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Autore: Yuki Delleran    07/06/2012    1 recensioni
Entrambi in fuga da una situazione disperata che ha segnato inesorabilmente le loro vite, Lukas e Mathias s'incontreranno per caso e sceglieranno la libertà come destino comune, riassumendola in un'unica parola: Albion.
Sea Empire Saga. Legata a "Il destino della Perla Azzurra" e cronologicamente precedente a quest'ultima.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il Vichingo e la Regina dei Ghiacci
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: giallo
Personaggi: Lukas (Norvegia), Mathias (Danimarca), comparsa: Arthur Kirkland (Inghilterra)
Pairings: pre-Danimarca/Norvegia
Riassunto: Entrambi in fuga da una situazione disperata che ha segnato inesorabilmente le loro vite, Lukas e Mathias s'incontreranno per caso e sceglieranno la libertà come destino comune, riassumendola in un'unica parola: Albion.
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Secondo capitolo della saga Sea Empires, cronologicamente precedente al primo.
Beta: mystofthestars

I raggi freddi della luna filtravano dalla finestra bassa illuminando impietosi il corpo riverso tra le lenzuola sfatte. Le spalle esili del ragazzo erano scosse da tremiti e sobbalzarono vistosamente quando la porta si chiuse di schianto alle spalle del suo aguzzino, lasciandolo solo. Con mano tremante strinse un lembo di stoffa tentando di coprirsi e serrando gli occhi per non vedere i segni che quell’uomo aveva lasciato sulla sua pelle candida. Macchie, lividi, graffi, ferite fisiche che il tempo avrebbe guarito, ma la sua dignità di uomo era morta quella notte, tra le braccia di un mostro che aveva preteso i suoi “favori” in cambio di vile denaro di cui lui non avrebbe visto nemmeno una moneta. Ma di questo, in quel momento, poco gli importava. Avrebbe preferito essere ucciso piuttosto che essere preso con tanta brutalità e contro il proprio volere. Sarebbe stato mille volte meglio essere morto piuttosto che essere costretto a quella vita che lo disgustava nel profondo. Aveva passato mesi ad accusarsi, a pensare che fosse colpa sua, a dirsi che se fosse stato “normale” suo padre non si sarebbe mai sognato di venderlo a quello squallido bordello di porto per quattro miseri soldi. Ma Lukas normale non lo era, e non solo per quel carattere apparentemente freddo ma, soprattutto, perché fin da piccolo era stato in grado di parlare con gli spiriti.
Ricordava ancora lo sguardo spaurito di suo padre quando lo aveva sorpreso a parlare da solo. Da uomo superstizioso qual era, se prima aveva sospettato una scarsa sanità mentale del figlio, alla fine si era convinto che quella ricaduta sul “povero ragazzo” fosse una sorta di maledizione che avrebbe colpito chiunque gli stesse attorno se non si fossero disfati di lui al più presto.
Suo padre non lo voleva e aveva bisogno di soldi. Madame aveva i soldi e non si curava delle maledizioni, a lei importava solo che la “merce” fosse integra. Così l’accordo era stato concluso e Lukas si era ritrovato da un giorno all’altro ad essere l’attrazione principale di uno squallido locale. Madame l’aveva rivestito di sete apparentemente preziose e l’aveva messo in mostra come la più rara delle bestie esotiche, così ben presto si era diffusa la voce tra i marinai dell’arrivo di una nuova prostituta. Una perla rara che non concedeva le proprie grazie a nessuno, che costava un occhio della testa e che poteva ammaliare chiunque con la sua bellezza glaciale. In questo modo era nata la leggenda della Regina dei Ghiacci e Lukas l’aveva sfruttata il più possibile per rimandare un momento che lo terrorizzava. Finché le tornava utile facendosi desiderare, Madame l’avrebbe lasciato in pace.
Era stato in quel periodo che aveva fatto la conoscenza di un vecchio marinaio, sbarcato da poco da un mercantile, che si era recato al locale in cerca di compagnia. Data l’età, quello che il pover’uomo desiderava era solo qualcuno che passasse del tempo con lui e che lo ascoltasse, una richiesta anomala che le ragazze di Madame si erano trovate a snobbare non vedendo in essa nessun tornaconto. Solo Lukas si era offerto di accettare la richiesta. Stare con il vecchio, che comunque pagava profumatamente la sua compagnia, gli permetteva di rimanere del tempo fuori dal locale, di portare abiti normali e di fingere almeno per qualche ora di non stare vendendo sé stesso. Allo stesso tempo quell’occupazione lo teneva lontano da altri potenziali clienti, cosa che Madame non apprezzava ma su cui Lukas glissava ogni volta.
Il vecchio era stato l’addetto alla cartografia della sua nave e, oltre ai racconti di avventurosi scontri con pirati e corsari e traversate in balia di tempeste improvvise, aveva anche insegnato al ragazzo i rudimenti della geografia. Dove non arrivava l’uomo, ci pensavano gli spiriti delle acque a saziare la sete di conoscenza di Lukas e ben presto il ragazzo arrivò a saperne a sufficienza per sentire ancora più strette le catene della sua prigione.
Quella situazione di stallo non poteva durare per sempre, Lukas lo sapeva e quando vide il turco per la prima volta capì subito come sarebbe finita. Le proteste non erano servite a niente, le suppliche nemmeno. Il turco pagava e anche parecchio, Madame non aveva voluto sentire ragioni e Lukas era stato gettato, letteralmente, tra le fauci del lupo.
Il risultato era stato più che scontato e ora Lukas si trovava su quel letto sfatto, a stringere i denti per non lasciarsi andare ad un pianto disperato. Ad impedirgli di cedere erano soprattutto la rabbia, il desiderio di far ingoiare a quell’uomo disgustoso tutte le parole lascive che gli aveva rivolto e la voglia di vendetta e riscatto nei confronti di chi, fino ad allora, l’aveva trattato come un oggetto.
Perché doveva fare quella vita? Aveva forse qualche colpa per dover subire quel genere di soprusi? No. NO! Non avrebbe aspettato che un fatto del genere si ripetesse, a costo di rischiare tutto. Se ne sarebbe andato.
Se Madame pensava di aver fiaccato il suo spirito ribelle, si sbagliava di grosso.
Un refolo gentile gli sfiorò l’orecchio, unica parte non sprofondata nel cuscino, e Lukas percepì accanto a sé la presenza di una di quelle creature che, fin da bambino, gli erano state più vicine degli esseri umani. Lo spirito dell’aria, pur non potendo comprendere la situazione in cui si trovava, doveva percepire il suo stato d’animo.
«Lo so, me ne devo andare. » mormorò il ragazzo rivolto all’aria intorno a sé. «Il più lontano possibile. Dove nessuno mi tratti come merce di scambio o mi guardi come se fossi un mostro. Verrai con me? »
Il soffio d’aria tiepida lo avvolse in un abbraccio confortante.
«Che stupido, hai ragione. » continuò Lukas abbozzando un sorriso tirato. «Tu sei dappertutto. Sei l’aria, sarai con me ovunque andrò. »
Facendosi forza, si tirò su tentando di ignorare i dolori che sentiva in tutto il corpo. Il turco non era stato affatto delicato ed alcune erano vere e proprie ferite, ma non era disposto ad aspettare che guarissero. Gli tremavano le gambe mentre si dirigeva verso la bacinella d’acqua in un angolo della stanza con l’intenzione di ripulirsi un po’. Una volta terminata l’operazione, seppur con una certa difficoltà, si guardò attorno alla ricerca di qualcosa da mettersi addosso che non attirasse l’attenzione dei frequentatori del bordello. Ancora poco e avrebbe albeggiato, era l’ora grigia a metà tra la notte e il giorno in cui solo i pescatori iniziavano ad uscire per recarsi alle loro barche. Di certo Madame, le ragazze e i loro clienti erano ancora nel mondo di sogni dopo essersi dati da fare tutta la notte, ma non voleva ugualmente correre il rischio di essere riconosciuto con indosso uno dei costumi pacchiani che gli riservava la padrona. C’era un’unica alternativa.
Il suo sguardo cadde su un cumulo di stoffa abbandonato ai piedi del letto. Era un dono del turco, volto ad umiliare una volta di più il suo orgoglio, ma forse avrebbe potuto tornargli utile. Lo sollevò tra le mani come se fosse stato il più disgustoso degli oggetti: era un abito di prezioso velluto blu notte bordato d’oro e con vari ricami e inserti in seta bianca. Un abito femminile.
Se si fosse messo a riflettere su tutti i sottintesi, Lukas gli avrebbe dato fuoco, ma se gli fosse servito come copertura per la sua fuga, lo smacco avrebbe potuto ripagare almeno in parte quello che aveva patito. Solo in parte. Prima o poi sarebbe tornato e avrebbe preteso il resto con gli interessi.

Muoversi velocemente per i vicoli si rivelò complicato del previsto: nonostante Lukas conoscesse a menadito ogni strada tra il locale e il porto, il suo corpo non era nelle condizioni ideali. Doveva trovare un posto dove nascondersi finché non si fosse ripreso, poi il modo migliore per allontanarsi il più possibile sarebbe stato trovare un ingaggio su una nave. Certo, gracile com’era in pochi gli avrebbero dato credito come marinaio, ma poteva sempre fare leva sulle sue conoscenze. Sapeva che i cartografi erano molto ricercati e sperava che questo fosse sufficiente.
Stava svoltando un angolo augurandosi ardentemente che le pieghe della gonna mascherassero il suo evidente zoppicare quando urtò qualcosa che per poco non lo scaraventò a terra. Quando riaprì gli occhi e si trovò davanti un giovane uomo dall’espressione confusa, si fece prendere dal panico e, afferrandolo per un braccio, lo trascinò in un angolo appiattendosi su di lui e contro il muro.
«Sta’ zitto! Non un fiato! » sibilò coprendogli la bocca con una mano, mentre gli occhi azzurri dell’altro si spalancavano per lo stupore. «Tu non mi hai visto, chiaro? Non hai la più pallida idea di chi io sia! »
Avrebbe voluto suonare minaccioso, ma la sua voce stava tremando. Era una fortuna che non ci fosse in giro nessuno o quel gesto impulsivo avrebbe attirato troppo l’attenzione. Doveva andarsene al più presto. Quel tipo sembrava nobile, anche se non poteva immaginare cosa ci facesse a zonzo per il quartiere dei piaceri a quell’ora, e nobile era sinonimo di cliente, quindi pericolo. Si stava già rialzando quando il giovane mugugnò qualcosa sotto la sua mano.
Lukas lo fulminò con lo sguardo prima di allontanare le dita.
«Accidenti, quanto sei bello! Hai degli occhi spettacolari! » esclamò quello con entusiasmo, facendolo sobbalzare. «Lavori in qualche locale dei dintorni? Facciamo un patto: io non dirò a nessuno di averti visto e tu in cambio mi dici dove posso trovare la Regina dei Ghiacci. »

Mathias aveva vagato per il borgo del porto tutta la notte. Era giunto ad un livello di esasperazione tale da rasentare la follia e andarsene da quella casa era diventata una necessità. Era passato poco più di un mese dalla morte per malattia di suo padre e tutta la famiglia era ancora riunita nel palazzo poco fuori città in attesa dell’apertura del testamento. Ovviamente non avevano fatto mancare nulla al povero orfano e potenziale erede della fortuna e solo la sera prima si era consumato l’ennesimo tentativo di omicidio. Mathias era sfuggito per un soffio alla carrozza impazzita che avrebbe dovuto investirlo e in quello stesso istante aveva deciso che nessun titolo o somma di denaro valeva la sua vita. Ne aveva fin sopra i capelli di gentaglia che aveva tormentato suo padre fino alla morte e che adesso voleva far fuori lui solo per mettere le mani su un pugno di sporchi quattrini. Non aveva nemmeno rimesso piede a palazzo, che credessero e facessero quello che gli pareva. Aveva deciso di passare la notte al quartiere dei piaceri, per dimenticare i suoi crucci, ed imbarcarsi l’indomani sulla prima nave disponibile. Che lo prendessero a bordo facendogli pagare la traversata o che lo assumessero come marinaio, Mathias avrebbe preferito dieci volte quella vita e nel frattempo, prima che il sole sorgesse, si sarebbe consolato con la prostituta più famosa del borgo. La sua bellezza era talmente rinomata che non poteva andarsene senza vederla, se poi gli avesse concesso i suoi favori mossa a compassione dalla storiella dell’orfanello sfortunato, tanto meglio.
Fosse per sfortuna o per destino, non era riuscito a trovarla, perciò, quando, allo spuntare dell’alba, gli era piombato tra le braccia quel ragazzo splendido, quasi non aveva creduto ai suoi occhi. Era chiaro che il tipo in questione fosse terrorizzato e stesse scappando da qualcosa, fattore che, paradossalmente, faceva passare in secondo piano il suo abbigliamento vistoso.
A giudicare dall’espressione atterrita in risposta alla sua domanda, Mathias intuì che doveva essere in fuga proprio da uno di quei locali che lui andava cercando: uno dei tanti ragazzi che per guadagnarsi il pane vendevano il proprio corpo. L’idea lo intrigava ma, allo stesso tempo, lo riempiva di un sentimento troppo simile alla pietà.
Lo vide dibattersi nel dubbio per qualche istante poi il suo sguardo parve illuminarsi di una nuova determinazione.
«La Regina non esercita più. » lo sentì dire. «Ha deciso di abbandonare la professione per avere finalmente una vita sua. »
Quelle parole colsero Mathias totalmente di sorpresa e non poté negare una punta di delusione, ma vi trovò anche una sorta di parallelismo con la sua situazione che lo portò a sorridere al ragazzo.
«E brava! » esclamò battendosi una mano sulla coscia, compiaciuto. «Ha fatto bene! Meglio una vita di stenti che quel branco di porci schifosi! »
Il ragazzo di fronte a lui lo fissò con aria profondamente perplessa, come se avesse appena sentito la peggiore sciocchezza esistente.
«In realtà io… non credo che abbia intenzione di vivere di stenti. » obiettò.
A sentire quelle parole, Mathias scoppiò palesemente a ridere e la pacca questa volta arrivò dritta sulla spalla del ragazzo, facendolo barcollare per l’eccessivo entusiasmo.
«Amico, mi piaci parecchio! Oltre ad essere bello hai anche un senso dell’umorismo niente male. Che ne dici di levare  le tende insieme da questo buco? A proposito! » esclamò tendendogli la mano cameratescamente. «Io sono Mathias. »

Bizzarro.
Lukas non aveva mai incontrato un tipo del genere. Era palese che fosse nel quartiere dei piaceri in cerca di compagnia, eppure non aveva esitato un attimo ad approvare la sua scelta di lasciare quella vita (spacciata per decisione di un’altra persona) e ad abbandonare il suo proposito per proporgli di seguirlo. Che fosse una trappola? La sua naturale diffidenza lo invitava alla prudenza, ogni volta che si era fidato di qualcuno era finita sempre peggio, ma possibile che quel Mathias avesse intuito la sua identità? Forse stava fantasticando troppo.
Lo squadrò da capo a piedi ma non accennò a stringere la mano che gli veniva tesa.
«Lukas. » si limitò a presentarsi.
L’idea di prendere il mare con un tipo del genere aveva un nonsochè di allettante, ma era comunque presto per poter giudicare.
Stava ancora riflettendo quando Mathias s’incamminò deciso nella direzione opposta a quella da cui era venuto.
«Le navi staranno attraccando, se vogliamo trovare gli ingaggi migliori dobbiamo sbrigarci! » esclamò afferrandolo per un braccio e mettendosi quasi a correre.
Preso alla sprovvista, Lukas non riuscì a trattenere un gemito di dolore mentre tutte le giunture del suo corpo protestavano per il brusco trattamento.
Mathias si voltò a fissarlo, stupito.
«Non… non posso correre. » spiegò Lukas con lo sguardo basso e le guance in fiamme per l’umiliazione.
Non vide l’espressione del giovane mutare in una silenziosa comprensione, sentì solo le sue braccia cingerlo e sollevarlo da terra.
«Che diavolo fai, idiota?! » protestò d’istinto. «Mettimi subito giù! Non sono una donna da portare in braccio! »
Mathias ghignò come se quella risposta l’avesse divertito, ma le sue parole furono tutt’altro che ironiche.
«Se stai male devi dirlo, non è certo qualcosa di cui vergognarsi. Sei una persona, non un oggetto, quindi non trattare il tuo corpo come se lo fosse. Sarebbe come mancare di rispetto a te stesso. »
Come se quell’improvvisa serietà avesse stupito lui per primo, scoppiò a ridere.
«E poi non ho mai visto un corpo tanto bello, sarebbe un peccato rovinarlo, no? »
Lukas rimase a fissarlo, letteralmente stravolto da quello che aveva appena sentito: era la prima volta che qualcuno gli attribuiva un’importanza e un valore che non si calcolava in monete d’oro. Abituato com’era a venir trattato come un oggetto, valido solo per il suo corpo e il suo aspetto, senza attribuire la minima importanza al fatto che fosse o meno ferito e quanto questo potesse farlo soffrire, sentì la sua barriera difensiva di freddezza e indifferenza incrinarsi inesorabilmente. Per evitare di mostrare gli occhi che si stavano facendo lucidi, nascose il volto nella spalla di Mathias e non disse più una parola finché non giunsero in vista del porto.

La vista del mare e del brulicare di attività attorno alle navi ancorate riempì Mathias di entusiasmo. Finalmente davanti ai suoi occhi si apriva la possibilità concreta di una vita diversa, fatta di libertà e avventura, dove il nemico si affrontava a viso aperto e non vi era spazio per subdoli sotterfugi.
«Per prima cosa, » stabilì rimettendo a terra Lukas prima che attirasse troppo l’attenzione. «dobbiamo trovarti dei vestiti adatti. Così sei uno splendore ma dubito che ti prenderebbero a bordo con incarichi diversi da quelli che… ehm… suppongo tu abbia svolto a terra. »
Vide il compagno fulminarlo con lo sguardo e glissò sul resto delle ipotesi: di fatto ognuno aveva i suoi segreti e i suoi tasti dolenti, lui per primo, di conseguenza non gli importava ficcare il naso nei fatti altrui.
«Ho qualcosa per cambiarmi. » si limitò a rispondere Lukas mostrando un piccolo involto che l’altro non aveva notato.
Mathias annuì sorridendo, prendendolo per un braccio e trascinandolo verso la locanda più vicina, premurandosi, questa volta, di non correre troppo.
Mentre aspettava che il ragazzo si cambiasse, ordinò un boccale di birra e tentò di attaccare discorso con l’oste riguardo ad eventuali ingaggi. L’uomo ghignò mentre gli allungava il boccale e sbatteva lo straccio sul bancone.
«Capiti a proposito, ragazzo! » esclamò. «Il capitano Kirkland sta armando l’Albion. Pare sarà lo sloop corsaro più veloce di tutti i tempi. »
Mathias gli rivolse uno sguardo scintillante: una nave corsara sarebbe stata un sogno, nel suo immaginario aveva sempre rappresentato la maggior libertà a cui un uomo potesse aspirare. L’unico problema ora sarebbe stato Lukas, che probabilmente avrebbe preferito un mercantile ad un vascello con pericolose inclinazioni piratesche.
«L’Albion sarà perfetta! »
L’esclamazione lo fece voltare e per un attimo Mathias rimase a bocca aperta: nonostante l’abbigliamento spartano consistente in un semplice paio di pantaloni di tela grezza, camicia e stivali, Lukas non aveva perso un grammo della grazia conferitagli dalla ricchezza dell’abito. Al contrario, non più messi in ombra dall’oro e dai ricami, in suoi occhi brillavano di un intenso color lavanda, una tonalità che Mathias non aveva mai visto e che la frangia raccolta da uno spillone a forma di croce nordica, ora scopriva completamente.
«Sei sicuro? » si trovò a chiedere dopo un attimo, recuperando il filo del discorso.
All’improvviso e senza un reale motivo Lukas gli sembrava così fragile. Ma evidentemente il ragazzo era di un’altra opinione.
«Una nave corsara sarà l’ultimo posto in cui ci cercheranno. Di sicuro un cartografo gli tornerà utile e di manovali c’è sempre bisogno. »
Certo, era così scontato.
«Il capitano Kirkland è uno che ci sa fare, se sta preparando una nave di certo ha gli appoggi giusti, probabilmente la regina in persona. »
Ovvio, cosa ci facevano ancora lì a perdere tempo?
«E se ancora non ti bastasse, io voglio salire su quella nave. Se per te è troppo, sei libero di andare per la tua strada. »
Troppo? Troppo???
Mathias balzò in piedi spingendo da parte il boccale.
«Non è mai troppo per Mathias in Vichingo! Se l’Albion è il meglio sulla piazza, allora l’Albion sarà! »
Ci avrebbe pensato lui a proteggere Lukas e ad evitare che una rozza ciurmaglia di pirati gli facesse del male e… ehi, non era così male avere uno scopo nella vita!
In quel momento la porta dell’osteria si spalancò e un uomo biondo armato fino ai denti apparve sulla soglia.
«Buongiorno, capitano Kirkland. » lo salutò l’oste con deferenza, mentre il corsaro avanzava con passo sicuro.
«Il solito. » ordinò, lasciando che i suoi glaciali occhi verdi spazzassero la sala.
Kirkland sta armando l’Albion. Sarà lo sloop corsaro più veloce di tutti i tempi.
Mathias e Lukas si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Il loro destino era arrivato.
   
 
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