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Autore: musa07    07/06/2012    3 recensioni
Ho appena finito di leggere volume 9 di Uragiri. Poteva la mia mente restare calma ed indifferente? Bravi, risposta esatta: no, ovviamente^^! Immediatamente la mia mente si è messa in fermento ed ha iniziato a partorire tante ideucce, che mi sembra carino condividere con voi. Ah, serve che vi dica che è una HotsuXShu? No, vero!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ho appena finito di leggere volume 9 di Uragiri. Poteva la mia mente restare calma ed indifferente di fronte alle ultime battute del volume? Bravi, risposta esatta: no, ovviamente^^! Dopo essermi ripresa – a stento devo essere sincera, perché da malata mentale quale sono, tornavo a rivedermi lo scambio di battute tra Hotsuma e Shusei e ri-svenivo ( chi ha letto quella parte del manga, immagino possa capirmi perfettamente) – immediatamente la mia mente si è messa in fermento ed ha iniziato a partorire tante ideucce, che mi sembra carino condividere con voi^^. Ed ecco qui il risultato! Spero sia di vostro gradimento e buona lettura.
Non penso di spoilerare niente, nel dubbio comunque l’ho messo tra le avvertenze. Per chi sta leggendo il manga sappiate che faccio riferimento ad un particolare che c’è alla fine del nono volume e da lì l’idea di questa fic ad immaginarmi cosa potrebbe essere successo successivamente. Per chi invece sta guardando l’anime, vada tranquillo perché i fatti raccontati in questo volume – compreso l’episodio su citato – sono aldilà delle puntate.
 
 
       “ Anche se il sole è oscurato, non vuol dire che si è eclissato per sempre”
 
- Tu … tu non sei preoccupato? – chiese tutto d’un tratto Hotsuma, lanciando con rabbia e frustrazione un sasso verso l’oceano facendolo rimbalzare parecchie volte e osservando l’incresparsi dell’acqua. Si sentiva proprio come quella distesa d’acqua: era bastato un piccolo sassolino ad increspare la sua tranquillità, ed ora – anche nel suo animo – si sentiva come se fossero arrivate quelle onde che si dilatavano con forza ad arrivare fin nelle parti più profonde e lontane a corrugare quella che fino a qualche attimo prima era una superficie calma e tranquilla. Continuò a fissare con sguardo melanconico ed impotente quel fluire delle onde che si irradiavano, col vento che gli scompigliava i capelli e portava suoni ed odori da chissà dove, come il lamentoso fischio di una nave in partenza.
Tsukumo aveva sollevato lo sguardo verso il suo compagno ad interrogarlo con gli occhi, placido com’era sempre mentre continuava a dare da mangiare ai gabbiani che si erano posati al suo fianco non appena aveva fatto il suo ingresso in spiaggia, quasi fosse stato uno di loro. Spolverandosi i pantaloni dalla sabbia, si alzò e si avvicinò al ragazzo.
- Cosa ti preoccupa? – gli chiese, fermando con una mano i capelli che seguivano impazziti gli umori del vento.
Hotsuma non era arrivato a caso lì, sulla spiaggia, perché sapeva perfettamente avrebbe trovato Tsukumo, come faceva sempre dopo cena, prima del tramonto e Tsukumo aveva questo speciale potere di calmare gli animi delle persone semplicemente con la sua presenza calma e rilassante. Il ragazzo dai capelli biondi, si portò una mano a proteggersi gli occhi mentre osservava la palla infuocata tuffarsi placida dentro all’oceano infuocando i loro visi.
- Tu non sei preoccupato che Tohko domani parta per la gita scolastica e stia via per una settimana intera senza di te? – gli domandò voltandosi verso di lui.
A quella domanda, Tsukumo assunse un’espressione raddolcita portando le mani in tasca e si girò ad osservare come velocemente le ombre del crepuscolo già stessero prendendo il sopravvento intorno a loro allungando le loro ombre. Hotsuma attese pazientemente, portando a sua volta le mani in tasca. Già il solo fatto di essere là con lui e saper di poter condividere quello che per lui era un fardello insopportabile, voleva dir tanto. Tsukumo era una presenza sempre discreta ma anche un grande ascoltatore e rappacificatore degli animi più turbati, sembrava che niente o nessuno potesse smuovere la sua calma.
- Certo che sono preoccupato. Più che altro, sarebbe più corretto dire che sono dispiaciuto che staremo separati per così tanti giorni. – rispose alla fine, girando il volto per osservare la reazione dell’altro che sospirò grevemente, ben manifestando il peso che si portava nel cuore da giorni e a nulla era valso averne parlato anche con Shusei. Nonostante questi – come sempre – avesse cercato di rassicurarlo che tutto sarebbe andato bene e che non c’era nulla di cui preoccuparsi, Hotsuma non riusciva in nessuna maniera a togliersi quel senso di angoscia che gli opprimeva il cuore come un macigno. Ogni mattina, quando si svegliava affianco del suo adorato nello stesso letto che condividevano da tanto tempo ormai, si perdeva a guadarlo dormire, a verificare che fosse veramente ancora là. Cosa rara perché raro era il fatto che fosse Hotsuma tra i due a svegliarsi per primo ma tanta era l’angoscia che gli torchiava l’animo a sapere che tutte le seconde classi sarebbero partite per la gita scolastica e quindi anche Shusei, che la mattina si svegliava contando quanti giorni mancassero a quel fatidico giorno. E anche in quel momento, era certo che la mattina successiva sarebbe stato un po’ come morire per lui.
- Tsukumo, ma tu non pensi che Takashiro sia stato un po’ troppo imprudente a permettere a Tohko e Shusei di andare via? E se Reiga dovesse attaccare proprio adesso, come faranno senza di noi? – gli espresse le sue paure stringendo forte i pugni ma l’espressione tranquilla dell’altro – di nuovo – fu in grado di portare una luce dentro di lui a squarciare il buio dell’angoscia.
- Takashiro sa quel che fa, fidati. E poi io mi fido di Tohko-chan. – concluse sorridendo di nuovo al pensiero della sorella.
- Sì, ma … - ritornò alla carica Hotsuma, scaricando la sua frustrazione calciando un sasso che aveva avuto la sfortuna di trovarsi sul suo cammino. – Sì, ma: se dovesse succedere qualcosa, come farebbe senza di te? Senza di noi … - e queste ultime parole gli morirono tra le labbra riportando gli occhi verdi verso la distesa blu che si stagliava imperturbabile davanti a loro, scrutando la nave da crociera che stava pigramente abbandonando il porto.
- Mi fido di Tohko. – ripeté Tsukumo sempre sorridendo, ma con sguardo fermo e sicuro. – E poi c’è Shusei con lei. – concluse dandogli un buffetto sulla spalla.
- Ma non ci sarò io con lui … - mormorò Hotsuma tristemente abbassando gli occhi a terra e l’altro capì perfettamente il senso d’impotenza e frustrazione che albergavano nell’animo del suo compagno.
- Hotsuma, andrà tutto bene. – gli disse, incoraggiandolo nuovamente con una pacca sulla spalla.
- Tieni. – gli disse poi, porgendogli un cioccolatino dopo averlo tirato fuori dalla tasca della giacca e avendolo trafugato da chissà dove, riuscendo per un attimo a distrarre Hotsuma dai suoi pensieri.
- Da quanto tempo ce l’hai in quella tasca? – gli chiese infatti perplesso, guardando dubbioso l’incartamento, facendo scoppiare a ridere l’altro.
- Tu ti fidi di Shusei? – gli chiese tuttavia non rispondendo alla sua domanda.
- Ciecamente! – gli rispose prontamente.
- E allora andrà tutto bene. – terminò Tsukumo, ritornando a dedicarsi ai gabbiani e dando loro da mangiare. Hotsuma in quel momento gli invidiò la sua seraficità, sapeva per certo che sarebbe stata una caratteristica che non gli sarebbe mai appartenuta. Così come sapeva per certo che Tsukumo non aveva fatto parola con sua sorella della paura che lo attanagliava dentro per non turbarla e lasciarle godere il momento della preparazione alla gita scolastica, mentre lui non era riuscito in nessuna maniera a non vomitare addosso a Shusei le sue ansie, arrivando a frenarsi per un pelo dal passo di pregarlo di stare a casa, di non andare, per delle sue inquietanti sensazioni. Ma Shusei l’aveva ascoltato, come sempre, l’aveva rassicurato e confortato.
- Penso che la verità.  – ricominciò a parlare con la sua bella voce dopo un po’. – Sia che sono semplicemente terrorizzato all’idea di non averlo al mio fianco per tutti questi giorni … - concluse sorridendo di se stesso.  – E che mi mancherà da morire … Anche il solo pensiero di non averlo accanto a me è in grado di soffocarmi … -
- E allora cosa ci fai qui a parlare con me, invece che andar da lui e passare ogni attimo insieme? – gli chiese con tono dolcemente ironico facendogli spalancare gli occhi.
- Hai ragione. – replicò Hotsuma di rimando addolcendo lo sguardo a sua volta e scappando via, non prima di esserci girato verso di lui – prima di iniziare a salire la scalinata che l’avrebbe ricondotto a casa – a salutarlo con una mano.
- Grazie. – gli urlò contro e Tsukumo lo salutò di rimando.
 
Tuttavia, l’effetto calmante di Tsukumo durò ben poco e, nuovamente, Hotsuma sentì l’apprensione montargli dentro senza pietà. Mentre dava una mano a Shusei a sistemar le ultime cose in valigia nella sua stanza, che ormai era diventata la loro, il ragazzo non riuscì in nessun modo a non permettere all’inquietudine di assalirlo e, dato che era un libro aperto, Shusei se ne avvide non appena cominciò a sentirlo respirare in maniera diversa. Era così abituato al suo respiro che lo solleticava, che bastava anche un minimo cambiamento perché Shusei se ne rendesse conto. Sollevò gli occhi verso di lui e lo osservò mentre stava finendo di piegare una sua camicia e si ero perso ad accarezzarne la stoffa. Shusei sapeva perfettamente cosa lo preoccupasse, ne avevano parlato tanto la scorsa settimana e sapeva perfettamente che era riuscito a tranquillizzarlo solo in parte. Gli dispiaceva vederlo così e anche lui – al pensiero di stare separati per una settimana intera – sentiva una spada trafiggerlo in pieno petto e squartarlo in due, non erano mai stati separati per più di un giorno, tuttavia sentiva che era necessario e d’altra parte Hotsuma non sarebbe stato solo, ma ci sarebbero stati tutti gli altri Zweilt con lui e questo pensiero era in grado di sollevarlo dalla sua preoccupazione. Quello che Shusei non capiva invece, era l’inquietudine che aveva colto il suo compagno, si trattava proprio di terrore cieco, di paura che lui non tornasse ma molto probabilmente, il tutto era imputabile al fatto che nella memoria di entrambi era ancora fresco il ricordo dei terribili momenti che doveva aver provato Hotsuma  nell’attimo in cui aveva creduto di averlo perso per sempre.
- Hotsuma? – lo chiamò dolcemente, posandogli una mano sul braccio e quanta angoscia e sofferenza vide in quegli occhi color smeraldo quando li sollevò verso i suoi a cercar conforto. Al più vecchio tra i due si strinse il cuore in una morsa a vedere quell’espressione.
- Vorrei non avere più un cuore da quanto mi fa male … - sussurrò il biondo Zweilt dando voce alle sue paure e nuovamente Shusei sentì la punta della spada trapassarlo da parte a parte e l’unica cosa che poté fare fu di attirarlo a sé e avvolgerlo tra le sue braccia sentendo come l’altro sospirasse sollevato da quel contatto. Sapeva perfettamente che non poteva manifestargli la sua malinconia, altrimenti l’avrebbe gettato ulteriormente nello sconforto più cupo, fu quindi con uno dei suoi sorrisi celestiali migliori che lo accolse nel momento in cui si staccarono dall’abbraccio.
- Dai che ti porto un regalino. – lo punzecchiò.
- Smettila di trattarmi come un poppante! Adesso la mia vendetta sarà tremenda. – replicò l’altro divertito, agguantandolo in un istante per poi scaraventarlo su per il letto ed iniziando a torturarlo con il solletico.
 
Fu il frinire delle cicale che risvegliò Shusei, stava dormendo pancia sotto e, nell’incoscienza del dormiveglia, con una mano cercò la presenza del corpo di Hotsuma affianco a lui, ma non lo trovò. Lentamente aprì i suoi begli occhi dorati e lo vide seduto sul davanzale davanti alla finestra. Sorrise, perché quello era il suo calmante naturale: osservare le luci tremolanti delle stelle.
- Hotsuma … - lo chiamò mormorando il suo nome e riuscendo a dare al tono della sua voce la solita melodia.
- Shusei …. – bisbigliò l’altro di rimando, girandosi.
- Non hai fatto altro che girarti per il letto fin da quando siamo andati a dormire. – lo canzonò dolcemente mettendosi a sedere.
- Scusami, ti ho disturbato e tu domani dovrai essere in piena forma dato che fai parte del consiglio disciplinare. – si scusò portandosi una mano ad accarezzarsi la nuca.
- Non è per questo. – replicò Shusei di rimando donandogli uno dei suoi sorrisi che dedicava solo a lui.  – Sono preoccupato per te. Arrivare a torturati così, addirittura da non dormire. – gli rivelò continuando a parlargli comunque con un tono dolcissimo che tradiva tutto l’amore che provava per lui.
- Vieni qui. – lo invitò scostando le lenzuola in un chiaro invito che Hotsuma non si fece ripetere due volte, anche se sentiva che stava facendo una figura barbina nei confronti di Shusei da un po’ di giorni a questa parte con le sue paranoie. Lo raggiunse sul letto, mettendosi a gambe incrociate di fronte a lui sollevando un sopracciglio dubbioso e guardandolo di sottecchi, cosa che fece addolcire ulteriormente lo sguardo all’altro che non riuscì più a resistere e, nuovamente, sentì l’irrefrenabile desiderio di proteggerlo e rassicurarlo, come da piccoli quando Hotsuma andava a cercare rifugio da lui e lui non glielo negava mai, perché attraverso questi piccoli gesti sentiva che il loro legame si faceva sempre più indissolubile.
- Tornerò da te. Lo sai … - gli sussurrò in orecchio e sentì come l’altro, subito dopo queste sue parole, lo strinse più forte a sé quasi a volersi fondere, come se fosse stato possibile legarli ulteriormente l’uno all’altro ancora più di quello che già erano.
- Hotsuma sono legato a te per sempre, lo sai. – proseguì con il suo tono calmo e dolce.
- E io sarò con te ovunque la vita ci vorrà condurre. – gli bisbigliò di rimando scostandolo da sé quel tanto che li permise di guardarsi negli occhi attraverso l’oscurità della stanza.
- Vuoi che resti? – gli chiese Shusei con un sorriso enigmatico sul volto.
- No. No, è giusto così. – rispose Hotsuma sicuro imprigionandogli gli occhi ai suoi.  – Solo … solo mi mancherai da morire. – gli rivelò accarezzandogli il viso con il dorso della mano facendogli socchiudere gli occhi.
- Tornerò da te. – ripeté e lo vide sorridere tristemente.
- Lo so, ma siamo sempre stati insieme ogni giorno, tutti i giorni. Mi sembra di impazzire all’idea di star senza di te per una settimana intera. Senza … senza addormentarci insieme, senza essere l’ultima cosa che vedo prima di dormire e la prima quando mi sveglio alla mattina. Senza poterti toccare, sfiorare, accarezzare. Senza sentire l’odore della tua pelle, la dolcezza delle tue labbra … il calore del tuo corpo avvinghiato al mio. Senza poterti guardare e rubare ogni minimo cambiamento delle tue espressioni, ogni dettaglio del tuo splendido viso. Senza perderti nei tuoi occhi e lasciarmi naufragare in tutto l’amore che riflettono … - gli rivelò candidamente.
- Hotsuma … - riuscì solo a mormorare, sentendo accrescere il già immenso amore nei suoi confronti e sorridendo deliziato da quelle parole. – Amore mio, tu sei dentro di me sempre … in ogni momento, in ogni mio respiro. Tu sei tutta la mia vita. Proprio per questo tornerò sempre da te. – gli disse.
- Dopo questi sette giorni, non ti permetterò mai più di star lontano da me per così tanto tempo. – gli garantì Hotsuma dopo che si erano distesi sul fianco sempre abbracciati.
- No … - mormorò Shusei. – Anzi, sai cosa facciamo? Quando torno, andiamo via tu ed io da soli. Un weekend da qualche parte. Ti do questo compito per questi giorni: organizza. Scegli dove andare, come arrivarci, dove alloggiare. – gli propose rapito dal guizzo allettato che gli vide accendersi negli occhi per poi stringersi nuovamente l’uno sull’altro e beandosi del caldo contatto della pelle bollente di entrambi.
Shusei stava ancora accarezzando con un dito la rotondità della spalla del suo adorato con sguardo perso nel vuoto, quando Hotsuma ricominciò a parlare.
- Secondo te, se domani mi intrufolo in fondo all’autobus, pensi che qualcuno se ne accorgerebbe? – chiese tra il serio e il faceto facendolo scoppiare a ridere in una risata cristallina.
- Credo proprio di sì, non sei propriamente uno che passa inosservato. – gli rispose ridendosela ancora sotto i baffi ad immaginarsi che la sua presenza avrebbe fatto la felicità delle ragazze della sua classe e quasi Hotsuma gli avesse letto questi pensieri, riprese a parlare.
- Da domani tutte le ragazze di seconda si sentiranno autorizzate a provarci con te, sperando in qualche tuo cenno e sbavandoti dietro ad ogni tuo sorriso.- disse con un broncio adorabile che sarebbe stato in grado di sciogliere chiunque.
- Hum, probabile. – si divertì a canzonarlo tuttavia l’altro.
- Shusei! – lo rimproverò per niente divertito, susscitandogli un nuovo scoppio di risa.
- Amore mio, non ho occhi che per te, lo sai. – gli confessò cercando di placare la sua ira.
“ Amore mio …” pensò Hotsuma: era la seconda volta nel giro di poco tempo che Shusei si rivolgeva a lui apostrofandolo in quella maniera e si sentì il cuore colmare del vuoto che aveva provato in quei giorni di angoscia e, con una mossa fulminea, lo posizionò delicatamente sotto di sé, riempiendo ulteriormente quel vuoto iniziando a baciarlo con veemenza sempre più crescente, non permettendogli – né permettendosi – di prender fiato.
- Hotsuma … -
- Devo farmeli bastare per una settimana. Voglio imprimere il mio odore su di te. – replicò tra un bacio all’altro, sentendo come le mani dell’altro avessero iniziato a scivolargli lungo sotto la maglia a sfiorargli la schiena. Incoraggiato da questo, prese a baciarlo con ancora più trasporto, ma un’idea maligna gli balzò alla testa e riuscì a frenare il suo impeto e quando Shusei aprì lentamente gli occhi a vedere cosa l’avesse fermato, dal sorriso beffardo che vide capì che non prometteva niente di buono.
- No carino: non facciamo l’amore stanotte. – gli sussurrò Hotsuma sfiorandogli le labbra con il suo respiro e quanto piacque a quest’ultimo vedere come l’altro sgranò gli occhi cercando di mascherare il suo fastidio.
- Hotsuma! – lo riprese infatti, nel momento in cui questi lo liberò dal peso del proprio corpo mettendosi al suo fianco supino e lanciandogli un’occhiata sorniona. Shusei sbatté le palpebre incredulo, ma quando vide come le labbra dell’altro si piegarono ulteriormente in quel sorriso sornione, capì che non c’era storia e sospirò scuotendo la testa divertito a sua volta.
- Ti lascerò con la voglia per una settimana. – lo sbeffeggiò Hotsuma incrociando le mani dietro alla nuca, sorridendo divertito e facendolo ridere a sua volta.
- Vedremo chi tra i due cederà per primo. – replicò Shusei beffardo, posando placidamente le mani in grembo, certo della sua vittoria.
- Oh no, mi conserverò tutto per te. – replicò l’altro imperturbabile mentre fissava il soffitto.
- Non ce la farai mai … - lo schernì e aveva lanciato questa profezia con tono talmente serio e autorevole che Hotsuma si girò a guardarlo mentre cercava di trattenere a fatica la risata che chiedeva di poter esplodere fin quando non gli riuscì più a trattenersi ed entrambi scoppiarono a ridere.
- Ti amo. – gli bisbigliò Shusei accarezzandogli una guancia.  – Mi mancherai da morire. – gli disse subito dopo, iniziando a giocherellare con l’anello del suo compagno. Avrebbe quasi voluto scambiarlo con il suo, ma sapeva perfettamente di non poterlo farlo quindi si limitò a posarvi sopra delicatamente le labbra a volergli infondere tutta la sua essenza e tutto il suo amore a proteggere l’altro in quei giorni in cui non ci sarebbe stato. Hotsuma lo guardò fare, grato per quell’ulteriore gesto d’amore per poi accoccolarsi sul suo petto.
E quella notte fu il turno di Hotsuma di addormentarsi tra le braccia di Shusei - e non viceversa come accadeva di solito nelle altre notti – che continuò a cullarlo fino a quando non lo sentì completamente abbandonato al sonno.
 
 
- E alla fine questo giorno terribile è arrivato … - sussurrò appena Hotsuma, sentendo i primi timidi raggi di sole inondarli il viso mentre risaliva lentamente dall’oblio. Sospirando, si strinse maggiormente al corpo di Shusei che si trovava sotto di lui assaporandone l’odore. Shusei, che ovviamente era già sveglio, l’aveva sentito risvegliarsi a poco a poco e aveva già iniziato a giocherellare con le sue ciocche di capelli ribelli.
- Ancora un minuto … - lo pregò il biondo, posandogli delicati baci sulle cicatrici.
- Tutto il tempo che vuoi. – fu la dolce replica ma il bussare alla porta da parte di Tachibana – che avrebbe accompagnato Shusei e Tohko a scuola prima degli altri per permettere loro la partenza – ad assicurarsi che fosse sveglio, li bloccò entrambi. Hotsuma si girò verso l’ingresso sollevandosi sulle braccia per permettere all’altro di alzarsi.
- Arrivo … - mormorò il diretto interessato, prendendendo per una mano l’altro ed attirandolo dolcemente nuovamente sopra di lui.
- Farai tardi. – lo ammonì, ma felice al contempo di questo gesto e del sorriso che il suo compagno gli stava regalando.
- Mi accompagni? – gli chiese Shusei mentre lo guardava infilarsi la camicia della divisa e lo aiutò a farsi il nodo della cravatta vedendolo in difficoltà ed era solo questo lieve contatto ad unirli anche se ognuno dei due percepiva chiaramente il calore del corpo dell’altro a pochi centimetri dal proprio. E proprio quando Hotsuma aveva già una mano sulla maniglia della porta e l’aveva docilmente abbassata per poi socchiuderla esitante, fu la mano di Shusei a farla richiudere di colpo sbattendolo contro il muro affianco e avventandosi sulle sue labbra come un naufrago di fronte alla sua ancora di salvezza per fermarsi dopo un po’, vicinissimo con il suo viso. Hotsuma socchiuse gli occhi, deglutendo, sentendosi diviso tra il desiderio di rinchiudersi dentro quella stanza con lui per il resto dei loro giorni e la consapevolezza di sapere che Tachibana era lì sotto ad attenderli e che non avrebbe potuto tener Shusei tutto per sé.
- Andiamo … - gli mormorò dolcemente ma con la morte nel cuore e Shusei non poté far altro che annuire, recuperando la valigia da terra e voltandosi per l’ultima volta a guardare la sua – la loro – alcova felice alla quale doveva rinunciare per ben una settimana intera e quasi Hotsuma gli avesse letto nei pensieri, come sempre, lo risvegliò dalle sue meditazioni.
- Me ne tornerò nella mia stanza in questi giorni. – disse sforzandosi di usare un tono allegro.
– Non potrei mai sopportare di stare in questo letto da solo. – concluse, prendendolo per mano, dopo avergli depositato un leggero bacio sulla guancia.
– Veramente quando eravamo piccoli, per non lasciarti andar via da casa mia, ti rinchiudevo a chiave in camera mia? – gli chiese, prendendogli la valigia, cercando di sviare il discorso e l’attenzione dall’imminente separazione che li attendeva implacabile.
- Certo! – ribatté sicuro Shusei, intrecciando le dita in quelle dell’altro e anche se qualcuno li avesse visti in quel momento non gli sarebbe importato niente, perché aveva accanto a sé la cosa più importante, la ragione della sua vita, la scintilla che gli permetteva di svegliarsi ogni mattina.
Fuori trovarono già pronta ad aspettarlo Tohko e con lei – inevitabilmente – Tsukumo, mentre Tachibana finiva di sistemare le valigie della ragazza nel bagagliaio.
- Tohko-chan, starai via davvero per una sola settimana con tutti i bagagli che ti stai portando via? – la canzonò il capo-dormitorio. Se i tre si accorsero del fatto che i due ragazzi si stavano tenendo per mano e che a fatica sciolsero la presa, non lo diedero a vedere. Tsukumo, come la sera prima, diede una pacca d’incoraggiamento sulla spalla del biondo Zweilt e anche la sorella, intuendo perfettamente lo stato d’animo dilaniante del suo compagno, si permise tanto ardire di fare una carezza a quel volto praticamente perfetto. Dal canto suo Hotsuma dovette farsi una violenza inaudita per trattenersi dall’incontrollabile impulso di prendere di nuovo la mano di Shusei e portarlo via, lontano da lì, da tutto e da tutti tranne che da lui. Gli altri tre, per lasciarli un ulteriore momento di intimità, s’inventarono degli impegni urgenti ed irrevocabili.
- Tsukumo, andiamo a vedere il roseto che abbia piantato la scorsa settimana. – se ne uscì Tohko trascinando via il fratello da lì.
- Sì, vengo anch’io. – s’intromise Tachibana.
- Ma chi ti vuole?! – la sentirono replicare stizzita i due osservando le sagome allontanarsi ed essendo grati a tutti e tre per averli permesso un’ulteriore momento di intimità. Quasi non avesse mai più potuto baciare quelle labbra, Hotsuma si appoggiò delicato sulla bocca dell’altro, stringendolo e stringendosi forte a lui. Neppure Shusei, dal canto suo, riusciva in nessuna maniera a staccarsi da lui ma sentiva che non doveva cedere perché se gli avesse fatto vedere il suo sconforto, la sua malinconia, sapeva che l’altro non sarebbe stato in grado di accusare il colpo e avrebbe passato una settimana d’inferno.
- Sta attento. Qualsiasi cosa succeda, se senti qualcosa di strano, chiamami. Io arriverò in un attimo. – lo pregò Hotsuma quando si staccarono sentendo che gli altri stavano tornando.
- Lo sai vero che quando tornerò tra una settimana, ti prenderò in giro senza pietà per questa tua apprensione? – lo canzonò dolcemente Shusei come dolce era il suo sorriso in quel momento, lottando internamente contro se stesso e beccandosi un’occhiata truce da parte dell’altro.
- Chiamami, qualsiasi cosa succeda. – ripeté l’altro inflessibile.
- Vorresti farmi credere che veramente userai un cellulare in questa settimana? –
- Certo! Per te questo ed altro! – s’inalberò, facendo scoppiare a ridere il quartetto.
- Ehi … - lo richiamò Shusei con la sua melodiosa voce. – Ci siamo riportati indietro a vicenda dalla morte, non sarà di certo questa settimana a dividerci. – concluse bisbigliando in maniera tale che queste parole fossero esclusivamente a suo beneficio.
- Non dire queste cose. – lo ammonì terribilmente serio Hotsuma, sentendo l’inquietudine e la tristezza dirompersi dal cuore come un’esplosione ed irradiarsi in tutto il corpo, scuotendogli i nervi.
- Tornerò! – gli ricordò per l’ennesima volta Shusei, mentre Tohko e Tachibana lo attendevano in macchina per partire e alla ragazza salirono le lacrime agli occhi.
- Hotsu, non ti accorgerai neanche del tempo che passa.- cercò di incoraggiarlo lei sporgendosi dal finestrino dell’auto.
Shusei gli donò un ultimo contatto tra i loro corpi facendo scorrere lieve il dorso della mano sulla sua guancia, desiderando ardentemente che il tempo si fermasse in quel momento, per sempre. Per poi far scivolare lentamente quella stessa mano lungo la spalla del suo adorato e via giù lungo il braccio, indugiando infine sulle dita affusolate il cui contatto gli era tanto caro, imprimendosi nella memoria il loro calore e il calore degli occhi smeraldini di Hotsuma che lo stavano fissando comunicandogli tutto il suo smisurato amore e adorazione.
Quando lo vide salire in macchina, nuovamente Tsukumo gli fu vicino sorridendogli amorevolmente accarezzandogli il braccio come gesto di incoraggiamento.
- Ricordati del compito che ti ho dato. – gli rammentò Shusei sporgendosi dal finestrino a sua volta.
- Hotsuma-kun? – sentirono chiamare: era Yuki. ( Miracolo! Sono nel cerchio di luce dell’apparire!ndYuki) - Ah meno male, ti ho trovato! Volevo avvisarti che questo pomeriggio ti ho fissato un torneo di beach volley insieme a me. –
- Eh?! – gli fecero eco gli altri cinque sbalorditi, mentre lo fissavano cercare di recuperar fiato e poi fu chiaro nelle loro menti l’intento del ragazzo: Yuki – preoccupato per aver visto lo stato in cui verteva Hotsuma nei giorni precedenti e avendo intuito che il tutto era dovuto alla partenza di Shusei - si era prodigato ad organizzargli i pomeriggi per distrarlo, ma non era stato il solo a far quel pensiero.
- Mi spiace Yuki, ma Hotsuma-kun questo pomeriggio ha un doppio a tennis con me. – rivelò Tsukumo serafico mentre aveva cominciato a distribuire biscotti ai presenti.
- EH?!? – replicò il diretto interessato, sentendosi frastornato. Non era abituato che gli altri si prendessero cura di lui, tolto Shusei ovviamente.
- Ah, capisco … Allora vorrà dire che sarà per domani. – replicò Yuki dopo essersi rabbuiato per un attimo.
- Non penso proprio! – era stata la voce ridente di Ria ora a parlare nel momento in cui li aveva raggiunti. – Domani pomeriggio Hotsuma è impegnato con me, andremmo tutto il pomeriggio a fare shopping per l’estate e a fare “schifezza-tour”facendo tappa in tutti i fast food della città. – spiegò con la sua energia scoppiettante mentre prendeva sottobraccio un sempre più confuso Hotsuma.
- A mangiare? Che bello, vengo anch’io domani allora a questo pomeriggio di cibo. – inutile dire chi avesse parlato.
- Neanche per idea!- e stavolta era stato il turno di Kuroto apparso dal nulla in mezzo a quel già nutrito gruppo. – Domani pomeriggio ti ho già fissato un torneo di shogi. Insieme al sottoscritto. – concluse atono.
- Ehi Scimmia: stai forse cercando di darmi ordini? – lo beccò Hotsuma prendendo per il bavero con fare minaccioso.
- Certo che sì. – fu la placida risposta dell’altro che si non era minimamente scomposto di fronte allo scoppio d’ira dell’altro e questi loro battibecchi erano una cosa talmente quotidiana che gli altri non poterono fare a meno di scoppiare a ridere vedendo che non c’era niente di diverso rispetto al solito. Anche Shusei osservò la scena divertito e vedere come i loro compagni si erano stretti a cerchio protettivo intorno al suo amato prodigandosi per cercare di non fargli pesare la sua assenza, fu una cosa che lo tranquillizzò e gli riscaldò il cuore.
“ Andrà tutto bene.” Pensarono entrambi all’unisono lanciandosi un’occhiata, mentre Tachibana aveva messo in moto la macchina e strombazzava allegro il clacson per farsi largo in mezzo a quel ciarlare allegro. E fu allora che Hotsuma e Tsukumo si avvicinarono all’auto per salutare nuovamente i rispettivi partner.
- Tieni. – gli disse Shusei porgendogli un fiore di orchidea che aveva raccolto nel giardino prima di salire in macchina. – Abbine cura in questi giorni e sarà come se ti prendessi cura di me. – concluse con il suo solito sorriso e Hotsuma dovette stringere forte la mascella, mordendosi il labbro inferiore per non mettersi ad urlare là in mezzo a tutti il suo sconfinato amore nei suoi confronti. Tuttavia costrinse Tachibana a fermare il veicolo, intrufolandosi con la testa dentro alla macchina attraverso il finestrino, andando a solleticare con i suoi capelli biondi il volto del suo amato.
- Torna da me … me l’hai promesso. Guarda che ti ammazzo altrimenti. – lo minacciò fintamente facendolo sorridere. - Ti amo. – mormorò appena queste parole tanto che sarebbe stato necessario leggere il labiale per capire ciò che aveva detto, ma non per Shusei che conosceva perfettamente bene quello sguardo.
- Anch’io … Mi manchi già da morire. - gli rispose di rimando e poi non ci fu più tempo per altro perché la pazienza del loro capo-dormitorio era arrivata al limite e partì sgomando.
Tohko timidamente portò il suo sguardo sul proprio compagno per spiarne l’espressione in caso di necessità ma, come sempre, Shusei si era trincerato dietro alla sua solita espressione pragmatica e serafica.
- Tachibana? –
- Hn? – chiese questi sorpreso guardandolo dallo specchietto retrovisore.
- Sta dietro ad Hotsuma questa settimana, te ne prego. Abbi un occhio di riguardo per lui. – lo pregò con quel tono serafico che nessuno sarebbe stato in grado di negargli neanche la luna se l’avesse chiesta.
- L’avrei fatto comunque anche se non me l’avessi chiesto. – gli confessò Tachibana, riportando l’attenzione alla guida. – E’ semplicemente terrorizzato all’idea di stare separato da te per una settimana. – concluse intenerito al ricordo dell’espressione da cucciolo smarrito che aveva visto in quei giorni nel loro irruento Zweilt.
- Povero amore mio … - le parve di udire Tohko, ma non indagò oltre, limitandosi a fare un buffetto sulla mano di Shusei.
- Dai, pensa che in questi giorni farai qualcosa di diverso la notte. – iniziò a parlare lei malandrina. – Dormirai. – gli spiegò divertita facendogli l’occhiolino e facendogli sgranare gli occhi scioccato, veramente Tohko con quell’uscita era stato in grado di lasciarlo senza parole.
Nel frattempo l’allegra brigata stava rientrando in casa per fare colazione prima di andare a scuola.
- Che peccato per la partita di beach-volley. – aveva iniziato a mormorare sconsolato Yuki, boicottato da tutti ( Ammettilo: ti sto sulle palle, vero?ndYuki).
- Beh: perché non facciamo un doppio in spiaggia questo fine settimana? Io e Tsukumo contro te e Kuroto. – propose Hotsuma dopo essersi stiracchiato sinceramente dispiaciuto per il suo amico che si era tanto prodigato per lui.
- Wow, che idea geniale. – lo canzonò Kuroto che gli camminava davanti, senza nemmeno degnarsi di voltarsi a guardarlo. – Non capisco proprio come ho fatto a non pensarci io prima. – continuò nella presa per il culo, scattenandosi dietro nuovamente l’ira funesta dell’altro.
- Ehi Scimmia: vuoi che ti ammazzi subito?! –
Non c’era che dire, quella giornata era iniziata nella solita maniera...
 
 
FINE PRIMO TEMPO
 
INTERVALLO
 
Hotsuma: Cos’è sta buiata adesso che la tua mente malata ha partorito? Intervallo?!
Clau: Tì! Non potevo far finire la fic con voi due separati, mi faceva tanto male il cuoricino. No, no, no non potevo proprio. Siete contenti che ci sia l’epilogo?
Hotsuma: Ma chi se ne frega!
Clau: Ma come: chi se ne frega!? Hotsuma cattivo! Se avessi saputo che te ne uscivi con questa acidata, qualche riga più in su ti avrei fatto sfogare l’ormone sì.
Shusei: Ecco, sarebbe stato meglio.
Clau: -______- Shusei, mi inquieti. Te l’ho già detto vero? Cmq, tornando a bomba, prima di vedere come andrà a finire questa ficcina, porconando tra l’altro perché chissà quanto tempo dovrò aspettare per vedere come proseguirà il manga adesso. Noo, muoio T_T! Nowaki consolami …
Tutti: Ma cosa c’entra adesso???!!!
Clau: Hi hi hi. Sì, scusate, stavo dicendo: prima di concludere questa fic con l’epilogo finale …
Tsukumo: Quando partiamo per il nostro pomeriggio di “schifezza tour” in giro per tutti i locali della città a mangiare?
Clau: Oh tesoro, mi dispiace dirtelo ma non ci sarà nessun paragrafo dedicato a questo particolare momento.
Tsukumo: Ahh …
Clau: Oh no, non essere triste. Guarda, se vuoi scrivo un’appendice.
Tsukumo: ^_^
Hotsuma&Tohko: -____________-
Clau: Cmq, nel momento in cui smetterò di essere continuamente interrota …
Yuki: Ammettilo che ti sto sulle palle.
Clau: Mmmm, che solfa! E l’hai capito solo adesso?! Guarda: sia per tutto l’anime che per tutto il manga, ho sperato ardentemente che Kanata ti facesse fuori. Poi ho perfino confidato in Luka. Alla fine ho sperato ardentemente in Hotsuma, che gli saltasse la mosca al naso e non sopportasse più le tue continue lagne moleste e petulanti. Comunque, piantala di fare quella faccia perché avevo già deciso fin dall’inizio di farti partecipare attivamente in questo intervallo e quindi adesso vai di là in camerino a cambiarti per fare la pubblicità. Dai, sciò.
Yuki: Oh grazie, grazie! Corro subito a prepararmi ( e scappa via.)
Shusei: Ehm, Clau: che pubblicità hai intenzione di far fare a Yuki?
Clau: Lo scoprirete alla fine …
Hotsuma: Perché temo per Yuki?
 
 
SECONDO TEMPO
 
EPILOGO – UNA SETTIMANA DOPO
 
 
Hotsuma stava distrattamente seguendo le lezioni pomeridiane appena ricominciate. In quei giorni i suoi compagni avevano continuato a prodigarsi per lui, in maniera tale che non avesse un solo minuto da passare in solitudine, perfino Luka aveva voluto fare qualcosa per lui giocando il doppio di beach volley contro lui e Tsukumo, anche se l’effetto era stato abbastanza inquietante, dato che nemmeno l’assillante tormento di Tachibana era stato in grado di convincere Luka a mettersi in costume, dato che la partita – ovviamente – si era svolta in spiaggia.
Hotsuma era veramente grato a tutti ma niente e nessuno era stato in grado di placare il forte senso di malinconia che lo assaliva sempre sul far della sera, quando non gli riusciva proprio in nessuna maniera dal trattenersi dell’entrare nella stanza di Shusei, a sedersi alla sua scrivania, ad accarezzarne il ripiano ed ora se ne stava – incredibilmente quieto e tranquillo – seduto nel suo banco, in ultima fila con le mani in tasca a fissar distrattamente ora il libro di testo ora fuori dalla finestra a guardare – senza vederli in realtà – i ragazzi della squadra di atletica prepararsi per l’imminente gara. Era così distratto dai suoi pensieri, che fu solo l’allegro vociare di questi ultimi farsi sempre più frastornante ad attirare la sua attenzione e cogliere le ultime parole.
- Sono tornati i ragazzi delle seconde dalla gita. – gli parve di udire e allora si fece più attento, socchiudendo i suoi occhi smeraldini e aguzzando le orecchie e sì: udì di nuovo quello che gli era solo parso di aver capito.
- I ragazzi di seconda sono qui. – sentì mentre vide i pulmini preposti per andare a recuperare i ragazzi all’aeroporto, entrare lentamente nel giardino del liceo.
Come un fulmine, con la sua solita grazia ed eleganza felina, fu fuori dall’aula in un istante.
- Renjo, dove vai?!! Siamo nel pieno di una lezione!!! Ma perchèèèèè??!! – e questo fu l’urlo angosciato ed angosciante del suo solito povero insegnante.
- Ahh, prof: stiano tranquillo. Lo lasci fare, che è meglio … - dovette ammettere Yuki mentre cercava – come al solito – di calmare il docente.
Quasi avesse avuto le ali ai piedi, Hotsuma scese giù dalle scale dal secondo piano fino all’ingresso in un soffio dove si fece largo tra le porte d’uscita e poi di corsa verso il retro dell’istituto, mentre la giacca aperta della divisa svolazzava seguendo il ritmo della sua corsa e del suo cuore che aveva preso a battere sempre più forte. Svoltò l’angolo con il fiatone, cercandolo con lo sguardo tra quella folla allegra e nonostante più di un centinaio di persone ghermissero il giardino con il loro allegro vociare, lo individuò subito. E vederlo lì, sano e salvo, mentre accomiatava gli ultimi studenti che si erano attardati a recuperar la valigia, gentile come sempre, finalmente gli permise di poter tirare il fiato dopo quei lunghi, interminabili, eterni sette giorni.
- Shusei … - lo chiamò sussurrando quando fu vicino e l’altro – nonostante la confusione regnasse sovrana intorno a lui – lo sentì chiaramente dietro di sé e socchiuse gli occhi dorati, sentendo come un piacevole brivido gli fosse fioccato lungo la schiena a sentir la sua voce.
- Hotsuma … - mormorò a sua volta, voltandosi e Shusei avrebbe potuto tranquillamente  affermare di non aver provato mai in vita sua gioia più grande di vederlo lì, davanti a lui e in un attimo sentirsi avvolto tra le sue braccia, chiuso nella sua stretta che gli era indispensabile più dell’aria che respirava perché Hotsuma era la sua scintilla di vita, il suo sole e non poté far altro che aggrapparsi a sua volta a quelle braccia atletiche eppure sempre così delicate.
- Sono qui … -
- Grazie … grazie che sei tornato da me. – gli bisbigliò il biondo ad un orecchio, prima di sciogliere quell’abbraccio, ricordandosi di dove si trovassero e del fatto che c’era ancora gente in giro. Fu un abbraccio durato un battito di ciglia ma i due ragazzi anche con questo minimo contatto si erano sentiti nuovamente vivi e parte imprescindibile l’uno dell’altro e nessuno dei due ora era in grado di staccare gli occhi da quelli del suo compagno, comunicandosi con lo sguardo tutto ciò che parole umane non potevano esprimere.
- Renjooo! Maledetto! Torna in classe!! Adesso ti interrogooo!! -
 
FINE
 
CLAU: Yuki, sei pronto? Hai indossato il costume?
Yuki: Ehm, sì … Ma perché è tutto marrone?
Clau: Ahh, tu non ti preoccupare …
Shusei: Clau, ci dici adesso che pubblicità hai intenzione di far interpretare a Yuki?
Clau: Certo: quella del Confetto Falqui.
Hotsuma: Quello per la stitichezza??!
Clau:Exactly^^
Shusei: Oh Signore! Lo sai vero che non ne uscirai viva stavolta? Ti attirerai tutta l’ira funesta delle sue fans.
Clau: Ah, ma perché: gli unici ad avere fans non siete tu e Hotsuma?
Hostusma&Shusei ( dopo averci pensato) : Beh, in effetti …
Kuroto: Ma tu senti questi!
Clau: Hum, forse sarà il caso che mi scusi.
Shusei: Direi.
Clau: Fans di Yuki non mi lapidate pleaze e non abbiatevene a male. Adoro tutti i personaggi di Uragiri ( Anche se ormai lo sanno anche le pietre che lovvo troppo il paring HotsuXShu) e Yuki si presta bene per questo genere di scherzi, vero Yuki?
Yuki: Cos’è il Confetto Falqui?
Clau: Non ti preoccupare^^;
Hotsuma: Clau, l’hai fatto di nuovo.
Clau: Do’h!



   
 
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