Shadows

“Per anni sono fuggito senza sapere da cosa.
Credevo che, correndo più in fretta dell'orizzonte, 
le ombre del passato non avrebbero intralciato il mio cammino.
Credevo che, mettendo tra me e loro una distanza sufficiente, 
le voci nella mia testa si sarebbero zittite per sempre”.
Marina, Carlos Ruiz Zafón

Londra è proprio come la ricorda.

I vecchi palazzi, il grigio del cielo, la pioggia. I taxi scuri. 

La folla che cammina, procede dritta verso la meta, instancabile.

Ha dimenticato la bellezza del fiume, la poesia delle parole e la luce che si riflette nelle pozzanghere. 

Draco ha dimenticato tutto.

🥀

Cammina per non sa quanto tempo. 

Cammina sino a perdere il senso delle ore - dei minuti. 

Anche una cosa importante come il tempo ha perduto importanza.

Cammina per strade conosciute. Calpesta il suolo della sua città. Respira odori che credeva perduti. 

Incrocia sguardi attenti e posa gli occhi su volti ignari. 

Vive, di nuovo.

🥀

Draco non sa nemmeno come ci arriva. 

I piedi lo portano proprio sotto quella finestra. La sua finestra.

L'ultima volta ha pensato che non l'avrebbe più rivista. E forse sarebbe andata così. 

Si ferma e alza lo sguardo. La stanza è buia, le tende tirate a tenere fuori il mondo. A tenere fuori lui.

In fondo, è solo una figura silenziosa avvolta in un cappotto scuro, il volto puntato verso quel rettangolo di oscurità, le mani buttate nelle tasche, conscio solo della pioggia che comincia a cadere e dell'odore acre dell'asfalto bagnato.

Una goccia gli cola su una guancia. O forse è una lacrima?

🥀

Draco non sa nemmeno cosa succede nei momenti successivi. Sente solo la pioggia intorno a sé - su di sé. Bagnata e vitale e calma.

L'ultima volta ha pensato che non l'avrebbe più rivista.

L'ultima volta ha pensato che una parte della sua vita fosse finita per sempre. L'ultima volta ha pensato che non sarebbe più tornato ad essere Draco, perché Draco non c'era più. Una parte di lui era morta. Una parte di lui se n'era andata via, si era dissolta come nebbia.

Veloce com’era iniziata, la pioggia cessa. All'improvviso, il cielo non piange più. Forse ha versato tutte le sue lacrime.

🥀

«Draco».

Una voce nella nebbia. Un canto nell'oscurità. Un richiamo che lo riconduce a casa. Una carezza che lo avvolge nel suo abbraccio.

Sentire il suo nome pronunciato da lei è come acqua per un assetato. Rabbrividisce, conscio solo delle sue braccia intorno alla sua schiena, delle mani tra i suoi capelli bagnati, della sua guancia contro la sua guancia.

Pelle contro pelle. 

La sua voce è solo un sussurro.

«Sei tornato».

Sì, è tornato.

È tornato per restare. È tornato per prendersi quella fetta della torta della felicità che forse gli spetta da sempre, ma che non ha mai voluto accettare. La merita, quella fetta di torta. Sente di  meritarla, nonostante tutto.

Lei ha scelto lui per condividere la sua.

🥀

Hermione si aggrappa alle sue forti spalle, assetata di lui, bramosa di un contatto per tanto tempo anelato e che ora può finalmente compiersi.

Accarezza il suo viso, passa una mano sulle sue labbra, segue la linea delle sopracciglia e dello zigomo. Accarezza i suoi capelli biondi come il grano. Accarezza l'idea di loro due, da soli, una candela accesa e una tenda tirata sul mondo.

Lo guarda negli occhi, finalmente suoi. Solo quello sguardo sa farla tremare. Solo ai suoi occhi si sente inerme e impotente, perché solo i suoi occhi sanno scrutarla dentro, sanno scavare fino in fondo alla sua anima per portare in superficie la verità.

🥀

Solo i suoi caldi occhi marroni sanno scavare fino in fondo alla sua anima, per portare in superficie la sua parte migliore.

«Sei la parte migliore di me, Hermione».