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Autore: Justanotherpsycho    06/06/2012    5 recensioni
Può l'orgoglio di un Dio e la sua sete di gloria e potere aizzarlo contro suo Padre? Verrà l'Olimpo scosso dall'ultima e più grande delle Tre Guerre Divine, quella mai narrata?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - l'Antica Profezia

LIBRO I

Ares, il Dio Empio




Freddo e urla ghiacciate. Nella notte buia e fitta, tra le raffiche di vento e neve, balugina una luce... piccola e flebile luce… che piano piano cresce, ingoiando ingordamente tutto ciò che le capita a tiro. 

Presto il terrificante verso che scaturisce dalle sue viscere sovrasta l’ululato del vento. La gente scappa confusamente tra i vicoletti ricolmi di fango ghiacciato del villaggio.
Da cosa scappano?
Alle loro spalle si riversa un fiume impetuoso di uomini. Soldati, ma non di quelli comuni. Soldati senza scrupolo né pietà, con l’unico obiettivo di uccidere tutto ciò che si muova, bruciare quello che non lo fa e saccheggiare quello che non prende fuoco.
Sangue e neve. Mentre l’esercito si muove all’unisono tra le capanne, come se tutte quelle teste fossero le membra di un unico, più grande e mostruoso animale, il rogo prende piede e sembra riscaldare il mostro, che ne acquista energie.
Ancora urla, ancora sangue e orribile suono di morte.
Alla fine, niente più urla. Tutto tace, ad eccezione del calmo e angosciante scoppiettio delle fiamme.
Il mostro è arrivato ad una capanna che sembra più importante delle altre, che si trova più o meno al centro del villaggio, e si apre, facendo strada al suo padrone e domatore…
Con la postura fiera e inquietante che gli si addice, si fa strada con passo misurato tra le sue fila.
La presenza imponente, la corazza lucente, ma, al tempo stesso, ricoperta di sangue nero, ancora caldo, tanto che, a contatto con l’aria gelida, fuma ancora. Ricaccia la daga nel fodero e arriva di fronte alla capanna, dove l’esercito gli ha lasciato uno spiazzo vuoto.
Con atteggiamento quasi regale, si sfila il casco dalla testa e lo lascia cadere per terra… si volta…
«Miei prodi combattenti! Un altro villaggio barbaro è caduto ai nostri piedi! – i soldati esultano in preda all’euforia – Ma questo non è un villaggio come gli altri! Ci avevano detto che avremo causato l’ira dei loro dei, se l’avessimo profanato. Era santo, questo villaggio, protetto da temibili mostri dall’aspetto di fiere voraci. Eppure… è qui che brucia davanti ai nostri occhi, come ogni altro… Quindi dov’è l’eccezionalità? E’ lì dentro, miei cari fratelli. – indicando la tenda, a cui ha rivolto le spalle – Lì si nasconde uno dei più potenti oracoli che il mondo abbia mai conosciuto. Un oracolo che, si dice, sia in contatto con qualcosa di superiore addirittura agli stessi Dei dell’Olimpo. – Un certo sconcerto sembra serpeggiare tra gli ascoltatori, e lo stesso oratore sembra quasi indignato, tanto che ricomincia con voce più alta e collerica – Ma noi siamo qui per mettere fine a questa eresia! E per dimostrare al mondo intero, una volta per tutte, che gli unici veri Dei sono gli Olimpi!!» 
Alzando un braccio al cielo per l’ultima volta, istiga una nuova e più potente ovazione che si alza dall’esercito.
«E ora…» fa per riprendere, ma un uomo armato di spada sbuca dalla tenda e con la sua arma trafigge il comandante dritto nel mezzo della schiena.
Improvviso silenzio. Stranamente nessuno si muove per vendicarlo, ma tutto tace, tanto che persino l’attentatore sembra spiazzato.
Il comandante, intanto, abbassa lentamente lo sguardo a squadrare la lama che lo ha trafitto da parte a parte e che ora spunta dal suo addome intrisa del suo stesso sangue. 
Ma, incredibilmente, accenna una risata… che cresce lentamente fino a contagiare tutti i soldati e a diventare scrosciante! Mentre l’uomo, sbalordito, indietreggia abbandonando l’arma nella ferita, il comandante, divertito, voltandosi:
«Hahahaha… non lo sai… non lo sai che non si può uccidere un Dio?» 
Quando il suo sguardo torna in linea con quello del suo attentatore si rifà serio e costui, indietreggiando sempre più impaurito, sembra aver capito con chi ha a che fare ed esclama con voce rotta:
«A-Ares!?!»
Con un ultimo ghigno, il Dio della Guerra afferra l’elsa della sua daga e con un unico movimento, la estrae e trancia di netto la testa al malcapitato.
«Il bastardello aveva forza da vendere: non è da tutti riuscire a trafiggere la corazza di un Dio - commenta beffardamente, osservando i resti del barbaro e provocando le risate dei commilitoni – Proioxis… toglimi questa stupida spada dalla schiena, quel piccolo insolente me l’ha ficcata proprio dove non ci arrivo, per colpa di quest’armatura… - l’ordine viene eseguito – Fobos, Deimos, seguitemi»
Ares e i figli entrano nelle capanna, dove trovano un’atmosfera surreale.
L’interno è completamente addobbato con pelli di lupi, crani e altri strani amuleti di legno e osso. Al centro, vi è una tenda, decorata con strani simboli, che avvolge un piccolo spazio, dal quale proviene un filo continuo di voce, basso e inquietante.
Ma il Dio non si fa impressionare e scosta la tenda, rivelando un vecchio canuto e raggrinzito, ricoperto da una pesante pelliccia, come tutti, d’altronde, in quelle zone, ma che, data la sua debolezza, sembra non consentirgli nemmeno di alzarsi. Quando sente l’intruso, il vecchio interrompe la grave cantilena e alza lo sguardo, mostrando gli occhi vacui e bianchi: è cieco.
«Ares» bisbiglia
«Come sai chi sono io?»
«Sapevo che saresti venuto da tempo ormai. E so anche che non c’è bisogno che risponda alla domanda: in cuor tuo tu sai che ciò che hai sentito è vero… anzi lo temi. Temi che ci sia qualcosa di più grande di tuo padre, Zeus, il Re dell’Olimpo, perché temi una giustizia che sfugga al suo controllo. Eppure essa esiste, ma non devi temerla, anzi… in verità non devi temere nulla, Ares, Dio della Guerra, perché sei tu il vero Re dell’Olimpo… sei destinato a diventarlo, è questo che deve essere, ed è questo che Zeus non vuole che tu sappia. Perfino il Padre degli Dei ha paura, anche se di una sola cosa: ha paura di perdere il suo potere, di venire spodestato; e c’è uno solo che può farlo, che è destinato a farlo: suo figlio. Così come Zeus stesso fece con suo padre, ed egli con il suo a sua volta, solo il figlio può succedere al padre, e quel figlio sei tu.»
«Che fandonie vai raccontando, vecchio!?» sbraita Ares, come a voler allontanare quelle invitanti parole.
«Non ostentare fedeltà, Dio della Guerra. In cuor tuo ora fremi dalla voglia di realizzare quest’antica profezia. Il tuo animo da combattente non aspettava altro… quindi, và e compi il tuo destino»
«E tu credi che metterò a soqquadro tutto l’Olimpo sfidando l’autorità di mio Padre, Re degli Dei, solo perché è ciò che un vecchio barbaro cieco e millantatore mi ha riferito, nella sua squallida capanna fatta di pelli di lupi? … Non mi conosci»
«Oh si che ti conosco, invece – la voce del vecchio, questa volta, viene fuori accompagnata da un’altra, che non proviene da gola alcuna, ma suona profonda e avvolta da una dogmatica e misteriosa autorità – Ti conosco meglio di chiunque altro. Perché tu sei un mio progetto, è grazie a me che ti trovi qui, in questo momento… anzi, forse è meglio dire che tu sei una parte di me»
L’Olimpico sembra scosso da queste parole, sia dalla loro natura che dalla voce che le pronuncia. Non capendo ciò che sta succedendo, e infuriato per il fatto che ciò non si addice ad un Dio come lui, indietreggia qualche passo bisbigliando tra sé e sé (sotto lo sguardo attonito dei figli che non gli hanno mai visto in faccia quelle espressioni) «Per i cancelli del Tartaro!»
«Ora so che non mi crederai – ricominciano le voci del vecchio e dell’ignoto all’unisono, mentre il primo si solleva lentamente da terra, come trasportato dalla volontà del secondo, come fosse una marionetta – anzi, avrai bisogno di maggiori conferme, e ti capisco. Ma non fidarti dei fratelli e degli Olimpi tutti, non faranno altro che ostacolarti. Ciò che devi fare è tornare alle origini della Storia degli Dei, scavalca l’autorità di Zeus, consulta qualcosa di più vecchio di lui… e quando esci, sbarazzati pure di questo vecchio: ha fatto il suo dovere» Detto ciò il corpo si affloscia al suolo come se privato improvvisamente del suo sostentamento.
Ares abbassa la testa, sentendosi denudato e impotente davanti a qualcosa che si è dimostrato superiore alla volontà di un Dio: non gli era mai capitato che qualcuno gli impartisse ordini, ma la cosa peggiore è che è esattamente quello che voleva, eseguire quegli ordini, tanto che si rende conto che non gli erano stati impartiti, ma predette le sue azioni. E questo lo fa sentire, appunto impotente.
Nel frattempo, il vecchio si era ripreso, e aveva rialzato lo sguardo verso il Dio, sempre con quegli occhi vuoti.
«Fate come ha detto» ordina ai figli. I due si avvicinano allo sciamano sguainando le spade e allora l’anziano uomo capisce le loro intenzioni e inizia a biascicare supplichevole, ma niente riesce a scalfire l’animo dei figli di Ares e presto la loro lama penetra il suo corpo.
Prima di esalare l’ultimo respiro, però, l’oracolo prorompe in un alto e potente ululato.



NdA (quanto mi sa di pomposo 'sta sigla XD): Mi ero ripromesso che avrei iniziato a pubblicare questa storia solo dopo averla terminata, dato che è già successo che abbia iniziato a pubblicare una storia senza mai portarla a conclusione, ma data la mole che va via via assumendo questo racconto ed essendomi accorto che poi non mi sarebbe più andato di pubblicarla tutto d'un fiato, ho deciso di iniziare a pubblicare i primi capitoli.
So che la materia non è delle più originali (non nego che ci sia qualcosa, anche indirettamente, che mi abbia influenzato del fascino di God of War, per esempio), e anche altri su questo sito avranno affrontato qualcosa di simile, ma vi assicuro che tutta quest' "opera" è nata come puro e semplice preambolo a quella che era la storia che volevo originariamente scrivere XD 
Nello stendere il testo effettivo mi sono fatto influenzare un po' anche dall'epica vera (purtroppo, forse, faccio il classico) soprattutto per quanto riguarda epiteti, monotonia nel descrivere alcuni pezzi e varie consonanze e figure di suono e ritmiche (si, non sono uscite per caso... XD)
Buon proseguimento :)
  
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