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Autore: Flaqui    06/06/2012    4 recensioni
-Mi porteresti un po’ di panche?- Lily si stupì per il suo tono incredibilmente calmo e controllato, proprio in quel momento, quando l’unica cosa che avrebbe voluto fare era mettersi ad urlare contro l’idiozia del suo cavaliere e contro la pateticità della scenetta che aveva appena fornito all’intero corpo studentesco.
Adam annuì lanciandole comunque un’occhiata strana a cui si limitò a rispondere con un cenno della testa. Sapeva che non l’aveva completamente convinto della sua sanità mentale, ma, per lo meno, sei si fosse allontanato avrebbe potuto calmarsi e analizzare dettagliatamente la situazione.
Bene. Analizziamo.
Il mio ragazzo –bhe ragazzo!-… Jack mi ha abbandonato da sola in mezzo alla pista da ballo dopo che l’ho baciato.
Che stronzo! L’ho baciato mica minacciato di morte!
Che poi, scusatemi se è poco, ma essere baciati da me non è un’esperienza poi così orribile, sai caro?
Non penserai mica di poter competere con la magnifica me?
Lily scosse il capo, facendo dondolare i suoi orecchini pendenti, regalo di compleanno di Nina che suo fratello aveva cercato inutilmente di far passare per suo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ruota che gira

 

Prologo
(Di fati e destini)


 
La vita può cambiare in un singolo, piccolo, infinitesimale attimo?
Possono tutte le tue certezze, i tuoi progetti, i tuoi sogni e desideri crollare come un castello di carte male assortito?
Si era sempre considerata una persona matura e responsabile nonostante la sua giovane età. Una di quelle ragazze che non perdono la testa dietro a sciocchezze come il principe azzurro, quelle che, se vogliono qualcosa, si alzano sulle loro gambe e vanno a prendersela. Quelle che non credevano negli oroscopi e nelle magie, nell’amore per sempre e nelle amicizie come quelle dei film.
Quelle che conoscono il limite e cercano di non superarlo.
Si era sempre ripetuta che, se mai si fosse innamorata, se mai avesse incontrato la persona dei suoi sogni, non sarebbe diventata come tutte le altre. Non avrebbe vantato i pregi e le abilità del suo ragazzo fino alla nausea, passando per una rompipalle asfissiante e appiccicosa. Sarebbe stata diversa.
Era diversa.
Poi, però, lui l’aveva guardata e il suo castello di carte era crollato, le sue certezze erano andate a farsi fottere, aveva iniziato a sognare il principe azzurro e a credere nell’amore con tanti cuoricini e il “vissero felici e contenti”.
Lui l’aveva guardata, solo per un singolo, piccolo, infinitesimale istante e lei si era sentita uguale. Uguale alle altre, confondibile e estremamente piccola e sciocca.
Ma, si sa, la ruota gira e prima o poi sarebbe anche dovuto arrivare il suo turno.
 

***

 
Lily rimase impalata nel bel mezzo della pista da ballo.
La maggior parte degli studenti non avevano notato quello che era successo fra lei e Jack ma la situazione era comunque piuttosto chiara anche ad eventuali osservatori esterni alla vicenda. Due ragazzi che ballano un lento al ballo, lei raggiante di felicità nella notte più bella della sua vita, si avvicina piano e lo bacia. Lui rimane impalato e poi, dopo aver borbottato qualcosa di incomprensibile e aver fatto un inutile cenno con il capo corre via dalla festa, lasciando la sua dama da sola in mezzo alla sala.
Non ci voleva un genio per capire che era stata appena scaricata.
Dio, sono appena stata scaricata!
Sentì un groppo alla gola e gli occhi pizzicare, come una tacita richiesta di poter aprire i rubinetti ed espellere tutto il dolore, lo stress e le preoccupazioni che li stavano affliggendo.
No, assolutamente no.
Non azzardarti a piangere, o finirà nel giornalino scolastico!
Pazienza che non ne abbiamo nemmeno uno, lo creerebbero solo per mettermi in difficoltà!
Qualcuno le mise una mano sulla spalla e lei dovette mordersi il labbro per non scuotersela di dosso e correre via.
È di sicuro quella stronza della Tompson venuta a scattare la foto di copertina per il nuovo giornalino anti-Lily.
-Lils- Adam la fece voltare con un movimento goffo e lei dovette morderselo ancora più forte, quel labbro, perché avrebbe voluto gettarsi nelle sue braccia e piangere fino allo sfinimento.
-Ohi- Adam cercò di ignorare gli occhi lucidi dell’amica e la afferrò per la vita, impacciato come sempre –Ti va di ballare, eh? Si, vero? Andiamo…-
Lily si lasciò guidare ancora piuttosto scioccata, a dire il vero. Era stato come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Quando rimani fermo immobile per un attimo, come a chiederti cosa sia successo, la guancia ancora rossa e pulsante, con l’impronta della mano.
Chissà se le sue labbra mi hanno lasciato un impronta.
Forse è per quello che mi bruciano tanto.
Adam si schiarì la voce, come a volerle ricordare la sua presenza lì e anche quella di tutto il corpo studentesco che ormai li fissava spudoratamente, senza farsi troppi problemi.
Lily alzò gli occhi verso di lui e cercò di sorridere, dopotutto le aveva appena evitato di mettersi a correre gridando e piangendo dietro il suo cavaliere come una bambina piccola e patetica.
-Devo picchiarlo?- chiese lui, i capelli biondi che gli scivolavano davanti agli occhi, mentre le afferrava con più decisione le spalle.
-No… portami via, però- riuscì a dire nonostante il groppo in gola e i chili di fard che aveva addosso che stavano per colore via, cancellati da una lacrima ribelle –Non ho molta voglia di ballare-
Adam annuì e, con una grazia di cui non immaginava l’esistenza, la trascinò verso il limitare della pista, fingendo di condurre un insolito e innovativo ballo in diagonale per non attirare troppo l’attenzione. Poi, la fece sedere con cura in un tavolo seminascosto dalle impalcature per le luci e la guardò con una smorfia angosciata.
Lily potè giurare di sentirlo sussurrare affranto un “Merda, io non le so fare queste cose!” prima che, finalmente guardandola negli occhi le chiedesse –Vuoi che chiamo qualcuno? Kate? Jenny? Nina?- aveva l’espressione di un malato terminale, come se fosse stato lui quello piantato in mezzo alla pista da ballo -Simon?-
A Lily venne da ridere.
Di certo chiamare mio fratello magari mentre si è imboscato con qualcuna non mi sembra una buona idea.
Ma mi ha trascinato fino a qui e mi ha evitato la figuraccia dell’anno. Facciamogli credere che sia bravo a consolare...
-Perché non parli, dannazione!-
Lily sapeva che era una rarità che non parlasse.
Bhe, è una rarità anche che qualcuno mi abbandoni sulla pista da ballo dopo che l’ho baciato.
E mentre piano, piano la mente iniziava a farsi più lucida, il cervello riprese a funzionare e la rabbia la invase.
Mi ha piantata! Che razza d’idiota!
Adam prese a guardarsi intorno, con viva preoccupazione, alla ricerca di un qualcosa che potesse distrarla dalle lacrime e che potesse sollevarlo dall’incarico di consolarla.
-Mi porteresti un po’ di panche?- Lily si stupì per il suo tono incredibilmente calmo e controllato, proprio in quel momento, quando l’unica cosa che avrebbe voluto fare era mettersi ad urlare contro l’idiozia del suo cavaliere e contro la pateticità della scenetta che aveva appena fornito all’intero corpo studentesco.
Adam annuì lanciandole comunque un’occhiata strana a cui si limitò a rispondere con un cenno della testa. Sapeva che non l’aveva completamente convinto della sua sanità mentale, ma, per lo meno, sei si fosse allontanato avrebbe potuto calmarsi e analizzare dettagliatamente la situazione.
Bene. Analizziamo.
Il mio ragazzo –bhe ragazzo!-… Jack mi ha abbandonato da sola in mezzo alla pista da ballo dopo che l’ho baciato.
Che stronzo! L’ho baciato mica minacciato di morte!
Che poi, scusatemi se è poco, ma essere baciati da me non è un’esperienza poi così orribile, sai caro?
Non penserai mica di poter competere con la magnifica me?
Lily scosse il capo, facendo dondolare i suoi orecchini pendenti, regalo di compleanno di Nina che suo fratello aveva cercato inutilmente di far passare per suo.
Gli avrei persino creduto… ovviamente se non l’avessi visto aggiungere di nascosto il suo nome al bigliettino.
Bhe, almeno ha tentato di non essere particolarmente sgradevole.
Melanie Tompson, a qualche metro di distanza, stava confabulando fitto, fitto con Erica Dump, del corso di Biologia. Dalle occhiate allusive e dai tentativi di Melanie di imitare una fuga a gambe levate neanche troppo velati, Lily comprese che stavano parlando di lei.
E che aveva esattamente dieci secondi prima che la notizia si spargesse per tutta la sala e che altri sguardi compassionevoli la seguissero come un’ombra.
Lily balzò in piedi, incurante dell’atroce dolore che le scarpe le avevano procurato al repentino movimento e, decisa a lasciare quel posto troppo in vista e ripiegare per un angolino buio, avanzò velocemente verso l’uscita, fingendo di tanto in tanto di parlare con qualcuno e accennando a qualche vago passo di ballo per non attirare troppo l’attenzione.
Dalla sua attuale postazione, nascosta nel bagno delle ragazze del secondo piano, con unica compagnia di Tina Reese, una ragazzina del primo anno che stava singhiozzando come una fontana per quella brutta macchia sul suo vestito nuovo, Lily si guardò allo specchio e si trovò bellissima.
Sono sempre bellissima.
Perché lui non se ne è accorto?
Tina singhiozzò più forte.
Notte più bella della mia vita ‘sto cazzo!
 
 
Lily Carren, quindici anni e sette mesi, capelli rossi e enormi occhi celesti –azzurri, okay? Sono di un meraviglioso azzurro splendente!- si chiuse la porta del dormitorio dietro le spalle con un colpo secco.
Aveva cercato Jack dappertutto, dopo quello che era successo. Era andata fino al dormitorio maschile, e, sotto gli sguardi curiosi dei suoi compagni di stanza, aveva bussato alla sua porta.
Ma nessuno le rispondeva e le lacrime premevano per uscire. Alla fine, Tom, il ragazzo che condivideva la stanza con Jack, le si era avvicinato con un’espressione strana e le aveva detto che era inutile insistere e che probabilmente era da qualche parte per la scuola.
Allora Lily aveva deciso che poteva bastare così e se ne era ritornata in corridoio, le guance che bruciavano per l’imbarazzo, il cuore che palpitava e le lacrime che già brillavano agli angoli dei suoi occhi ma il sorriso che splendeva come sempre, perché sua madre le aveva sempre detto di non dare mai a nessuno la soddisfazione di vederla stare male.
Sentì Kate muoversi sotto le coperte e, immediatamente, si impose di smetterla. Poco le importava dell’ amicizia che la legava a quest’ultima da ben cinque anni, ormai. Nessuno l’avrebbe mai vista piangere. Mai.
-Ehi- mormorò la ragazza, emergendo da un enorme cumolo di coperte spiegazzate. Nonostante l’oscurità in cui era immersa la stanza, Lily potè benissimo notare i suoi occhi gonfi e rossi. –Sei tornata presto.. tutto okay?-
Lily si costrinse a sorridere ma, quando sul viso dell’amica comparve un espressione perplessa, capì che non era stata particolarmente convincente –Brutta serata anche per me-
Fortunatamente Kate non chiese altro e lei potè infilarsi sotto le coperte, senza nemmeno spogliarsi, il vestito di seta frusciante e liscia che aveva scelto con tanta cura e devozione che si spiegazzava e si attorcigliava contro il materasso. Le labbra le bruciavano ancora e allora le premette contro il cuscino ma neanche così la situazione sembrò risolversi.
Una serata perfetta…
Stavolta le lacrime non ci pensò nemmeno a fermarle.
Cosa ti passa per la testa, Jack?

 
   
 
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