Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: Aelin_    06/06/2012    2 recensioni
Amelia fa uno strano sogno, che svela ciò che lei vuole con tutto il suo cuore... Può risultare un pò OOC, ma non è colpa mia, ho provato ad essere più fedele possibile ai caratteri dei personaggi! Spero vi piaccia :)
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, River Song
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 



-          Mamma!!! Matt mi tira i capelli!!! –
-          Tesoro, smettila di dare fastidio a tua sorella!! – urlò Amelia Pond dalla cucina, mentre estraeva una teglia di lasagne dal forno.
 



Era un classico venerdì sera, nella loro casetta bianca, in campagna. L’aveva scelta Amelia personalmente, visto che suo marito le aveva dato carta bianca. Ed era perfetta, con i suoi due piani, le persiane di un blu che ricordava molto quello del TARDIS, il suo giardinetto di erba con le aiuole e il piccolo spazio ricreativo, provvisto di altalene e dondoli.
L’interno era arredato in stile moderno, ma non troppo. La cucina era bianca, con alcune rifiniture degli sportelli color legno chiaro. Il più semplice possibile, come piaceva a lei. In quel momento, sul ripiano era posata una teglia fumante, appena sfornata, di lasagne al ragù. Erano la sua specialità, e a suo marito piacevano da impazzire.
Amy si scostò una ciocca di capelli rossi che le era sfuggita dalla crocchia che tratteneva il resto della sua chioma, e se la portò dietro l’orecchio, arrotolandola attorno al padiglione, come se fosse una corda. Era una cosa che faceva spesso, anche se quasi tutte le sue amiche le avevano detto che era orribile. Ma a lei, che cosa importava dei giudizi della gente?
Portò la teglia a tavola, sopra un poggia pentole, per non fare bruciare il tavolo di legno. Aveva apparecchiato per quattro. Generalmente, erano sempre in cinque, ma a quanto pare la loro cara amica di vecchia data River Song aveva già un impegno, per quella sera. Era una ragazza simpatica, bionda e vivace, che aveva conosciuto al college, ed erano diventate subito inseparabili. Lei era stata la sua damigella al suo matrimonio e si era offerta di fare da madrina ai suoi due figli. Addirittura, era stata con lei durante il parto, perché suo marito era stato portato via, in seguito ad uno svenimento per la troppa emozione. Era soprattutto questo che amava di lui, il suo nascondere sempre i sentimenti, apparendo insensibile, mentre invece dentro era un turbinio di sensazioni ed amore verso di lei. Amelia sapeva benissimo di essere amata da lui, e ricambiava questo amore con tutta se stessa.
Si erano conosciuti al terzo anno di liceo, e subito quel ragazzo allampanato, un po’ fuori dagli schemi, eccentrico e schizzato, l’aveva attratta in un modo che non aveva mai saputo definire. Quando lui le aveva svelato il suo segreto, poi, l’aveva amato ancora di più. Perché era veramente fantastico.
Si riscosse quando sentì le campane della chiesa (abitavano al margine di un piccolo paesino tranquillo, e l’abbazia era ad un chilometro di distanza) suonare le otto e mezza. Era già tardi, alle nove e mezza i bambini dovevano andare a letto. Era estate, certo, ma lei non voleva che prendessero l’abitudine di andare a dormire tardi, come il padre.

-          A tavola! – disse ad alta voce.

Qualche secondo dopo, due bambini entrarono di corsa nella stanza. Il maschio, di sette anni, aveva dei corti capelli castani, arruffati e sparati in tutte le direzioni. Avevano provato un sacco di volte a sistemarli, ma niente, quei ciuffi ribelli continuavano a cadere sui suoi occhi monelli, le cui iridi erano di uno strano verde scuro, profondo, colmo di mille segreti, come quelli del padre. La femmina, di cinque anni, aveva dei lunghi e lisci capelli rossi, come la madre, e, come lei, grandi occhi verde chiaro. Si sedettero a tavola, composti, come lei gli aveva insegnato.

-          Mamma, dov’è papà? – chiese la piccola, guardandola interrogativa.
-          Non lo so, Karen, l’ho chiamato ma non risponde… Vado a vedere. – posò la presina che aveva usato per tenere la teglia e si diresse verso la camera da letto.

A metà strada, però, tornò indietro e guardò suo figlio negli occhi, seria.

-          Matt, non toccare le lasagne fino a quando non torno, ok? –
 
 
 
 
 
 
 


La loro camera da letto era l’ultima in fondo al corridoio. Quando l’aprì, si rese conto che l’unica fonte di luce era una lampada sulla scrivania di suo marito. La stanza era enorme, ed era come suddivisa in due parti: la sua zona, rischiarata dalla finestra che dava sulla campagna, era ordinata e pulita, con le cose riposte appositamente negli armadi, i libri sistemati sugli scaffali e la scrivania in ordine; l’altra zona, invece, era buia e caotica, con le ante degli armadi aperte, i vestiti buttati a casaccio sulle sedie o gettati alla rinfusa per terra, in un insieme disordinato di giacche, pantaloni, calzini e bretelle. La scrivania era piena zeppa di fogli, martelli, e ogni tipo di aggeggio, terrestre e non.
Facendo attenzione a non calpestare niente, Amelia scavalcò le scarpe disperse, che ogni volta cercavano di farla inciampare, e raggiunse l’altra sponda del letto.
Il Dottore era addormentato, con la testa adagiata sul cuscino e un libro aperto abbandonato sul petto. Aveva ancora gli occhiali messi, in bilico sul naso. La ragazza sorrise, con tenerezza. Prese il libro, ci fece un segno e lo chiuse, poggiandolo sul comodino, subito seguito dagli occhiali, che ripiegò con cura. Poi si sedette al suo fianco e gli scostò un ciuffo di capelli castani dalla fronte, guardandolo dormire. Era talmente rilassato che fu tentata di lasciarlo stare, e magari di lasciargli una porzione di lasagne nel microonde, così, se per caso mentre lei dormiva, di notte, lui si fosse svegliato e avesse avuto fame, avrebbe avuto qualcosa da mangiare che poteva riscaldare in pochi secondi.
Ma non riuscì a trattenersi e poggiò un leggero bacio sulle sue labbra, leggermente dischiuse. Dopo qualche secondo, la fronte del Signore del Tempo si aggrottò impercettibilmente, e le sue ciglia frullarono un po’, prima che le palpebre si aprissero, lasciando intravedere le sue iridi verdi, profonde e assonnate.

-          Ehi, dormiglione. – mormorò piano Amelia, accarezzandogli la guancia.
-          Ehi – lui soffocò uno sbadiglio. – Credo di essermi addormentato. –
-          Credi bene. – sorrise.
-          Che ore sono? –
-          Le otto e mezza, siamo a tavola, aspettiamo solo te. –
-          Ok, un secondo e arrivo, devo solo controllare una cosa. –

La ragazza gli diede un ultimo bacio, leggermente più lungo del precedente, e si alzò, andando in cucina, dove cominciò a servire le lasagne. Sapeva che il Dottore ci avrebbe messo circa cinque minuti. Era come una sorta di rituale: prima di cena, ogni giorno, da circa otto anni, ormai, lui entrava nel TARDIS, parcheggiato in salone, e si sedeva accanto alla console, che riluceva di un bagliore allegro, come se fosse felice che lui fosse passato a trovarla. Non la usava più tanto spesso, giusto un paio di volte all’anno, e Amelia sapeva quanto ne sentiva la mancanza. Ma aveva una famiglia, una moglie, un lavoro, ora, e non poteva fare più come un tempo, andando in giro per le galassie, senza una dimora fissa. Aveva dei figli.
 
 
 
 
 
 
 





Amelia accompagnò i bambini nella loro camera, quasi trascinandoli. Loro volevano restare a vedere i cartoni, ma lei era irremovibile. Erano anche stati in piedi mezz’ora in più, ora erano le dieci. Mise Matt e Karen sotto le coperte, gli diede un bacio sulla fronte e spense la luce. Uscì e chiuse piano la porta dietro si sé.
Andò in cucina, prendendo poi a sparecchiare. Mise le lasagne che erano rimaste di nuovo dentro il forno, posò i piatti sporchi nel lavello, che avrebbe fatto l’indomani mattina, e tolse la tovaglia. Appena finì di posarla in uno dei cassetti, all’improvviso, due braccia la circondarono, stringendola contro un petto solido, mentre un paio di labbra si andavano a posare lentamente sul suo collo, appena sotto l’orecchio.

-          Vieni a letto? – le chiese il Dottore, baciandole poi una guancia.
-          Un secondo e arrivo. –
-          Non ci metta troppo, Miss Pond. –

La ragazza sorrise, divertita, e finì di sistemare le ultime cose.
Fece il giro della casa per controllare se tutte le finestre erano chiuse, tirò le tende, e spense le luci. Poi s’incamminò verso la camera da letto.
Entrando, vide il Dottore già sotto le coperte, con le braccia incrociate dietro la testa, che la guardava. Amelia si spogliò lentamente, senza fretta, mettendosi poi una camicia da notte bianca, e scivolando nel letto accanto al marito, che la strinse di nuovo a sé. Sorridendo, lei si girò e lo baciò, poggiando le labbra contro le sue, dischiudendole piano, e...
 
 
 





-          Amelia! Sveglia! Siamo arrivati! – la voce del Dottore le riempì le orecchie, facendole spalancare gli occhi.

Sopra di lei, il soffitto del TARDIS era illuminato a giorno, e il Signore del Tempo, sorridendo vivace, era seduto sul bordo del suo letto. Guardando le sue labbra, la ragazza ebbe un tuffo al cuore, ricordando quanto erano morbide nel suo sogno, e riuscì quasi a sentirne il sapore sulle proprie. O, perlomeno, quello che si era immaginata essere il loro sapore.
Perché era stato tutto un sogno, solo ora se ne rendeva conto.
Amelia Pond sentì una sconfinata tristezza pervaderla, mentre osservava il Dottore che girava per la sua stanza parlando ad alta voce di nonsisachecosa, e realizzando che quello che aveva sognato sarebbe rimasto solo una sua fantasia, immersa nel suo subconscio.

-          Amelia, mi stai ascoltando? –
-          No, scusa, sono un po’ stordita. Cosa hai detto? – Amy si passò una mano sul viso, cercando di scacciare il malessere.
-          Stavo dicendo che oggi è il Gran Giorno! –
-          Per cosa? –

Il Dottore la guardò sconcertato. Poi si avvicinò, le spalancò al massimo le palpebre e le controllò gli occhi, osservandoli preoccupato.

-          Amelia è in casa?? –
-          Si, sono qui. Il Gran Giorno per cosa? –
-          Per sposarti, scema! Oggi ti sposi con Rory! –
 
 
 





Mentre Amelia Pond si avviava all’altare, avvolta nel suo vestito bianco, pensava che non era Rory Williams che voleva sposare. Assolutamente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 







Angolo autrice:



Bonjour! In realtà bonsoir, ma questi sono dettagli!!!
Un piccola cosetta e me ne vado (prima del lancio dei pomodori ai danni della sottoscritta):

Allura, innanzitutto questo piccolo delirio mi è venuto in mente questa mattina alle sei, quindi perdonate l’idea assurda, ma ero rincoglionita. Per eventuali errori, chiedo scusa, perché ho scritto di fretta e sono esattamente le 23 e 30, e sono stanca morta (ho pure la febbre! A giugno!!! Che sfiga!).

Ora sparisco.
*corre evitando i pomodori che le vengono lanciati*

Addio!

Aelin.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Aelin_