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Autore: Disorientated Writer    06/06/2012    9 recensioni
Sequel di 'Dio e Semidea'. 
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Sono passati vent'anni da quando Nina è stata nominata Araldo degli Déi.
Eppure, niente va per il verso giusto.
La figlia di Poseidone è scomparsa, morta o rapita.
Suo figlio Alexej non l'ha mai conosciuta.
E nemici vecchi e nuovi minacciano l'Olimpo, allo stremo delle forze.
Un viaggio alla volta di Roma.
Perdite e sconfitte, gloria e vittoria.
Perché solo il Campo Mezzosangue può impedire l'imminente Apocalisse, ormai.
Come al solito, del resto.
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Questa storia è dedicata alla mia adorata Effie Malcontenta Weasley. ♥
[CAMBIAMENTI IN CORSO]
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’oscurità.
Quell’oscurità dalla quale è nato il Tartaro, dalla quale sono nati i peggiori incubi e le più tremende pene.
È una dimensione infinita, quella in cui Lei si trova. È rimasta lì per millenni. Ma ora, qualcosa nella maledizione che la tiene imprigionata qualcosa si è sbloccato. E non ha intenzione di perdere questa occasione.
Nell’immenso buio della prigione, qualcosa inizia a brillare. Sono due enormi occhi dalle pupille cremisi, che sembrano danzare come fiamme distruttive, pronte ad avvolgere il mondo e ridurlo in cenere.
Una risata rimbomba per la dimensione.
La vendetta è vicina. E sarà una vendetta intrisa di incubi e fiamme.
 
 

 

     Ultimate Heroes.

                              I - Caccia alla Bandiera: se non succede una catastrofe, non è divertente.  

 

 















 
 
Ogni storia inizia in un modo diverso. Ci sono quelle che cominciano con un dolce risveglio mattutino, alcune partono con una passeggiata o altre con una rapina.
Questa, invece, incomincia con uno scorpione gigante che ha deciso di tranciarmi via lo stomaco.
Mi presento: il mio nome é Tyler Hamilton, ma tutti mi chiamano semplicemente Ty. Ho diciassette anni e mio padre é una divinità. Non nel senso che é un divo del cinema o altro, édavvero una divinità. Si chiama Apollo e sì, è il dio del Sole dell’antica Grecia, sì, è ancora vivo e no, questa cosa non mi rende automaticamente un essere divino, asini. Ai tempi della storia – ricordate? Quella del maiale che mi mangia il panino – vivevo a Los Angeles con i miei genitori adottivi, Josh ed Emma Hamilton. Non vivono sull'Olimpo, certo, ma credetemi, quei due non hanno niente da invidiare ai gentili signori del piano di sopra. Almeno, Josh ed Emma non mi hanno mai mandato in luoghi pericolosi con un'altissima probabilità di morte lenta e dolorosa (la scuola stavolta non conta).
Ma torniamo a noi. 

 
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« Ty! Ty! Svegliati, per i più consunti slip di Ade! »
Jared Lachowski, uno dei più insopportabili, irruenti, impertinenti, loquaci figli di Apollo, nonché mio migliore amico,  mi scrollò violentemente, mentre cercavo disperatamente di sprofondare tra le braccia di Morfeo –che poi, non capisco perché i mortali dicano così. Io non mi farei mai abbracciare da Morfeo. Bleah.
« Taci, sto dormendo, razza di idiota. » borbottai, mandandolo da una certa parte.
« Oggi è il gran giorno: la caccia alla bandiera! » esclamò lui, al massimo della felicità.
Sbuffando sonoramente rotolai giù dal letto.
« Wow, però. In fondo è solo, quanto, la centosettantesima caccia? » biascicai, mentre mi vestivo in tutta fretta, nel bagno della nostra cabina,insieme a tutti gli altri ragazzi di Apollo.
« Fratello, possibile che tu sia sempre così guastafeste? Ci sono anche le cacciatrici! » sospirò Jared, infilandosi la maglietta in fretta e furia.
Era risaputo che il mio migliore amico avesse una cotta per una Cacciatrice di nome Willow, figlia di Demetra.
Poverino.
« Andiamo, amico. E speriamo di non incontrare la tua bella. » bofonchiai, afferrandolo per una manica e trascinandolo fuori da quella gabbia di matti che era la Cabina di Apollo.
Per poi ritrovarci in quella gabbia di mentecatti che era il Campo Mezzosangue.
Voglio dire … potevamo essere i figli degli déi più potenti, Eroi, guerrieri e quello che vi pare … ma alla fine eravamo tutti schizzati.
Giusto per confermare la mia precedentemente citata teoria, arrivò l’Oracolo del Campo.
Uno quando pensa alla parola oracolo pensa ad una ragazza eterea, che medita in continuazione, vestita con abiti di seta leggera e cose varie … ecco, il nostro Oracolo era qualcosa di completamente diverso.
Charlotte “Charlie” Belacourt, diciotto anni, francese. Capelli neri come l’inchiostro, lisci, e una spasmodica passione per la musica punk-metal, come testimoniavano i suoi pantaloni in pelle strappati sul ginocchio e le borchie sulla maglietta.
« Hamilton, Lachowski. » ci salutò con un sorriso amichevole e un mezzo inchino, prima di superarci per avviarsi verso la casa grande.
Charlie era sempre stata un po’ schizzata, me l’aveva confidato Chirone in gran segreto, quando era stata assunta da mio padre, cinque anni fa.
« Dai, Ty, andiamo, la colazione ci aspetta! E dopo .. oh, accidenti, corsa con le Ninfe! Odio correre. » aggiunse demoralizzato il mio migliore amico, strattonandomi per una manica e distraendomi dai miei pensieri a tema pazzia.
Fortuna che Jared non poteva entrare nella mia mente, altrimenti il manicomio sarebbe diventata la mia casa dopo nemmeno due giorni al Campo.
« Sì, andiamo … » risposi, seguendolo verso la mensa, dove Chirone ci aspettava per il solito discorsetto pre-caccia.
Quando arrivammo, il padiglione di marmo era già sovraffollato.
Normale, visto che per tutti (tranne me) la Caccia alla Bandiera era uno degli avvenimenti più interessanti del mese.
Il motivo per cui odiavo la Caccia? Succedeva sempre, sempre, sempre qualche casino.
Mai che ci si potesse divertire in santa pace.
Qualche tempo prima, ad esempio, un Segugio Infernale mi aveva rincorso per tutto il bosco, prima di essere sedato da alcuni figli di Ade.
E la volta prima? Ero caduto in una fossa. Piena di escrementi di cavallo.
Diciamocelo, non ero io ad avere problemi con la Caccia alla Bandiera, era lei che mi invogliava a non giocarci mai più di volta in volta!
Ma, comunque, torniamo alla storia.
Chirone, con i suoi due metri e venti equini, osservava l’intera platea con fare serio, come se si preparasse a chissà quale disgrazia. Ottimo.
Mi guardai intorno, cercando di vedere se i miei compagni di (dis)avventura erano nervosi quanto me.
Ovviamente, no.
River e Luke Wilson, i gemelli discendenti di Afrodite ed Ermes, si stavano dando il cinque, esaltati, come al solito.
Accanto a loro, Amelie Darren faceva scrocchiare le nocche. Fortuna che eravamo nella stessa squadra, o avrei seriamente temuto per la mia stessa vita.
Katalina Dukas e Jack Lu, la figlia pacifista (e ci terrei a sottolineare la parola ‘pacifista’) di Ares e il figlio tuttofare di Efesto con una spasmodica passione per la fotografia.
Dietro, Jackie Lu, sorella maggiore di Jack, cercava in tutti i modi di aprire un barattolo contenente una strana sostanza verde acido, che sperai non utilizzasse contro di me.
Charlie, l’Oracolo, era seduta a gambe incrociate sul prato, a pochi metri da Chirone, e ci fissava sorridendo maliziosa. Chissà quale arcana visione aveva avuto sulla Caccia alla Bandiera.  
« Eroi! » tuonò Chirone, facendo sobbalzare un paio di matricole.
Io abbozzai un sorriso. Il nostro equino insegnante iniziava sempre così, prima del discorso per la Caccia. Che, come previsto, durò una ventina di minuti buoni. Ormai lo sapevo a memoria, quel discorso.
Con qualche piccola variazione, ma la solfa era sempre quella: “nessun morto, è vietato mutilare, è un ottimo allenamento, vi divertirete, l’importante non è vincere ma partecipare” e bla, bla, bla.
Le solite cose.
Quando Chirone ci congedò, Jared mi arpionò il braccio.
« Okay, spruzzetto di sole. Ora noi due andiamo a cercare le nostre care “cugine” Cacciatrici. »
« Contaci, fratello, contaci. Io torno a dormire, fino a stasera non ho intenzione di fare altro! » esclamai, liberandomi dalla sua presa con uno strattone e dandogli un buffetto scherzoso sul naso, prima di allontanarmi a grandi passi verso la mia cabina.
 
La donna indossa una tunica greca bianca, sgualcita.
E’ appoggiata alla parete di roccia, e del sangue fresco le cola dal labbro.
Alexej non sa dire quanti anni abbia. Diciotto? Venti? Non sembra molto più grande di lui.
Eppure, ha qualcosa di estremamente familiare.
Se solo riuscisse ad avvicinarsi di più …
Ad un tratto, la donna spalanca gli occhi.
« Alexej … »
 
Mi alzai di scatto, gridando.
Non mi ero neanche accorto di essermi appisolato sul mio letto della cabina di Apollo.
« Tyler, tutto bene? » domandò mia sorella Whitney, osservandomi con un cipiglio preoccupato dall'alto del suo metro e ottantacinque. 
Io annuii, facendo un gesto vago con la mano, stringendomi nelle spalle e tentando di sorridere. 
« Brutto sogno. » sillabai, prima di alzarmi ed uscire, senza nemmeno guardarmi intorno.
Il sogno mi aveva scosso, e anche parecchio.
Chi era quella donna?
E perché mi sembrava così familiare?
Mi sedetti sotto il grande pino che torreggiava su tutto il campo.
Era magico, dicevano.
Ma l’unico potere che aveva avuto su di me, fino a quel momento, era stato di calmarmi.
Mi bastava sedermi sotto le sue fronde ombrose, e la mia mente tornava all’equilibrio iniziale.
Per le mutande a unicorni di Poseidone! Pensai, lanciando un sassolino.
Ci mancava solo il sogno inquietante.
Come se la prospettiva di una caccia alla bandiera non fosse abbastanza.
Sconsolato, mi rialzai, certo che neanche il pino magico avrebbe potuto calmarmi.
Avevo una strana sensazione addosso. La sensazione che presto, tutto sarebbe cambiato.
Strano come un semplice sogno potesse sconvolgermi così tanto.
Scrollai le spalle, deciso a non pensarci.
In fondo, non era altro. Solo un sogno.
« Ty! Ty! Ty! » la voce trillante di River mi risvegliò dal mio coma.
« Però, River, hai imparato come mi chiamo dopo ben … » feci finta di contare sulle dita, « cinque anni! I miei complimenti. » sorrisi, abbracciandola.
River era di quanto più vicino ad una sorella avessi. Più di tutte le figlie di Apollo.
Lei ricambiò il sorriso, battendo le mani in modo compulsivo.
« Sei pronto per la Caccia, eh? Ti batto, tanto ti batto! » canticchiò, prendendomi per mano e trainandomi verso il centro del campo.
Mi limitai a ridacchiare, lasciandola alle sue fantasie. Potevo anche odiare quello stupido gioco, ma odiavo di più perdere, in ogni situazione.
Il resto del pomeriggio passò così, in compagnia di River e di suo fratello gemello Luke, che si era unito a noi poco dopo.
Di Jared neanche l’ombra, ma non me ne preoccupai troppo. Probabilmente era appostato fuori dalla cabina di Artemide cercando di spiare all’interno alla ricerca di Willow.
La sua stava diventando un’ossessione, ormai.
E infine, per mia (s)fortuna, l’ora della Caccia arrivò.
Lo so, sembra che io sia un fissato, dal momento che non parlo d’altro.
Ma, che ci volete fare … un trauma è un trauma.
Chirone ci schierò su due linee. Eroi da una parte, Cacciatrici dall’altra.
Riepilogò brevemente le regole per i novellini, poi, ci diede il via.
E la Caccia iniziò.
 
Erano venti minuti che mi giravo i pollici. Letteralmente.
Mi avevano messo di guardia alla bandiera, e da allora non avevo più visto anima viva.
Sbuffai, stringendo l’elsa della mia spada, Tempesta.
Non so perché si chiami così, in realtà.
Me l’ha regalata Chirone quando ho compiuto quindici anni.
Avrei anche potuto portare il mio amato arco, ma tirare in mezzo agli alberi con il solo aiuto della luce della luna non è proprio il massimo.
Ad un tratto, il rumore di un ramo spezzato mi fece sobbalzare.
Un istante dopo,  mi ritrovai un coltello puntato contro la gola.
« Amelie, la smetti? Siamo in squadra insieme, genietta. » sospirai.
Lei digrignò i denti, e io alzai gli occhi al cielo.
Da quando era arrivata al campo non la smetteva di attaccare briga con me. Qualsiasi scusa era buona per insultarmi o provare ad uccidermi.
Infatti, mi ero ripromesso di vivere fino ai centosettant’anni solo per fare un dispetto a lei.
« Non mi importa se siamo in squadra insieme, Hamilton. Io faccio que- »
«Quello che voglio, quando voglio, come voglio, e tu non hai alcun diritto di darmi ordini. » la scimmiottai, spostandole il coltello dalla mia gola con una mano. « Lo so, tesoro, me lo ripeti ogni santissimo giorno. »
A quel punto, Amelie mi tirò un pugno sulla mandibola che mi spedì dritto a terra.
« Hey! » esclamai, indignato.
Ma ti pare che uno non può neanche concentrarsi sulla Caccia che deve vedersela con qualcuno della propria squadra?
Mi rialzai, titubante, e la incenerii con lo sguardo.
Peccato fosse notte, o l’avrei disintegrata all’istante.
Lei mi guardò con il suo solito fare superiore, come fosse la Regina degli Déi.
« Tutto qua, Hamilton? » disse, accennando una risata, nonostante i suoi occhi rimanessero freddi e inespressivi come al solito.
Mi spolverai l’armatura. Poi, le mollai un cazzotto in pieno stomaco.
Al diavolo il detto ‘le donne non si toccano neanche non un fiore’, quella non era una donna, era una gorgone vestita da brava ragazza, per Zeus!
Iniziammo a pestarci di brutto. Niente armi, sarebbero servite a ben poco.
Ero a mezzo centimetro dalla sua gola, quando un urlo squarciò il cielo.
« Hai sentito? » sussurrò Amelie, stupita.
Solo in quel momento mi resi conto che ci trovavamo in una posizione piuttosto imbarazzante, con lei stesa sotto di me.
Chiunque avrebbe potuto pensare piuttosto male.
Tastandomi un occhio nero ricevuto in regalo poco prima, mi rialzai velocemente.
« Ma chi … »
Non riuscii a terminare la frase.
Una ragazza dai capelli corvini correva a perdifiato nella nostra direzione.
Inseguita da uno scorpione gigante.
Ora, dovete sapere che ci sono solo tre cose che odio più di tutte le altre: i broccoli, il gelato di soia e gli scorpioni.
E il fatto che quello fosse gigante, non aiutava molto. 
Amelie scattò in piedi, dimentica del fatto che circa mezzo nanosecondo prima ci stavamo pestando di botte, e mi urlò di portare al sicuro la ragazza apparsa dal nulla, che era appena inciampata e svenuta.  
Bene.
Dai, andiamo davanti a uno scorpione gigante!
Racimolando tutto il mio coraggio, impugnai Tempesta e corsi il più veloce possibile verso di lei. Sperai che con un po’ di fortuna lo scorpione mi avrebbe ignorato.
Ovviamente, puntò subito verso di me.
Sarà per la mia smisurata bellezza, stupendosità o non so quale altra inumana caratteristica, ma i mostri tendono sempre a puntare me più degli altri.
E non sto scherzando.
Sembrano preferirmi come spuntino.
Sarò anche appetitoso, oltre che bello, figo, dolce, intelligente e chi più ne ha più ne metta?
Scossi la testa. Non era il momento per pensieri come quelli. Una semidea rischiava la vita.
Mi sarei contemplato allo specchio più tardi.
Con un balzo superai una radice e atterrai proprio davanti alla ragazza.
Ovvero, di fronte allo scorpione.
« Vieni a prendermi bello! Sono qui! » urlai, cercando di attirare la sua attenzione per permettere ad Amelie di attaccarlo da dietro.
Lo scorpione alzò la coda e puntò verso di me.
Riuscii ad afferrare la ragazza e scostarmi di lato appena in tempo, ma il maledetto mi ferì di striscio sulla spalla.
Pazienza.
Cercai di trascinarla via prima che il mostro potesse riprovarci.
Troppo lento.
Veloce all’inverosimile, lo scorpione ritentò il colpo, stavolta ferendomi all’addome.
Poi, la sua testa si staccò.
Amelie, in piedi sopra di lui, brandiva la sua Ascia della Morte.
« Certo che potevi anche farlo prima. » borbottai, sentendo un’improvvisa fitta di dolore per tutto il corpo.
« Uhm, Amelie, quello scorpione non era velenoso, vero? »
Domandai, poco prima che il mondo diventasse completamente buio.
L’ultima cosa che sentii fu l’impatto con il terreno e un urlo.















Madamoiselle's Corner. 
OH MIEI DEI, NON CI CREDO *---* e rieccomi qui, con il seguito di 'Dio e Semidea', una Ninetta scomparsa, un Apollo al momento inutile e un piccolo diopertrequarti chenonsadiesserlo :'))
Ebbene sì, nonostante le altre due storie aperte (-L'assassino della porta accanto- e -The Avengers-) sono tornata alla carica :3
Come già detto nella presentazione, questa è dedicata a Effie Malcontenta Weasley, la mia cara Liliana Tempesta c:
Devo ammettere che ero un po' titubante sul mettere o no questo capitolo, ma tanto ... o la va o la spacca e.e
Se vi fa orrore, vi prego, ditemelo :3 
Ringrazio inoltre Viola(Khyhan), il mio/la mia Pvezzemolo/a(JupiterEj) e Valerie, della quale non ricordo mai il nick su EFP :3
Ps. AMMIRATE LA COPERTINA DELLA STORIA, GENTILMENTE DISEGNATA DA BEATRICE, UNA MIA CARA AMICA 


Al prossimo capitolo, che con ogni probabilità avrete nel 2056! 
Madamoiselle Nina. 
   
 
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