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Autore: pandamito    07/06/2012    2 recensioni
Panem, prima dei Giorni Bui.
« L‘albero degli impiccati. » commentò con un pizzico di macabra ironia uno degli uomini in bianco che avevano giustiziato il moro, ancora appeso alla quercia, ma stavolta con una figura femminile al suo fianco.
Il suo collega annuì, portandosi alle labbra quella strana cartina arrotolata che aveva anche il giorno prima, a Capitol City la chiamavano “sigaretta”, ma era normale che nei Distretti la gente non avesse mai visto nulla di simile, prima di tutto perché in teoria non si dovrebbe fumare in servizio, secondo perché il tabacco veniva prodotto solo nel Distretto 11.
Dovevano togliere i corpi da lì o avrebbero iniziato a puzzare, ma mentre lo facevano uno strano motivo s’intonò dalle loro labbra, una canzone fin troppo familiare in quel posto, che però stavolta veniva cantata con le parole di un triste e macabro testo.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Panem, prima dei Giorni Bui.
 
La finestra della casa era chiusa, ma a tende scoperte, chiunque passasse di lì poteva notare l’evidente rossore di rabbia sul viso dell’uomo e la sua mano - grande e con evidenti segni che nel tempo il duro lavoro gli aveva lasciato - si alzò in aria, per poi andare ad imprimersi sul volto della giovane ragazza di fronte a lui, che si accasciò a terra. Fuori era buio e silenzioso, ma la pallida luce all’interno di quella stanza faceva intravedere le vene che pulsavano e i muscoli tesi dell’uomo e il volto coperto dai capelli biondi e dalle mani della donna, che probabilmente nascondeva le sue lacrime. Uno strano fischiettio attirò la sua attenzione, quando questa però alzò il viso per un attimo, la piccola figura di un uomo l’aspettava fuori dalla finestra ed approfittò delle spalle del padre di lei per gesticolarle coi segni un messaggio, che sicuramente lei avrebbe capito.
L’esile figura di un ragazzino, avente gli stessi colori della ragazza, la circondò con le braccia, per proteggerla, ma stavolta la mano dell’uomo risuonò sulla sua faccia, lasciando un evidente rossore.
 
Era mezzanotte. La ragazza, approfittando della sonnolenza post sbornia del padre, fuggì di casa, attraversando tutto il centro ed anche la periferia, fino a superare la piccola ed innocua recinzione che, circondando tutto il Distretto 13, proteggeva la gente dagli animali del bosco, per poi addentrarsi dentro di esso ed arrivare ad un piccolo colle non molto lontano dalla recinzione. Come al solito, sotto l’imponente quercia che lo caratterizzava, vi era un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi azzurri, come i suoi, che intonava la stessa melodia che aveva usato prima, fischiando. Le sorrise e lei gli si andò a sedere vicino, felice che il buio nascondesse tutto.
« Mi dispiace, è colpa mia. » iniziò da subito il ragazzo, sfiorandole delicatamente la guancia ancora un po’ gonfia e rossa. « Se solo lui ci lasciasse in pace… »
Quella sussultò appena per la pelle che le bruciava ancora, ma continuava a puntare i suoi occhi davanti a lei, come se volesse evitare il discorso. « Non è colpa tua, lo sai. » sussurrò, parlando finalmente.
« Mi chiedo come un individuo del genere possa fare il medico, questo posto mi ripugna sempre di più. » E di nuovo silenzio da parte della ragazza. « Si è ubriacato e ti ha picchiato, ancora. » Silenzio. Il ragazzo la fissava sperando in una qualche sua frase. « Mi chiedo ancora come tu e tuo fratello possiate continuare ancora a stargli vicino. »
Chiuse gli occhi, prendendo un bel sospiro. « Lo sai perché. » tagliò corto lei.
Il giovane corrugò la fronte. « Ancora per quella storia? E‘ successo tanto tempo fa, ora è cambiato! » alzò un po’ più il tono della voce, irritato.
« Mi ha salvato la vita e allevato quando mia madre è fuggita da chissà dove ed è stata uccisa! » sbraitò spazientita e si rese conto che, anche se erano lontani per essere sentiti dalle abitazioni, i loro toni erano troppo alti per un incontro a mezzanotte ed avrebbero potuto anche attirare qualche animale selvatico. « Io… gli devo tutto, in fondo. »
Cercando di reprimere la rabbia, afferrò il polso della ragazza, mettendo in evidenza la pelle chiara del suo braccio. « E questi? Gli devi anche questi? » La ragazza gemette dal dolore e la vista di quei lividi violacei le fece salire le lacrime, che cercò di reprimere. « Alma, per favore, ragiona. » la stava supplicando. Il suo viso si fece più duro e serio. « Scappiamo. »
 
 
Are you, are you
coming to the tree
where they strung up a man, they say murdered three?
Strange thing did happen here.
No stranger would it be
if we met up at midnight in the hanging tree.

 
Il ragazzino biondo era raggomitolato nel letto, non osava alzare la testa e continuava a tremare mentre cercava di nascondersi il più possibile sotto le lenzuola. 
« Hans. » la voce della sorella lo tranquillizzò di un poco. Alma lo strinse fra le braccia e gli accarezzò i capelli. « Va tutto bene, tranquillo. »
« Ho paura. » confessò e l’altra s’irrigidì. « Non mi piacciono quegli uomini, sono ubriachi e… » la voce sembrava rotta.
« Non ti preoccupare. » lo interruppe, capendo che era troppo scosso per continuare a parlare. « Ci penso io sotto, tu però ora devi dormire. Va bene? »
Hans si rispecchiò negli occhi della sorella, variavano dai suoi grigi di poco, aveva paura che se ora sarebbe andato a dormire poi non avrebbe più trovato nessuno al suo risveglio. Non voleva rimanere solo. Alma afferrò subito i pensieri che vagavano nella testa del ragazzo, in fondo erano anche un po’ i suoi.
« Ti prometto che un giorno ci sarà giustizia. » azzardò. Stava per esprimere tutto ciò che reprimeva da tempo dentro di sé, pensieri che forse avrebbero sconvolto la vita del minore.
« E come? » domandò, non capendo dove volesse parere e in che modo ci potesse essere giustizia in quel mondo in cui vivevano.
« Un giorno tutta la povera gente si renderà conto che dovrà agire e allora ci ribelleremo contro Capitol City, vedrai. » Hans aveva paura di ciò che intendeva la sorella, ma in fondo quei pensieri gli diedero un briciolo di speranza. « Ora vai a dormire, come ti ho detto. »
All’inizio esitò, ma poi annuì agli ordini. « Va bene. » e si fece sistemare sotto le coperte dall’altra, scendendo subito nel sonno per non dar spazio alle paure di prendere il sopravvento.
Sotto in cucina, aprì un’altra bottiglia di vino, come le aveva ordinato il padre e, estraendo una piccola bottiglietta dallo scaffale dei medicinali, fece scendere qualche piccola goccia di esso nei bicchieri che aveva versato, poi li posizionò su un vassoio assieme ad una pagnotta di pane e ad un coltello per affettarla e portò il tutto nell’altra stanza; però, appena posato il vassoio sul tavolo, si sentì strattonare e vidi gli occhi del padre ed un ghigno che non le piacque per niente. Venne spintonata e si ritrovò bloccata dalle braccia degli altri due uomini - completamente vestiti di bianco ed arrivati direttamente da Capitol City per lavoro - che continuarono a farla girare. Le pareva di essere una trottola ed aveva paura ogni volta che i tre uomini iniziavano a toccarla, a strattonarla, a sballottarla da una parte all’altra. Così urlò, quel che poteva, le grida più forti che riusciva a far uscire dalla propria gola, ostacolata solamente dalle lacrime e dal pianto.
Quando un ragazzo irruppe violentemente nella stanza, tutti si bloccarono: il padre andò dritto e furioso verso il giovane, mentre i due uomini bianchi lasciarono la ragazza al suo pianto - persino le lacrime sembravano essersi fermate alla vista di quel volto così familiare - e si accomodarono a bere il bicchiere di vino che li spettava, come se non fossero già ubriachi di loro.
« Ancora tu? » sbraitò l’uomo, di certo non si rendeva pienamente conto del tono eccessivamente alto che stava usando. « Non ti avevo detto di sparire?Vattene! » 
Si stava avventando verso il ragazzo e ciò ad Alma non piaceva affatto, aveva paura che sarebbe potuto sfociare tutto in una rissa e non aveva la piena certezza che il più giovane l’avrebbe avuta vinta, anzi…
Quando improvvisamente, quasi all’unisono, gli uomini in bianco presero a tossire in malo modo, attirando l’attenzione degli altri tre col rumore di un bicchiere di vetro che si frantumava a terra. Il primo si accasciò subito sul pavimento, contorcendosi, l’altro si aggrappò al tavolo facendo cadere il vassoio col pane, la bottiglia di vino ed il coltello, per poi iniziare a rigettare saliva al suolo, che si rivelò essere invece del sangue. L’uomo sgranò gli occhi, finché non sentì più il fiato e, portandosi le mani al collo e cercando invano di urlare, visto che non usciva più un respiro dalle sue labbra, fece la fine del suo collega e restò immobile al suolo.
Per un po’ calò il silenzio, fino a che il padre di Alma non emise un gracchiante gemito di terrore, evidenziato da i suoi occhi spalancati e dalle mani tremanti. Si voltò verso il ragazzo, poi verso la figlia ed in preda alla follia le si avventò contro, urlandole.
« Cos‘hai fatto? E‘ colpa tua? » 
Non sapeva che fare, la paura prese il sopravvento e la immobilizzò, sentì solo la presa del padre che si faceva dolorosa sul suo braccio.
« Lasciala stare! » gridò l’altro, spintonando via l’uomo.
Poi, scene confuse si susseguirono. Il padre ed il suo amato che lottavano, il maggiore che voleva vendicarsi dell’affronto subito, l’altro che veniva spinto verso il muro, urtando violentemente col braccio destro e la testa, cercando di aggrapparsi per non perdere i sensi.
« Joshua! » riuscì solo a gridare il suo nome mentre vedeva il padre che, ansimante, camminava verso di lui, volendo finirlo.
Le sue mani e i suoi piedi si mossero da soli, come incosciamente consapevoli di ciò che dovevano fare, mentre la ragazza ormai non ragionava più e Joshua, credendo che forse era finita e non sarebbe riuscito a proteggere la ragazza che amava, si sorprese quando al posto del ghigno furioso del medico comparve un espressione inaspettata e dolorante, mentre si accasciava al suolo ed un coltello per tagliare il pane ora era ben visibile dietro la sua schiena.
Non si muoveva più. Né lui, né loro.
Joshua alzò il viso, stupito, verso la biondina e vide gli occhi azzurri spaventati e pieni di lacrime di lei. Andò ad abbracciarla, buttandosi al collo, mentre non poteva credere che la sua ragazza fosse appena diventata un’assassina. 
Improvvisamente un altro paio di uomini vestiti tutti di bianco, proprio come quelli che ora giacevano al suolo, irruppe dentro casa, armati, e vedendo il massacro che vi era, puntarono le armi verso i due.
« Chi è stato? Siete stati voi? » domandò bruscamente uno, quasi fosse una minaccia.
La bionda non voleva rispondere, era terrorizzata. Cosa sarebbe successo ora? Mentre compiva la sua vendetta di certo non aveva pensato bene alle conseguenze.
« Sono stato io. » dichiarò d’un tratto Joshua e la ragazza lo guardò presa dal panico.
Come poteva fare una cosa del genere? Stava andando verso il suicidio. Eppure a lui doveva la vita, perché dicendo così di certo non avrebbero indagato sul veleno nei bicchieri di vino.
Senza spiegazioni, immobilizzarono Joshua e lo scortarono via, lasciando Alma in piena alle sue grida e alle sue lacrime, con solo qualche immagine confusa che vagava ancora dentro la sua mente.
Chissà se Hans, di sopra, stava ancora dormendo?
 
Are you, are you
coming to the tree
where the dead man called out for his love to flee?
Strange thing did happen here.
No stranger would it be
if we met up at midnight in the hanging tree.
 
Non c’era tempo di controllare, di pensare ad un piano, non c’era tempo per nulla perché il tempo accorciava la vita di Joshua. 
Non avrebbe mai pensato che gli uomini in bianco si stessero dirigendo alla grande quercia sulla collina. Si nascose dietro qualche arbusto, lontano da lì per non farsi beccare, ma il giusto affinché il silenzio della notte potesse farle capire le loro voci.
« Joshua Harrison, confermi di essere stato tu ad uccidere il Signor Coin ed i soldati Rogers e Cox? » domandò uno di loro, mentre l’altro lo privava della propria maglietta, buttandola a terra, e spintonandolo verso la corteccia della quercia, legandolo ad essa con una corda.
«Sì. » la non esitazione del ragazzo intimoriva la bionda che stava guardando la scena, così più che proteggerla pareva proprio che volesse suicidarsi.
In un primo momento l’uomo che aveva fatto la domanda sembrava un po’ dubbioso, ma poi l’indiziato iniziò a fischiettare una melodia, così alzò le spalle e lui ed il suo collega se ne andarono, annunciando che il giorno dopo sarebbe stato giustiziato.
Appena vi fu via libera, la bionda corse subito verso l’amato, tempestandolo di baci e lacrime, che non si decidevano a fermarsi. 
« Scappa. » le disse il moro, sperando che si riprendesse.
La ragazza si ammutolì, come aveva fatto la notte prima, quando aveva ricevuto la stessa proposta, ma che però non aveva avuto il coraggio di accettare, anche se lì si trattava di vivere ‘felice’ con la persona che amava e, se ci fosse riuscita, anche con suo fratello. Aveva paura che se fosse scappata l’avrebbero trovata e avrebbe fatto la stessa fine di sua madre. Ora, invece, si trattava di fuggire da sola e questa era la cosa che più la terrorizzava, non avrebbe avuto nessuno al suo fianco disposto a proteggerla.
« Alma, devi ascoltarmi, devi scappare. » continuò lui.
La ragazza non voleva dargli retta, prese furiosamente a tirare la corda, per trovare un modo per slegarla, ma in questo modo si accorse che faceva del male solamente a Joshua, mentre la fune si stringeva sempre di più sulla sua carne.
« Lascia perdere. » fece lui.
« No! » obiettò la ragazza.
« Devi pensare a metterti in salvo. »
« Non senza di te. » Era cocciuta ed ogni tentativo di persuaderla sembrava vano.
« In questo modo non risolverai nulla, prenderanno anche te ed Hans rimarrà solo. » Questo era vero, la colpa di una probabile fuga sarebbe ricaduta sicuramente su di lui e chissà cosa avrebbero potuto fare a suo fratello.
« Corri, se ci vuoi liberare. » A quelle parole si fermò tutto, Alma alzò lo sguardo sprofondando in quello altrettanto azzurro dell’altro. Quelle parole le risuonavano nella testa, come se fosse un indovinello e si sentiva piccola ed indifesa al confronto di quegli occhi tanto seri e forti, che un tempo la guardavano dolcemente. « Un giorno staremo ancora assieme. » Questa era una bugia.
Alma si sentì soffocare, si avvicinò alle labbra fredde di Joshua e vi posò le sue, pensando che forse quella era l’ultima volta in cui avrebbe potuto toccarlo, l’ultima volta in cui avrebbe potuto sentire la sua voce, l’ultima volta che avrebbe potuto vederlo…
« Corri, se ci vuoi liberare. » riecheggiò ancora quella voce, mentre la bionda correva attraverso la foresta.
 
Are you, are you
coming to the tree
where I told you to run, so we'd both be free?
Strange thing did happen here.
No stranger would it be
if we met up at midnight in the hanging tree.
 
Anche questa volta, però, non c’era riuscita. Non era fuggita e, per qualche strano motivo, era rimasta al Distretto 13 con suo fratello che, allarmato, si era svegliato, ma non aveva avuto il coraggio di scendere, così era rimasto nascosto nel letto ad aspettare la sorella; ma quando questa ritornò sconvolta e lui le chiese cos’era successo, l’unica cosa che si sentì dire era di andare a dormire, così Hans poté solamente abbracciarla, aspettando che Morfeo la prendesse con sé. Ma nei sogni della sorella vi era solo Joshua che fischiava dolcemente la sua canzone ed una nuova guerra e, stranamente, anche nei suoi.
Il giorno dopo tutti gli abitanti del Distretto erano in processione per andare alla grande quercia sulla collina. E per cosa? Per vedere Joshua giustiziato, per vedere che Capitol City aveva il controllo su tutto e che il destino del ragazzo sarebbe stato quello di tutti se non ci piegavamo al suo volere. 
Perché ci era andata? Rifletteva. Perché invece non era scappata con Hans come le aveva suggerito? Era lì per vederlo morire? A che pro? Sarebbe stato solamente un suicidio.
Nessuno nella folla parlava e vicino alla quercia vi erano ancora quei due uomini in bianco, su una sedia, in piedi, vi era il corpo eretto di Joshua, con le mani legate ed il collo circondato da una corda appena ad uno dei rami della quercia. I suoi occhi azzurri scorsero nella folla e ritrovarono quelli di Alma. Scosse la testa vedendola, sembrava distrutto o addirittura deluso, poi prese a fischiare la sua canzone per l’ultima volta e uno degli uomini diede un calcio alla sedia, facendola cadere ed il corpo del moro rimase appeso all’albero, mentre dondolava morto in aria.
 
Mezzanotte. L’ora in cui si incontravano sempre, l’ora in cui anche quella sera era uscita senza che Hans le domandasse dove stava andando, l’ora in cui si sarebbe diretta allo stesso identico posto in cui andava tutte le sere, con la differenza che ora il suo Joshua la stava aspettando da morto.
Appena arrivò notò che vi erano ancora gli uomini in bianco che contemplavano davanti al corpo ancora appeso al cappio e così si nascose tra gli arbusti, come aveva fatto la sera prima. 
« E‘ strano, sai. » fece uno dei due.
« Che cosa? » domandò l’altro.
« Il ragazzo, Harrison, sembrava non avere pieno controllo del braccio destro e dal sangue sulla testa pareva aver subito dei colpi. E‘ strano che abbia centrato in pieno il suo bersaglio, inoltre quando li abbiamo trovati non erano molto distanti dal cadavere, ma il ragazzo gli dava le spalle. » fece una piccola pausa, accendendo uno strano e sottile cilindro di carta arrotolando, con dentro qualcosa che non avevo mai visto prima, l’uomo se lo portò alla bocca. « Se il cadavere era rivolto verso quella direzione di certo stava guardando qualcuno, ma il coltello era conficcato nella schiena, ma se il ragazzo ha veramente ucciso il signor Coin, allora doveva essere nella posizione della ragazza, quando li abbiamo trovati, ma lì non vi era nulla contro cui il ragazzo poteva sbattere e riportare quelle lesioni, mentre alcune macchie di sangue erano proprio contro il muro dov‘era rivolto il signor Coin. »
L’altro lo guardò, un po’ sconcertato. « Stai dicendo che è stata la figlia? »
Fece spallucce. « Che importa, noi il nostro lavoro l‘abbiamo fatto. » dalla sua bocca, allontanata la carta arrotolata, uscì del fumo. « Che facciamo del corpo? Lo lasciamo qui? »
« Sì, lo toglieremo domani sera, giusto il tempo per spaventare un po‘ gli abitanti. »
Mentre li vedeva allontanarsi, Alma si rese conto che a loro non avrebbe importato se al posto di Joshua ci fosse stata lei o sua sorella o addirittura un cane, l’importante per loro era dimostrare alla gente del Distretto che potevano schiacciarli quando pareva a loro. 
Si inginocchiò ai piedi dell’albero, mentre il corpo di Joshua dondolava privo di vita. Avrebbe dovuto ascoltarlo. Avrebbe dovuto scappare. Era rimasta in quell’inferno come una sciocca, mandando in fumo il suo sacrificio e deludendolo. Meritava lei di essere lì, ora, appesa a quel cappio e non di certo lui.
 
Oramai sembrava un corpo vitreo e senz’anima, si sentiva una vigliacca e forse lo era. Joshua aveva pagato per qualcosa che aveva fatto lei, senza esitare, ed ora, guardando Hans che si prendeva cura di lei come se fosse il maggiore, vide in quel ragazzino un’uomo e sperò con tutto il cuore che la madre avesse avuto la gentilezza e la dolcezza del fratello, l’avrebbe amata. Non aveva mangiato quel giorno, le lacrime continuavano a rigarle il viso e la pelle iniziava a tirare, se ne stava accucciata sotto le coperte a rimuginare su tutto ciò che le era successo negli ultimi  giorni, dalla sera in cui Joshua le chiese di scappare fino ad ora, condannata ad una vita piena di rimorsi. E se avesse accettato, quella notte, ora dove sarebbe? Dove sarebbero andati?
Sentiva la piccola mano di quel ragazzo così simile a lei nei lineamenti ma così diveroa dentro, così puro ed innocente, che le accarezzava i capelli e la cullava.
« Sai, la gente gli voleva bene. » iniziò. « A Joshua, intendo. » Voleva farlo smettere, non voleva sentire più quel nome, faceva troppo male, come se ritornasse per punirla. « Ieri, dopo… beh, dopo quello sono passato vicino gli scavi di grafite e gli operai non sembravano aver digerito la cosa. » Non ricevendo una reazione, Hans scosse di poco la sorella. « Alma, sto dicendo che avevi ragione. Se tutti capiscono che possiamo fare qualcosa, se ci crediamo, possiamo far vedere a quelli di Capitol City che non ci possono comandare. »
« Sì che possono. » parlò finalmente l’altra.
« No. » obiettò.
Il discorso finì lì, alla maggiore non andava di avere l’ultima parola, anche perché se un tempo ci credeva anche lei, ora non aveva più senso. Lei sapeva cosa potevano fare quelli di Capitol City ed era certa che potevano fare anche di peggio, quello serviva solo a far spaventare la gente del Distretto.
« Sai, forse hai ragione. » disse la sera, mentre in teoria era l’ora di andare a dormire.
Il piccolo biondo si rigirò nel letto, per guardarla.
« Se ci crediamo possiamo farcela. » ammise e sul viso dell’altro si dipinse un sorriso. « Ti voglio bene, Hans. »
« Anche io. Notte, Alma. »
« Notte. »
Anche questa è una bugia?
 
Mezzanotte. Era di nuovo lì. Sì, era stata una bugia, magari Hans avrebbe potuto farcela, ma lei no.
Non avevano ancora tolto il corpo, era ancora lì, però forse era meglio così, almeno sarebbe stata felice col pensiero che avrebbe dondolato di fianco a fianco all’uomo che aveva amato. Persino la sedia era ancora buttata sul prato. La raddrizzò, posandola esattamente sotto il cappio che aveva intrecciato lei stessa. Salì su quella piccola sedia e si mise il cappio attorno al collo; se non fosse stato appeso a quella quercia di sicuro Joshua avrebbe scherzato su quella strana collana. Forse la sua non era una bugia, in fondo ora stavano per essere di nuovo assieme. Lui aveva mantenuto la promessa. Respirò a fondo, lasciandosi scendere solo qualche lacrima di preoccupazione verso Hans, poi col piede spinse giù la sedia ed il suo corpo si appese privandola della vita in pochi istanti, mentre dondolava fianco a fianco al suo amato.
 
Are you, are you
coming to the tree
wear a necklace of rope, side by side with me?
Strange thing did happen here.
No stranger would it be
if we met up at midnight in the hanging tree.

 
« L‘albero degli impiccati. » commentò con un pizzico di macabra ironia uno degli uomini in bianco che avevano giustiziato il moro, ancora appeso alla quercia, ma stavolta con una figura femminile al suo fianco. 
Il suo collega annuì, portandosi alle labbra quella strana cartina arrotolata che aveva anche il giorno prima, a Capitol City la chiamavano “sigaretta”, ma era normale che nei Distretti la gente non avesse mai visto nulla di simile, prima di tutto perché in teoria non si dovrebbe fumare in servizio, secondo perché il tabacco veniva prodotto solo nel Distretto 11.
Dovevano togliere i corpi da lì o avrebbero iniziato a puzzare, ma mentre lo facevano uno strano motivo s’intonò dalle loro labbra, una canzone fin troppo familiare in quel posto, che però stavolta veniva cantata con le parole di un triste e macabro testo.
 
Alma non avrebbe mai potuto sapere che la rivolta sarebbe scoppiata veramente, che bastava la morte di Joshua ad accendere la scintilla, che sarebbe stato proprio il fratello a portarla avanti, che presto il Distretto 13 sarebbe andato distrutto. Non poteva neanche sapere degli Hunger Games e di tutta la sofferenza che avrebbero portato, persone che avrebbero subito il suo stesso dolore. Ma soprattutto non poteva immaginarsi che un giorno una sua nipote portante il suo nome, Alma Coin, sarebbe stata a capo di una nuova rivolta che, stavolta, avrebbe finalmente liberato Panem da tutta la schiavitù.








Beh, ci stavo lavorando da giorni e sono soddisfatta.
Sì, è un po' lunga, ma fidatevi che sarebbe stato un casino fare quattro capitoli, uno per ogni strofa.
Spero che abbiate capito che la storia è ambientata nel Distretto 13, prima dei Giorni Bui, e che Hans è praticamente il padre della Coin, che non potete sapere chi è se non avete letto Mockingjay (il canto della rivolta).
Detto questo non so più che dire, ehm... Dovete immaginarvi Joshua come Colton Haynes (che sarebbe perfetto per fare Finnick, in realtà, ma ok) e Alma come Lily Loveless. Hans, il signor Coin e i Pacificatori (spero abbiate capito che tutte le persone vestite di bianco erano Pacificatori, ho pensato che non li chiamavano ancora così e che non vi erano ancora nei Distretti essendo prima dei Giorni Bui) potete immaginarveli come volete, non avevo un immagine precisa mentre scrivevo, anche perché figuratevi che Hans all'iniziò doveva essere una femmina e chiamarsi Helen. *muore*
Vi consiglio di ascoltare le canzoni The Hunging Tree (http://www.youtube.com/watch?v=bdrjSRPpgRY) e Deep Shadow (http://www.youtube.com/watch?v=yiGCCBPk9y0), sono assolutamente meravigliose.
Seguitemi anche su twitter come @pandamito e su tumblr agli indirizzi http://pandamito.tumblr.com/ e http://comeunabestemmia.tumblr.com/
Questo è tutto, spero continuate a seguirmi e che recensiate! (?)
Baci e panda, Mito.

   
 
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