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Autore: ItsMilersh_    05/06/2012    1 recensioni
Era arrivato il giorno di San Valentino.
Le prime parole che mi vennero in mente furono: "Oh bello schifo."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era arrivato il giorno di S.Valentino.

“Bello schifo!”- pensai appena sentii la sveglia suonare.

“Bene, è iniziato il giorno più insulso di tutto l’anno. Oggi tutte le coppiette saranno ancora più fastidiose. Vedrò persone che limonano, o AMOREGGIANO, come non mai, OVUNQUE.”

Dopo la colazione mi preparai e uscii di casa. Aspettai per 10 minuti Harry che però non arrivava e così decisi di avviarmi verso scuola. “Nemmeno il mio migliore amico si fa vedere oggi.
Magari sta male e si risparmierà questo giorno.”

Arrivai a scuola e andai verso il gruppo dei ragazzi di classe mia.
Luis e Angelina si stavano baciando, Annie con una rosa in mano raccontava la sorpresa che aveva ricevuto dal fidanzato Liam a Julie e Lucy.

“Hei ragazzi!”- Interruppi io quell’atmosfera vomitevole.

“Ciao Chiara, come stai?”

“… Avete visto Harry?”- chiesi –“Almeno lui è single e può farmi compagnia.” – pensai.

“No, deve ancora arrivare.” – disse Luis.

“Ma sapete se sta male o cosa?”

“No, non l’abbiamo sentito.”

“Ok, grazie comunque. Ah, Annie carina la rosa.” – dissi sorridendo.

“Grazie.” – rispose arrossendo l’amica mentre io mi stavo allontanando.

Stavo salendo le scale quando sentii una voce dietro di me: “Hei Chiara! Ricevuto qualche rosa?”

“Tommy sei simpatico come il mal di pancia.”

“Ho chiesto. Nessun corteggiatore?”

“Tommyyy…..”

“Ok, perdonami. Ma sto solo scherzando, sai che ti voglio bene. Maryyyyyyyyyyyyyyyyyyy!! Scusa Chiara, devo andare.”

“Sei crudele!”

“Lo so.”- disse ridendo.

Tommy era un idiota patentato. Il giorno di San Valentino per lui era meglio del pesce d’Aprile.
Andava dalle ragazze che sapeva perfettamente che non erano fidanzate e faceva domande come quelle fatte a me.

Mi sentivo totalmente abbandonata in un mondo di fidanzatini e speranzose coppie che andavano verso il matrimonio a soli 16 anni. E non c’era nemmeno Harry.
Entrai in classe e trovai seduta completamente da sola Sally. Una mia compagna di classe, ancora più “forever alone” di me. Così mi sedetti vicino a lei e iniziammo una conversazione. Questa però durò poco perché entrò in classe il resto dei miei compagni e per ultima l’insegnante di matematica.
“Buongiorno ragazzi. Ragazze come va oggi? Sono tutti più carini con voi?”

Avrei voluto ucciderla. Già non mi stava simpatica, insegnava matematica e in più faceva queste battutine che mi deprimevano ancora di più.
Io e Sally ci guardammo con sguardo d’intesa.
L’ora sembrava non passare più. Mandai qualche messaggio a Harry per capire se almeno alla ricreazione sarei riuscita a vederlo ma non rispose.
Sentivo lo sghignazzare di Tommy dall’ultimo banco e le risatine isteriche delle ragazze che ricevevano bigliettini o messaggi dai loro amati. Io e Sally avevamo deciso di giocare a tris. Un po’ di matematica c’era, una piccola circonferenza e una x, e così non ci sentivamo nemmeno in colpa e in un certo senso giustificate a non prestare attenzione alle parole della professoressa.
Ad un certo punto bussarono alla porta.

“Avanti!”

La porta si aprì e comparve Harry. Non era vestito come tutti i giorni, non aveva uno smoking ma aveva l’aria elegante: “Buongiorno professoressa.”

“Harry, che ci fai qui? Cosa ti serve?”

“Mi servirebbe un secondo Chiara. Devo darle una cosa che mi hanno mandato da lontano e non posso aspettare.”

“Al “mi servirebbe un secondo Chiara” andava bene. Chiara vai pure.”

“Grazie mille.” – dissi alzandomi. Sally mi sorrise e io uscii dalla stanza.

Istintivamente saltai in braccio a Harry.

“Come mai sei così felice di vedermi?”

“Avevi promesso di non lasciarmi sola in questo giorno orrendo.”

“Hai ragione, ma sono il tuo migliore amico e mi farò perdonare.”

Io sorrisi: “Allora…migliore amico…cos’è quella cosa che ti hanno mandato da lontano e non puoi aspettare?”

“Ah niente, era una scusa, nel caso la prof non ti avesse fatto uscire.”

Io alzai il sopracciglio sinistro. Lui si trattenne per un po’ e poi scoppiò a ridere: “Scherzavo. Ecco qui.”

Mi porse una scatolina rossa. Io la aprii.

“NON CI POSSO CREDERE!” – esclamai.

“Ti piace?”- disse lui sorridendo.

“E’ bellissima. Grazie grazie grazie grazie grazie.” – dissi abbracciandolo forte.

“Sapevo che questo sarebbe stato un giorno orrendo. E meno male che è arrivato giusto se no sarebbe stato drammatico oggi.”

Mi misi a ridere, continuando a fissare la mia nuova collana con il primo glyph dei Mars.

“E comunque avrei anche qualcos’altro.”

“Altro? Ma io non ti ho preso niente.”

Lui non rispose e si diresse verso il banco dei bidelli.
“Chiudi gli occhi però!”

Io li chiusi e aspettai ansiosa il secondo regalo.
“Posso aprirli ora?”
“No.”

Pose le sue labbra sulle mie.
Velocemente aprii gli occhi, vidi il viso di Harry ma il suo calore mi stava trasportando
e il mio corpo si rifiutava di staccarmi da quello che fino a quel momento era stato il mio migliore amico.
Quando si allontanò, non proferii parola ma rimanevo lì a guardare i suoi occhi verdi.

Da dietro la schiena tirò fuori un mazzo di rose rosse.
“Ma tu sei pazzo!” – gli dissi.

“Forse… ma queste sono tutte per te. Non ho comprato i cioccolatini ma io potrei essere il tuo Ferrero Rocher.”

Scoppiai a ridere e lo riabbracciai.

“Come stai ora?” – mi sussurrò all’orecchio.
“Molto meglio.”

Quando mi lasciò aggiunsi: “E quindi ora noi cosa siamo?”

“Harry e Chiara, quelli di prima, solo che ora che ci siamo baciati sta a noi vedere cosa fare in futuro.”

“Io non voglio perderti. Bacio o no tu sei tutto quello che ho adesso.”

“Per me è lo stesso.”- disse guardandomi dritta negli occhi.

“Credo sia ora di rientrare.”

“Va bene, ci vediamo a ricreazione allora.”

Io sorrisi. Lui fece finta di niente e si girò per andarsene. Appoggiai il mazzo di rose per terra e gli corsi dietro.
Si girò velocemente e mi prese in braccio. Mi stampò un altro bacio.

“Però non posso entrare con il mazzo di rose in classe.” – dissi.

“Dammi qui.” – gli porsi il mazzo di fiori e lui ne tirò fuori una. Staccò il fiore con un pezzo di gambo e me lo diede – “Ecco qui. Il resto te lo riporterò dopo.”

“Grazie.” – dissi prendendo la piccola rosa.

“E ora togliti quel sorriso da ebete che poi tutti se ne accorgono!”

“Sei un’idiota!” – dissi dandogli un pugno sulla spalla.

Mi lanciò un bacio, io riaprii la porta ed entrai in classe.

“Tutto bene Chiara?” – mi chiese l’insegnante.

“Non potrebbe andare meglio.”

Tornai al posto, sorrisi a Sally, e accarezzavo quella rosa che timidamente avevo nascosto nella felpa rientrando in classe.
  
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