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Autore: ticci    03/06/2012    0 recensioni
due persone, due storie, due caratteri diversi, una coppia improbabile, un amore.
Partecipa al contest: "Pairing Improbabili per Menti Fantasiose-Contest" di LilyScam sul forum di efp, classificandosi sesta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Cho Chang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 1: Una personale partita

Cho era all’ultimo anno a Hogwarts. Non poteva crederci che ne fossero già trascorsi sette. Ricordava ancora quando, tremante, si era seduta accanto alla professoressa McGranitt, ed era stata smistata alla Casa dei Corvonero. Aveva stretto numerose amicizie, in quelle mura magiche, imparato cose nuove, soprattutto su se stessa come strega, vissuto esperienze terribilmente belle e spaventose, come il Torneo Tre Maghi. Cercava di pensare il meno possibile alle conseguenze che quel gioco per studenti aveva avuto su la sua vita… la morte di Cedric, il suo primo amore. Con lui aveva conosciuto la bellezza di essere innamorati: i primi baci, i primi Ippogrifi nello stomaco, le notti insonni a pensare e a fantasticare sul loro prossimo incontro, le passeggiate romantiche a Hogsmade, le prime reazioni del suo corpo al contatto con quello di Cedric.
Improvvisamente, con un rapido colpo di bacchetta, tutto era finito, e a Cho non era rimasto altro che teneri ricordi, e un forte rimpianto per non poter vivere insieme altre esperienze.
Oh, Ced… quanto mi manchi.
Poi c’era stato Harry, una serena parentesi in quel terribile periodo al 5° anno. Cho rimpiangeva che la propria relazione con il Grifondoro fosse finita così, con allontanamento da entrambe le parti, senza una parola, senza un addio.
Ancora.
Sentiva ancora una stretta alla pancia tutte le volte che lo vedeva chiacchierare o passare tra i corridoi del castello, circondato dai fedeli Ron e Hermione. Però sapeva che non poteva rimanere legata a lui, perché lui non era disposto a darle quello di cui lei voleva: Amore. Aveva provato a cercarlo anche in Michel Corner, invano, perché entrambi volevano stare con altre persone: lui con Ginny Weasley, mentre lei con Cedric.
“Cosa mi aspetterà in questo ultimo anno?”: si domandò Cho, mentre gustava il banchetto di Benvenuto, al tavolo dei Corvonero.
                                                                      ***
“Impossibile!”: sbraitò Cormac, entrando nella sua camera nel dormitorio dei Grifondoro e lanciando sul letto il suo Manico di Scopa.
Il ragazzo seduto nel letto accanto al suo domandò: “Che succede, Mac?”.
“Potter! Come ha potuto non scegliere me? Me! Il più grande portiere dei Grifondoro degli ultimi anni, da quando Oliver se ne è andato!”: gridò frustrato, sedendosi sul letto.
“Chi ha scelto al tuo posto?”
“Quel Weasley… mi pare che si chiami Ron. Un ragazzo goffissimo. Dovevi vederlo! Riusciva a malapena a stare sulla Scopa. Non so come non abbia fatto a cadere, ogni volta che una Pluffa arrivava!”: rispose rabbiosamente.
Dopo un po’ aggiunse: “Un errore! Capisci, Ben? Un errore! Non ha voluto darmi una seconda possibilità. Certo, temeva che la serie fortunata del suo migliore amico finisse, così da essere costretto a non prenderlo in squadra!”.
Dopo aver riflettuto a lungo, aggiunse: “Mi vendicherò, Ben! Questo è il mio ultimo anno, e se il Capitano non mi vuole in squadra come Portiere ufficiale, farò in modo che la sua vita da giocatore di Quidditch sia un inferno!”, promise, più che al compagno di Casa, a se stesso.
                                                            ***
Cormac aveva individuato la sua Pluffa. Era seduta al tavolo della Sala Grande, e consumava allegramente una torta alla zucca. Decise, allora, di sedersi di fronte a lui. Dopo essersi servito, con un budino al cioccolato, disse: “Ciao! Tu sei Colin Canon?”
Il giovane studente alzò lo sguardo sul ragazzo biondo e muscoloso che si era sistemato vicino a lui, e rispose: “Sì, sono io! Tu sei…”.
“Certo! Non mi sono presentato! Io sono Cormac McLaggen!”: lo interruppe, allungando la mano. Poi continuò: “Sono un Grifondoro anche io, e sono al settimo anno! Tu sei al quinto, vero?”
“Sì..”: rispose, cautamente, Colin.
Cosa vuole da me?
“L’anno dei G.U.F.O.! In bocca all’ Ippogrifo! Sarà un anno davvero duro. I professori vi daranno un sacco di compiti”: continuò Cormac, allegramente.
“Già… siamo solo alla fine della prima settimana e già abbiamo un sacco di compiti, soprattutto dal professor Piton”: rispose, educatamente, Colin.
“Classico! È vero che hai una passione per le fo…”, ma fu interrotto dal grido eccitato di Colin: “Ciao Harry!”.
Infatti, proprio in quell’istante, il Capitano della squadra di Quidditch dei Grifondoro stava passando, per sedersi accanto a Ron.
Così Cormac decise di essere più diretto; mostrando allegria, disse: “Colin! Ma conosci Harry Potter! Siete amici?”.
Il ragazzo, diventando rosso per l’emozione di parlare del suo idolo, disse: “Chi non lo conosce! Lui è il grande Harry! Pensa che al primo anno è riuscito a trovare la Pietra Filosofale, che lo stesso Silente aveva nascosto! Al secondo anno ha ucciso il Basilisco! Ha avuto un grande coraggio ad affrontarlo, sai? Io l’ho visto, beh non direttamente, sennò non sarei qua a parlare con te, ma era enorme! Mai vista una roba del genere! E lo sai che al terzo anno è riuscito a evocare un Patronus, per sconfiggere i Dissenatori? Sicuramente avrai letto che ha partecipato al Torneo Tre Maghi e…”.
“Okay, okay…”: lo interruppe, Cormac. “Harry è un mago molto abile! Ma tu lo conosci in privato? Voglio dire, sei mai andato con lui, che ne so, a bere una Burrobirra? Hai mai chiacchierato con lui su qualcosa? Hai per caso qualche foto con lui?”: domandò, indicando la macchina fotografica, vicino al giovane mago.
“Beh, una foto io e lui, no… Sai, è molto timido. Però ne ho molte lo ritraggono mentre chiacchiera con i suoi amici, mentre studia oppure mentre gioca a Quidditch. Pensa ne ho fatta una mentre era Hogsmade, lo scorso anno, con Cho Chang”: ribatté, emozionato, Colin.
“Cho Chang, la ragazza che stava con Cedric Diggory?” ripeté, per essere sicuro.
Interessante.
“Sì, lei. È Cacciatrice dei Corvonero. Lei e Harry stavano insieme!”.
“Ora non più?”: domandò.
“No… si sono lasciati lo scorso anno, credo perché abbia messo in seri pasticci Harry e i suoi amici. Non so se hai sentito parlare dell’Esercito di Silente…”: spiegò, pazientemente, il giovane Grifondoro.
La ferita è ancora fresca. Bene.
“Se vuoi, ti faccio vedere le foto…”: chiese, allegro Colin.
“Sì, un giorno, forse. Devo andare”: ribatté, alzandosi.
Prima Pluffa, parata.
                                                                  ***
Era un caldo pomeriggio settembrino, così Cho decise di sistemarsi sotto un albero, per leggere i capitoli che la professoressa McGranitt aveva assegnato, per il giorno seguente. Era immersa nella difficile lettura, quando un alto ragazzo, muscoloso e biondo si sedette accanto a lei. Dai colori della divisa, dedusse che era Grifondoro.
“Ciao Cho! Sono Cormac McLaggen! Non so se mi conosci…”: disse il ragazzo.
“So chi sei… abbiamo frequentato insieme qualche lezione, in passato! Credo al quinto anno”: rispose la ragazza.
“Hai ragione! Cos’era? Cura delle Creature Magiche?”
Cho ricordò: “Sì! Dovevamo aiutarlo a curare i… ah sì! Gli Schiopodi Sparacoda! Che schifo! Ti ricordi com’erano diventati grossi?”.
Un’immagine vivida, ritornò in mente a Cormac: “Erano diventati enormi in pochissimo tempo! Per non parlare del pungiglione dei maschi! Ricordi quando era esploso davanti a Marcus Belby, sommergendolo di quella sostanza puzzolente?”. Al solo pensiero, scoppiò a ridere.
“Certo! Quell’odore è rimasto per settimane, nella nostra Sala Comune”, e anche lei si unì alle risate del compagno.
Come è bello ridere. Devo farlo più spesso.
Dopo che si ripresero dal momento di ilarità, lui domandò: “È incredibile che siano passati già 7 anni, vero?”. Cho annuì, condividendo appieno le parole del giovane. “Siamo già all’ultimo anno! Queste sono le ultime lezioni in questa scuola, le ultime chiacchierate in questo prato, le ultime dormita in queste lenzuola, le ultime partite di Quidditch… a proposito McLaggen! Quest’anno vinceremo noi!”: disse, tirando un pugno giocoso al braccio muscoloso di Cormac.
“Ah, ci puoi giurare Chang! Senza me, i Grifondoro perderanno di sicuro!”: rispose, con amarezza.
Cho, colta alla sprovvista, replicò: “Se sei così bravo, come mai non sei in squadra?”.
“Pura sfortuna, immagino!”: disse, abbassando lo sguardo.
“Chi è il Capitano?”
“Harry Potter”: rispose immediatamente, Cormac.
Oh.
“Lo conosci, vero?”: chiese, fingendo ingenuità.
“Sì…”: rispose con filo di voce. Adesso toccò lei ad abbassare lo sguardo.
“Pure a te sta antipatico, vedo”.
La ragazza si mosse, in segno di disagio. Cormac, se ne accorse e aggiunse: “Non volevo essere indelicato, scusa. Però di una cosa sono convinto: a Harry si dà troppa importanza. Okay, è stato incredibilmente abile ad affrontare tutto ciò che gli è capitato, però basta! Sembra che ogni cosa gli sia dovuta perché è il <>. Per la barba di Merlino! Deve essere trattato come chiunque!”.
“Cormac, sei ingiusto! Ha visto cose… spaventose. Non possiamo neanche immaginare”.
Ha visto Cedric morire.
“Certo, certo. Ha affrontato il Basilisco, i Dissenatori e compagnia mostruosa. C’è un ragazzino del quinto anno che ti racconta tutto di lui, se solo glielo domandi”.
Come è possibile che lo difenda? Non l’aveva piantata? Devo deviare questa Pluffa, velocissima.
“Però è anche incredibilmente sicuro di sé, e un po’ egoista. Saprai che amico della famiglia Weasley? Beh.. gli unici due membri della famiglia che sono a Hogwarts, giocano nella sua casa! È solo una coincidenza?”
Cho non seppe come rispondere: forse Ginny e Ron meritavano veramente di essere in squadra. Non avendo ottenuto la reazione sperata, Cormac aggiunse: “Sai cosa si dice?”
“Cosa?”: domandò, Cho.
“Lascia perdere. Ti farebbe stare male…”: disse, nella speranza di incuriosirla. Cho, avida di curiosità, gli tirò la manica della divisa e lo esortò: “Adesso me lo dici!”.
“Sicura?”. Lei annuì con decisione.
“È imbarazzante, vedi… Si dice che lo scorso anno sia uscito con te solo per alleviare il suo senso di colpa per la morte di Diggory. Si sentiva colpevole, per non aver avuto il coraggio di affrontare per primo Tu-Sai-Chi”.
Gli occhi di Cho si riempirono di lacrime.
È uscito con me per far tacere la sua coscienza? Possibile? Beh si spiegherebbero un sacco di cose… Il suo scarso interesse quando litigammo da Madama Piediburro il giorno di S. Valentino, la sua assoluta certezza che lo avessi denunciato alla Umbridge lo scorso anno, la sua indifferenza quando mi vede nei corridoi. Mi merito tutto questo? Per Morgana, no! Che Troll che sono stata a cercare di rimettere insieme i pezzi del mio cuore con lui.
Dagli occhi scesero lacrime, non di tristezza, ma bensì di rabbia.
Cormac se ne accorse, e disse: “Cho! Non piangere! Per lui non ne vale la pena!”.
Cho annuì: “Hai ragione!”, e con la manica della divisa se le asciugò. “Che stupida che sono stata!”.
“Beh… forse è giunto il momento di dare una lezione a Potter”: azzardò Cormac.
“Già… ma come?”: rispose Cho, tirando su con il naso.
“Ho un piano”.
“Ti ascolto”.
Seconda Pluffa, parata.
                                                                           ***
Gli studenti di Hogwarts si chiedevano se una nuova coppia fosse nata tra i banchi di scuola. Infatti, non era inusuale vedere, nelle ultime settimane, Cho Chang e Cormac McLaggen appartati in qualche angolo del castello, a parlare fitto fitto tra di loro.
I ragazzi invidiavano lui, perché era riuscito ad avvicinare la bellissima Cho, l’ex ragazza di due studenti che avevano lasciato il segno nella storia della magia, nonostante la giovane età.
Alcune ragazze invidiavano lei, perché Cormac era oggettivamente bello, sebbene “pieno di sé, oltre ogni misura”.
 
Sebbene lo scopo degli incontri non fosse tra più nobili, la vendetta, Cho si stava affezionando a Cormac. Contava le ore che la separavano dai loro incontri, sempre decisi da lui, e spesso si sorprese a sistemarsi i lunghi capelli pochi istanti prima che dovesse vederlo, a torcersi le mani per l’agitazione quando lo incrociava tra i corridoi, ad arrossire quando lui la guardava dritto negli occhi e le sorrideva.
Da quanto tempo è che non mi sento così?
Adorava sedersi accanto a lui e sentirlo chiacchierare della sua vita, delle sue passioni, del Quidditch. Parlava perlopiù lui, ma ultimamente, Cormac si stava interessando alla sua vita, su ciò che le piacesse fare, sui suoi progetti per il futuro, dopo Hogwarts.
Il futuro?Da quando Cedric è morto, cerco di vivere la vita giorno per giorno, senza grandi progetti, perché se poi non dovessero realizzarsi, ci starei incredibilmente male.
Credevo in noi, Ced.
 
Il piano di Cormac stava funzionando alla grande, e mai si sarebbe aspettato di trovare un’alleata forte come Cho. Stava imparando a conoscerla, a riconoscere ogni espressione del suo volto, in particolare quella dei suoi occhi a mandorla. Ce ne era una che lo lasciava sgomento: gli occhi le diventavano vacui, colmi di un’ intensa tristezza, focalizzati su qualcosa che nessun’altro poteva vedere, se non lei. Quando il suo viso ne veniva attraversato, Cho si isolava in un mondo tutto suo, immersa nei suoi pensieri, che poi la rendevano spossata e triste. Aveva notato, però, che se la faceva ridere, raramente si eclissava, così cercava sempre di strapparle qualche risata.
Spesso rimaneva stupito di quanto tempo passasse a parlare di se stesso e di come lei pazientemente lo ascoltasse. Tuttavia, presto, scoprì una cosa nuova: il piacere di ascoltare l’altro su eventi che con lui c’entravano poco.
La sua voce.
Per la prima volta, non sentiva l’esigenza di essere lui al centro dell’attenzione, ma di porre lei, cercando di scoprire tutto il possibile sul suo conto. Si era ritrovato a fantasticare con lei sul domani, un futuro diverso da quello sempre immaginato.
Il Quidditch. È sempre stato il mio sogno giocare in qualche squadra  importante. Ma come posso sperarci, se non gioco nemmeno in quella della mia Casa? Questa esclusione deve durare ancora per poco. Me lo merito.
                                                                          ***

Vediamoci domani alle 8, davanti alle Clessidre Segnapunti delle Case, per il colpo finale.
C
.”

Questo è il testo della pergamena che Cho Chang si trovò nella borsa, un pomeriggio di metà Novembre.
Finirà tutto.
                                                                           ***
Finito di cenare, Cho si allontanò dalle sue amiche, per dirigersi verso il Salone di ingresso. Si sistemò davanti alla clessidra della sua Casa e osservo i zaffiri che erano ricaduti per premiare i studenti meritevoli. Vedeva il suo volto riflesso nel vetro e per un attimo, accanto al suo, scrutò quello di Cedric, vestito per il Ballo del Ceppo. Si erano dati appuntamento proprio in quel luogo.
Come vorrei che quella “C”, alle fine della pergamena, fossi tu.
Con un gesto della mano cancellò l’immagine di Cedric, e rimase solo lei.
Solo io.
“Eccoti, Cho!”: disse, all’improvviso, Cormac. La raggiunse, e le stampò un bacio sulla guancia. L’aveva vista, da dietro la colonna, con lo sguardo perso osservare il proprio riflesso.
Quello sguardo.
“Hai letto, sulla Gazzetta del Profeta, che i Tornados hanno vinto? Bisogna festeggiare! Appena andremo a Hogsmade, ti offro una Burrobirra!”
“Ti sei ricordato che mi piacciono!”: esclamò Cho, sorridente. “Volentieri! Chissà… potremo anche festeggiare la vittoria a Quidditch dei Corvonero sui Grifondoro!”, e gli tirò un pugno amichevole sugli addominali muscolosi.
Cormac, riscaldato da quel sorriso, disse: “Ecco, tieni la pergamena... troverai tutto”.
“Perché lo facciamo?”: chiese Cho, dimenticando il motivo per cui era arrabbiata con Harry.
“Vendetta, Cho, vendetta”: rispose prontamente Cormac.
“Che cosa ci guadagniamo?”: domando, avvicinandosi al ragazzo.
“Io un posto in squadra, e tu la soddisfazione di battere il tuo ex ragazzo, in un campo di cui va particolarmente fiero”: replicò Cormac.
“Giusto.. quindi faccio vedere gli schemi preparati da Harry ai miei Cacciatori, così sapranno come superare le difese e segnare”: ripeté una frase che Cormac le aveva detto un milione di volte.
“Esatto… Così mostreremo che Potter non è il Capitano adatto, ma che probabilmente il titolo glielo hanno dato perché è il cocco del Preside”.
In realtà Cormac non lo credeva realmente, ma si aggrappa a questa convinzione perché era sinceramente convinto di essere bravo e di meritare di giocare.
“Sarà costretto a non far più giocare Weasley, così il posto sarà mio”.
Un gruppo di ragazzi della Casa di McLaggen passò in quel momento, e lo esortarono a unirsi a loro.
Si rivolse alla ragazza: “Mi dispiace, devo andare, perché devo finire una relazione per Pozioni”.
“Quando ci vediamo?”: chiese, ansiosa lei.
“Direi domani alla partita”: rispose pratico lui e si allontanò.
Da avversari.
                                                                         ***
Cormac si muoveva nervosamente sulla tribuna, con lo sguardo fisso nel cielo a osservare i movimenti dei suoi compagni d squadra. Doveva ammettere con se stesso che Ginny Weasley era particolarmente abile, mentre le altre Cacciatrici venivano continuamente placcate dagli avversari. I Battitori non riuscivano a tirare forti i bolidi, e Harry era troppo occupato a incitare il Portiere, piuttosto che cercare il Boccino d’Oro. Con sua soddisfazione, aveva notato che Ron aveva parato una sola Pluffa, mentre tutte le altre erano passate attraverso gli Anelli. Il piano stava funziona. Ora toccava a Cho. Doveva cercare di prendere il boccino prima di Harry. La individuò subito, con i lunghi capelli neri lisci che brillavano alla luce tenue del sole di Novembre. Si muoveva ai bordi del campo, attenta a qualsiasi cosa la circondasse.
Forza Cho!  
Intanto i Corvonero continuavano a segnare, sotto le esultanze del pubblico blu e bronzo, e fischi di quello rosso e oro.
Ad un certo punto, il Manico di Scopa di Cho prese velocità, e scese in picchiata verso la tribuna dei professori.
Cho ha visto il Boccino!
Harry si accorse troppo tardi che l’avversaria aveva individuato l’oggetto che poneva fine alla partita, poiché quando la raggiunse, la ragazza lo stringeva con forza con la mano destra, mentre con la sinistra incitava il pubblico.
Per te… Cormac!
Cormac non ci poteva credere. Il piano aveva funzionato! I Corvonero avevano vinto, umiliando il Portiere Grifondoro e il suo Capitano. La probabilità che lui sostituisse Ron erano molto elevate. Eppure perché non era completamente contento?
Perché è finita, quindi non ho scuse per rivederla.
Nel vederla correre raggiante verso di lui, pensò: “Forse, non mi servono scuse per stare con lei”.
La afferrò per i fianchi, e la baciò. All’inizio lei fu sorpresa, ma poi lo ricambiò.
Da quanto tempo che lo aspettavo.
Fu un lungo bacio intenso, travolgente. Con la lingua e con le mani, si esplorarono, l’uno con l’altro. Lui strinse forte i suoi fianchi, mentre lei si aggrappò ai sui capelli biondi, sempre spettinati. Quando si staccarono, si guardarono intensamente, ridendo e ansimando, perché erano rimasti senza fiato. Lei gli sussurrò sulle labbra: “Devo andare, reclamano la Cercatrice.. ci vediamo stasera?”
“Puoi contarci”: rispose lui, e la baciò nuovamente.
Aveva decisamente vinto la sua personale partita.

  
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