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Autore: OhBirds    07/06/2012    3 recensioni
Dopo circa una decina di minuti erano giunti a destinazione, un lampione nelle vicinanze illuminava la porta d’entrata dell’appartamento di Kuroko. –Ehi, Kuroko, siamo arriv..- Kagami si interruppe non appena notò che il ragazzo sulle sue spalle si era addormentato durante il tragitto. Il rosso sospirò, sfilando dalla tasca di Kuroko un mazzo di chiavi piuttosto misero, 3 o 4 chiavi unite tra loro da un anellino di ferro, dal quale penzolava una pallina da basket. Non riuscì a trattenere una risata divertita –quanto sei scontato- commentò girando la chiave nella serratura della porta, e spalancandola davanti a se.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Karaoke?- sbottò sorpreso il rosso.-Esattamente, karaoke Kagami e sei obbligato a venire- asserì di tutta risposta il capitano della Seirin, -No no ehi aspetta io non vog..- le sue parole vennero troncate repentinamente dalla parlantina sciolta e “convincente” del senpai –Non ti sto chiedendo di venire, te lo sto ordinando, da senpai a kohai, da capitano a studente del primo anno, almeno che tu non voglia passare il resto dell’anno in panchina” si sistemò leggermente le lenti circolari per poi osservare il suo interlocutore abbassare la testa, in segno di resa. –Non fare quella faccia, seriamente è un favore, ci saranno cinque ragazze e per parare il numero dobbiamo essere in cinque, Koganei e Mitobe hanno già preso degli impegni quindi non possono venire, mentre Teppei, Izumi e Kuroko hanno confermato poco prima dell’intervallo, mancava un ragazzo e qui entri in gioco tu Kagami” posò la mano sulla spalla del compagno perplesso -Devi solo accompagnarci non devi per forza provarci con qualcuna, è tanto per stare insieme, consideralo come un rafforzamento del rapporto di squadra, o come un favore ad un amico- A quelle sue ultime parole, Kagami non potè che abbandonare anche quell’ultimo barlume di speranza e rassegnarsi a quella che si sarebbe prospettata una lunga serata.
 
-Kagami hai già adocchiato qualche bella ragazza?- Teppei lo stuzzicò, divertito. L’altro non rispose, proseguì a camminare affondando il viso nella sciarpa di lana arrotolata intorno al suo collo. –Non essere così freddoloso, Kagami, siamo in compagnia tanto vale divertirsi no?- Teppei si voltò sfoderando uno dei suoi soliti raggianti sorrisi. –All’inizio anch’io non volevo venire, ma poi ho notato che il vero motivo era quello di sostenere Izumi, che pare si sia infatuato della moretta al centro- disse additando spudoratamente una delle ragazze nel gruppo davanti a loro –sai quando si è innamorati di qualcuno non sempre è facile essere se stessi, e mettere a proprio agio l’altra persona risulta piuttosto complicato, è per questo che lo abbiamo accompagnato con quest’uscita, e poi..-  prese una pausa osservando la curiosità dell’altro -..e poi la sua amica, la biondina- indicò nuovamente –non mi dispiace, mi ricorda vagamente Junpei al suo primo anno di liceo, con quel taglio impertinente e ribelle- iniziò a ridere attirando l’attenzione delle ragazze che curiose si accerchiarono attorno a loro, parlottando e gesticolando di cose frivole e chiaramente non riguardanti il basket.
Una ragazza, una brunetta di nome Karin si avvinghiò al braccio di Kagami appoggiandovisi contro. I suoi capelli ondulati oscillavano al soffiare del vento invernale, i suoi occhi scrutavano impertinenti la figura del ragazzo in tutta la sua avvenenza, mentre le goti arrossavano il viso a causa del gelo notturno.
-Sembrano una bella coppia, non credi?- Hyuuga bisbigliò di punto in bianco –uh?- il giovane sembrò cadere dalle nuvole –Intendo loro due lì avanti, Kagami e Karin, Kuroko-kun- Kuroko si mise ad osservarli, la ragazza era indubbiamente piuttosto insistente, ma Kagami sembrava non volerla respingere, e guardandola dall’alto le sorrideva, cosa piuttosto rara da parte del rosso. –Probabilmente le piace- confessò rapido. –Dici? Magari con quest’uscita riusciamo anche a sistemare Kagami- terminò l’altro per poi dirigersi da Teppei il quale aveva decisamente attirato l’attenzione di tutte le ragazze ancor prima di arrivare al locale.
-Ehi Teppei, piantala di infastidirle- sbraitò, mentre il gruppo si riunì in una sonora e fragorosa risata. Sembravano divertirsi tutti, il gruppo principale alla testa della fila, Kagami e Karin di conseguenza e… Kuroko in solitudine alla coda. Kuroko solitamente era il personaggio fantasma, il jolly, eppure quando compariva magicamente, spuntava sempre al fianco di Kagami, lo stesso Kagami che ora civettava con quella ragazza. Kuroko portò le mani davanti alla bocca, soffiando lievemente.  Il suo respiro si condensò in una nube nivea dovuta al gelo, mentre le mani stizzite si contraevano in cerca di calore.
Non passò molto che raggiunsero la loro destinazione, il karaoke. Hyuuga aveva prenotato il pomeriggio prima una stanzina comoda e riservata dove solitamente lui, Izumi e gli altri si trovavano nei week end di monotonia.
-eccoci signorine, accomodatevi- fece Teppei accennando a un inchino ottocentesco –Karin anche tu, staccati da Kagami o glielo spezzi quel braccio- battuta che fu apprezzata dal resto delle ragazze e non solo. Izumi e la moretta erano da tempo nel loro mondo incantato e trasognato, così i restanti si servirono da soli di alcolici e musica elementare, per lo più sigle di anime o di spot pubblicitari. 
La situazione generale era piuttosto bizzarra. Mentre le due rondini innamorate si erano appartate, Teppei e Hyuuga bisticciavano di fronte a tre delle ragazze divertite dai loro sketch, e in un angolo Kagami, Karin e Kuroko erano seduti a sorseggiare quello che probabilmente doveva essere dell’alcool di seconda scelta, piuttosto economico e scontato.
-Quindi tu sei Kuroko-kun? Il ragazzino invisibile?- Karin si voltò appena verso quest’ultimo, stringendo maggiormente la presa sul braccio di Kagami. Kuroko non rispose, si limitò ad osservarla, mentre sorseggiava con flemma il suo drink. La ragazza si sporse in avanti, esaminando e analizzando il giovane.  –Sai..- cominciò –mi avevano parlato molto della famosa generazione dei miracoli, ma…- sorrise meschina –ti facevo, come dire, più alto- a quelle parole Kagami che stava seguendo pigramente la conversazione, scoppio a ridere, cercando di attutire il tutto coprendosi la bocca con la mano. –Io se fossi in te non proseguirei oltre- commentò cercando di frenare il riso, -dopotutto siete ugualmente alti, no?-. La ragazza diede un’occhiata al fantasma per poi osservare la sua stessa corporatura –Sì ma Taiga-kun, io sono una ragazza- puntualizzò stizzita lei.  –T..Taiga-kun?- Kagami deglutì sconcertato, cercando poi di proseguire –in un ragazzo l’altezza è relativa, nonostante le sue dimensioni Kuroko se la cava benissimo in campo, riesce a tenere testa a persone nettamente più alte di lui, e poi…- il rosso notò gli sguardi dei due che lo fissavano allibiti, per quanto quello di Kuroko possa essere tale  –Intendo dire, che..sì insomma che non è male, ma questo è un mio parere- troncò la conversazione afferrando il bicchiere sul tavolino, e ingurgitandone avidamente il contenuto. Kuroko abbassò il viso verso il basso, e nonostante nessuno ci fece caso, in quel momento le sue labbra si piegarono in un sorriso accennato e sommesso.
La serata passò velocemente, più di quanto ci si potesse immaginare, tra giri di alcool e canzoni demenziali impostate sul rewind del riproduttore. 
-Taiga-kun, mi accompagneresti a casa?- Karin che fino a qualche secondo prima era seduta sulle sue ginocchia ora intrecciava le mani dietro al collo del giovane, sfoderando un’espressione innocente e aggraziata.  Teppei ghignava osservando la scena, compiaciuto. –Veramente io, dovrei..- Kagami deviò lo sguardo alla ricerca di una scusa plausibile e convincente da poter propinare alla ragazza. Quando la vide, vide la soluzione ai suoi problemi. –KUROKO- esclamò –devo accompagnare Kuroko- disse indicandolo esaltato per l’ottima idea.
-Kagami-kun- lo riprese Teppei –credo che Kuroko sappia la strada- se gli occhi potevano parlare, quelli di Kiyoshi lo stavano facendo in quel momento e sembravano voler dire “muoviti idiota, e portala a casa, è la tua occasione, non fare cazzate” o qualcosa di simile. Kagami sospirò rassegnato, sapendo di non avere più nessun diritto di scelta. –Ok, andiamo- lanciò un’occhiata a Kuroko che stranamente non rispose, sembrava confuso, leggermente frastornato. 
Il gruppo di amici si salutò all’uscita del locale, Kagami e Karin avrebbero girato a destra mentre i restanti avrebbero proseguito girando a sinistra. Strade opposte, come le rispettive destinazioni. Karin si avvolse ancora una volta al braccio di Kagami, più raggiante e solare che mai, nonostante l’altro partito non fosse dello stesso parere.
Non fecero in tempo ad incamminarsi che delle voci attirarono la loro attenzione.
-Ehi, sta bene? Cos’ha?- un gruppo di ragazzi alle loro spalle copriva la scena, nascondendo il protagonista della vicenda. Entrambi curiosi si avvicinarono a quella folla ristretta che si era venuta a creare in quei pochi secondi. Poi la sentirono, la voce di Hyuuga , affannata e tesa, gridare –Kuroko, ehi Kuroko stai bene? Kuroko !-
Un brivido percorse la schiena di Kagami, la tensione crebbe repentina nel suo corpo. Si scrollò di dosso Karin, correndo verso quel gruppo di persone, che stolte guardavano la scena senza muoversi minimamente, con l’impeto del quale era ormai noto scansò la gente non curante delle voci di sottofondo che discriminavano i suoi modi di fare, fino a ritrovarlo lì, sdraiato ai suoi piedi. –Cos’è successo?- chiese attonito. Hyuuga fissò il rosso, sorpreso –Non ne ho idea, stavamo camminando e all’improvviso abbiamo sentito un tonfo, voltandoci lui era già così, steso a terra- Entrambi, Hyuuga e Kagami erano allarmati quando una risata interruppe i loro pensieri. –Teppei !- lo ammonì il capitano –aah scusate scusate, ma non ve ne siete accorti?- Izumi si avvicinò mano nella mano con la ragazza che timidamente si nascondeva contro il corpo del giovane. –Teppei ha ragione, guardate attentamente le sue guance- Kagami si accostò, chinandosi verso il suolo, portando la mano contro il viso del ragazzo –scotta!- affermò poi. –Ti sei preoccupato per niente, deve aver bevuto troppo, o comunque più di quanto fosse capace di reggere- Teppei diede qualche pacca a Kagami, rassicurandolo. –E ora?- chiese la ragazza imbarazzata, gli altri la guardarono confusi –intendo, ora come lo portiamo a casa?- terminò guardando Izumi di tutta risposta. –beh ovviamente lo riporta a casa Kagami- disse istantaneamente Teppei –EEEEEEH? Io?- sussultò l’altro. –Non eri tu che poco prima dicevi di volerlo accompagnare?- Kagami si voltò fissando Karin, il quale disappunto sul viso era palese. Effettivamente quella era un’ottima occasione, per evitare la ragazza e aiutare l’amico. –Scusami Karin, ma è un emergenza- si giustificò frettolosamente, poi con l’aiuto degli altri, si caricò Kuroko sulle spalle.
 
Aveva salutato il gruppo per poi incamminarsi verso casa dell’amico, adagio e a passi lenti. Una cosa era sicura, Karin aveva ragione, la fisionomia di Kuroko ricordava quella di una ragazza, tanto da sentire a malapena il torace alzarsi e abbassarsi alternativamente contro la sua stessa schiena. –K..Kagami-kun?- le palpebre si aprirono pigramente in una smorfia di sonno, alla ricerca di una risposta. –Sei collassato, idiota. Non sapevo fossi un bevitore accanito- Kuroko sentiva il viso accaldato mentre la gola secca agognava per qualche goccia d’acqua che ne idratasse la bocca. –Non lo sono infatti- rispose con la sua solita empatia. –Allora c’era qualcosa che ti turbava, dico bene? Non sei il tipo da buttarsi nell’alcool per niente. - Kagami si voltò appena, Kuroko vide i lineamenti del suo viso contrarsi mentre parlando animatamente lo rimproverava della sua ingenuità. Era incredibile come Kagami riuscisse a comprenderlo e a capirlo, nonostante si conoscessero semplicemente da un anno. Era stato un anno breve ma intenso, come promesso i due giovani erano inseparabili, come luce e ombra, alla comparsa dell’uno ne seguiva la venuta dell’altro. –Kagami-kun- lo chiamò –uh?- sbottò l’altro –E Karin? Non dovevi portarla a casa?- chiese ignaro dell’accaduto. –Karin? Ah lei, beh le gambe ce le ha, può benissimo tornare da sola, non sono mica il suo chauffeur- Kagami cominciò a sbraitare nel bel mezzo della strada, tanto da attirare l’attenzione della gente, compresi gli sguardi indiscreti di ragazze che osservavano la scena piuttosto inusuale, di un ragazzo che ne portava in groppa un altro. –Kagami-kun forse è meglio se mi metti giù- asserì cercando di evitare lo sguardo discriminatorio delle ragazze. –Eh?- Kagami si voltò verso di lui notandone il disagio. “Quell’idiota è turbato seriamente da quelle oche? “  Il rosso sospirò rassegnato. –Ok, ho capito- si diresse verso una delle panchine disseminate lungo il marciapiede della strada e vi appoggiò la borsa: quella classica, che portava sempre con sé, quella degli allenamenti, dentro vi era tutto, tutto ciò che fosse necessario secondo i suoi standard ovviamente. Fece scorrere la zip per tutta la sua lunghezza, per poi sfilare una giacca dall’interno, la girò controllandola alla buona, per poi portarla contro il naso ed annusarla grossolanamente –Non puzza, usa questa-  disse passandogli il capo d’abbigliamento –eh?- Kuroko seguiva confuso la scena –Eri in imbarazzo, dico bene? mettiti questa sulle spalle, e se proprio non vuoi essere visto alza appena il colletto, dovrebbe coprirti abbastanza da non farti riconoscere. E…- la sua voce tintinnò lievemente -Inoltre sta iniziando a fare più freddo, portarla non ti farà male- tossì coprendo quelle ultime parole. Kuroko abbassò lo sguardo, sorridendo sommessamente com’era incline a fare ogni tal volta Kagami compiva qualcosa di “gentile” nascondendo la natura del suo gesto. In seguito si mise sulle spalle la giacca, per poi poggiare il viso sulla schiena del rosso. La testa gli doleva ancora pesantemente. Non era un tipo dedito all’alcool come aveva appurato poco prima Kagami, eppure quella sera era come se avesse sentito il bisogno di distrarsi da qualcosa, qualcosa di fastidioso, qualcosa che avrebbe voluto evitare, era successo senza preavviso che quel bicchiere di alcool si trovasse lì, in quel preciso istante, posto giusto al momento giusto, più ne sorseggiava più il problema si attenuava, sfocava, sbiadendo dalla sua vista. Qual era il motivo per cui aveva iniziato? Qual era il motivo per cui voleva essere distratto? La ragazza, forse era lei, Karin, forse erano i suoi commenti. Kuroko aveva sempre avuto un risentimento per le persone che lo etichettavano per le sue “dimensioni”, il fatto di essere basso e non portato per il basket era uno dei topic più diffusi durante il suo periodo nella generazione dei miracoli. Era per i commenti di Karin o per i suoi gesti? L’avvinghiarsi in modo così viscido e infimo al braccio di Kagami. Kagami era sempre stato qualcosa di “puro” ai suoi occhi. Kagami era una di quelle persone che vivono per la loro passione, che danno tutte loro stesse per la causa senza tener conto dei rischi o dei sacrifici da correre al fine di raggiungere lo scopo. Lui era unico nel suo genere, lo aveva capito da subito, nel momento stesso in cui i suoi occhi si erano resi conto della sua presenza durante il reclutamento studenti del primo anno, per il team di basket.  Lo aveva visto strattonare Koganei fino allo stand dove Riko e Hyuuga davano il benvenuto ai nuovi membri, si era seduto e dopo aver compilato in pochi secondi il questionario, si era rialzato dirigendosi verso l’istituto. A quel tempo lo aveva seguito, i suoi passi lenti e decisi, mentre fissava a testa alta tutto ciò che gli si parava di fronte, senza mai abbassare lo sguardo indeciso sotto quegli alberi di ciliegio in fiore, gli fecero capire che era lui la persona che stava cercando, quel barlume di luce, che seppur fioco, fosse così promettente. Era differente dalla luce di Aomine, la sua non era una luce intensa destinata a brillare in solitudine e per se unicamente, la luce di Kagami sembrava coinvolgere le persone a lui vicine, avvolgendole nel calore che egli stesso emanava. Era decisamente questo che amava di lui, il suo calore. La persona che era diventata e il modo in cui si sentiva stando al suo fianco come in quel momento. Sembrava come se le ragazze intorno a loro, così come il resto del mondo, fossero svanite. Riusciva a percepire solo il ragazzo di fronte a lui, la sua schiena sul quale era adagiato, e le mani brucianti che gli avvolgevano teneramente le gambe. Fu quel pensiero, e quella comodità che lo fece assopire prima ancora di raggiungere la sua stessa abitazione.
 
Dopo circa una decina di minuti erano giunti a destinazione, un lampione nelle vicinanze illuminava la porta d’entrata dell’appartamento di Kuroko. –Ehi, Kuroko, siamo arriv..- Kagami si interruppe non appena notò che il ragazzo sulle sue spalle si era addormentato durante il tragitto. Il rosso sospirò, sfilando dalla tasca di Kuroko un mazzo di chiavi piuttosto misero, 3 o 4 chiavi unite tra loro da un anellino di ferro, dal quale penzolava una pallina da basket. Non riuscì a trattenere una risata divertita –quanto sei scontato- commentò girando la chiave nella serratura della porta, e spalancandola davanti a se. L’arredo era modesto e sobrio, proprio come Kuroko. Kagami attraversò il corridoio per poi entrare nella camera esigua del ragazzo. Sulla sinistra vi era un letto posto contro la parete e ai piedi, una finestra scorrevole lasciava penetrare all’interno della stanza i raggi lunari che ne illuminavano l’abitacolo. Il rosso si affiancò al letto, adagiandovi delicatamente il ragazzo. Gli sfilò scarpe e calze, per poi togliergli la giacca scura della divisa scolastica, sbottonando appena i primi due bottoni della camicia che indossava di sotto a essa, fece il tutto lamentandosi nel mentre come era suo solito. Kuroko era steso in posizione fetale, probabilmente a causa della frescura serale. Kagami lo osservò incurvando le sopracciglia –No- affermò deciso. Lo rifissò iniziando a perdere la compostezza –dannazione questa me la paghi- Il rosso riprese la sua giacca e la adagiò sul corpo inerme del compagno, coprendolo per tutta la sua altezza. Era incredibile quanto la figura di Kuroko fosse minuta e gracile, in contrasto con quella che era la sua reale personalità, determinato e implacabile, aveva sempre imposto le sue opinioni con estrema fermezza senza mai inclinarsi al volere degli altri. Kagami si sedette al bordo del letto, sistemando pigramente l’indumento in modo da non lasciare nessun lembo di pelle esposto al freddo. –Kuroko- lo chiamò senza nemmeno dar peso alla sua azione, il suono che ne uscì fu piuttosto imbarazzante, un suono mero e delicato, atipico della sua persona. Portò quella mano che poco prima riposava sul braccio del giovane, verso il suo viso. Delle ciocche cadevano fluenti sul viso, infastidendo gli occhi, Kagami ne scansò un paio, sistemandogliele dietro all’orecchio. In quel momento sentì un impulso, era simile allo stimolo di quando, dopo un ennesimo passaggio di Kuroko, sentiva quell’adrenalina di chi sta per fare canestro, quando si è a pochi passi dal canestro, con la palla in mano e gli avversari ancora lontani, troppo lontani perché ti fermino dal saltare e segnare il punto decisivo di un match importante. Era Kuroko la causa di quella sensazione, il suo respiro flebile e regolare sembrava attirarlo a se, si avvicinò adagio, seguendo con la mano i lineamenti del suo viso per poi accostarsi alle labbra sottili che accarezzò da lato a lato. Sembrava in una specie di trance, non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso, non riusciva a non pensare al fatto che il suo compagno di squadra avesse avuto un passato prima del loro incontro, con dei ricordi e delle esperienze vissute insieme a persone che non erano lui. Era una sensazione strana, una specie di prurito continuo e incessante. Gelosia. Kise, Aomine, Momoi, ad ogni incontro sembravano riaffiorare nuove relazioni e connessioni col suo passato, non aveva nessuna certezza che il ragazzo sarebbe continuato a rimanere al suo fianco fino alla fine, avrebbe potuto benissimo tornare con uno dei suoi precedenti compagni di squadra, lasciandolo a com’era prima di conoscersi. Tutti quei pensieri, fulminei gli offuscarono la mente. Si accorse di essersi avvicinato al suo viso più del dovuto, premendo le sue labbra contro le sue. Sentiva le labbra ovattate di Kuroko sulla sua bocca, il respiro caldo sulle sue goti. Passarono pochi secondi, finché non realizzò cosa stava realmente facendo. Stava baciando Kuroko. Kagami spalancò gli occhi allibito, per poi indietreggiare alzandosi dal letto, portò una mano sulle sue stesse labbra, ripensando all’accaduto, il suo viso divampò di tutta risposta, arrossandogli le guancie. Prese repentino la borsa che aveva adagiato al suolo e si diresse verso la soglia della porta, esitò per qualche secondo –Dannazione, che diavolo mi è preso?- disse coprendosi il viso per la vergogna, si voltò fissando Kuroko, inconsapevole della vicenda, per poi correre verso l’uscita e chiudersi la porta alle spalle.
 
 
Quanto tempo era trascorso? Ore?Una manciata di minuti forse. Si era addormentato sulla schiena di Kagami, e ora era sulle coperte del suo letto. Sentiva il rosso sistemargli la giacca sopra il proprio corpo. Ad occhi chiusi riusciva a percepire la presenza del ragazzo, la mano che scivolava tra i suoi capelli, sistemandogli alcune ciocche, per poi scivolare sulle sue labbra. Era curioso, estremamente curioso di sapere quale fosse l’espressione di Kagami in quel preciso istante, stava scherzando? Voleva fargli qualche particolare dispetto mentre stava dormendo per vendicarsi di tutte le volte che lo aveva ripreso durante le partite? Quali erano le intenzioni del ragazzo? Kuroko non fece in tempo a formulare una o più ipotesi che sentì il viso del ragazzo avvicinarsi al suo. Kagami lo baciò. Sentì i capelli dell’amico cadergli sulla fronte, la mano stringeva una porzione del suo viso, mentre i polpastrelli accaldati palpitavano attraverso la pelle. Sentì un calore avvolgente provenire dalle labbra di Kagami seguito dal viso che si infervorò a sua volta. Fu sorpreso, completamente spiazzato. Riuscì a realizzare l’accaduto solo pochi secondi dopo, quando il ragazzo si staccò bruscamente dalla sua bocca. Percepì l’agitazione e l’ansia dell’altro, che alzandosi di scatto si diresse verso la soglia della stanza. Riaprii gli occhi solo quando senti il rumore della porta d’entrata chiudersi di colpo. Mosse ripetutamente le palpebre, incredulo, e solo pochi minuti dopo realizzò quanto fosse successo, si accarezzò le labbra, riusciva a sentire ancora quella sensazione piacevole sulla bocca –Kagami-kun-  pronunciare il suo nome lo fece arrossire lievemente, per quanto le goti di Kuroko possano arrossarsi ovviamente. Portò le ginocchia contro al petto, stringendosi nell’abbraccio dell’indumento del ragazzo, respirandone dal colletto l’odore inconfondibile –Kagami-kun- sussurrò un ultima volta.
   
 
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