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Autore: ItsMilersh_    04/06/2012    1 recensioni
"Mi sentii tirare per un braccio. Mi voltai scocciata, curiosa di vedere chi era il disturbatore.. " non avrei mai pensato finisse così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sentii tirare per un braccio. Mi voltai scocciata, curiosa di vedere chi era il disturbatore.
All’altezza dei miei occhi si trovava un busto. Alzai lo sguardo e vidi due occhi verdi che mi fissavano.

“Serve qualcosa?” – chiesi.

“No, nulla. Vorrei parlarti per un momento.” – mi rispose il ragazzo.

Mi prese per il braccio, di nuovo, e mi porto via dalla folla e dalla mia amica. Non ero molto sicura delle sue intenzioni ma la sua stretta al braccio era leggera ma ferma, come una morsa non dolorosa dalla quale però non puoi uscire.

“Eccoci.” – esclamò.

Eravamo in una specie di vicolo cieco. Intorno a noi c’erano solo muri grigi con qualche disegno sopra.
Il respiro cominciò ad accelerare. Non avevo idea di chi fosse e avevo paura che mi facesse del male, anche se il suo viso non era maligno.

“Sai chi sono io?”

“Sì. Un ragazzo dagli occhi verdi che mi ha preso per il braccio e mi ha portato in un vicolo cieco e puzzolente.”

Lui sorrise e disse: “Strano tu non abbia detto il ragazzo coi ricci.”

Però era sorpreso che non conoscessi il suo nome, così gli chiesi: “Perché dovrei sapere chi sei?”

“Non importa. Sono Harry.” – allungò la mano e strinse la mia.

“Piacere, io sono Chiara.” – ricambiai il saluto e poi aggiunsi – “quindi HARRY perché ti è saltato in testa di prendermi e portarmi in un vicolo cieco e ripeto anche puzzolente?”

Un piccolo sorriso comparve di nuovo sul suo viso: “Ero coi ragazzi e a dir la verità ho notato la tua maglia.”

Guardai la mia t-shirt. Aveva un’enorme macchia di ketchup per colpa della mia amica a cui era scivolato l’hot dog, proprio su di me.

“Allora ti piacciono le magliette artistiche.” – cercai di sdrammatizzare ma ero imbarazzatissima – “Comunque potremmo smetterla di parlare del disastro che ho addosso e di capire bene il perché di questo rapimento.”

Alla parola “rapimento” scoppiò in una sonora risata che fece ridere anche me. Aveva un bel sorriso e gli si creavano delle piccole fossette sulle guance.

“Che ne dici se cambiamo location per il rapimento? Mi sono stufato di sentire questa puzza di calzino sporco.”

“Tu dici? Ma perché siamo venuti proprio qui.”

“Perché sono un agente segreto e devo nascondermi. Sono sotto copertura.”

Io lo guardai stranita e lui sorrise: “Andiamo.” – disse.

Stavolta mi prese per mano e molto rapidamente uscimmo da quel vicolo e attraversammo una strana che credo solo lui conoscesse. Mentre camminavamo a passo svelto mi chiese se
mi andava di mangiare qualcosa e che sarebbe stato meglio parlare con lo stomaco pieno.

Nel frattempo non mi ero dimenticata della mia amica, le avevo mandato un messaggio e le avevo detto che avevo incontrato un vecchio amico e che sarei andata a casa subito. Lei senza problemi mi rispose che andava bene anche perché lei aveva realmente trovato dei suoi vecchi amici che le avrebbero tenuto compagnia mentre io avrei mangiato chissà cosa, in chissà quale ristorante con Harry, l’“agente segreto”.

Arrivammo e vidi l’insegna luccicante di … McDonald's!

“Un posto di classe.” – pensai – “però è un agente segreto, deve per forza rimanere nell’ombra.”- sorrisi come un’idiota.

Entrammo e il campanello della porta suonò.

“Hei Harry, come stai?” – chiese il cassiere.

“Agente segreto?” – gli chiesi scherzosamente.

“Oh, ma lui … è agente anche lui. Lui sa!”

Scossi la testa e lui sorrise.

Ordinammo da mangiare e ci accomodammo a un tavolo. Il locale era vuoto e la musica alla radio continuava a suonare.

“Perché mi fissi? Vuoi un pezzo del mio panino?”

Lui sorrise e disse: “No. In verità sono contento che tu non abbia preso un’insalata come fanno tutte.”

“Ah quindi non è la prima volta che ci porti un ostaggio qui?”

“Ehm… in verità queste TUTTE poi non sono così tante.”

“Sto scherzando.” – gli dissi colpendogli leggermente la spalla.

“E’ buono?” – mi chiese.

“Sì. Ne vuoi un pezzo?”

“Ma sì, assaggiamo.”

Gli avvicinai il mio panino e poi appena lui si avvicinò io lo tirai indietro. Lui sorrise e gli lasciai addentare il mio panino.

“Magari le dita lasciamele, non si sa mai che in futuro mi servano, magari per fare quasi tutto!”

Entrambi iniziammo a ridere come degli idioti.

Ad un certo punto prese il bicchiere di coca cola e iniziò a mimare le parole della canzone che andava alla radio in quel momento:  

“My three words have two meanings,
There’s one thing on my mind
It’s all for you.”

Al “you” mi indicò. Io sorrisi e sicuramente arrossii.

Si alzò in piedi sul divanetto tenendo sempre il bicchiere di coca cola e cominciò a cantare a squarciagola:

“I’m out of touch, I’m out of love
I’ll pick you up when you’re getting down
And out of all these things I’ve done I think I love you better now.”

Quando si riaccomodò, iniziai a battergli le mani.

“Ti è piaciuta la mia performance?”

“Stupendo direi.” – dissi trattenendo a malapena le risate.

“Cosa ridi?” – disse alzandosi e venendo a sedersi sul mio divanetto.

Non riuscii più a resistere e iniziai a ridere. Lui fece il broncio ma poco dopo rise anche lui.

Ad un certo punto sentii le sue braccia avvolgermi.
Stavo bene.
Mi sentivo al sicuro.
Era strano perché mi sentivo protetta nelle braccia di un ragazzo di cui sapevo solo il nome, ma era come se lo conoscessi da sempre.
Ricambiai l’abbraccio appoggiando le mani sulla sua schiena.
I nostri respiri diventarono uno unico.

Dopo un po’ allontanò il viso dai miei capelli e mi guardò negli occhi: “Come stai?”

“Bene. Non ho più paura che tu mi faccia del male, ora.”

Lui sorrise e di nuovo quelle fossette ricomparvero sul suo viso: “C’è una piccola spiaggia qui vicino. Ci si potrebbe andare.”

“Non è troppo tardi? I tuoi amici ti staranno cercando. Sei via da quasi tre ore e non ti ho visto avvisare nessuno.”

“Forse hai ragione. Ora li chiamo e li avviso che andrò a fare una passeggiata per pensare.”

Io annuii. Si allontanò.
“Non mi interessa! Ho bisogno di stare un po’ fuori per conto mio.” - chiuse la chiamata, si avvicinò a me e mi prese per mano.

Sentii il rumore del campanello della porta suonare e dopo una frazione di secondo sentii urlare: “HAARRYYYY!”

Era un uomo armato di macchina fotografica che mi accecò con il flash.

“Cazzo!” – esclamò a voce bassa Harry – “Ora dobbiamo correre.” – mi disse.

Iniziammo a correre per seminare l’uomo.

“Che succede?” – gli chiesi.

Lui non rispose ma sembrava turbato da quello che stava accadendo.

Ci eravamo allontanati abbastanza e stavamo riprendendo fiato.

“Io abito a pochi passi da qui.” – dissi.

“Allora ti accompagno a casa, va bene?” – mi chiese.

Io annuii e alzandomi dalla panchina su cui eravamo seduti gli presi la mano e ci avviammo verso casa mia.

Arrivati sulla porta di casa mia, tirai fuori le chiavi dalla borsa e le inserii nella serratura.

“E quindi… buonanotte.” – dissi.

“Buonanotte.” – mi rispose.

Misi in casa un piede quando mi sentii tirare per il braccio.

“Ti ricordi cosa ti dissi a proposito dei primi appuntamenti?”

“Abbiamo parlato tanto, sinceramente no.”

“Meglio così.” – mi tirò a sé, mi mise le mani sui fianchi e appoggiò le sue labbra sulle mie.
Io chiusi gli occhi e appoggiai le mani sulla sua schiena.
Mi alzai sulle punte perché la differenza di statura era evidente.
Quando Harry sentì che mi stavo alzando sorrise e poi tornò sulle mie labbra.

“Io bacio sempre al primo appuntamento.”

“Me lo ricorderò.”
  
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