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Autore: njaalls    07/06/2012    8 recensioni
Lei. Una leale Tassorosso.
Lui. Un coraggioso Serpeverde.
Loro. Una strana combinazione.
La fine di una guerra e l'inizio di una nuova vita.


"Che strana storia" mormorò. "Un Tassorosso e un Serpeverde. Sei il giovane degli Styles?"
Sentì Harry deglutire. Ero stata una stupida incosciente a buttarmi dietro Neville, avrei dovuto sapere che mi avrebbe seguita. "S-sì"
"I tuoi genitori" disse con tono di superiorità. "Altra strana coppia. Un Grifondoro e una Serpeverde, non si sono voluti unire a me e, bé, ho dovuto provvedere" cominciò a ridere di gioia e Harry chiuse le mani in un pugno.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a J.K. Rowling per la fantastica storia che ha creato.



Ero in forte ritardo, quindi scesi velocemente le scale di marmo che conducevano alla Sala Grande, correndo come una pazza, mentre appuntavo due ciocche di capelli che mi cadevano sul volto con una forcina.
Quando arrivai davanti alla porta mi aggiustai la toga nera, prima di entrare nella grande stanza dove tutti gli altri studenti stavano facendo colazione in religioso silenzio. Per fortuna mia, ero ancora nel limite di ritardo consentito la mattina e quando varcai la soglia dovetti subire solo delle occhiatacce dai fratelli Carrow, che ricambiai sorridendo spavalda.
Superai il tavolo dei Serpeverde e mi diressi al mio, lasciando perdere gli sguardi e gli insulti che quelli mormorarono al mio passaggio. Mi sedetti al tavolo dei leali di cuore e iniziai a mangiare tutto quello che mi capitava sotto il naso. Un quarto d'ora dopo ero abbastanza sazia da lasciare perdere una fetta di torta.
"Mi domando dove metti tutto quel mangiare, piccola Riordan" mi sussurrò all'orecchio il ragazzo più presuntuoso, egocentrico, montato e antipatico di tutta la scuola. Oh, bhe, forse era meglio dire riformatorio. Perché, da quando Silente era morto, Piton e i suoi non ci davano tregua. Mi voltai scocciata e guardai quelle iridi verdi a pochi centimetri da me.
"Sparisci, Styles" sputai, abbassando lo sguardo. Lui rise e prima di andarsene, mi scombinò i capelli.
"Ciao Louis, Niall" fece loro un cenno e quelli, seduti al mio tavolo, ricambiarono.
"Mi chiedo come lo sopportiate" confessai ai due Tassorosso, trattenendo uno sbuffo.
"Non è così male, tu sei solo prevenuta contro lui per la casa a cui appartiene" il biondo scrollò le spalle e si alzò, seguito da Louis. Quando il nostro tempo a disposizione per fare colazione terminò, ci alzammo anche noi altri e ci incamminammo in silenzio verso le rispettive aule.




"Chi mi sa dire cosa è?" domandò Lumacorno con un pizzico di euforismo nella voce. Nessuno rispose, quindi alzai la mano dubbiosa e lui mi fissò speranzoso. "Sì, signorina Riordan?"
"Amortentia" risposi incerta, mordendomi un labbro, convint di aver sicuramente sbagliato. "Il filtro d'amore"
"Esatto, eccellente! Davvero, eccellente! È un filtro, ma non da' davvero Amore. Più un ossessione nei confronti di una persona. Venti punti ai Tassorosso" disse contento il professore, poggiando la boccetta sul marmo e battendo leggermente i palmi della mani tra loro. I Corvonero che facevano lezione con noi mormorarono qualcosa per quei punti che ci aveva attribuito, ma a lui non sembrò importare.
"Andate ora, lezione finita" annunciò sorridendo anche se nella nostra situazione era difficile sorridere sinceramente, con una guerra pronta a scoppiare da un momento all'altro tra Voldemort e Harry Potter. Velocemente raccattai tutti i miei avere e aggiustai i capelli dietro le orecchie, prima di voltarmi verso la porta per uscire.
"Signorina Riordan?" mi chiamò però Lumacorno, alzando le sue folte sopracciglia.
"Sì?" domandai, poggiando curiosa lo sguardo sulla sua figura grassoccia.
"Tenga, è davvero una brava allieva" aprì il palmo della mia mano e vi poggiò la boccietta di vetro con il filtro d'amore rosa, lo fissai esterrefatta qualche secondo. "Un piccolo regalo per la sua bravura"
Sorrisi e accettai quel dono totalmente inaspettato, lo ringraziai prima di andare via.




"Riordan" mi rimproverò Alecto Carrow quando arrivai in ritardo alla lezione con i Serpeverde. Avevo aperto la porta e non mi ero nemmeno scusata per il ritardo, silenziosamente avevo superato tutti e avevo raggiunto il mio posto. "Vuole dirci che grande inconveniente ha avuto per non poter venire puntuale alla lezione?"
Le lanciai velocemente uno sguardo irritato e mi sedetti, facendo attenzione alle pieghe della gonna.
"Le ho fatto una domanda" disse arrabbiata, mentre usciva la bacchetta dal mantello e la rigirava tra le sue mani.
"E a me non va di rispondere" sbottai, dicendolo come se fosse la cosa più scontata del mondo, però me ne pentii all'istante. Chissà che il Cappello Parlante non avesse sbagliato, a non avermi assegnato ad un'altra casa tre anni prima, era una domanda costante nella mia mente, perchè ero buona con tutti quelli che se lo meritavano, sì, ma ero anche un'alunna modello, avevo coraggio e sapevo irritante.
La donna mi si avvicinò, il vestito nero che svolazzava e lo sguardo arrabiato, con la punta del bacchetta mi spostò una ciocca di capelli dalla tempia, ma qualcuno nella fila di banchi accanto alla mia rise e, sia io che Alecto, ci voltammo a guardare la persona con odio. Figuriamoci, chi poteva essere?
"Styles, vuole fare ridere anche noi?" domandò la donna, allontanandosi da me e avanzando verso lui.
"No, scusi" abbassò la testa e il cespuglio che aveva al posto dei capelli non mi permise di vedere nemmeno un po' del suo viso.
"Allora che ne dice di provare una bella maledizione? Un'esercitazione" propose lei, ghignando.
Lui alzò di scatto la testa e deglutì a fatica, strisciò la sedia e si alzò. "Okay"
Alecto compiaciuta, mentre il resto della classe tratteneva il respiro. Io prevedevo il ppeggio e forse non facevo male a preoccuparmi. "Allora si alzi e si avvicini alla sua compagna"
Quella mi indicò e entrambi sbarrammo gli occhi, sarei stata davvero male quella volta, lo sapevo.
"La punisca. La maledizione Cruciatus andrà bene per iniziare" gli disse all'orecchio, ridendo, e io mi maledissi per la mia boccaccia che non stava mai chiusa.
"I-io non credo di poterlo fare" mormorò Styles, scuotendo il capo. I suoi occhi saettarono su di me e poi si spostarono velocemente, soffermandosi sul pavimento.
"E perché?" chiese curiosa. "Siamo fatti sentimentali, giovane Serpeverde?"
Lui non rispose e la donna si limitò a spingerlo un po' di lato.
"Faccio io allora" sorrise prima di puntarmi la bacchetta contro. "Crucio!"
La sua risata mi fece rabbrividire, pochi secondi prima di sentirmi sollevare da terra. Cominciai ad urlare e contorcermi, il dolore era terribile e facevo fatica a respirare. Le fitte di dolore arrivano subito allo stomaco e alle tempie provocando grida ancora più forti da parte mia. La cosa peggiore era che ero del tutto cosciente di quello che succedeva e del dolore che provavo. Era talmente tanto che mi sembrava triplicato, proprio come le mie urla. Avevo gli occhi spalancati ma vedevo solo il soffitto alto dell'aula.
"La lasci!" urlò qualcuno, riuscendo a sovrastare la mia voce. Aveva urlato così forte, che persino le mie grida disperate scomparvero per pochi secondi. Alecto rise di gusto e mi lascio cadere tra le file di banchi, per terra. La mia testa sbatté per terra e mi sentì mancare. La persona che aveva chiesto di lasciarmi andare, venne verso di me e si avvicinò per constatare i danni. E lo riconobbi, mentre mi guardava la ferita alla nuca.
"La porti in infermeria. E ringrazi la casa a cui appartiene, sennò avrebbe fatto la stessa fine" ringhiò quel mostro di Carrow. Il ragazzo, sensa fiatare, mi prese delicatamente in braccio, facendo passare le sue braccia sotto la mia schiena e le mie gambe. Lo guardai per tutto il tragitto con la testa a penzoloni, senza parlare perché non ci riuscivo, quando avrei dovuto dirgli grazie.
A grandi passi, mi arrivammo in infermeria, dove madame Chips lo aiutò a posarmi sul lettino.
"Mi dica che ha" sussurrò il ragazzo, quasi.. preoccupato.
"Si riprenderà, tranquillo" rispose calma, ma abbastanza triste la donna. Guardai le due persone e una lacrima scese lungo la mia guancia, mi toccai la testa per fargli capire che mi faceva male e vidi il ragazzo illuminarsi.
"La testa, ha sbattuto la testa sul pavimento!" urlò avvicinandosi a me.
"Prendi quelle bende" gli ordinò la donna. Lui fece come gli era stato detto e madame Chips mi fasciò la testa, prima di vuotarmi le tasche e togliermi la toga, lasciandomi in gonna e camicia, quindi poggiò la moneta magica e il filtro d'amore sul comodino. Il ragazzo rimase a fissare la pozione, ma poi si voltò verso me e tornò a guardarmi, stanco e allarmato.
"Va meglio?" mi chiese, facendosi più vicino. Annuii impercettibile e poi crollai nel sonno.






Da fuori lo scompartimento sentì chiasso e urla, ma non me ne preoccupai più di tanto, continuando a leggere il mio libro. Gli schiamazzi si fecero ancora più vicini e quando distolsi lo sguardo dalle pagine ingiallite e lo posai sulla porta, questa si aprì facendo comparire cinque bambini tutti sorridenti e felici. Mi lanciarono un'occhiata e smisero di fare baccano.
"Finalmente avete smesso, grazie eh" gli dissi, guardandoli con aria di superiorità.
"Ti dispiace se ci sediamo qui? Gli altri sono tutti occupati" chiese un bambino della mia età, con i capelli e la carnagione scura. Li squadrai per bene e mi soffermai su uno che non faceva altro che sorridermi come un'idiota e fissarmi con i suoi grandi occhioni verde smeraldo.
"Sì, basta che mi lasciate in pace a leggere" acconsentii, spostando la mia borsa dal divanetto per lasciare spazio. Loro annuirono soddisfatti e fecero per sedersi, ma li fermai. "E fate smettere il vostro amico, non glielo ha mai detto nessuno che non si fissa la gente?"
Il bambino dai capelli ricci e gli occhi verdi smise di sorridere e mi lanciò un'occhiata, come per rimproverarmi infastidito.
"Molto simpatica" mi rispose e io scrollai le spalle, indifferente, sperando di tornare alla mia cara lettura.
"Io sono Zayn" e il bambino dalla pelle scura si presentò, obbligandomi per educazione a richiudere il tomo e a stringergli la mano. "Loro sono Niall, Louis, Liam e-"
"Harry" lo precedette mister simpatia, spostandosi un ciuffo ribelle da un lato.
"Anne" salutai e li fissai a lungo tutti, tranne lui che mi lanciò un'altra occhiataccia a cui risposi a tono, prima di tornare alla mia storia.
"Secondo voi a che casa saremo assegnati?" domandò quello che doveva essere Liam, qualche minuto dopo. Con discrezione alzai gli occhi, pur mantenendo il capo basso, interessata all'argomento.
"La mia famiglia è stata tutta Corvonero" annunciò allegro il ragazzo dalla pelle scura, crdo si chiamasse Zayn.
"La mia Tassorosso" annunciò il biondino, Niall, sicuramente.
Louis annuì convinto. "Anche la mia. La tua Harry?"
"Oh, la mia famiglia è stata più volte divisa. Ho antenati Serpeverde e altri Grifondoro, non so dove capiterò" fece spallucce con aria annoiata e io non potei fare a meno di guardarlo attentamente.
"Io credo, e spero, di essere un Grifondoro" disse sognante Liam che si accorse che li stavo ascoltando interessata, così mi sorrise. "Tu?"
Diventai rossa, essendo del tutto impreparata a dare una risposta sensata, quindi sospirai e raccontai la verità.
"Non lo so, sono una mezzosangue" mormorai, vergognandomi delle mie origini. Mi era stato spiegato chiaramente che i maghi e le streghe nati da babbani non erano ben graditi nella società magica e mi preparai all'umiliazione da parte di quei bambini purosangue, ma non arrivò mai.
"Non c'è nulla di cui vergognarsi" mi lesse nel pensiero Niall. Sorrise e ricambiai grata.




"Horan Niall" chiamò la McGranitt, donna autorevole, stretta in vestito verde smeraldo. Il biondino si sedette sulle sgabello e senza aspettare due secondi di più sulla sua testa, il Cappello Parlante lo assegnò a Tassorosso.
"Malik Zayn" che fu assegnato a Corvonero, casa degli intelligenti e degli astuti. 
"Payne Liam" si sedette e "Grifondoro!"
"Riordan Anne" tuonò la professoressa, cercandomi dagli occhiali a lente tonda. Le mie gambe tremarono e io mi avvicinai, sotto suggerimento di Harry e Louis, alla scale. Le salì piano e mi sedetti. Il Cappello mi parlò, era indeciso.
"Hai stoffa e coraggio da vendere, Anne. Ma hai un cuore d'oro, vedo bontà e lealtà" affermò serio. "Tassorosso!"
Sorrisi, lasciando andare un sospiro di sollievo e, tremante come una foglia, andai a sedermi al mio tavolo, sperando che tutti smettessero di guardarmi.
"Styles Harry" smisi di ringraziare i mie compagni per i complimenti e il benvenuto e guardai il ragazzo avvicinarsi titubante allo sgabello.
Anche per lui ci furono diversi minuti di indecisione da parte del Cappello che alla fine si decise e urlò. "Non so se è la scelta giusta, ma Serpeverde!"
Tutti lo accolsero entusiasti mentre lui sorrideva timidamente. L'ultimo fu Louis che venne assegnato a "Tassorosso!"







"È inconcepibile! Cruciare ancora ragazzi, sapete quanti bambini del primo ogni giorno stanno male?! Questa storia deve finire" disse qualcuno nella camera dell'infermeria e la riconobbi subito. La sua voce squillante e autoritaria era inconfondibile, mi riportò alla realtà, via dai miei ricordi degli anni prima.
"Professoressa McGranitt parli piano, per favore" rispose madama Chips, mentre io tenevo ancora gli occhi chiusi. "La sveglierà"
"Chi l'ha portata qui?" continuò quella che riconobbi come la Sprite, insegnate d'Erbologia.
"Il giovane Serpeverde, Styles. Avevano lezione insieme, suppongo" rispose l'infermiera del castello.
"Ne è sicura?" domandò ancora la McGranitt, assai curiosa.
"Sì, me l'ha portata lui. Era abbastanza preoccupato anche" affermò ancora, poi sentì dei passi, allontanarsi in fretta e io aprii gli occhi. Ero rimasta sola e mi tirai su, a sedere.
Mi guardai intorno spaesata, alla ricerca di qualcuno, ma non c'era l'ombra nemmeno di madame Chips.
L'occhio mi cadde sul comodino accanto al letto, con una quantità enorme di regali, che supponevo, fossero stati portati lì di nascosto dai Carrow. C'erano fiori e dolciumi in quantità industriali e quello che colpì il mio occhio era un pacco giallo con un nastro viola. Lo presi e lessi il bigliettino che c'era attaccato: H.
Quando lo aprii cominciai a mangiare quelle delizie e mi chiesi dove quel capoccione riccioluto li avesse comprati. Era impossibile uscire da Hogwarts, sopratutto ora che eravamo circondati da Mangiamorte e dissennatori alla ricerca dell'indesiderato numero uno.
Guardai fuori dalla finestra e non potei non notare il buio e il male che ci circondava, qualcosa non andava ed ebbi la sensazione di essermi persa qualcosa di davvero importante, così scesi velocemente dal lettino e mi infilai le scarpe, presi la sciarpa della mia casa e la avvolsi intorno al collo, racimolai i regali e uscii dall'infermeria ancora un po' barcollante e stordita.
Camminai per i corridoi e non incontrai nessuno, mi diressi verso il dormitorio e non trovai nemmeno un ragazzo. Abbastanza preoccupata, lasciai tutto nella Sala Comune e uscì correndo, con la bacchetta in mano. Ma quando voltai l'angolo di un corridoio, mi scontrai con un Harry Styles affannato e preoccupato. Gli puntai la bacchetta contro il petto e l'abbassai solo quando mi resi conto di chi fosse.
"Riordan" disse, mentre tentava di riprendere fiato. Mi avvicinai e per poco non gli caddi di sopra, ero ancora instabile, ma lui mi prese al volo. "Stai bene?" Annuii e lui continuò. "È successo qualcosa, la tua moneta. Io non so che significa" uscì dalla tasca l'oggetto magico che usavamo per comunicare tre noi membri dell'ES e me lo porse. Nella mia mano apparve una scritta sulla superficie dorata della moneta.
"Grazie, Styles! Ti devo un favore" ammisi, cominciando a correre.
Era tutti nella Stanza delle Necessità, la situazione peggiorava e gli studenti feriti e spaventati dai Carrow aumentavano. "Anne, ferma!"
"Che c'è?" domandai, spazientita voltandomi verso Harry.
"Vengo con te" si impose.
"Non sai nemmeno dove" ribattei irritata.
"All'ES, so cosa è" affermò convinto. "Ti prego"
"Non lo so, sei un Serpeverde" mormorai, mordendomi il labbro inferiore.
"Ti ho salvato la vita ieri mattina e quelle nullità dei miei compagni ora sono nella Sala Comune, terrorizzati"
"Ieri?" sbottai, incredula non facendo caso al resto della frase, tanto ero sempre stata convinta ciò i Serpeverde fossero delle totali nullità. Pensavo fosse passato molto meno tempo però. Lui annuì.
"Chi mi dice che mi posso fidare?" continuai.
"Io-" non potei non notare la sua espressione seria e preoccupata. "Okay, ma un avvertimento: tradiscici e sei un uomo morto" lo minacciai, puntandogli l'indice contro il petto e guardandolo in quei due grandi smeraldi.
"Puoi fidarti" annuii e io lo trascinai fino al settimo piano. Passai davanti al muro di mattoni alto e lascio e pensai costantemente al mio desiderio, fino a quando la porta della stanza delle necessità si mostrò a noi e sentii Harry sospirare, incantato. Prima di entrare mi voltai per guardarlo ancora una volta e preparai in mente un discorso abbastanza convincente per far capire agli altri che lui era dalla nostra. Facemmo la nostra comparsa tra i ragazzi radunati lontani dai Carrow, quando Neville mi vide entrare e smise di parlare con Ginny, che mi sembrava alquanto preoccupata, e mi sorrise.
"Non dire niente, ora vado a vedere" rispose alla ragazza e fece per avvicinarsi a me. Quando vide la mia compagnia si irrigidì all'istante e dal suo volto scomparve il piccolo sorriso che aveva poco prima. Sollevò la bacchetta verso noi. "Che ci fa lui qui?" lanciò un'occhiata di fuoco ad Harry che alzò, per tutta risposta, la sua arma. Guardai tutti gli altri ragazzi leggermente malconci, che ci fissavano a bocca aperta in attesa di una risposta.
"È con me" affermai seria, sostenendo lo sguardo truce di Neville.
"Sono con lei" confermò il riccio.
"La cosa non mi rassicura" gli disse con un ghigno e poi si rivolse a me. "Tu sai cosa sta succedendo? Siamo in pericolo, Anne! E tu ci porti lui? Forse non ti ricordi la casa a cui appartiene. La stessa di Piton, dei Carrow, di Tu-Sai-Chi e di tutti gli altri suoi fedeli. È come loro!" mi urlò praticamente contro.
"Non è vero! Tu che ne sai di com'è?! Mi ha salvato la vita e se non fosse stato per lui, a quest'ora non sarei qui. Ultimamente perché ti atteggi a fare il capo?"
I suoi occhi si spalancarono e rimasero sui miei a lungo. "Perché quando Harry, Ron ed Hermione se ne sono andati c'è stato bisogno di qualcuno che guidasse gli altri. E di certo non potevi essere tu o il tuo.. amico"
Ero scioccata dal suo comportamento. Neville era un ragazzo comprensivo di solito, invece ora era totalmente diverso, non lo riconoscevo. Harry mi si parò davanti quando Neville avanzò in collera.
"Sta' indietro, Paciock" lo avvertì il riccio, puntando in avanti la bacchetta. "Prova anche solo a toccarla e giuro che-"
"Credo che dobbiamo dargli una possibilità" suggerì qualcuno, che si fece avanti tra i corpi stanchi e feriti dei compagni che erano stati torturati. Io ed Harry ci voltammo e Niall si avvicinò con Louis e Zayn tentando di tranquillizzare Neville. Poi lo stesso fece Liam.
"Okay, rimani e stai attento a quello che fai" acconsentì il Grifondoro con arroganza un po' dopo. "Ma solo perché vogliono loro" e indicò i quattro ragazzi e alla fine me. Si fece largo e raggiunse il quadro che lo avrebbe portato da Aberforth. "Vado, a quanto pare abbiamo visite" disse leggermente più calmo ma poi lanciò un'altro sguardo cattivo ad Harry. "Ti tengo d'occhio, Styles"
E sparì. Quando si chiuse il passaggio, tirai un sospiro di sollievo e mi sedetti su un gradino con un forte mal di testa e senso di nausea.
"Stai bene?" mi chiese Calì Patil avvicinandosi.
"Sì, solo un po' di nausea" la rassicurai, mentre Harry e gli altri ci raggiungevano.
"Ma che gli prende?" mi domandò il riccio.
"È solo stanco, di tutta questa storia" cercai di difendere Neville e lui annuì, seccato.
"Grazie, comunque" dissi sincera, una volta che gli altri si furono allontanati, fissando le punte delle mie scarpe.
"Per cosa?" si sedette accanto a me curioso.
"Per avermi difesa quando Neville si è arrabbiato" sussurrai, ma lui sentii ugualmente. "e per ieri"
"Figurati" mi sorrise e giocò con una ciocca dei miei capelli. "Sai, migliori con il tempo"
"Grazie, anche tu non sei male" risposi, alzando di scatto la testa.



 
"Andrà tutto bene, stai tranquilla" confortai una ragazzina del primo anno in una crisi di nervi. "Ancora non è detto che ci sarà uno scontro, ora sorridi per favore" mi fece un sorriso tirato, mentre due lacrime le rigavano il viso. "Va meglio?"
Lei annuì e io mi voltai per dare una dose di coraggio a qualcun'altro che lo chiedesse. In quel momento però Harry arrivò e mi punzecchiò con l'indice una guancia.
"Sì, Harry. Ci sono" gli lanciai un'occhiataccia e lui mi spiegò euforico cosa aveva fatto.
"Abbiamo rubato un po' di cibo dalle cucine, devi mangiare" mi diede un pezzo di pane condito e del succo, proprio quando la mia pancia brontolò, rise di gusto.
"Grazie" presi quello che mi porgeva e lo avvicinai alla bocca per morderlo, ma mi fermai notando che era un po' pallido.
"Tieni" spezzai il mangiare e glielo offrii, sperando che lo accettasse.
"No, mangialo tu" insistette, guardando altrove.
"Sta' zitto e prendilo" glielo piazzai in mano e lui sorrise.
"Ragazzi, guardate chi c'è" urlò in quel momento Neville, tornando da Hogsmeade. Alle sue spalle comparvero Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Granger. Scattai in piedi e corsi ad abbracciarli come il resto degli studenti che gridavano i loro nomi, anche se il loro ritorno non prometteva niente di buono.
"Hey, Riordan" mi salutò il rosso che poi lanciò una sguardo interrogativo al riccio accanto a me.
Dopo Neville tentò di affievolire la confusione che si stava creando. "Va bene, va bene, calmatevi"
Mentre tutti li assillavano sulla loro entrata alla GringoTt, il drago e su quello che cercavano, Harry Potter barcollò e ci diede le spalle, mentre Ron lo sorreggeva.
"Stai bene, Harry?" domandò Neville preoccupato.
Il prescelto guardò i suoi due amici e disse solo "Dobbiamo muoverci"
"Cosa facciamo adesso? Qual è il piano?" chiese Seamus elettrizzato di dare una mano.
"Piano? Bhe, io, Hermione e Ron dobbiamo fare una cosa e poi ce ne andremo"
"Come 'ce ne andremo'?"domandai con voce stridula. Tutti mi guardarono stranita e chiesi scusa, sapendo che quella situazione mi stava fuggendo di mano, la paura era troppa.
"C'è una cosa importante che dobbiamo fare-" cominciò Harry Potter.
"Cos'è?" domandò l'altro Harry, il riccio che era stato in silenzio accanto a me. Neville lo guardò male, ma il trio non sembrò farsi problemi.
"Non possiamo dirlo. Silente ha lasciato un compito a noi tre-"si scusò Ron.
"Ma noi siamo il suo Esercito" obiettò Neville, interrompendolo. Proprio in quel momento arrivarono anche Luna e Dean, che salutarono tutti allegramente, alla fine riuscimmo a convincere i tre ragazzi a farsi aiutare.
"Va bene" gridò. "Dobbiamo trovare una cosa, che è ad Hogwarts, ma non sappiamo dove. Forse apparteneva a Corvonero. Qualcuno ha mai sentito parlare di qualcosa del genere?"
A parlare fu Luna, tipico sua, parlare senza avere abbastanza materiale in mano. "C'è il diadema perduto"
"Ma è perduto. È questo il punto" la rimbeccò Cho, Corvonero dai tratti orientali. Iniziò un accesso dibattito e arrivarono alla conclusione che Harry Potter sarebbe stato accompagnato da Luna, nella Sala Comune dei Corvonero, per guardare meglio la statua di Priscilla.




Aspettammo ininterrottamente il loro ritorno, ma ritardavano e la nostra pazienza diminuiva, specialmente la mia.
"Che succede?" chiesi ad Harry, in preda alla paura, strattonandolo da una manica.
"Stai calma, ora tornano" mi tranquillizzò poggiando una mano sulla schiena e accarezzandomi, insolitamente. Non ero abituata a quel genere di attenzioni da parte sua, ma non mi dispiaceva che fosse cambiato.
Nel momento esatto in cui gli sorridevo, la porta della Sala delle Necessità si spalancò e arrivò la cattiva notizia: Voldemort stava arrivando e la scuola si preparava alla guerra.
Il panico prese il sopravvento, sopratutto tra i più piccoli. Una svenne e Harry la prese in braccio, mentre io aiutavo Neville a dare delle direttive, sebbene fossi confusa e spaventata a morte.
"Cho, occupati di lei" il riccio passò la ragazza alla Corvonero e si avvicinò a noi, prendendomi per un braccio e rivolgendosi a Neville. "Che si fa ora?"
Il Grifondoro mise da parte l'arroganza e gli rispose, estraendo dalla tasca dei pantaloni la bacchetta. "Prendi Anne e scendete"
Andò via e poi anche noi corremmo, come non avevamo mai fatto. Appena fuori dalla sala delle necessità, dal sesto piano in giù, il panico si era diffuso a macchia d'olio e chiunque strillava spaventato. Feci per fermarmi a dare conforto ad un ragazzino, ma Harry mi disse che non era il momento, dovevamo occuparci anche di noi stessi. Annuii, ma di botto mi fermai, osservando lo scenario da una finestra. Mancava davvero poco e sarei crollata mentalmente.
"Harry" mormorai, tirandolo per una manica del maglione e lui si fermò, affiancandomi. "Guarda"
Una trentina di maghi e streghe stavano unendo le loro forze per costruire intorno alla scuola una protezione.
"Piertotum Locomotor!" gridò qualcuno da giù e in qualsiasi punto del castello, delle statue e delle armatura presero vita e iniziarono a muoversi. Una lacrima mi scese lungo la guancia. La mia scuola, quella che tre anni prima mi aveva accolta, ore si preparava ad una guerra. Quella era casa mia.
"Andiamo, Anne. Non piangere, sei forte" mi cinse le spalle e mi strinse con un braccio, quando ripresi fiato, annuii e mi lasciai trascinare giù dalle scale, dove trovammo l'altro Harry.
"Che succede ora?" domandò George Weasley, eccitato come il gemello.
"Stanno facendo evacuare i più piccoli, l'appuntamento è in Sala Grande. Si combatte" tutti insieme entrammo dove ci era stato ordinato e trovammo riunita il resto della scuola.
"Ci prepariamo ad uno scontro. Piton e i Carrow non ci sono più, ora chi vuole combattere tra i maggiorenni, potrà" urlò la professoressa McGranitt per sovrastare i mormorii.
"Serpeverde" tuonò poi. "Scegliete da che parte stare, combattete con noi o andate nella vostra Sala Comune, non vogliamo perdere tempo" fu scontato dire che tutti loro, terrorizzati, si diressero verso l'uscita della Sala Grande, come dei codardi. Poi un'idea mi balenò in mente e mi voltai verso Harry, che non aveva parlato tutto il tempo. La faccia corrucciata  e preoccupata mi fece spaventare. Che avesse deciso di non stare dalla nostra e schierarsi con il nemico?
"Tu-" iniziai, facendo un passo indietro.
"No, ho scelto da che parte stare già da un po'" e mi fece un piccolo sorriso, per tranquillizzarmi.
"Siamo minorenni, sai che non potremmo, vero?" domandai, preoccupata. Sperai davvero che mi dicesse di voler andare via e mettersi in salvo, ma scosse la testa.
"Io non mi ritiro, se tu vuoi andare via ti accompagno. Ma poi torno" mi disse serio.
"Non ho mai pensato di andar via" lo avvertii, era meglio se sapesse con chi aveva a che fare, non mi sarei mai ritirata. "Rimani con me però, vero?"
Abbozzò un sorriso e mi si parò davanti, tutto per un momento sparì e rimanemmo solo noi. Sentii le sue mani accarezzarmi le braccia e piegai di lato la testa, abbozzando un sorriso. "Certo"
"Abbiamo già imposto protezioni attorno al castello, ma è improbabile che reggano a lungo. Devo comunque chiedervi di muovervi in fretta e con ordine, e di fare quello che i prefetti-" la conclusione del discorso della McGranitt fu coperta da un'altra voce che rimbombò nella Sala. Era acuta, fredda e chiara. Sembrava uscisse dalle mura stesse.
"So che vi state preparando a combattere" ci furono urla e alcuni studenti, come me, si aggrapparono ai compagni. Harry mi resse con un braccio, mentre con l'altro si teneva la testa. "I vostri sforzi sono futili. Non potete fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago"
Nella sala calò il silenzio e la voce continuò. "Consegnatemi Harry Potter e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter o lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e sarete ricompensati. Avete tempo fino a mezzanotte"
Il silenzio tornò ad essere padrone e la voce di Voldemort ci abbandonò. Mancava mezz'ora a mezzanotte.
"Minorenni! Via" urlò la signora Weasley che lanciò a me e al ragazzo uno sguardo severo.
"Noi non ce ne andiamo" affermò serio Harry.
"Styles, portala via se davvero ci tieni" lo rimproverò la Sprite. Un secondo: parlavano di me? Li guardai confusa e lui sembrò davvero pensare di andare via. Io scossi la testa cercando di farglielo capire.
"Io combatto, qui" decretai, dandogli una scossa.
Mi guardò disperato e confuso. "E se dovesse succedere qualcosa?"
Era egoista da parte mia voler restare, mettendo in pericolo la sua vita. Si era rivelato un amico leale, no? Non ci eravamo mai stati simpatici, eppure lui mi aveva protetta più di una volta. Questo mi avrebbe dovuto far cambiare idea, ma la voglia di difendere la mia casa era troppa.
"Non succederà. Se poi tu vuoi andare-" iniziai, timorosa.
"No, si combatte" disse determinato. Le professoresse e i signori Weasley ci lanciarono un'occhiata preoccupata ma non ci impedirono di restare.
"Potter, vai! Fa' quello che devi fare" lo incoraggiò la McGranitt e lui partì.
"Ragazzi, ci date una mano?" chiese poi Seamus. "Mandragole, le buttiamo giù dalle mura"
"Geniale" urlò Harry cominciando a correre verso il ragazzo che ci guardava con Neville, altri studenti e la Sprite che avevano delle cuffie e delle grosse piante tra le mani.
 
 
 
 


Mezz'ora dopo eravamo nel panico più totale. Gente che urlava e scappava, chi faceva incantesimi sparsi di qua e di là, ma era tutto inutile. Di lì a poco avrebbero attaccato.
Il castello tremò perché da fuori provavano a penetrare e dei mattoni caddero giù nel cortile fuori dall'entrata.
"Attenta!" il riccio mi prese per un braccio e mi tolse per un pelo da sotto una cascata di macerie. Con gli occhi sbarrati smettemmo di correre e ci fermammo a guardare la foresta, dove sbucavano centinaia e centinaia di persone vestite di nero, pronte ad entrare. Sollevarono le bacchette e cominciarono a lanciare incantesimi uno dopo l'altro, contro la nostre protezioni magiche.
"Questione di minuti" mormorò il riccio.
Dal ponte arrivò la voce di Neville. "Stanno cedendo"
"Attento, Neville" urlai. Lui si voltò e, sorridendo, alzò pollice. Lanciò un'occhiata ad Harry e questo mi portò via proprio mentre delle urla ancora più potenti si levarono dai confini. Tornammo indietro fino al cortile. Le bacchette sollevate e il silenzio raccapricciante. Guardai i presenti e notai quanti giovani erano rimasti a combattere al fianco dell'Ordine. Poi mi voltai verso il castello alle mie spalle e ne vidi ancora.
"Ho paura" sussurrai ad Harry.
"Andrà tutto bene, non ti lascerò. Ne usciremo vivi" Tentò di tranquillizzarmi. Gli presi la mano senza pensarci e lui intrecciò le mie dita con le sue, come se fossero state fatte per essere unite.
"Lo sai, fino a ieri ti odiavo" ammisi con un debole sorriso.
Rise, ma lasciò trapelare involontariamente la tensione e solo in quel momento mi resi conto di quanta paura avesse accumulato per tutto qual tempo, senza lasciarmelo capire. "Io no"
Un colpo al castello alle nostre spalle e la guerra iniziò.
 
 
 

 
"Stupeficium!" urlai contro un Mangiamorte. Correvamo in un corridoio che nemmeno riconoscevo più e le mie forze si stavano esaurendo. Io, Harry e gli altri che ci circondavano, eravamo ridotti male, eravamo tutti graffiati e insanguinati, le bacchette ancora in mano pronti per colpire. La determinazione con cui avevamo iniziato quella battaglia, ora era davvero scarsa, volevamo difendere casa nostra, ma eravamo davvero inesperti e troppo giovani per conoscere qual tipo di magia, per fronteggiare uomini di quel calibro. Voldemort e i suoi erano potenti. Uscimmo fuori e trovai la McGranitt in un duello mortale con un incappucciato.
"Arresto Momento" urlò Harry e il Mangiamorte si bloccò.
"Avada Kedavra" tuonò la professoressa con la bacchetta contro il petto del nemico.
"Sapevo che tre anni fa il Cappello Parlante aveva sbagliato" disse con un pizzico mi orgoglio lei, e il ragazzo la ringraziò. Dopo ci perdemmo di vista e io ed Harry ci trovammo soli con una serie di Mangiamorte.
"Crucio" dissi quando il ragazzo si trovò con le spalle al muro e senza bacchetta. Non sapevo come aiutarlo e quella fu l'unica cosa che mi venne in mente. Il nemico cominciò ad urlare e noi scappammo. Era la prima volta che usavo una Maledizione Senza Perdono.
"Dovete volerlo" ci dicevano quando a Difesa Contro le Arti Oscure ci insegnavano a differenziare le maledizioni. E io lo avevo voluto.
"Prendi la bacchetta" gli lanciai quella che gli era volata via e lui la prese senza difficoltà anche se nel modo di andare avanti, zoppicava. Un tizio ci fu subito dietro e noi iniziammo a correre, anche se in malo modo. Harry cadde per terra e fece per alzarsi, ma senza grandi risultati. Così, tornai indietro, mentre il Mangiamorte si faceva largo tra le macerie e gli incantesimi che venivano lanciati in cielo, e mi abbassai per aiutarlo.
"La caviglia" mi disse con una smorfia di dolore dipinta sul volto bello e sfigurato dalla guerra.
"Reggiti a me, su" lo presi dalla vita mentre faceva passare un braccio sulle mie spalle. Dopo un po' poggiai il ragazzo ad una colonna del Cortile dell'Orologio e mi voltai per fronteggiare l'uomo che non ci mollava più.
"Proprio non lo capisci che devi smammare, eh?" Lo feci volare via con un incantesimo e un lampo di luce verde mi passò proprio sopra la testa. Se Harry non si fosse buttato letteralmente sopra di me, sarei morta.
"Avada Kedavra!" urlò contro l'aggressore. Rimanemmo distesi per terra senza dire una parola, mentre ci guardavamo negli occhi e intorno a noi la guerra andava avanti.
"L'avevi mai fatto?" domandai dopo qualche secondo. C'eravamo semplicemente dati da fare con semplici incantesimi, ma tranne la maledizione Cruciatus, non avevamo usato Maledizioni Senza Perdono. Scosse la testa e ci alzammo.
Il braccio su cui ero caduta, quando Harry mi era venuto di sopra, mi faceva malissimo e credevo fosse rotto. Il ragazzo si avvicinò piano a me e mi alzò la manica del maglione.
"Fa male?" mi chiese preoccupato, mi guardò con quei due smeraldi che mi facevano rabbrividire e me lo toccò. Annuii flebile, mentre una smorfia di puro dolore mi si dipingeva sul volto.
"Vieni" mi trascinò dietro un muro basso e rotto, abbastanza appartato dove nessuno ci avrebbe visto, mi fece poggiare e si inginocchiò davanti a me.
"Rimani qui" ordinò, mettendo le sue mani sulle mie spalle.
"No" la mia voce uscì strozzata.
"Non puoi usare il braccio. Io torno subito, promesso"
Cominciai a piangere e lui mi asciugò le lacrime. "Avevi detto che saremmo rimasti insieme!" gli urlai con tutta la voce che mi rimaneva, afferrandolo con il braccio sano dal colletto della toga nera e stracciata. Lo avvicinai a me e sprofondai con il viso contro il suo petto. Rifletté su quello che gli avevo detto e si sedette accanto a me.
"Hai ragione, scusa" mi circondò con le sue braccia e lo lasciai fare. Teneva la bacchetta pronta e ad ogni minimo rumore sussultava, ma nessuno ci vide. O quasi.
"Oh, che scena commovente" si lagnò qualcuno alle nostre spalle. Una donna vestita di nero con dei capelli corti, dello stesso colore, si avvicinò a noi ed Harry mi lasciò andare per mettersi di fronte a lei.
"Un coraggioso Serpeverde e una graziosa Tassorosso. Interessate combinazione" disse con un ghigno. Mettendomi faticosamente in piedi, alzai il braccio dolorante, per difendermi e affiancai il riccio.
"Ma guardatevi, vi reggete in piedi a mala pena" rise e cominciò a girarci intorno e a saltellare come una bambina piccola.
"Smettiala di fare così. Se siamo davvero messi così male, finiscici" la ammonì il ragazzo, che mi attirò a sé, facendomi da scudo con un braccio.
"Sì, forse dovrei" annuì e avvicinò la bacchetta ad un riccio di Harry. La spostai violentemente con il braccio sano e lei andò indietro, per poi cadere a terra. Alzai la mia arma, anche se con fatica, e gliela puntai contro. Lei mi guardò male e si alzò.
"Tu, lurida mezzosangue-" iniziò trattenendo la rabbia.
Un lampo passò accanto a me, verso la donna, che però fu pronta e si protesse. Con un colpo solo della mano, disarmò Harry e sia lui che la sua bacchetta finirono chissà dove.
Volevo vedere come stesse ma quella tornò a concentrarsi su di me. "Quasi mi dispiace dover dividere dei piccioncini così affiatati"
"Sta' zitta" sputai lì, mentre lei avanzava.
"Ma ti sei vista? Appena l'ho sfiorato ti sei riscaldata" rise e diede uno schiaffo al mio braccio rotto, facendo cadere la mia arma. "Comunque, credo di doverla chiudere qua, mi dispiace"
Alzò la bacchetta, io chiusi gli occhi e..
"Protego!" li aprì e uno scudo si formò davanti a me, facendo spezzare l'incantesimo. Fui trascinata via, lontano. Ma ancora non capivo cosa fosse davvero successo.
"Non potete scappare! Stupeficium!" tuonò. Harry correva e zoppicava, si girava e lanciava incantesimi, mentre mi trasportava con sé a fatica. Cademmo su un cadavere, lasciato tra maghi che ancora lottavano, e ci ritrovammo di nuovo a terra. Harry chiuse gli occhi e io mi avvicinai disperata a lui.
"Harry" lo chiamai, sussurrando. "Harry"
Aveva sbattuto la testa e ora sanguinava. Era svenuto e io ero sola.
La Mangiamorte tornò di nuovo alla carica e ci separò violentemente. Mi lanciò di lato con un calcio e io sbattei contro una roccia. Le sue mani si avvicinarono al ragazzo inerme. Cominciò a segnare i suoi contorni perfetti con la punta della bacchetta e giocò con i suoi ricci. E sorrideva. Bastarda. Avrei voluto gridare, avrei voluto ucciderla, ma ero senza forze. L'unica cosa che feci era strisciare, fino a quando non arrivai ad una bacchetta non mia, che era caduta lì per caso.
"Stupeficium" e la Mangiamorte indietreggiò di molto, mentre io mi paravo davanti al ragazzo.
"Non lo toccare più" dissi con un brutto sapore di sangue in bocca.
Schioccò la lingua, scocciata. "Basta, chiudiamola qui. Siete solo due sciocchi. Ora vi faccio fuori entrambi"
Coprì Harry con il mio corpo e mi preparai sulla difensiva.
"Avada Kedavra!" urlò, con una potenza tale che non avevo mai sentito prima.
"Protego!" gridai contemporaneamente a lei. Quando le parole mi scivolarono fuori veloci e decise, dovetti ricredermi, il mio urlo squarciò l’aria. Su me e il riccio si formò una sfera magica, talmente grande, che mi stupì delle mie capacità, e la donna andò indietro spaventata. Parecchi si fermarono a guardarci e io cercai di non cedere, ma dopo un po' dovetti. Lei sorrise trionfante, preparandosi ad uccidermi. Ma non poteva finire così.
Notai un paio di occhi familiari tra la folla di persone e poi il mio sguardo si posò su dei ragazzi feriti e morti che giacevano per terra, trovai un pizzico di coraggio ancora e mi misi in ginocchio, per difendere quello che ancora mi rimaneva. Non potevo lasciare che altri a me cari venissero uccisi.
"Avada Kedavra!" ruggii improvvisamente piena di forze e quella rimase immobile prima di cadere a terra, morta. Furono solo pochi secondi, che mi sembrarono un’eternità.
Poggiai un orecchio sul cuore di Harry e lo sentì ancora battere. Sorrisi. Lentamente mi alzai e senza aspettare altro tempo, poggiai le mie labbra che sapevano di sangue sulle sue.
Dopo diversi secondi, sentii la sua bocca premere con più foga e feci per ritrarmi, ma mi afferrò il viso e mi diede un ultimo bacio.
"Non sai quanto ho aspettato questo momento" sussurrò a fior di labbra e io sorrisi.
Ci separammo paonazzi e lo aiutai a riprendersi. "Come va la testa?"
"Così, così" ammise. Mi accarezzò una guancia e mi diede un altro bacio, e questa volta fui io a ricambiare quando lui si stava allontanando.
"Fermi" disse una voce fredda e penetrante. La stessa che aveva parlato all'inizio della battaglia. Voldemort. Ci girammo tutti, una serie infinita di Mangiamorte capeggiati dal Signore Oscuro aveva fatto la sua entrata attraverso il ponte di pietra e si era fermata proprio davanti a noi, davanti all'entrata del castello.
Tutti quelli che stavano combattendo, smisero all'istante e si formarono due schiere. Da un lato gli studenti e l'Ordine, dove con qualche difficoltà portai anche me ed Harry, e dall'altro Voldemort e i suoi Mangiamorte.
"NO!" sentì urlare la McGranitt per la disperazione. Poi una donna rise per quella scena, divertita: capelli ricci e neri, occhi scuri come il male e un’espressione perennemente scherzosa e inquietante dipinta sul volto. Bellatrix Lestrange.
"No!"
"No!"
"Harry! HARRY!"
Urlarono Ron, Hermione e Ginny. E poi capii la realtà della situazione. La nostra speranza era sparita, Harry Potter era morto. Cominciai a piangere e come me tanti altri. Harry mi abbracciò e io mi rifugiai nel suo petto, spaventata, triste e vuota. Il riccio sembrava riuscisse a trovare forza per entrambi, così lasciai che mi trattenesse a sé, nonostante il viso stanco e ferito.
"SILENZIO!" gridò Voldemort. Un lampo e il silenzio calò. Io mi asciugai le lacrime e mi misi dritta con il corpo, cercando di mostrarmi più forte. "È finita! Posalo ai miei piedi, Hagrid"
Il prescelto fu adagiato per terra sotto lo sgomento dei presenti e il Signore Oscuro cominciò a camminare avanti e indietro. "Harry Potter è morto. Lo capite adesso, illusi?"
"Ti ha sconfitto!" urlò Ron e i difensori di Hogwarts urlarono e urlarono di nuovo.
"È stato ucciso mentre cercava di scappare di nascosto dal parco dal castello. Ucciso mentre tentava di mettersi in salvo-" non arrivò a terminare la frase che Neville cominciò a correre contro il nemico, e la bacchetta in mano. Senza pensarci due volte, lo seguii, capendo le sue pazze intenzioni. Io e il ragazzo scagliammo contemporaneamente un incantesimo e Voldemort rispose facendoci volare via entrambi. Due braccia mi afferrarono al volo e quasi mi fecero male, quando le grandi mani di Harry mi strinsero le braccia, era terrorizzato.
"Chi sono costoro?" domandò con un sibilo Voldemort.
"Lui è Neville Paciock, il ragazzo che ha dato tanti grattacapi ai Carrow" Bellatrix rise di gusto.
"Ah, sì. E lei?" mi indicò e io sussultai. Harry mi nascose dietro il suo corpo e alzò la bacchetta contro il mago.
"Non lo so, mio Signore" ammise Bellatrix.
Voldemort passò con lo sguardo da me al riccio e dal riccio a me.
"Che strana storia" mormorò. "Un Tassorosso e un Serpeverde. Sei il giovane degli Styles?"
Sentii Harry deglutire. Ero stata una stupida incosciente a buttarmi dietro Neville, avrei dovuto sapere che mi avrebbe seguita. "S-sì"
"I tuoi genitori" disse con tono di superiorità. "Altra strana coppia. Un Grifondoro e una Serpeverde, non si sono voluti unire a me e, bhe, ho dovuto provvedere" cominciò a ridere di gioia e Harry chiuse le mani in un pugno. Mi avvicinai di più a lui e lo tranquillizzai, per quello che potevo fare. Non avevo mai pensato alla sua famiglia e ora scoprivo che erano morti per mano di quel assassino.
"Non avrò problemi a fare fuori anche lei, figuriamoci, una Mezzosangue" e mi lanciò un'occhiata. "Ma voi due siete Purosangue, vero, miei coraggiosi ragazzi?"
Anche Neville si alzò e ci raggiunse. "E allora?" domandò Harry con spavalderia, la stessa che fino a poco tempo prima usava anche con me.
"Potreste essere dei Mangiamorte molto preziosi-" iniziò il mostro dalla pelle pallida e l’aspetto da animale, che ci stava di fronte.
"Mi unirò a te quando l'inferno gelerà" ribatté secco Neville. "Esercito di Silente!" dalla folla si levò in risposta un boato e questa volta il nemico non riuscì a zittirci.
"Molto bene. L'avete voluto voi" Voldemort agitò la bacchetta e da una finestra arrivò in volo il Cappello Parlante. Lo fece mettere sulla testa del Grifondoro e quello si irrigidì, poi prese fuoco. Volevo aiutarlo e soccorrerlo ma dal confine si alzò un frastuono e la guerra fu ripresa. Neville si liberò e si tolse il cappello in fiamme e uscì da quello una.. spada!
Harry mi prese e mi portò via. Lanciammo incantesimi uno dopo l'altro, mentre correvamo mano nella mano. Ormai il caos regnava e di Potter nemmeno l'ombra. Entrammo nella Sala Grande distrutta e cominciammo a duellare, mentre gli altri facevano lo stesso.
La nostra attenzione però si spostò sulla Signora Weasley che combatteva all'ultimo sangue con Bellatrix Lestrange. La stanchezza era palese sui volti di entrambe, ma la rossa aveva qualcosa che le brillava negli occhi, forse ira, molta più che della sua avversaria.
"Tu.. non.. toccherai.. mai.. più.. i.. nostri.. figli!" urlò Molly che scagliò una maledizione al cuore dell'altra donna, che si congelò e poi cadde nel giro di pochi secondi. Intorno a loro il silenzio, ma non durò molto, perché tutta l'ira del Signore Oscuro esplose come una bomba mentre la McGranitt e gli altri contro cui combatteva, volavano via.
L'unica cosa che si udì dopo fu un incantesimo di protezione che si allargò proprio tra Voldemort e la signora Weasley.
Tutti acclamarono a gran voce, perché Harry Potter non era morto. Gli occchi del Signore Oscuro si spalancarono, ancora più arrabbiati. I due cominciarono a muoversi in cerchio, la bacchette alzate e gli sguardi truci. Si fronteggiarono fino all'ultimo sangue, mentre noi rimanevamo lì, con il fiato sospeso. Poi, tra parole e spiegazioni che io non riuscivo a capire, arrivarono al momento, quello che aspettavamo da troppo tempo ormai. Quello in cui ci saremmo potuti riscattare per tutte le perdite e le torture subite.
"Avada Kedavra!"
"Expelliarmus!"
Fu uno scoppio di cannone e gli incantesimi si scontrarono al centro esatto del cerchio immaginario che avevano creato.
Voldemort cadde all'indietro, le braccia spalancate e il corpo fiacco. Era morto e con lui la nostra felicità era nata.
Ci fu un secondo di silenzio e poi il tumulto esplose. Corsi tra le braccia di Harry e lui mi prese al volo anche se con qualche difficoltà, affondai il viso nei suoi capelli sporchi di sangue e lo strinsi. La festa iniziò tutto intorno, ma l'unica cosa che facemmo, fu prenderci per mano e camminare silenziosi tra i resti della guerra. Sembrava impossibile, ma ne eravamo usciti vivi.
"Te la sei cavata abbastanza bene, per essere una Tassorosso" mi disse sorridente, pizzicandomi una guancia. Portai i capelli da un lato e mi allontanai un po’ da lui, che mi aveva attirata al suo fianco.
"Stai tornando quello di due giorni fa?" alzai un sopracciglio e rise.
"No, è appena iniziata una nuova vita" ammise, con un leggero rossore sulle guancie, poi mi circondò le spalle e mi lasciò un delicato bacio sulla testa. “Comunque, credo che il filtro d’amore che hai in tasta” si fermò imbarazzato. “Non ti serva più”
Lo guardai confusa e infilai la mano in tasca, entrandone un bottiglietta piccola e rosa. Guardai la boccettina un po’ mal ridotta e graffiata in alcuni punti, convincendomi di quello che mi aveva detto, anche se non avevo mai pensato di usarla.
“Hai ragione, non ne avrò bisogno” la buttai per terra e con un piede la schiacciai. Poi tornai a guardarlo, sorridente.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Potter vs Styles!
Oh, yeahhh!
La scuola è finita, ma chissà a settembre che mi porto. Molto probabilmente matematica, cazz e.e
Ma comuuuunque... Non so da dove sia saltato fuori, ma è venuta così, dal niene, metre avrei dovuto dormire. No, non sono un vampiro, non vi preoccupate!
Mi era piaciuta questa cosa di mettere insieme questi miei due mondi, ed ecco qua!
Spero che vi piaccia e che mi lasciate delle recensioni carine, carine :3
Mi scuso per eventuali errori, per non aver più parlato dei quattro membri della band o di non aver menzionato altri personoaggi come Tonks, Remus e Fred.
Ho fatto dire a Bellatrix da parte della signora Weasley di non toccare più i suoi figli, non ho messo la parte della morte del gemello, ma ero sicura che aveste capito.
Lot of Love, Georgia xx

  
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