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Autore: The Glass Girl    04/06/2012    2 recensioni
Il Nicholas di questa storia è un Nicholas che con i Jonas Brothers non ha niente a che fare( a parte il cognome). Credo che ormai di storie con questo titolo (o con un titolo simile) ce ne siamo centinaia, ma io volevo provare lo stesso a scrivere una storia, che ho in mente da tanto tempo, con questo titolo che, a mio parere, è perfetto.
Non voglio anticiparvi niente ... se siete curiosi ... leggete! ;)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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*Il Giardino di Rose.*

 


Chapter 2.

Con dolcezza, Hailey la tirò su da terra e le pulì il vestitino rosso ciliegia.
-Rose, che combini?-chiese apprensiva.
La bambina osservava la madre, stropicciandosi gli occhi gonfi di lacrime.
-Dai vieni andiamo dentro.-disse sorridendole.
La bambina si aggrappò disperata al collo della madre, mentre le ginocchia arrossate continuavano a sanguinare.
Una volta ritornata in negozio, dopo aver posato la bambina sulla superficie  di marmo,Hailey cercò un pacchetto di cerotti che, per sicurezza, teneva sempre sotto al bancone (non si sa mai, lavorando con le rose!) e, una volta recuperato, ne estrasse un paio.
Sorrise alla bambina e prese anche un pezzettino di cotone e la bottiglietta di disinfettante.
-E’ già la terza volta questa settimana.-brontolò con dolcezza, mentre inumidiva il cotone con qualche spruzzatina di disinfettante.
Con tutta la delicatezza possibile, come era solita fare lei con sua figlia, posò il cotone sul ginocchio destro, lì dove il sangue usciva fluido.
Rosalie protestò e, quando la madre premette più forte sulla ferita, riprese a strillare.
-Shh … porta pazienza, su.-sussurrò tentando di calmarla.
Ripulì per bene la ferita, sciacquandola anche con dell’acqua fresca e poi, nonostante i capricci della bambina, riuscì finalmente a sistemare sul taglio il cerotto.
Si chinò e con delicatezza vi posò le labbra sopra, carezzandolo poi con dolcezza materna.
-Hai visto? Dai che facciamo anche l’altro.-
Ripeté la stessa identica procedura anche per l’altro taglio e qui Rosalie sembrò essersi calmata, tanto che fu in grado di stare praticamente immobile, facendo solo qualche smorfia ogni tanto.
Quando ebbe finito prese in braccio la bambina e, dopo averle asciugato le lacrime, le diede un bacio sulla fronte.
-Adesso stai ferma un pochino.-le sussurrò piano.
Rosalie sorrise a sua madre e poi sgambettò di nuovo verso il giardino.
Quanto le piaceva quel giardino, trascorreva ore ed ore in quel posto, mentre Hailey era impegnata con il negozio e tutto il resto.
Alla bambina piaceva tanto stare immersa nei fiori, tra il polline e le spine, sulla terra a giocare, ad annusare profumi buonissimi, di ogni tipo. Solamente che era pur sempre una bambina, per cui ogni tanto cadeva, in mezzo alle spine, e si tagliava.
Ormai Hailey non si spaventava nemmeno più quando la sentiva piangere o le guardava le ginocchia o i palmi della mani, semplicemente la prendeva in braccio e la medicava.
Ed era qualcosa che le piaceva fare, perché in qualche modo si sentiva sempre più legata a sua figlia.
 
I deboli raggi solari del mattino filtrarono lentamente, mano a mano che il sole si alzava e carezzarono il volto di Rosalie con delicatezza. Ma i suoi occhi erano già aperti.
Si tirò su a sedere sul letto, scoprendo con amarezza di aver pianto durante la notte.
Si asciugò in fretta le guance, dove le lacrime si erano ormai seccate, ma sentiva quel sapore salato anche in bocca.
Sospirò, seccata. Non le piaceva per niente piangere, la faceva sentire debole.
Scese dal letto e si diresse in bagno.
Si guardò allo specchio, si sistemò i capelli arruffati, raccogliendoli con un elastico e poi si lavò il viso e si sciacquò la bocca: niente da fare, quel sapore fastidioso rimaneva incastrato lì.
Si infilò sotto il getto caldo della doccia, sperando di poter lavarlo via.
Rosalie, di notte, sognava sempre ricordi.
Erano immagini che tornavano a galla, che le riempivano la mente. Per questo la sera andava sempre a letto tardi e la mattina si alzava sempre prima del dovuto: odiava essere preda facile di quei dannatissimi ricordi.
Si strofinò l’epidermide pallida con un bagnoschiuma al profumo di cocco e petali di rosa e poi rimase lì, a guardare i vetri del box doccia che si appannavano, a tracciare scritte immaginare sulla superficie scivolosa.
Quando si lasciò avvolgere dalla morbidezza del suo asciugamano si sentì leggermente meglio.
A volte desiderava scappare, da quei ricordi, da quelle immagini e da quelle sensazioni che ogni notte la inseguivano e la catturavano; era preda degli incubi ogni notte, solo che a lei non bastava svegliarsi, per stare meglio … perché quella che sognava era la realtà.
Dopo essersi vestita, scese al piano di sotto, dove trovò Grace già pronta ad accogliere i primi clienti.
Era stata così tanto tempo sotto la doccia? Era rimasta così tanto tempo in camera sua?
-Buongiorno.-la salutò la donna con dolcezza, sorridendole.
Rosalie si limitò a rivolgerle un cenno apatico, dopodiché si rifugiò in giardino.
Era l’ultima cosa che le rimaneva di sua madre.
L’unica cosa a cui potersi aggrappare quando tutto andava storto.
Per lei era come se ogni singolo fiore conservasse un pezzettino del suo ricordo, per questo le piaceva rimanere lì, per ore a volte, a pensare, a piangere, a nascondersi … proprio come faceva da bambina.



Angolo Autrice.
Ecco qui il secondo capitolo. Spero vi piaccia :)
Chiedo scusa, lo so che è cortissimo, ma rimedierò in qualche modo.
Per ora i primi capitoli saranno tutti un pò noiosi, portate pazienza.
E mi raccomando ... recensite ;)


Laura.

  
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