto che stai 24 su 24 a pastrugnarti in pubblico con Lavanda. Anzi, adesso che ci penso, non solo in pubblico. A quanto dice lei, siete scesi in intimità! E poi mi vieni a dire di essere preoccupato per me. Ma fammi il piacere»

 

Ron era rimasto shockato dalle parole di lei.

Non riusciva a proferire una sola parola.

 

«E chi tace acconsente»

 

Detto questo la ragazza uscì dalla stanza, lasciando solo Ron, a fissare il punto in cui la ragazza era sparita.

 

                                                                           *

 

La mattina seguente Hermione si svegliò stanca e triste per tutto quello che le era accaduto la sera precedente. Fortunatamente per lei era Domenica e quindi gli altri ragazzi avrebbero sicuramente dormito fino a tardi.

 

Con gli occhi umidi e rossi si trascinò in Sala Grande per fare colazione; poi si diresse in Biblioteca e rimase lì fino all’ora di pranzo, fino a che Dobby non le portò il panino che lei gli aveva gentilmente chiesto quella mattina.

 

Nel primo pomeriggio aveva finito di ripassare tutto ciò che avevano fatto fino a quel giorno, quindi decise di rilassarsi un po’ e si diresse verso la Torre di Astronomia.

Era il posto in cui si sentiva più a suo agio.

Era un posto perfetto per liberare la mente da tutti quei problemi che la facevano stare male.

La vista che c’era dalla terrazza della Torre era meravigliosa.

 

Per un momento si sentì felice di poter godere di quel paesaggio, poi i suoi pensieri tornarono fissi su Ron.

 

Ron.

 

Non l’aveva più visto dalla sera precedente. Non che la cosa l’avesse stupita…

Sicuramente il ragazzo era sempre nel letto a dormire, non curandosi affatto di ciò che era successo con lei.

Probabilmente non le avrebbe più rivolto la parola.

Ma in fondo Hermione aveva detto ciò che pensava e le era sfuggito che lo amava.

Adesso lui sapeva che lei lo amava e non sapeva come affrontare la situazione.

 

Come si sarebbe comportata? Forse, non avrebbe neanche più avuto il coraggio di guardarlo negli occhi.

 

Mentre era persa nei suoi pensieri, con gli occhi inevitabilmente velati dalle lacrime, dietro a lei apparve Ron.

 

Quando lei si voltò e lo vide sussurrò:

«Che c’è? Sei venuto di nuovo a vedere il mio misero spettacolino? Non ti è bastato ieri sera vedermi piangere?»

Ron la guardò, triste, colpito dalle sue parole:

«Hermione» disse sospirando «per favore. L’ultima cosa che voglio è vederti stare nuovamente come ieri sera. I-Io sono venuto qui con l’intenzione di parlarti. Ho delle cose da dirti…»

«A che proposito?»

«Me, Lavanda, te. Noi»

«Noi?»

«Si, noi. Ma fammi partire dall’inizio» Prese a torturarsi le mani, impacciato.

«Ieri sera mi hai lasciato completamente basito con le tue parole. Non credevo che tu provassi determinate cose per me, anzi, non ci avrei mai sperato. In fondo io e te abbiamo sempre litigato in questi sette anni e sinceramente credevo di essere solo un peso per te…»

 

«Adesso lo sai. Ma dove vuoi arrivare?»

«Dopo che te ne sei andata, ieri, io ho cominciato a pensare. Tu ami me, tu mi ami»

«Si, Ron, visto che l’hai capito non ripetermelo mille volte. Io lo so cosa provo per te, e non è che ci stia troppo bene in questo momento…»

«No Herm! Invece è bene ripeterlo. Tu ami me» La guardò dritta negli occhi e sospirò «Io ero stupidamente convinto che tu amassi Krum…»

«Victor? E che c’entra Victor adesso? Non lo vedo dall’estate passata»

«Proprio lì che volevo andare a parare. Dopo che Harry sconfisse Voldemort a fine estate, tu andasti in Bulgaria a trovare Krum, per constatare le sue condizioni di salute. Noi… Noi in quel periodo, ci eravamo molto avvicinati, e poi dopo abbiamo affrontato la battaglia. Credevo seriamente che tra noi potesse nascere qualcosa, ma tu... Tu te ne sei andata in Bulgaria dal tuo bel Vicky! E allora ho capito che voi due vi amavate. Poi ieri mi hai detto quelle cose… E per la cronaca ciò che hai sentito dire da Lavanda non è vero»

 

«Non ci posso credere Ron! Pensavi seriamente che io fossi innamorata di Krum? Ed è per questo che è dall’inizio dell’anno che non mi tratti più come prima e che ti sei rimesso con quell’oca? Dimmi che mi sto sbagliando e che non è così. Dimmi che non è per un banale pensiero che io e te siamo stati lontani tutto questo tempo, che adesso non possiamo stare assieme…»

«Vedi Hermione» cominciò Ron completamente rosso in viso «Quando una persona è estremamente gelosa di un’altra, può arrivare a compiere delle sciocchezze belle e buone, come ad esempio pensare che la ragazza che ami in realtà ama un altro, oppure quella di mettersi con una ragazza per la quale non si prova assolutamente niente e così via…

«No, no. Frena! Hai detto di essere innamorato di me? Ho capito bene Ron? No, no...» disse lei scuotendo la testa convinta «Non puoi averlo detto. Tu sei fidanzato, ed io sono Hermione. Impossibile che tu sia innamorato di me»

 

«Perché? Lo troveresti così impossibile?»

«Beh. N-no.. È-è che…» balbettò lei «È che non mi sembrerebbe vero»

Ron la fissò.

«Ed invece lasciatelo dire… è proprio così, fidati!»

«Ma tu hai la ragazza! Non puoi dirm…»

«Non più» Hermione si voltò.

«Cosa?»

«L’ho lasciata»

«Quando?»

«Stamani»

«Perché?»

«Te l’ho già detto perché!» disse lui con un sorriso.

«Non direttamente» ribatté lei.

«Perché ti amo sciocca!»

«Anche io ti amo Ron!»

 

Ron si avvicinò ad Hermione e l’abbracciò.

Un tenero abbraccio per capire che si erano ritrovati, che sarebbero stati sempre assieme, che si sarebbe sostenuti nel momento del bisogno.

 

Che non si sarebbero mai abbandonati.

 

 

                                                                           *

 

 

I'll be your crying shoulder

I'll be love suicide

I'll be better when I'm older

I'll be the greatest fan of your life

 

                                       I’ll Be – Edwin McCain

 

 

15 anni dopo…

 

 

 

Sala Comune Grifondoro, primo anno.

 

Un ragazzino castano dagli occhi color nocciola, stava sbuffando e camminando avanti e indietro nel mezzo della Sala.

Odiava dover sempre aspettare la sorella, sempre perennemente in ritardo.

«Clelia non possibile che tu debba preparare il tuo baule sempre all’ultimo minuto! Non potevi farlo ieri sera quando ero andato a farlo anche io? Sarai anche la maga più brava di questi tempi - come dice sempre la mamma -, ma in quanto alla puntualità hai sicuramente preso da papà! Muoviti!»

«Si si, arrivo, arrivo Tom! Comunque tu sarai simpatico come , ma rompi più di mamma quando ti ci metti»

«Lo so che ti rompo, lo so, ma sai anche che ti voglio bene!»

 

Una ragazzina con due rossissime treccioline che le pendevano dalla testa e con due occhioni blu intenso, apparve dalle scale del dormitorio femminile con in mano un paio di Jeans e tre magliette tutte raggrinzite.

«Anche io ti voglio bene Tom! Comunque sul serio, cerco di fare più in fretta possibile! Anche io non vedo l’ora di rivedere mamma e papà»

 

Tom sorrise.

 

In fondo era sua sorella gemella e le voleva proprio bene.

Non poteva non volerle bene.

 

«Dove hanno detto che sarebbero venuti?» chiese la rossa.

«In Sala Grande! Si, ci aspettano in Sala Grande!» rispose il fratello.

 

Clelia si affacciò nuovamente dalle scale.

«Ok, mi muovo!»

 

Detto questo, la ragazza riprese a preparare il suo baule.

 

Nel frattempo davanti al castello di Hogwarts erano arrivati i genitori dei due ragazzi con la loro macchina volante.

Una donna castana con dei boccoli ben definiti e due splendidi occhi profondi, scese dalla macchina e rimase a bocca aperta a fissare il castello che le stava davanti.

 

Osservare dopo tanti anni quel posto che era stato a lei, così tanto caro, le faceva provare intense emozioni, proprio come la prima volta che lo aveva visto.

 

«Oh! È esattamente come l’avevamo lasciato 15 anni fa. E adesso i nostri figli stanno frequentando il primo anno…»

Un uomo alto, con dei vivissimi capelli rossi e due splendidi occhi azzurri come il cielo, raggiunse la moglie e le rispose:

«Lo so! Sembra così irreale che io e te siamo qui a prendere le nostre due pesti per la loro prima vacanza natalizia... Sembra ieri che eravamo qui anche noi»

 

«Hai proprio ragione Ron!!»

 

I due si diressero verso il castello e una volta dentro, decisero di girovagare un po’ per quei corridoi a loro così familiari, per ricordarsi un po’ dei loro vecchi tempi.

 

Erano quasi giunti alla Sala Grande, quando Hermione vide una porta, che le ricordava qualcosa.

 

Un giorno in particolare.

 

Aprì lentamente la porta ed entrò dentro la stanza.

 

Uno specchio, le si ergeva davanti, vicino alla parete, proprio come 15 anni prima.

 

Hermione si avvicinò e poi si specchiò.

 

Aspettò un po’… e un altro po’.

 

Ma niente oltre a lei appariva nello specchio.

 

“Probabilmente in tutti questi anni lo specchio si sarà rotto!”

 

E tornò da Ron, che le chiese:

«Ehi! Dove eri finita?»

«Ero andata a vedere in un posto una cosa. Non so se ti ricordi un certo specchio

«Come potrei dimenticarlo? Dimmi un po’, che ci hai visto?»

«Stranamente non ho visto niente oltre a me…»

 

Ron le sorrise, ricordandosi cosa le aveva detto Harry e ripeté esattamente le stesse parole.

 

«L’uomo più felice della terra guarderebbe nello specchio e vedrebbe solo se stesso, esattamente com’è…»

 

«Oh!» Hermione sorrise al marito «allora tutto torna…»

 

I due raggiunsero la Sala Grande e i due ragazzini corsero incontro ai loro genitori, felici come non mai.

 

Hermione sorrise.

 

Adesso sapeva che lo specchio non mentiva.

 

Non le mancava niente.

 

Aveva tutto ciò che aveva sempre desiderato.

 

 

 

FINE.

 

 

 

   
 
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