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Autore: DreamyVale    04/06/2012    0 recensioni
Due brevi capitoli che si posizionano subito dopo l'evasione degli 8 di Fox River, con l'aggiunta di un nuovo personaggio. Nonostante i capitoli siano due penso si possa considerare una one shot che nel progetto originale avrebbe dovuto essere molto più lunga ma che invece è conclusa così.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lincoln Burrows, LJ, Michael Scofield, Nuovo personaggio | Coppie: Michael/Sara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I will be (all that you want)

There's nothing I could say to you

Nothing I could ever do to make you see

What you mean to me

All the pain, the tears I cried

Still you never said goodbye and now I know

How far you'd go

I know I let you down

But it's not like that now

This time I'll never let you go


LJ era stato scarcerato, tutte le accuse, per qualche motivo, erano cadute e nel momento esatto in cui aveva sentito la notizia al telegiornale Lincoln aveva deciso che era arrivato il momento di andare a riprendersi suo figlio. Lynne non aveva avuto dubbi, lasciarlo andare da solo, testa calda com'era, in una situazione simile sarebbe stato come dargli le chiavi di una cella a Fox River e dirgli Vai torna dentro, ed infatti, in quel momento, si trovava con lui in macchina diretta in Arizona.



"Ti staranno aspettando" commentò la donna aggiustandosi gli occhiali da sole sul naso.

"Troverò il modo di non farmi vedere" rispose lui.

"Sì, farai andare me" statuì Evelynne imperterrita.

"E' fuori discussione..."

"...Io non ho la mia faccia stampata su tutti i giornali del globo Linc, passo un po' più inosservata" lo interruppe buttando gli occhi al cielo, restava il solito testardo idiota.

"Se ti vedono vicino a LJ diventerai a tutti gli effetti parte di questo casino!"

"Se ti vedono vicino a LJ ti sparano, chi sta messo peggio?" chiese lei fissandolo mentre l'uomo borbottava qualcosa simile a una sequela non troppo dolce di parolacce.

"Linc ascolta, non ho detto che andrò a mani alzate verso LJ con addosso il cartello sparatemi, dico solo che mi devo nascondere solo da quelli che vi cercano, non da tutti gli altri e la cosa può essere più semplice, non credi?" spiegò Lynne con tono più calmo e accondiscendente.

Lincoln rimase zitto, di certo sarebbe stato più semplice per lei, che per lui, aggirarsi in mezzo alla gente, ma aveva paura, per suo figlio, che di guai ne aveva passati già abbastanza, e anche per lei se fosse finita in mezzo, perchè nessuno si sarebbe fatto scrupolo ad ucciderla.

"Ne parleremo quando saremo lì, quando sapremo come fare" rispose lui, rimandare era la cosa più semplice.

"Non cambierai mai..." sussurrò Lynne sorridendo, portando le gambe rannicchiate sotto di sè.
"E tu non la smetterai mai di mettere i piedi sul sedile" commentò lui divertito.

"E' una macchina rubata Linc, potresti anche sorvolare per una volta" replicò lei scuotendo la testa.

"E' una questione di principio" la prese in giro.

"Già come quella di lasciare i cartoni vuoti in frigo, no?" ribattè la donna girandosi a guardarlo.

"Ho smesso" rise lui.

"Finchè non vedo non ci credo" commentò Lynne.

"Ti inviterò in Messico, niente cartoni finiti da nessuna parte se non nella spazzatura".

"Già, lì avrai solo bottiglie di birra vuote ovunque" si mise a ridere la donna fermandosi poi per qualche istante.

"Mi offrirai qualche birra in Messico, per ringraziarmi della macchina che vi ho portato..." aggiunse poco dopo tornando a fissare il paesaggio fuori dal finestrino.

"Verrai a trovarci?" chiese lui incuriosito dall'affermazione.

"Potrei trasferirmici sai? Sono sempre stata meglio al caldo che al freddo, so fare surf, immersioni, mi ci vedo bene a gestire un bar sulla spiaggia..." rispose lei.

"Allora mi offrirai tu qualche birra" disse l'uomo.

"Starai lì a bere mentre insegnerò a LJ a fare surf" propose Lynne sciogliendosi i capelli.

"Mi sembra un ottimo piano" convenne Lincoln sorridendo, l'immagine di loro tre su una spiaggia del Messico era sicuramente la cosa migliore a cui potesse pensare.



***


"LJ..." la voce di una donna risuonò nella stanza dell'ospedale, il ragazzo si girò di scatto spalancando la bocca esterrefatto nel vedere quella persona.

"Lynne..." disse correndole incontro per abbracciarla, stringendola da morire, felice di vedere finalmente una faccia amica, qualcuno lì per lui.

"Hey" sorrise la donna ricambiando la stretta "Stai bene?" chiese e il ragazzo annuì "Non è stato un metodo molto ortodosso quello di farti prendere a pugni..."

"Sei stata tu?" chiese lui stupito.

"No... Quel solito genio di tuo padre!" rise lei.

"Sei con papà? Dov'è?" si informò immediatamente LJ.

"Ci aspetta qui fuori in macchina, dobbiamo sbrigarci, e uscire dalla finestra, non mi hanno riconosciuta ma tu sei fin troppo noto, forza!" rispose Lynne andando ad aprire l'anta e facendo uscire il ragazzo sulla scala antincendio.

Scesero in fretta, Lincoln era lì sotto ad aspettarli.

"Papà" esclamò subito il LJ vedendo l'uomo al volante che sorrise girandosi per un abbraccio veloce prima di ripartire.

"Vi ha visto qualcuno?" chiese Linc fissando nervosamente lo specchietto retrovisore.

"No" rispose Lye cercando di sembrare calma "Non mi sembra proprio" aggiunse.

"Ma cosa ci fai qui?" si intromise LJ rivolto alla donna sporgendosi in avanti tra i due sedili.

"Mi mancavi, no?" sorrise lei scompigliandoli i capelli "Questi due avevano bisogno di una mano, a quanto pare senza di me non riescono proprio a fare niente" continuò con tono divertito, nonostante sentisse il peso della situazione non voleva farglielo capire.

"Sono contento di vederti" commentò lui.

"Anche io" sorrise Lynne girandosi a guardarlo: era ben cresciuto dagli anni in cui stava con Linc e lui girava per casa giocando con robot e macchinine, ma anche lui aveva sempre lo stesso sorriso e, nonostante tutto, sembrava veramente felice di vederla.

"Linc..." disse a un certo punto la donna mentre era ancora girata per guardare LJ "C'è una macchina... Quella blu..." disse notando che l'auto aveva fatto esattamente le loro stesse svolte, particolare forse trascurabile se non fossero stati in quella situazione.

"Merda..." disse lui guardando nello specchietto retrovisore e accelerando "Dobbiamo seminarli" aggiunse svoltando di nuovo in una delle strade principali.

"Magari non ci stanno seguendo..." disse LJ vagamente preoccupato.

"Gira per il parcheggio della stazione" propose Lynne "Se vengono anche loro..." lasciò cadere la frase mentre Linc annuiva svoltando sulla destra.

Pochi istanti dopo la vettura dietro di loro fece lo stesso.

"Cosa facciamo?" chiese la donna innervosita.

"Cerchiamo si seminarli" rispose Lincoln premendo sull'accelleratore per inoltrarsi nell'enorme parcheggio pieno di macchine.

"Linc, no!" esclamò Lynne un secondo troppo tardi vedendo il cartello di un vicolo cieco.

"Merda!" urlò l'uomo inchiodando "Scendete..." disse aprendo la portiera, mentre gli altri due facevano lo stesso iniziando a correre verso l'edificio della stazione, dietro di loro, una decina di metri più indietro l'auto scura si fermava e due uomini in completo nero uscivano di corsa senza perderli di vista.




La stazione era piena di gente, Lynne aveva preso la mano di LJ per non perderlo, e cercava di farsi strada tra le persone dietro a Lincoln; avevano appena girato per un corridoio quando un inserviente su un montacarichi passò esattamente di fronte a loro impedendo alla donna e al ragazzo di seguire Linc che li aveva preceduti di qualche metro.

Lynne si girò indietro, scorgendo i due inseguitori che avevano appena svoltato l'angolo: non poteva aspettare che il treno di bagagli davanti a lei finisse, non era abbastanza veloce e di certo li avrebbero raggiunti.

"Vieni" esclamò tirando LJ verso una laterale iniziando a correre per la discesa che portava a dei binari; i passi rimbombavano dietro di loro, probabilmente gli uomini non erano riusciti a proseguire all'inseguimento di Lincoln e quindi ora stavano dando la caccia solo a loro due.

Lynne non sapeva cosa fare: un conto era seguire qualcuno in fuga, un conto condurla. Sentiva il fiato corto di LJ affannato dalla corsa e dalla paura; sbucarono sulla banchina delle partenze, c'erano decine di persone tra cui confondersi ma ormai gli inseguitori erano troppo vicini per rallentare l'andatura.

Lye alzò lo sguardo vedendo un treno arrivare verso di loro nel binario più vicino mentre il fischio di quello subito dopo annunciava ai viaggiatori che il mezzo era in partenza.

"Devi seguirmi, ok?" disse a LJ mentre un'idea troppo avventata si formava nella sua testa "Corri, dobbiamo saltare i binari e salire sull'altro treno..." spiegò ed il ragazzo annuì seguendola.

Il treno avanzava a una velocità sostenuta, pronto a rallentare per fermarsi alla stazione, non rimaneva loro molto tempo ma se avessero attraversato i binari troppo presto i due alle loro calcagna li avrebbero seguiti.

Lynne continuò a correre e fu solo quando la locomotiva ebbe passato l'ultimo svincolo che saltò giù dalla banchina, mentre le urla e gli sguardi increduli delle altre persone portavano tutta l'attenzione su di loro, attraversando il binario con LJ poco prima che il treno passasse alle loro spalle.

"Sali!" esclamò lei spingendo il ragazzo su una delle scalette dei vagoni e seguendolo velocemente, facendogli poi segno di accucciarsi a terra per non essere visto dai finestrini; un altro fischio e poi il treno si mosse, in viaggio per non sapevano dove.

Rimasero immobili per qualche minuto a riprendere fiato.

"Papà..." disse LJ guardandola e Lye scosse la testa, avevano lasciato Linc alla stazione, non avevano potuto fare altro, aveva dovuto agire d'istinto e l'unica cosa che le era venuta in mente di fare era salire su quel treno.

"Proviamo a chiam..." la donna guardò la sua borsa, si era aperta durantela fuga, e, solo in quel momento, si accorse di non avere più il telefonino.

"Dimmi che hai un cellulare LJ..." disse rivolta al ragazzo che scosse la testa preoccupato "Ok, non c'è problema lo chiameremo da un telefono pubblico alla prossima stazione".

"Ma ci staranno aspettando..." obiettò il ragazzo appoggiandosi indietro alla parete del vagone mentre Lynne lo guardava confusa: aveva ragione.

"Di certo sanno dove va questo treno e ci aspetteranno alla prossima stazione, dobbiamo scendere prima" continuò LJ.

"Merda..." sussurrò lei passandosi una mano sul viso "Hai ragione, e come..."

"Tiriamo il freno di emergenza!" la interruppe con un sorrisetto, scrollando poi le spalle "L'abbiamo fatto con papà una volta che eravamo senza biglietto!" continuò alleggerendo la situazione con quella battuta che la fece sorridere, nonostante tutto.

"Bell'educatore che ti è capitato..." commentò lei scuotendo la testa, mascherando un velo di preoccupazione: Linc stava bene?

Aspettarono un paio d'ore, chiudendosi nel bagno nel momento in cui il controllore passò nel loro vagone, riuscendo, con un briciolo di fortuna, ad evitare la multa; si trovavano in mezzo a una macchia di alberi non troppo fitta quando decisero che era arrivato il momento di scendere.

"Le porte non si bloccano vero se lo tiri?" si informò Lynne, si sentiva un'idiota, lei non era tagliata per la fuga, per quel genere di cose, LJ ci pensò su un attimo guardandosi intorno.

"In questi ho paura di sì..." ammise scoraggiato, era un piano troppo semplice e scontato, non poteva funzionare.

Lye sospirò, dovevano scendere, in qualche modo dovevano riuscirci...

"Dobbiamo saltare LJ..." gli disse seria, terrorizzata da quello che aveva proposto.

"E' l'unico modo" convenne il ragazzino, premendo il pulsante per aprire la porta del vagone, trovandosi così nel punto di congiuzione con quello successivo.

Il treno andava probabilmente a poco meno di 100 Km/h, saltare sembrava a entrambi un'idea suicida, eppure l'unica che potevano pensare, dopotutto l'avevano visto fare decine di volte nei film, non poteva essere davvero così pericoloso...

"Ok, al tre..." iniziò a dire Lynne senza riuscire a finire la frase, sì sentì un fortissimo stridore di ferro contro ferrò, ed entrambi dovettero tenersi alle ringhiere per non essere sbalzati fuori dal vagone, fu una questione di poco meno di un minuto durante il quale il treno rallentò sempre di più fino a fermarsi.

Si guardarono stupiti, prima che la loro attenzione venisse attratta da un vociare confuso poco più avanti.

"Prendetelo, ha fermato il treno per scappare!" urlò un uomo che dal vestito doveva essere il controllore, poco più avanti un ragazzo era saltato giù dal treno e stava scappando verso la macchia di alberi poco distante.

"Beh, se non è fortuna questa" rise LJ, era bello poter pensare alla fortuna anche in un momento come quello.

"Andiamo..." sorrise la donna iniziando con calma a scendere dalla parte opposta di dove si trovava il fuggitivo e il personale del treno; si allontanarono in silenzio fino ad inoltrarsi leggermente nel piccolo bosco in mezzo a cui si erano fermati, erano al sicuro, forse, ma di certo si trovavano spersi in un posto a loro sconosciuto.

Camminarono per una mezzora tra gli alberi, fino a trovare una strada che sembrava essere ben poco trafficata, ma decisero comunque di non tenersi troppo vicini; proseguirono senza sosta per tre ore, stanchi, con i piedi dolorante, assetati entrambi ma nessuno si lamentava, sapevano che le alternative non erano molte.

Erano quasi le nove di sera quando si ritrovarono in uno spiazzo con qualche macchina, davanti a loro una sporca insegna luminosa "Black Wolf Motel - Silver City - New Mexico": nel loro breve tragitto in treno dovevano aver lasciato l'Arizona ed essere entrati nel nuovo stato.

"Dici che possiamo fermarci?" chiese LJ, aveva fame e sete e, a dire il vero, era veramente stanco.

"Credo di sì... Potremmo usare anche il telefono" rispose Lynne, l'unica cosa che aveva in mente da quando erano saliti su quel vagone era chiamare Linc, sentire se stava bene e riunirsi a lui prima possibile.

Entrarono nella reception, al bancone c'era un uomo di mezza età dal viso rotondo e l'espressione bonaria.

"Posso aiutarvi?" chiese con un sorriso.

"Vorremmo una stanza" rispose Lye.

"Certo" convenne lui prendendo una chiave e porgendo il registro degli ospiti "Potete darmi un documento?" aggiunse e la donna rimase un attimo titubante.

"Al ragazzo hanno rubato il portafoglio, solo il mio va bene?" si informò, il cognome di LJ era scomodo persino in un posto come quello.

"Nessun problema" sorrise l'uomo prendendo nota degli estremi della carta d'identità.

"Avete mica un telefono?" si informò lei prima di prendere la chiave.

"Sì, c'è una cabina qui fuori sulla sinistra" rispose il gestore indicando la direzione.

Ringraziarono e si infilarono velocemente in camera dove LJ si lasciò cadere sul letto.

"Dici che sanno chi sei?" chiese guardandola.

"Non ci metteranno molto a ricollegarmi a tuo padre" ammise Lynne "Vado a chiamarlo dalla cabina, tu resta qui, non muoverti" disse decisa e il ragazzo annuì.


Si era accorto troppo tardi di quel montacarichi dietro di lui, lungo, troppo lungo, così tanto che, quando fu passato interamente dietro di lui era rimasto solo il vuoto, nessuna traccia di Lynne, LJ, nemmeno degli inseguitori. Si era nascosto dietro un angolo e da lì scrutava la situazione, era fermo da una decina di minuti quando li vide, con il completo scuro e gli occhiali, parlavano tra di loro.

"Per seguire quei due abbiamo perso Burrows" disse il primo.

"Chiama Kellerman, dobbiamo sapere chi è lei" gli fece eco il collega.

"Andiamo a Montrose, era la prossima fermata del treno su cui sono saliti" riprese a dire il primo, scomparendo poco più avanti in mezzo alla gente.

Linc si fermò per un attimo appoggiando la testa contro il muro dietro di lui: non li avevano presi, erano saliti su un treno; quando li aveva persi di vista si era sentito morire, stavano fuggendo per colpa sua e lui non era riuscito a proteggerli.

Prese il cellulare digitando velocemente il numero di Lynne: squillava, squillava a vuoto e quello non poteva essere un buon segno; non poteva riprendere la sua macchina e così si diresse verso la parte opposta dell'edificio fino a trovarsi al parcheggio secondario, gli serviva un auto e non si sarebbe fatto scrupoli a rubarla.

Ne individuò subito una distante e isolata, in giro non c'era quasi nessuno, vi si avvicinò guardandosi attorno prima di chinarsi a prendere un sasso e sfondare il finestrino, la sua carriera di delinquente tornava utile, a volte.

Uscì dal parcheggio immettendosi nella strada principale seguendo le indicazioni: Montrose.

Erano le nove passate quando il suo cellulare iniziò a squillare, il numero che compariva sul display era quello di un telefono pubblico.

"Pronto?"

"Linc..." la voce di Lynne risuonò ovattata dall'altro capo del filo.

"Lye state bene?" si affrettò a chiedere lui.

"Sì" rispose la donna "Linc ti abbiamo perso, mi dispiace, siamo saliti su un treno..." iniziò a dire con la voce nervosa.

"Tranquilla" la interruppe "Dove siete?".

"In un motel, a Silver City, non so dove di preciso, si chiama Black Wolf" ribattè lei.

"Mi serve sapere dove..."

"Aspetta c'è un elenco..." esclamò lei leggendo poi la via esatta di dove si trovavano.

"Non muovetevi, sto arrivando" concluse lui prima di riattaccare, spingendo sull'acceleratore come non mai.


I colpi alla porta arrivarono sordi e decisi.

Lynne sobbalzò sulla poltroncina, alzandosi poi lentamente, quello doveva essere Linc ma stava iniziando a imparare che la prudenza non era mia troppa; si sporse dalla finestra senza muovere le tapparelle, gli bastò uno sguardo per riconoscere la figura in piedi lì davanti.

Fece scattare la serratura aprendo la porta, trovandosi davanti Linc.

Si fissarono per qualche istante "State bene?" chiese lui entrando e richiudendosi l'anta alle sue spalle; Lynne annuì guardandolo.

"LJ si è addormentato, ma sta bene..." rispose e solo in quel momento Linc riuscì ad accorgersi di quanto fosse stanco e tirato il suo viso: le occhiaie scure, il viso pallido e i capelli spettinati.

"Hey..." disse lui allungando una mano lungo il suo braccio, lasciando scivolare lentamente, Lynne abbasso la testa prima di muovere un passo avanti abbracciandolo, nascondendo il viso contro il suo collo.

Linc rimase sorpreso per un solo istante prima di stringerla, riportando alla luce sensazioni che negli ultimi anni di prigione avevano completamente cancellato, sensazioni che conosceva fin troppo bene se si parlava di lei.

"Mi dispiace di averti lasciato lì ma ho dovuto prendere una decisione su due piedi..." disse lei a bassa voce senza muoversi, non aveva pensato ad altro che a quello da quando si erano divisi.

"...io non le so fare queste cose Linc, la fuga e..."

"...sei stata bravissima" la interruppe "Hai fatto la cosa giusta per essere al sicuro, tu e LJ" stavano bene, entrambi e quella era l'unica cosa che contava in quel momento.

Lynne alzò il viso fino a trovare lo sguardo di Lincoln, non ricordava l'ultima volta che gli era stata tanto vicina, lui non ricordava l'ultima volta che era stato tanto vicino a una donna, ancora meno l'ultima volta che aveva avuto lei lì a quel modo.

"Avevo paura che ti avessero preso" confessò sentendosi stupida, le probabilità che prendessero lei ed LJ erano molto più alte di quelle che riguardavano Linc vista la diversa esperienza.

"Avrei dovuto stare più attento a voi due" rispose lui alzando una mano senza neanche rendersene conto, sfiorandole la guancia senza smettere di fissarla.

Era lei e già quello bastava per annebbiargli la ragione, se si aggiungeva che, normalmente, lui era uno che ragionava ben poco, non era difficile riuscire a immaginare come si stesse sentendo in quel momento.

Tutto quello che era successo negli ultimi giorni forse era successo troppo in fretta, Lynne non era riuscita a metterlo bene a fuoco e forse questo le aveva confuso notevolmente le idee; o forse le sue idee erano fin troppo chiare, così chiare da spingerla ad avvicinarsi a lui quel tanto che bastava per sfiorargli il viso con le labbra, quel tanto che bastava perchè la già annebbiata ragione di Lincoln si spegnesse.

Abbassò la testa senza neanche pensarci, perchè non c'era altro che voleva fare se non quello dal primo momento in cui l'aveva vista dopo l'evasione: la sensazione era sempre la stessa, quel suo modo di baciare così passionale, le labbra morbide, il fiato corto; non poteva negare di averla pensata nella solitudine della sua cella, di essersi ricordato più volte com'era il suo profumo, la sua bocca, e ora che lo stava provando di nuovo era chiaro che non se l'era mai dimenticato.

Fu Lynne a staccarsi per prima di qualche millimetro, alzando gli occhi senza smettere di guardarlo "Non tenterai più di seminarmi, vero?" disse a bassa voce facendolo sorridere.

"No" rispose lui "Anche perchè a quanto pare non importa quanto io vada lontano, alla fine ci sei sempre tu" aggiunse baciandola di nuovo, sentendosi, forse per la prima volta in anni, di nuovo il vecchio Linc, quello prima della droga, delle compagnie sbagliate quello che tornava a casa e trovava lei, la cena e una serata tranquilla davanti alla tv.

"L'appuntamento con Michael è dopodomani, possiamo permetterci una notte qui direi..." disse Lincoln poco dopo mentre la donna annuiva.

"Non penso questo sia un luogo molto conosciuto, LJ già dorme... E forse ne abbiamo bisogno anche noi..." gli rispose rimanendo ancora ferma per un attimo, passandogli le mani sul collo.

"Decisamente, non ricordo l'ultima dormita che mi sono fatto su un letto vero" commentò lui guardandosi intorno.

"Questi non sono un gran che ma penso siano meglio di Fox River" disse Lynne senza riuscire a reprimere un sorriso "Vai a dormire..." aggiunse a bassa voce guardandolo.

"Vieni con me..." ribattè lui abbassando il viso di nuovo su quello della donna.

"C'è tuo figlio di là..." rise lei.

"Avranno un'altra stanza in questo posto dimenticato da Dio..." replicò Lincoln, in quel momento parte del suo buonsenso si era spento, a parlare era un uomo che non vedeva una donna da troppo tempo, e che aveva lì, in quel preciso momento, esattamente quella che voleva.

"Linc..." iniziò a dire lei mettendogli le mani sul viso.

"...LJ ha il sonno pesante..." scherzò lui senza allontanarsi dalle labbra della donna.

"Già ma io e te non siamo mai stati silenziosi" scherzò Lynne ridendo, facendo ridere anche Lincoln che scosse la testa.

"Mi sei mancata così tanto..." si lasciò sfuggire l'uomo senza neanche pensarci, chiudendo gli occhi per un attimo, ripensando agli ultimi anni della sua vita a quanto aveva fatto finta di niente, a quanto in realtà aveva sentito il peso di aver mandato a monte una delle poche cose buone che aveva.

"Anche tu" sorrise Evelynne "Mi dispiace di non averci creduto Linc, a noi due a... Ma era tutto così difficile..." aggiunse fissandolo, da giorni ormai aveva pensato di chiedergli scusa per avergli voltato le spalle e finalmente lo stava facendo.

"Sarà diverso..." rispose lui "...quando saremo in Messico sarà diverso, niente federali, niente polizia, nessuna delle mie vecchie stronzate lo giuro, solo io e te..." continuò, quella prospettiva era qualcosa che gli dava la forza e la voglia di combattere ed andare avanti anche a costo di dover ribaltare il mondo: una vita tranquilla come l'aveva pensata così spesso negli ultimi tempi, una casa sul mare, birra ghiacciata, lei.

"...e LJ" sorrise Lynne.

"Per una buona parte di quello che ho in mente LJ dovrà rimanere chiuso in camera sua, immagino..." rise lui sommesso.

"Mandiamolo direttamente da Micheal" rise lei a sua volta alzandosi sulla punta dei piedi per baciarlo.

"Già, sarà contento..." scherzò Linc sentendo qualche rumore provenire dalla stanza accanto, allontanandosi di poco da Lynne che si scostò in tempo per veder comparire LJ sulla soglia della porta vicino a loro.

"Papà..." disse il ragazzo assonnato.

"Hey" sorrise l'uomo abbracciandolo "Tutto ok?" chiese poi mentre il figlio annuiva.

"Dobbiamo andare?" aggiunse poi.

"No, per stanotte no, ci dobbiamo incontrare con Mike tra due giorni, dobbiamo riposarci" gli rispose il padre facendogli poi cenno di tornare a dormire, notando che nella stanza c'era il letto singolo su cui si era già buttato LJ ed un secondo letto matrimoniale.

Il ragazzo ci mise pochi minuti a riaddormentarsi, era stanco, provato dalla fuga, aveva solo voglia e bisogno di riposare, Lincoln si girò verso la donna tendendole la mano.

"Dai vieni" sorrise e Lye non se lo fece ripetere, si era già disteso quando lei, dopo essersi tolta le scarpe e la felpa, si sdraiò accanto a lui sentendo la tensione degli ultimi giorni scivolare via rassicurata dall'abbraccio di quella persona che credeva ormai di aver perso.

  
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