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Autore: Myriam Malfoy    24/12/2006    6 recensioni
"La tristezza è un manto oscuro
punteggiato di stelle nere che danno l’oblio, e la salvezza è uno spicchio di
luna argentea riflessa nei tuoi occhi d’angelo in un’anima di tenebra”
Un Harry arrabbiato....disilluso....e ferito...una guerra alle porte....una scelta difficile.....forse nell'oscurità può esistere anche l'amore?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
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COMMY. lo so che nn è una storia molto natalizia ed indicata per il periodo....ma ci tenevo a spedirla il prima possibile ed avere un vostro parere.....l'idea di un Harry votato al male mi ha sempre ispirato....Cmq fatemi sapere...un bacio e BUON NATALE A TUTTI!!!!

 

 

L’aria era greve di profumi che solo di notte si potevano trovare, aromi afrodisiaci e misteriosi che erano trasportati dal vento in ogni luogo possibile. L’inverno era alle porte e l’aspetto rigoglioso e giovane della foresta era completamente mutato da contorti alberi scheletrici, spogli e nudi nel freddo autunnale con i secchi rami che s’innalzavano fino al cielo plumbeo in una muta, disperata preghiera. In lontananza echeggiava il richiamo di qualche bestia affamata, l’ululare di un lupo o lo strisciare di una serpe nell’erba alta dei prati o nel sottobosco secco mentre lo sciabordare continuo delle acque del lago era una cantilena d’oblio e malinconia che faceva da contrafforte agli altri suoni. L’erba era appena bagnata di rugiada fresca e il cielo era coperto da nembi spessi e minacciosi che si rincorrevano ad oscurare la luce delle stelle mentre la luna argentea fendeva quella coperta naturale rischiarando l’ambiente di un riverbero freddo.

I passi sul terreno erano ovattati e lenti mentre calpestavano la tenera erba e le goccioline d’acqua solleticavano la pianta del piede nudo, il mantello nero si confondeva con l’oscurità della notte che andava infittendosi, alle spalle di quella figura solitaria si stagliava austero e cupo il castello di Hogwarts sede della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria. Lo studente che solitario vagava per quei lugubri posti alla ricerca di pace, era indifferente alle condizioni climatiche o ai pericoli che si potevano trovare aggirandosi per la Foresta Proibita di notte. Il suo sguardo verde acceso era lontano, fisso in un punto per terra, mentre i capelli neri erano sparsi al vento come i suoi infelici pensieri, tra le mani stringeva un logoro diario di pelle verde dalla copertina rovinata e bruciata esattamente come parte della sua anima.

Harry Potter era semplicemente divenuto apatico agli avvenimenti del mondo esterno da quando aveva trovato quel diario che aveva stravolto e ridimensionato la sua vita. Ora, sull’approssimarsi dell’inverno e dopo la morte tragica di Silente, sentiva più che mai di non voler continuare a vivere. Una profonda malinconia si era radicata nella sua anima e la tristezza vi aveva trovato albergo, viveva per modo di dire, per apparenza o forse per il semplice fatto che non aveva il coraggio di piantarsi un coltello tra le costole. Quei pochi attimi di felicità gli sembrava di rubarli, che fosse un altro a viverli proprio come aveva detto a Ginny solo qualche mese prima, a Giugno. Sorrise amaro al piccolo pensiero della giovane rossa dal sorriso luminoso e aperto, lo sguardo azzurro limpido e puro e la sua anima incontaminata così diversa dalla sua.

Una folata di vento gelido lo colpì forte sospingendolo in avanti e infiltrandosi tra le pieghe dell’abito raffreddando la pelle calda che incontrava. Harry rabbrividì suo malgrado e strinse i lembi del mantello alzando poi il viso al cielo scuro, così si sentiva: un profondo buio coperto da nuvole di incertezza che oscurava il bagliore delle stelle oramai estinta da secoli. La luce che lui intravedeva era in realtà morta milioni di anni addietro, forse anche la sua si era esaurita senza che lui se ne accorgesse. Fece un bel respiro profondo inalando l’aria fredda e profumata della notte mentre la sua mente vorticava da un ricordo felice a uno triste senza una meta fissa, si sentiva sbandato da una parte all’altra, non sapeva più cosa fare, qual’era il suo destino e dire che solo pochi mesi prima ne era così sicuro!

Se qualcuno gli avesse chiesto qual’era il suo compito, solo tre mesi precedenti, avrebbe risposto trovare e distruggere gli Horcrux, uccidere Voldemort e vivere serenamente il resto della vita con Ginny; ma ora era tutto cambiato e solo nel momento in cui aveva trovato e letto il diario aveva capito il suo vero ruolo: fare la brava e ubbidiente marionetta, perché lui non era stato altro fino ad ora. Il senso di oppressione era insistente dentro di lui, come un macigno che schiaccia ogni vertebra o nervo e ti comprime a terra impedendoti di respirare, la rabbia era un eco forte nella sua mente che ruggiva nel profondo chiedendogli vendetta e morte per i suoi nemici, ma alla fine continuava a chiedersi -Chi sono i miei nemici?-

Harry si portò le mani alle tempie piegandosi su se stesso e poi inginocchiandosi per terra mentre digrignava i denti cercando di scacciare quei pensieri, cercando di combatterli, ma non poteva perché erano veri, sapeva che erano giusti e non avrebbe potuto più relegarli nell’abisso della sua anima soffocandoli con principi assurdi a cui neanche lui credeva. Una piccola lacrima argenta scese dai suoi occhi chiusi mentre artigliava le mani nel terreno friabile e il corpo tremava dalla frustrazione, sperava che tornare ad Hogwarts l’avrebbe aiutato a capire, a fare chiarezza invece era stato un inferno di solitudine e rabbia sorda che gli aveva fatto notare quante ingiustizie, quanta ipocrisia e falsità lo circondava soffocandolo mentre ogni fibra del suo corpo urlava “Questo non è il mio posto!” .

“PERCHÈÈÈÈ???!!” urlò al freddo e incostante vento e alla notte sua sorella mentre un ululato si alzava in lontananza come unica risposta a quella disperata domanda “Perché? Ti sei divertito destino bastardo? Hai giocato abbastanza?……CHE TU SIA MALEDETTO, SILENTE! Dovevi dirmelo! DOVEVI DIRMELO!!” ma quel piccolo monologo non ebbe risposta come i molti altri che aveva pronunciato alla solitudine sua compagna. La lacrima di prima si era infranta contro la copertina del libricino consumato posato a terra davanti a lui, e solo in quel momento parve rendersi conto della sua presenza. Lo prese tra le mani con delicatezza e sempre usando dolcezza e premura accarezzò la copertina verde asciugando la stilla salata versata precedentemente, poi lo aprì leggendo per la centesima volta l’intestazione:

“Godric’s Hollow, 20 Luglio 1980

A mio figlio Harry, perché un giorno possa capire e perdonare.

Mio Harry,

quando leggerai questo diario e le confessioni in esso contenute, io non ci sarò più, uccisa da una bacchetta che un tempo avrebbe sterminato popoli interi pur di difendermi. Ti sembrerà strano che io fossi così certa di morire e non avessi fatto nulla per evitarlo, ma nella vita si compiono tanti sbagli e io, purtroppo, ne ho compiuto uno di troppo. Quello che leggerai dopo è un attento resoconto dettagliato di quella che è stata la mia vita da studentessa a donna ed infine madre, ho pensato che fosse necessario per farti comprendere il perché delle mie scelte. Non ne ho mai rimpianta una, anche se qualcuno potrebbe affermare il contrario, molto spesso mi sono trovata davanti l’opportunità di scegliere e cambiare strada, ma non l’ho fatto in quanto credevo nelle mie azioni e in quelle dell’uomo che amavo.

Non si sceglie chi amare Harry, lo si sente in un modo potente e indissolubile tanto che ti chiedi come hai potuto vivere fino ad allora senza quella persona e tutto ciò che accade ti sembra giusto e ineluttabile, ti senti cieca e sorda alle grida del mondo ma incredibilmente forte……questo mi è successo, quest’amore che è stato insieme una gioia ed una maledizione ma che mi ha dato alla fine te e di questo ne sono eternamente grata. Avrei desiderato vederti crescere Harry, vedere l’uomo che sei diventato, guidarti e consolarti e darti una famiglia, se non fossi morta, se non fossi fuggita avrei avuto, e avresti avuto, tutto questo. Da parte mia posso solo dire che mi trovai spaventata perché c’era chi aspettava un mio passo falso, chi aspettava un mio segno di debolezza per uccidermi e uccidere il mio amato………e sapere della gravidanza sarebbe stato fatale per entrambi.

So Harry che tu sarai all’oscuro di tutto quando leggerai questo diario che affiderò a Remus con la preghiera di dartelo appena compirai 14 anni, ma temo che non lo farà, così come so che Silente ti tacerà la verità sulla tua nascita ed il tuo destino. Non volergliene ti prego, ritengono che sia giusto così perché infondo non hanno mai capito il motivo della mia scelta, non hanno mai compreso come sono veramente e, suppongo, che non riusciranno a capire neanche te. Ora ti vedo qui, rannicchiato nella tua culla al sicuro e un nodo di malinconia mi assale l’anima al pensiero che non ti rivedrò.

Ma oramai il mio tempo è passato, nulla posso fare più, tornare indietro, tornare da lui è una follia ed io desidero darti almeno una possibilità di vita perché so che c’è ancora un qualcosa dell’uomo che ho amato in lui ed in te. Sappi che neanche lui sa che sei suo figlio ed è importante che invece ora lo sappia e decida, una guerra è incominciata Harry, tu da che parte starai?

Mio tesoro e luce, essere ‘l’eroe del Mondo Magico’ non ti farà stare bene, non ti senti inadeguato in quel ruolo stretto?

Bambino mio, non senti mai la voglia di liberare la tua forza ed urlare nel mondo?

Quella rabbia cieca e il desiderio cinico della malignità che ti fa sentire per un attimo inadeguato perché non conforme con l’immagine che gli altri ti hanno dato?

Tutto ed altro si agita di continuo nel mio animo e alla fine li ho lasciati fluire e mi sono accorta che vero e falso, buono e cattivo erano solo aspetti relativi e limitati di un universo mai esplorato.

Sono forse cattive le Arti Oscure se usate a fin di bene?

Alla fine ho deciso e tuo padre mi ha aiutato ad accettarmi…………

Ti amo con tutto il mio cuore e per sempre ti starò accanto, sappi che sono orgogliosa di te e sempre lo sarò, tra queste pagine ho infilato una catenina d’oro bianco con un ciondolo: me la regalò tuo padre quando mi chiese di essere la sua Regina Nera ed io accettai, tienilo per me, come ricordo di un amore. E ricorda piccolo mio: non esiste un amore giusto o sbagliato, ma soltanto un amore che lega due persone indissolubilmente e non è giudicabile da altri.

Tra poco compirai un anno amore……cosa vuoi come regalo?”

Lasciò che lentamente il vento mandasse in avanti le sottili pagine mentre la sua mente vagava ancora su quelle parole di una madre che non aveva avuto paura di morire, che sapeva di lasciare il figlio solo senza appoggi, che madre lascia consapevolmente il figlio? Quante volte si era ripetuto quella domanda quando i dubbi l’assalivano, nel profondo aveva sempre saputo che i genitori non erano completamente impreparati all’attacco e quella piccola introduzione lasciata dalla madre ne era la prova; ma ora almeno aveva la conferma che sua madre lo amava profondamente. Il freddo era insistente e si infiltrava nei vestiti prendendo qual poco di calore che era riuscito a mantenere, la pelle si increspava per la temperatura e un brivido intenso lo percorse tutto facendogli stringere i denti. Non voleva ancora tornare nel dormitorio perché orami quel posto gli sembrava una prigione insostenibile, si sentiva soffocare e cercava ogni giorno di più di non perire, nel profondo un istinto di conservazione gli permetteva di andare avanti.

Le domande retoriche della madre gli risuonavano in testa come un disco che gira a vuoto, dalla prima volta che aveva letto quell’ultima testimonianza quegli interrogativi si erano adattai perfettamente alla sua situazione d’animo.

Sapeva di essere diverso da quello che gli altri volevano che lui fosse, sentiva di avere un animo oscuro come quella notte, ma aveva sempre cercato di sotterrare quella sensazione imputandola a quella maledetta cicatrice che lo collegava al suo mortal nemico….ora invece, dopo quelle parole, non poteva più reprimerla ma neanche manifestarla, aveva paura a lasciarsi andare, legato con piccoli affetti verso quelle persone che ingenuamente o stupidamente chiamava ‘amici’. Lo stesso Remus, che considerava quasi un padre dopo la morte del padrino, gli aveva taciuto la verità e nascosto il diario –Hanno paura di me, di quello che posso diventare- pensò in un attimo mentre sollevava la testa verso il cielo plumbeo e una civetta innalzava il suo lugubre canto “Ma chi sono io?” nessuno rispose a quell’interrogativo e una sottile lacrima si perse ancora per quelle guance un tempo abbronzate, ora pallide.

   
 
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