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Autore: Sere_Horan    04/06/2012    2 recensioni
La ragazza lo guardò negli occhi e sorrise, mentre lui le passò una mano trai lunghi capelli biondi. «Dopo di me, Harry?» «Dopo di te tutto finirà.»
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter XVIII
“Everything will be okay at the end. If it’s not okay, it’s not the end.”

 
Erano passate due settimane.
Due lunghe, orribili, silenziose, imperdonabili settimane.
Emily era sdraiata sul letto. Le sue forze calavano sempre di più e la terapia era iniziata da poco.
Harry la guardava soffrire e moriva dentro. Vederla così lo uccideva, davvero.
Ma lei gli diceva sempre di essere forte, di essere coraggioso. Gli chiedeva di farlo per lei.
E lui naturalmente cercava di essere forte, cercava di essere coraggioso, ma non ci riusciva.
Ogni sera, quando gli occhi della ragazza si chiudevano, lui rimaneva a pregare.
Pregava perché si fosse risvegliata il giorno dopo; pregava perché lui stesso avesse avuto abbastanza tempo per rimediare ai suoi errori; pregava perché potesse rimanergli quella cosa tanto dolce e tanto indifesa che lui per primo aveva maltrattato.
Il senso di colpa, ecco cosa lo uccideva.
Si sentiva un mostro e, ogni tanto, non aveva nemmeno il coraggio di guardarla perché sapeva che le aveva fatto tanto, troppo male.
Ma poi lei sorrideva ed alzava il viso del giovane, fissandolo negli occhi.
«Non piangere.» sussurrava. «Sii forte, sorridi… Fallo per me.»
Ed ogni volta lui sorrideva, nascondendo il rancore, nascondendo la paura, nascondendo la rabbia.
«È una cosa molto seria.»gli disse il dottore un giorno, mentre Emily era a fare la terapia. «Sei tu che devi vivere, anche per lei.»
Ma Harry non ci riusciva. Lui non era abbastanza coraggioso. Lui davanti alle cattive situazioni scappava.
Quella volta, però, non era possibile farlo. E non era nemmeno possibile piangere.
 
Il campanello di casa suonò ed il riccio si precipitò al piano di sotto.
Aprì la porta e vide Eleanor e Louis sorridergli. Cercò di ricambiare.
«Entrate.» disse lui, stanco.
I due si sistemarono e poi Eleanor sorrise.
«Harry: devi uscire. Mi prenderò cura io di lei per un po’. Tu vai con i ragazzi.» esordì la ragazza, assecondata da Louis che annuì.
Harry sospirò per poi acconsentire ed uscire.
Eleanor salì in camera di Emily che, appena la vide, la abbracciò e tornò a riposare.
 
 
«Sta meglio?» chiese Niall di punto in bianco, smettendo di tirare calci alle pietre che gli si presentavano davanti. Harry alzò la testa e guardò davanti a lui: Paul ed altri tizi della sicurezza li precedevano e questo lo faceva sentire come in prigione.
«No.» rispose con un filo di voce.
«Noi ci siamo.» affermò Liam, posandogli una mano sulla spalla, seguito da tutti gli altri.
A Harry venne naturale sorridere e guardare i suoi amici.
«Grazie ragazzi.»
 
 

Caro Diario,
sono passati anni e non ti ho più scritto.
Sai, ora ne ho bisogno.
Da due settimane ho scoperto di avere la leucemia e, per quanto i dottori e Harry continuino a dirmi che tutto andrà apposto, io sento che niente sarà più come prima.
Ho iniziato la terapia da poco ma sento la situazione degradare.
È come se il mio corpo, la mia intera vita non mi appartenessero.
Sai, per una ragazza è la peggiore sensazione che si possa provare.
Poi mi fa male vedere Harry piangere. Lui di notte non dorme mai. Si inginocchia davanti al letto e prega, piange, mi stringe la mano.
Pensa che io stia dormendo, ma sento tutto quello che dice.
Ho paura di rovinare la vita di tutti.
Ho paura di poter diventare un errore.
Oh, quasi dimenticavo: per mia madre ero un errore. Non credo di essere cambiata con il trascorrere del tempo, sai?
Ogni notte mi addormento – anzi: cerco di farlo – con la paura di non poter più vedere la luce del sole e questo mi impaurisce moltissimo, perché ci sono molte cose che voglio fare, molti luoghi che voglio visitare e vorrei recuperare tutto il tempo perso inutilmente a piangere.
È difficile mantenere la calma, essere coraggiosi e positivi quando sai che tutto sta finendo.
E sai quando si dice che non si deve vivere con la paura di morire?
Ecco: quella paura mi accompagna tutti i giorni.
Ora però la smetto di annoiarti: la mano mi fa male e trema.
Spero di poter tornare da te, domani.
Ciao,

Emily.

 
La ragazza chiuse il lucchetto e posò la penna sopra al comodino.
Si guardò intorno.
Eleanor era andata a fare qualche faccenda. Era un angelo.
Vide un libro appoggiato a terra e lo afferrò.
Lo aprì e vide delle foto di lei ed Harry, dei ragazzi.
Doveva essere un album che aveva collezionato Harry.
Così le venne un’idea.
Prese una penna ed iniziò a scrivere, nonostante le mani le facessero male e nonostante gli occhi le si chiudessero per la troppa stanchezza.
Poi, quando sentì Eleanor avvicinarsi alla stanza, nascose l’album in un posto sicuro, dove nessuno lo avrebbe trovato mai.
 
 
«Emily, tutto okay?» le chiese Harry, notando che lo sguardo della ragazza era fisso e perso.
Lei annuì e si riprese, per poi abbracciarlo.
«Ti sei divertito con i ragazzi oggi?»
«Sì. E tu, con Eleanor?» chiese lui, baciandole la fronte.
«Sì.» rispose lei sorridente.
Quando stava così tranquilla non sembrava nemmeno che fosse malata.
Era in momenti come quelli che Harry poteva rivedere Emily, la vecchia Emily.
Il dottore assicurò al ragazzo che con le terapie la giovane avrebbe perso i capelli e, forse, si sarebbe ingrassata o dimagrita di molto.
Ma a lui poco importò.
Lui l’amava per quello che era dentro, lui l’amava per il suo coraggio. Non per quello che era fuori.
«Ti capita mai di avere paura?» gli chiese lei, di colpo.
Lui prese un respiro profondo e le accarezzò i capelli.
«Spesso, sì.» rispose.
«Perché? Non ne hai motivo. Io dovrei avere paura, non tu.»
«Emily, ricordi quel giorno che io ti raggiunsi in Scozia e tu mi chiedesti cosa sarebbe successo dopo di te?»
Lei annuì e lo guardò.
«Bene, cosa ti risposi?»
«Che dopo di me… tutto finirà.» disse lei, tremando nell’udire le sue stesse parole.
«Appunto.» esordì il giovane, avvicinando le loro labbra.
«Sì, ma tu non puoi far sì che questo accada…» protestò lei, ormai del tutto ipnotizzata dal profumo del ragazzo.
«Infatti, nulla finirà.»
«Oh, Styles. È la prima volta che sei tu a farmi coraggio.» sorrise ironicamente lei.
«Ora è il mio turno, piccola.»
E detto questo la baciò, stringendola a sé come mai aveva fatto prima.
 
 
«Ma dov’è?» disse Harry, distrutto.
Emily uscì dal bagno e lo guardò incuriosita.
«Cosa cerchi?»
«Un album di foto. Ero sicuro di averlo messo qui da qualche parte, ma non c’è!» disse lui, alzando la voce.
Lei si morse il labbro, capendo di che cosa si trattava, ma non parlò. Si limitò ad avvicinarsi ad Harry, a togliergli le magliette che aveva sollevato da terra dalle mani e ad abbracciarlo.
«Hai ragione, non è poi così importante.» disse lui, comprendendo il messaggio racchiuso in quell’abbraccio.
Lei sorrise soddisfatta e lo guardò.
«Sai che pensavo?»
«No, cosa?» chiese lui, curioso.
«Visto che sono un paio di giorni che sto meglio… Usciamo?» esordì, saltellando.
Lui sgranò gli occhi e la guardò, come se fosse matta.
«Mamma mia Harold! Non sono ancora pazza, ma se mi farai stare chiusa dentro questa casa per qualche altro giorno rischio di diventarci!» sbottò, irremovibile dalla sua idea.
Lui sbuffò ed annuì, ricevendo un altro abbraccio.
Alla fine si lasciò andare e sorrise, baciandola.
 
 
Emily era a fare le terapie e Harry aspettava nella sala d’attesa.
Con lui era andato Liam: il dottore lo avvertì che doveva parlargli e lui non riuscì ad andare da solo.
Si guardarono un attimo e l’amico del riccio gli fece un sorriso per rassicurarlo, pur sapendo che non avrebbe funzionato.
Poi la porta davanti a loro si aprì e spuntò il dottore.
«Salve signor Styles.» disse, allungando la mano.
Harry si alzò e strinse la mano del medico, seguito da Liam.
«Bene, andiamo nel mio ufficio.»
Entrarono nella stanza e si misero tutti e tre a sedere.
«Allora… Le condizioni di Emily stanno migliorando.»
Harry lanciò un sospiro di sollievo e ringraziò il cielo, ma si ricompose quando il medico si schiarì la voce.
«Ma?» chiese Liam, capendo che c’era un’aggiunta.
«Ma non dobbiamo abbassare la guardia. La situazione, come le ho già detto, è seria. La ragazza è forte, coraggiosa, ma ha comunque diciott’anni e non possiamo spingere troppo con le terapie o potrebbe non farcela.» concluse, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«Cosa devo fare, dottore?» chiese Harry.
«Deve starle il più vicino possibile e deve farla distrare. Non deve permettere che si fissi sulla malattia e deve fare in modo che viva la sua vita normalmente, ma senza affaticarsi troppo.»
Harry annuì, ma poi guardò Liam, ricordandosi di una cosa.
Non riuscendo a parlare, fu l’amico ad intervenire.
«Scusi dottore… So che può sembrare una cosa stupida, ma noi abbiamo un tour che parte tra pochi giorni…»
«Oh, allora… Ha qualcuno che può occuparsi di lei? La madre o il padre?»
«Sì, mia madre. La madre di Emily è morta due anni fa.» rispose Harry, leggermente freddo.
«Non si preoccupai, signor Styles. Anche lei deve vivere la sua vita normalmente. Non deve lasciare che nulla la capovolga perché, si ricordi, deve essere coraggioso per due persone.» gli rammendò il dottore ed il ragazzo annuì, sospirando.



Here I am!
Ssssalve!
Ecco qui il penultimo capitolo.
So che vi avevo promesso di mettervi il link della nuova ff , ma ho deciso che ve lo posterò nell'ultimo.
Inutile dilungarmi, vi amo e questo credo che lo abbiate capito :')
Ieri sera mi sono messa a rileggere tutte le recensioni di questa storia e vi giuro che mi sono scese le lacrime.
E' impressionante pensare a quanto mi abbiate fatto crescere con i vostri giudizi e soprattutto è splendido il modo in cui mi avete accettata.
Sono partita dal nulla e sono arrivata qui, al penultimo capitolo.
Vi ringrazio davvero moltissimo.
E niente, ora vado dalla mia amica Astolfa che mi aspetta.
Grazie mille ancora, a tutti/e voi.
Recensite in tanti, mi raccomando :)

Love ya, Serena xx

  
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