Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: Finarfin    07/06/2012    3 recensioni
One-shot su Kayla, figlia di Apollo, e il suo fidanzato Jake Mason, figlio di Efesto. Kayla è scappata a causa di un litigio con Jake... riuscirà lui a sarvarla in tempo?
Correvo.
Correvo senza sosta.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[FF precedentemente pubblicata con il mio vecchio account Sunshine Shadow.]
____________________
 



 

Senza sosta.



Correvo.
Correvo senza sosta, senza nemmeno fermarmi a guardare indietro.
Avevo numerosi mostri alle calcagna, non potevo smettere di correre. Sentii un ringhio di lato, tra gli alberi. "Dei segugi" intuii.
- Perché? - mi chiesi - Perché sono fuggita dal Campo, perché?! - continuavo a
domandarmi, con il fiato grosso.
Pioveva a dirotto, quella notte.
Avevo i capelli fradici, appiccicati al volto.
Qualche ciocca mi ricadeva disordinata sugli occhi, rendendo difficile vedere dove andavo. Non avevo tempo di spostarla. Non avevo tempo per niente.
Quella mattina ero stata una stupida.
Avevo litigato con Jake, figlio di Efesto, nonché il mio ragazzo. Avevamo litigato per una stupidaggine, come sempre. Avevamo litigato a causa mia, del mio carattere difficile, che non ammette scuse e repliche. Penso sempre di aver ragione, ma non è così.
Ero fuggita via, senza pensarci due volte, senza tentare di capire. Niente.
Ora mi ritrovavo da sola, disarmata - ho sì, ero stata talmente stupida che ero scappata senza neppure l'arco - e con due empuse e qualche segugio infernale che mi inseguivano.
Correvo.
Correvo senza sosta.
- Come ho potuto essere così ingenua e testarda? - mi accusavo - Perché non l'ho ascoltato, Jake? -
Jake. Al suo pensiero mi s'inumidirono gli occhi. L'avevo lasciato lì, senza provare ad ascoltarlo. Ora correvo, non sarei resistita all'infinito. Prima o poi sarei crollata, e i mostri mi avrebbero sbranata. Avevamo litigato, e probabilmente quella era e sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto.
No, non poteva finire così.
Non potevo permettermi di piangere, non potevo morire. Dovevo sopravvivere, per Jake.
Senza smettere di scappare diedi una sbirciata dietro di me: le empuse non accennavano nemmeno un minimo segno di affanno, mentre io ero esausta.
Non potevo correre all'infinito, dovevo trovare una soluzione.
- Pensa. - mi sforzai, ma non era facile pensare, quando avevi dei pericolosi mostri alle calcagna, e sapevi che le probabilità di sopravvivere erano circa dieci su cento.
- Avanti Kayla, pensa! - mi ripetei tesa.
Mi guardai intorno, cercando un qualche diversivo o ostacolo da utilizzare contro i mostri, se non altro per guadagnare un po' di tempo. Ma non c'era niente di niente. Solo questo sentiero, che procedeva dritto, ricoperto di fango e foglie melmose. Cercai di concentrarmi sulle foglie, tentando di dar vita ad una fiammella per appiccare un incendio. In fondo ero o no la figlia del dio del Sole? Ma non c'era verso nemmeno di creare una scintilla, il livello di umidità era troppo alto.
Le gambe iniziavano a non reggere più. Se avessero avuto il dono della parola avrebbero gridato di dolore.
Ma non potevo fermarmi, non proprio adesso.
Correvo.
Correvo senza sosta.
Sapevo che ormai la mia fine era vicina. Orami ero davvero sfinita, non ce la facevo più.
Ripensavo a Jake, al Campo, a Jake, ai miei amici, a Jake, alle risate tutti insieme, a Jake, ai problemi, a Jake, a tutto. Il mio tutto era Jake, non potevo, non dovevo dargli quella delusione. Non potevo morire. No.
Con tutti quei pensieri per la testa quasi non mi accorsi cosa si avvicinava davanti a me: un baratro, non molto lungo, ma terribilmente profondo. Se avessi preso una bella rincorsa forse avrei potuto oltrepassarlo. Non ne ero sicura, ma era la mia unica possibilità, e il tempo stringeva. Non mi fermai e con uno sforzo immane, stringendo i denti, corsi ancora più veloce, nonostante il lacerante dolore alla milza.
- Aspetta, aspetta. - mi dissi, avvicinandomi al bordo. Non era ancora il momento giusto per saltare. Se fossi arrivata proprio dove il terreno cedeva il posto al vuoto avrei ricevuto molta più spinta. Era una legge fisica, lo ripeteva sempre Annabeth. Al suo pensiero che parlottava di scienza e architettura e nessuno la ascoltava mai, mi scappò un risolino. No, non potevo morire. Come avrei fatto senza quella banda di pazzi che erano la mia famiglia? Non ebbi il tempo di pensarci, perché ormai il baratro era praticamente sotto i miei piedi.
- ORAA! - urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
Con l'appoggio allo scalino del baratro, ricevetti davvero una spinta potentissima. Distesi completamente le braccia e le gambe, come per volare, ma la fortuna quel giorno non era proprio dalla mia parte. Riuscii in qualche modo ad aggrapparmi all'altro lato del baratro, ma non avevo la forza per tirarmi su, e la terra era fragilissima. Come me.
Ero priva di forze, e le empuse erano sempre più vicine. Non avrei resistito, e comunque i mostri mi avrebbero uccisa prima. Non volevo dar loro questa soddisfazione. Stavo quasi per abbandonare ogni speranza, e con essa anche la presa al terreno, quando una mano forte e robusta mi prese per l'avambraccio, e mi issò al suolo, al sicuro. Per quanto potesse essere sicuro essere inseguiti da due empuse, ovviamente.Alzai lo sguardo verso il mio salvatore, e sgranai gli occhi. Riconobbi subito due spalle possenti, i capelli biondi ramati e degli intensi occhi color nocciola. Jake era venuto a salvarmi.
Appena lo vidi i miei occhi si accesero di speranza. Era fresco e forte, avrebbe sicuramente spedito quelle maledette empuse al Tartaro. Avevo, avevamo, una possibilità di tornare sani e salvi al Campo. Lo guardai, felice, e lui ricambiò con un lieve sorriso.
- Andrà tutto bene, dolcezza. - mi assicurò, facendomi l'occhiolino. Sfoderò la spada, e si lanciò all'attacco. La fece roteare, fendendo l'aria, per poi lanciarsi contro a prima empusa.
Come potevo aver lasciato così un ragazzo come lui? Senza sapere nemmeno dove fossi, mi aveva trovata e salvata da una morte certa. Stupendo.
Lo guardavo combattere. I suoi capelli svolazzavano rapidi nell'aria, e con la stessa rapidità si muoveva il braccio armato, che continuava a parare e contrattaccare, senza sosta né il minimo accenno di stanchezza.
I segugi avevano smesso di inseguirmi già da un pezzo, anche se non sapevo bene il perché. Quando guardai di nuovo verso il combattimento vidi che Jake aveva disarmato un empusa, colpendo la sua elsa con il piatto della spada.
- Nel mio zaino, c'è un arco, prendilo! - esclamò, indicandomi uno zaino della East-Pack nero, appoggiato ad un albero, mentre l'empusa era ancora spiazzata. A carponi, mi avvicinai allo zaino, e tirai fuori un arco, con una faretra piena di frecce.
- Prendi anche dell'ambrosia! - gridò ancora Jake, riprendendo il combattimento con l'empusa, che nel frattempo di era rimessa in piedi. Tastai lo zaino, e in una tasca esterna sentii la familiare forma dei cubetti d'ambrosia. Aprii la cerniera e ne presi uno, portandolo alla bocca. Subito fece effetto, rimettendomi in forze, anche se ancora mi faceva un po' male la testa.
Udii un urlo di dolore: era Jake, l'empusa aveva mandato in fiamme il suo braccio, e lui, rotolando per terra, tentava di spegnerlo. Il mostro stava per attaccarlo ancora, mentre era indifeso. Ora toccava a me salvarlo. Incoccai una freccia, e senza nemmeno mirare, lanciai, sfiorandole la spalla. Non l'avevo disintegrata, ma almeno aveva distolto l'attenzione da Jake. Si voltò verso di me, ruggendo, con gli occhi fiammeggianti. E quando dico fiammeggianti intendo proprio che le uscivano delle fiamme dagli occhi.
Avanzò, o meglio, balzò in avanti verso di me, rapidissima. Io ebbi appena il tempo di gettarmi di lato, un attimo prima che l'empusa lanciasse un'altra fiammata. Nel frattempo Jake era riuscito a spegnersi il braccio, così, alzandosi a fatica e con la maglietta completamente carbonizzata, si lanciò di nuovo all'attacco dell'empusa.
- Tu occupati dell'altra, io faccio vedere come si combatte a questa! - esclamò, sferrando un fendente. Il demone però fu più veloce, e lo schivò in fretta, saltando all'indietro. Io rivolsi un ultimo sguardo a Jake, prima di affrontare l'altra empusa. Forse poteva essere l'ult... no. Sarebbe andato tutto bene, proprio come aveva detto lui. Saremmo tornati insieme al Campo, e quella l'avremmo ricordata solo come una giornata storta. Mi convinsi di tutto questo, ma i miei occhi si inumidirono lo stesso. Non piansi, ma ero tesa.
- Stai attento, Jake. - gli dissi, senza nemmeno avere il tempo di baciarlo, perché l'empusa aveva attaccato di nuovo.
Ora era il momento di combattere, non c'era tempo per le sdolcinatezze. Presi un'altra freccia dalla faretra, incoccai e guardai il mostro dritto negli occhi.
- A noi due. - annunciai fredda, e da lì non ci capii più niente. Lanciavo frecce all'impazzata, senza mai fermarmi né riposarmi un attimo. Incoccavo, miravo per qualche istante e mollavo, come se fossi in automatico. Sfiorai l'empusa un paio di volte, facendola urlare di dolore, ma non la ferii mai gravemente da farla disintegrare.
- Con calma, devo solo mirare meglio. - facile a dirsi. Avevo le mani tremanti dalla fatica, e il mal di testa stava diventando davvero insopportabile. Dovevo finirla lì, prima che fossi troppo stanca. - Avanti Kayla, puoi farcela, devi farcela! - esclamai, piangendo. Mi voltai, vedendo Jake che combatteva, nonostante la fatica che gli si leggeva chiaramente in faccia. Lui stava lottando con tutte le sue forze per me, e io invece? Mi stavo buttando giù, senza nemmeno reagire? No, dovevo almeno tentare.
Presi una delle due frecce che mi rimanevano, incoccai, e mirai accuratamente. Attesi ancora un attimo che l'empusa si avvicinasse. Era a 2 metri da me, ma esitai ancora, con il volto contorto dalla paura. Vidi che distese un artiglio, per colpirmi, e fu in quel momento che scoccai la freccia. Questa sibilò, volando veloce nell'aria, e andò a piantarsi proprio nel petto del mostro. Io mi accasciai a terra, e alzai lo sguardo. L'empusa sembrava non capire cosa stesse succedendo. Poi urlò, urlò così forte che tutto per un attimo si fermò. Nel momento successivo invece fu come se tutto stesse per essere aspirato da un enorme aspirapolvere. Gli alberi si piegarono, le foglie caddero leggere a terra. Infine niente, l'immobilità più assoluta.
Guardai di nuovo Jake. La sua empusa era scomparsa nello stesso momento in cui era svanita la mia, come se avesse paura di rimanere sola.
Jake si voltò verso di me, proprio nell'istante in cui stavo per perdere coscienza.
- Sei stata bravissima, tesoro mio. - mi sorrise baciandomi.
Potevo addormentarmi in pace.

 
 
____________________
Finarfin’s Corner: Okay, questa è una FF su Kayla... molti forse non la ricordano nemmeno. È figlia di Apollo, ha partecipato allo scontro finale, quindi secondo me è un'eroina. Le ho voluto dedicare una FF, appunto perché non era molto considerata *Sì, sono il paladino dei personaggi dimenticati (?)*, e comunque perché mi ha sempre attratto come personaggio.
Beh, non ho altro da dire, se vorrete lasciare una recensione mi farete molto felice. ^-^
Alla prossima,
Finarfin.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Finarfin