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Autore: hibou    05/06/2012    1 recensioni
"Bulma sapeva, dal momento in cui l’aveva conosciuto, dal momento in cui si era innamorata di lui, che prima o poi l’avrebbe lasciata senza troppe spiegazioni, che se ne sarebbe andato silenzioso come era arrivato.
Era la giusta punizione che le spettava per essersi innamorata di un soldato troppo testardo e orgoglioso, che non guarda in faccia nessuno e che punta come un treno alla sua destinazione, alla realizzazione della sua vendetta contro il tiranno maledetto che aveva trasformato il suo paese e la sua infanzia in un inferno."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ORDINARY GIRL






Think of me when you're out, when you're out there
I'll beg you nice from my knees
When the world treats you way too fairly
It's a shame I'm a dream


 

La luce calda del tramonto aveva già tinto il cielo e gli alberi di rosso, creando un atmosfera calma e ricca di tepore che affascinava la piccola e colorata località costiera.
La stagione estiva era alle porte e il mare aveva  portato con sé una dolce brezza che scompigliava furbescamente tutto ciò che incontrava.
Era uscita nella piccola veranda con una tazza di tè caldo tra le mani, che rigirava continuamente alla ricerca di calore.
Appoggiata con gli avambracci alla recinzione in legno che delimitava lo stretto uscio, si mordicchiava le labbra e l’interno delle guance fissando assorta il semplice e accogliente giardino che si apriva davanti a sé.
Lo sguardo vagava da una pianta all’altra, passando dagli arbusti ai fiori senza nesso logico.
Provò l’irrefrenabile impulso di lanciare la tazza e rovinare quella perfetta armonia che avvolgeva le case e le strade attestanti, di strappare il sorriso amichevole e cordiale che le rivolgevano i vicini quando la scorgevano, perché non c’era motivo per sorridere ed essere felici quel giorno, non c’era nulla di perfetto.
Voltò il viso di lato, ascoltando i rumori che provenivano dall’interno della sua umile casa sentendo le lacrime pungerle gli occhi.
Si era follemente innamorata della persona sbagliata, Bulma.
Aveva dato anima e corpo a colui che, a momenti, con uno zaino in spalle e gli occhi pieni di indifferenza, l’avrebbe abbandonata per seguire il proprio orgoglio e la propria vendetta.
L’avrebbe lasciata come un cliente lascia la propria puttana.
Anzi, pensò, nemmeno loro ricevono un trattamento simile.
Le sarebbe piaciuto essere una ragazza normale, in quel momento. Una di quelle che tartassano il proprio compagno pregandolo di non partire in lacrime, che si ponevano continuamente domande del genere “chissà se mi penserà”, “chissà se gli mancherò”; ma lei non era una ragazza comune, lo sapeva bene. Lo sapevano entrambi.
Avrebbe voluto urlargli contro, offenderlo e colpevolizzarlo, ma non poteva nemmeno prendersela con lui.
Bulma sapeva, dal momento in cui l’aveva conosciuto, dal momento in cui si era innamorata di lui, che prima o poi l’avrebbe lasciata senza troppe spiegazioni, che se ne sarebbe andato silenzioso come era arrivato.
Era la giusta punizione che le spettava per essersi innamorata di un soldato troppo testardo e orgoglioso, che non guarda in faccia nessuno e che punta come un treno alla sua destinazione, alla realizzazione della sua vendetta contro il tiranno maledetto che aveva trasformato il suo paese e la sua infanzia in un inferno.
Avrebbe voluto urlare e disperarsi con tutte le sue forze, ascoltare canzoni tristi e cantare stupide strofe che parlano solo di sogni e riconciliazioni.
Ma a cosa serve sognare, incontrarsi clandestinamente di notte, se poi al mattino è già tutto svanito?


 

I think I'll pace my apartment a few times
And fall asleep on the couch
And wake up early to black and white re-runs?
That escaped from the mouth
All I wanted was you
 


La sera stava calando e con sé anche la temperatura. Fu così costretta a rientrare, in mano ancora la tazza di tè colma. Rimase appoggiata con una spalla allo stipite della porta, ascoltando i rumori di vestiti che venivano ripiegati e cerniere che scorrevano velocemente come frustate.

Guardò il subbuglio dell’appartamento, gli indumenti sparsi ovunque, i libri a terra, le borse, le scarpe, i cosmetici... in mezzo a tutto quel disordine non si era mai sentita così sola e vuota.
Intravide un ciuffo nero apparire dalla porta della loro camera da letto e fu quasi tentata di non rimetterci più piede e appiccare fuoco alla mobilia e al materasso. Cancellare ogni traccia.
Vegeta apparve con degli indumenti in mano, si accorse della sua presenza e si guardarono per un istante.
Diverse ore di viaggio e si sarebbe trovato a combattere contro sé stesso e il regime che aveva soffocato il suo povero paese natale.
Interruppe lo scambio di sguardi e tornò a trafficare con le valigie impassibile.
Bulma sospirò senza farsi sentire e si sedette nel divano al centro della stanza.
Erano anni che lo vedeva lottare contro sé stesso, erano anni che vedeva il bene e il male scontrarsi in lui e apparire all’esterno in svariati momenti, ed erano anni che si chiedeva chi delle due avrebbe vinto e quando. Forse era ancora presto, la fine della guerra probabilmente glielo avrebbe rivelato e avrebbe rischiarato il cuore finalmente libero dell’uomo.
Si passò le mani sul viso stancamente, percependo ancora gli ultimi rumori dei preparativi e poi il silenzio.
 


I could follow you to the beginning
And just relive the start
And maybe then we'll remember to slow down
To all of our favorite parts
 


Il cuore le batteva all’impazzata, ogni pulsazione le provocava un dolore immenso come una pugnalata.

Vegeta uscì dalla camera e si diresse verso la porta con una borsa nelle spalle e una valigia in mano, dandole le spalle.
Lei lo guardò, e le sembrò di rivivere il momento in cui si era trasferito da lei. Sorrise sardonica ripensando a quanto, invece, fosse drammaticamente opposto a ciò che stava succedendo.
Lo guardò fermarsi sullo stipite e rimanere immobile senza proferire una parola, come se le stesse permettendo di imprimere nella memoria la sua immagine per l’ultima volta.
Perché era così, con Vegeta. Nessun gesto era dettato dalla spontaneità, tutto era calcolato e rispettato, tutto si svolgeva secondo i suoi piani, tutto veniva permesso da lui.
E forse avrebbe pianto Bulma, lo avrebbe richiamato a sé quando sarebbe uscito dalla sua casa –dalla loro casa- e dalla sua vita, lo avrebbe pregato in ginocchio di non andarsene quando lui sarebbe scomparso, esattamente come facevano le ragazze normali, avrebbe urlato, dato sfogo alla sua rabbia e al suo dolore e finalmente avrebbe gettato la tazza a terra.
Ma non disse e non fece niente, in quel momento.
Non uscì una parola quando lui si girò appena verso di lei e la inchiodò al divano con il suo sguardo.
Non uscì una parola quando, dopo quegli interminabili secondi, lui aprì la porta e se la richiuse alle spalle.
Non uscì una parola quando si ritrovò sola e al buio della sera.
Perché lei non era una ragazza normale, e lo sapevano bene entrambi.
 










***


Gli spezzoni in corsivo sono tratti dalla canzone "All I Wanted" dei Paramore.


Buonasera!
Vi ringrazio moltissimo per l'attenzione, spero vi sia piaciuta e di aver espresso i miei pensieri in maniera chiara ma soprattutto CORRETTA.
Se così non fosse, mi farebbe molto piacere ricevere un vostro parere al fine di migliorare me stessa :)
In qualsiasi caso, è sempre bello tornare a scrivere qua, nel luogo dove tutto ha avuto inizio. E' un po' come tornare a casa!
Un bacio, alla prossima!

hibou.
  
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