Tanti auguri di buon Natale a tutti!
Vi
auguro tanta gioia e felicità, una bella giornata all’insegna dei mega-pranzi
dai parenti e, se andate a sciare, anche tanta bella neve (ovvero io ESIGO la
neve!).
Un grazie speciale va a Stateira,
slasher nel cuore proprio come me, che ha sopportato
i miei deliri e mi ha dato tutto il suo appoggio e sostegno morale. Grazie sorellona!
Un grazie speciale va a Lupetta,
che ha dato il suo OK alla storia.
Ultima, ma non ultima,
un grazie speciale a Nonna Minerva, che mi ha prestato a sua insaputa
la sua piccola Sely, direttamente da “I’ll be home for
Christmas”, che io vi consiglio di andare a
leggere.
Sorellona,
questa storia è tutta per te!
Ora non mi resta che
augurarvi una buona lettura e mi auguro che trascorriate delle buone feste.
Fatevi coraggio, il 13
Luglio si avvicina.
Baci baci,
Little Fanny
Midnight Troubles
Era
notte inoltrata quando dalla stanza accanto sentirono dei rumori.
Non
era possibile.
Anche
questa notte? Ma possibile che in quella casa non si potesse mai stare
tranquilli?
E
passi che, vabbè, erano i primi mesi nella nuova
casa…
E
passi il fatto che le mancava il cuginetto James,
compagno di molte nottate in bianco…
Ma
una notte, almeno una notte, si poteva dormire in pace, no?
Tonks
aprì uno occhio di malavoglia e si girò a guardare l’altro occupante del letto
che dormiva pacifico e tranquillo. Lui mai, eh, che sentisse le urla lancinanti
della loro bambina. Lui dormiva. Ma pacifico! E a lei toccava sempre alzarsi.
Ma
quella notte no!
Così,
con molta poca delicatezza, prese a tirargli calci da sotto le coperte… non era
colpa sua se non era riuscita a svegliarlo con le buone maniere!
Remus
si svegliò di soprassalto, guardò l’ora sulla sveglia per constatare con
disappunto che erano solo le due del mattino. Ma cosa aveva Tonks da chiamarlo
a ques… si, aveva compreso il motivo di tanta
violenza notturna.
Si
stiracchiò le ossa indolenzite, afferrò la vestaglia e si diresse con passo
assonnato nella stanza dove la loro bimba avrebbe dovuto dormire tranquilla a quell’ora della notte.
E
invece lei era lì, bella e pacifica, arzilla come una
che ha fatto il suo riposino da dieci ore. Guardava il suo papà con i suoi occhioni ambrati che non presentavano la minima traccia di
stanchezza, i suoi capelli erano di un bel rosa acceso.
Sarebbe
occorsa molta pazienza per riuscire a farla riaddormentare.
E
Remus questo lo sapeva e così si preparò a passare una lunga notte insonne.
Si
avvicinò al lettino prendendo la piccola in braccio. Un bellissimo fagottino
rosa che non ne voleva sapere di rimettersi a dormire. La cullò dolcemente fra
le sue braccia, intonando una dolce ninna nanna. Ma la canzone ebbe l’effetto
opposto. La piccina era più pimpante di prima: lanciava gridolini
di giubilo e muoveva i piccoli piedi fuori dalla copertina.
Questa
tecnica non andava di sicuro.
Vediamo
un po’… cosa avrebbe potuto inventarsi… idea: una bella favola!
“Su,
piccolina… ti racconto una bella favola…” disse riappoggiandola nel lettino e
rimboccandole con amore le coperte.
“Sci!
Bello papà, bello!” disse questa contenta guardandolo colma di aspettativa.
Le
piacevano le sue storie perché erano diverse da quelle che gli altri genitori
raccontavano ai loro bambini.
Il
lupo era un animale buono, solitario e non molto giovane. Tuttavia si era
innamorato della bella e sbadata principessa.
Si
incontravano per lunghe passeggiate nei boschi, ma non potevano uscire allo
scoperto per paura delle conseguenze. Così mantenevano il loro amore segreto,
celato persino agli occhi della luna.
Un
giorno furono scoperti e vennero separati dalla forza delle superstizione e
delle tradizioni popolari, così al lupo non era rimasta altra scelta che
scappare e nascondersi nella sicurezza dei boschi. Però non aveva calcolato la
tenacia e l’insistenza della giovane che con il suo amore lo aveva riportato
nella società. E da quel giorno vivevano tutti felici e contenti con una bella
e piccola principessa che girava per casa.
Questa
era in assoluto la sua storia preferita.
Remus
aveva finito il suo racconto e la bimba era ancora lì che lo guardava adorante
con i suoi occhi vispi. Sbirciò il quadrante dell’orologio appeso alla parete
e, rendendosi conto dell’ora, si passò stancamente una mano sul viso. Si
prospettava una bella nottata in bianco.
Allora
Remus, pensa… pensa… cosa facevi a scuola quando Sirius non la voleva sapere di
starsene calmo e zitto? Uhm… forse non è il caso. Non credo che Dora sarebbe
molto contenta di scoprire domattina come ho fatto addormentare la nostra cara
bambina.
Sbuffò
contrariato.
“Papà…
trenino!” proruppe la bambina con un risolino di felicità, avendo trovato
un’altra brillante idea per non rimettersi sotto le coperte.
“Va
bene… ma poi mi prometti che farai le nanne, siamo d’accordo?”
La
piccola soppesò la richiesta e poco dopo sporse la sua manina paffutella
dicendo con voce solenne: “Accoddo!”
Il
licantropo la prese in braccio, si sedette sulla comoda poltrona a fianco del
lettino e la adagiò sulle proprie ginocchia.
“In
carrozza!” disse con la tipa voce dei capotreni.
“Sci!
Si patte! Dove andiamo, papà?”
“Andiamo…”
disse Remus tra uno sbuffo del treno e rumore di rotaie. “Andiamo sul pianeta
dei sogni!”
La
bimba si divertiva un mondo e, forse, il padre si stava divertendo più della
propria figlioletta.
Adorava
quel sorriso, così dolce e già così Tonks. Gli occhi, eh no, quelli erano
decisamente i suoi. Attenti e vivaci.
“Bene!
Eccoci arrivati!” esclamò dopo un lungo fischio. “E
ora, da brave bambine, andiamo nel nostro lettino a dormire.”
La
prese delicatamente in braccio e la adagiò fra le coperte, rimboccandogliele
con cura. Le passò con dolcezza una mano sulla testolina di un bel rosa acceso
e le diede un piccolo buffetto sulla guancia.
Si
allontanò silenziosamente per non rovinare il momento di calma che si era venuto
a formare. Era quasi arrivato sulla soglia della porta, pronto a spegnere la
luce quando la piccola si mise a sedere ridendo come una matta toccandosi il
naso.
Ma
perché toccavano tutte a lui quella notte?
Era
troppo bello che la tenera, dolce e tremenda bimba si mettesse a dormire allo
scoccare delle quattro di notte.
Si
riavvicinò con passo pesante sapendo perfettamente che ogni piano per
rimettersi a sonnecchiare per qualche oretta ancora era andato completamente in
fumo.
“Allora…
dimmi: cosa succede ancora?” le chiese curioso ben sapendo che il tutto non
sarebbe stato così semplice da scoprire.
La
bimba iniziò a cambiare colore di capelli indicando con la piccola mano
qualcosa alle sue spalle e lanciando gridolini
entusiasti.
Il
licantropo seguì la direzione del suo dito, per scoprire alle sue spalle la sua
cara mogliettina che continuava a cambiare la tonalità dei suoi capelli. La sua
espressione era concentrata e trasudava un non so che di cospiratorio.
“Bene
bene bene… ma guarda chi
abbiamo qui…” disse lui voltandosi lentamente e fissando la sua consorte negli
occhi.
Tonks
lo guardò spalancando i suoi occhioni e cominciò a indietreggiare lentamente.
“Tesoro…
dì che vuoi la mamma…” incoraggiò Remus la figlioletta con un ghigno stampato
sul volto.
“Mamma!”
esclamò subito lei obbediente.
Tonks
si sentì presa in causa e entrò nella cameretta rosa, stringendosi bene il
laccio della vestaglia.
“Eccomi
tesoro, sono qui. Cosa c’è? La mia stellina non riesce a dormire?” chiese
prendendola in braccio.
Remus
la guardò con fare saputo.
Oh,
non ci sarebbe riuscita facilmente.
“Guarda
tesoro. Io ho già provato con una ninna nanna…” Iniziò a contare sulle dita di
una mano. “… una favola, il trenino e sarei riuscito a farla dormire se qualcuno non avesse avuto la malsana
idea di rimettersi a giocare…”
“Io?
Io non stavo giocando!” si difese prontamente. “Stavo solo cambiando tonalità
di capelli… sai che non sto troppo fissa su una certa acconciatura!”
“Si…
diciamo che non volevi ammettere che sono più bravo di te a far addormentare
questa adorabile peste! E allora hai cercato di ostacolarmi!”
“Ma
dai… non sono ancora così crudele!” Lui sollevò un sopracciglio dubbioso. “E
poi, se avessi voluto intralciarti mi sarei messa anche a cambiare il naso!”
Gli
occhi ambrati si spostarono subito sulla moglie, mentre lei si premeva una mano
sulla bocca, rendendosi conto che si era letteralmente data una zappa sui
piedi. Si era dichiarata indubbiamente colpevole.
“Ah!
È così? Allora adesso verrai punita!” disse lui alzandosi e avvicinandosi a lei
con lentezza calcolata, mentre questa indietreggiava verso la porta, sua unica
via di fuga.
Con
un balzo le afferrò il braccio e iniziò a farle il solletico su tutto il corpo.
Tonks, presa alla sprovvista, non riuscì subito a difendersi e cadde a terra
ridendo come una matta.
Ma
non si sarebbe lasciata sconfiggere così facilmente e così, raccogliendo tutte
le sue energie, intensificò la lotta del solletico.
E
la bambina pensò bene che non valeva la pena di mettersi a dormire con tutto
quel divertimento.
Il
mattino dopo un timido raggio di sole fece capolino nella stanza intonacata di
rosa. La luce illuminava una coppia di genitori avvolti in una soffice coperta
e, rinchiusa nel loro abbraccio, una piccola bambina tranquillamente sveglia.