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Autore: Roxy_ 91    07/06/2012    4 recensioni
Due amici. Un segreto. Una festa che cambierà tutto, perchè un segreto sarà svelato. E' una piccola storia x sapere cosa pensate del mio modo di scrivere. Lasciate commenti grazi in anticipo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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FESTA IN MASCHERA.
 
Arrivo a casa di Alice con netto anticipo. Sono passata a prendere lei e suo fratello per andare a fare shopping. Probabilmente Edward ha sentito il rombo di un motore un po’ troppo vicino alla loro abitazione sperduta sulla montagna e curioso avrà sbirciato dalla finestra, penso questo perché lo vedo fermo sui gradini del portico ad accogliermi. Appena lo vedo non posso fare a meno di sorridergli.
Scendo dall’auto sistemandomi la gonna, mi specchio nel finestrino e lo sento ridere. Alzo subito lo sguardo e lui è li con le mani in tasca che ride piano, gli occhi chiusi. Aspetto che li riapra per potergli fare una linguaccia. Vado verso il portico a passo svelto, quasi saltellando.
-          Ei Edward! Alice a che punto è?-
-          Si è appena chiusa in bagno. –
-          Sapevo di essere in anticipo. – In verità mancavano solo cinque minuti all’orario previsto, ma per Alice è come se mancassero cinque ore.
Mi sorride e mi invita ad accomodarmi in casa. La grande casa non mi mette a disagio, anzi, alcune volte mi sento molto più a mio agio nel loro salone che in casa mia!!!
Mi reco in cucina e senza alcun disagio, apro il frigo e prendo una bottiglietta d’acqua, mi siedo su uno degli sgabelli osservando Edward che stanco di aspettare si prepara un sandwich con marmellata e burro d’arachidi. Mentre lo prepara, lo vedo bagnare le labbra con la lingua, segno che sta già pregustando il suo spuntino ed io stronza, quando lui si volta per posare il coltello nel lavabo, rubo il sandwich e lo addendo. Quando si volta a cercarlo, resta disorientato ed io rido. Mi guarda dare un altro morso e appena mi distraggo, scavalca il bancone per riprendersi il suo cibo. Cominciamo a correre per tutta la cucina, fino a quando non mi incastra in un angolo.
-          Ok, ok. Hai vinto. Tieni il tuo sandwich. –
-          Quello che resta del mio sandwich. –
-          Perdono, non ho resistito. Vieni te ne preparo un altro. –
-          Ecco brava, è il minimo che puoi fare. –
E’ a pochi centimetri dal mio viso, alcune volte, non posso fare a meno di pensare che è proprio un bel ragazzo. Rido. Lo scarto di lato e mi dirigo verso la cucina, lui resta impalato.
Gli faccio una linguaccia. Mi diverto da morire in sua compagnia. Alice ed Edward per me sono la sorella e il fratello che avrei tanto desiderato, anche se devo ammettere che per Edward mi sono presa una cotta in passato. Preparo il sandwich e lo porgo ad Edward, mi fa cenno di sedermi accanto a lui sul divanetto e accetto volentieri l’invito. So che Alice impiegherà ancora un’ora buona, così mi metto comoda. Tolgo le scarpette e mi stendo poggiando la testa sulle gambe di Edward che accende la tv tenendola a voce bassa, giusto per avere compagnia.
-          Allora, mi dici che tipo di festa è? –
-          Uff, te l’ho detto mille volte, è una festa in maschera. –
-          Si, però non mi hai dato nessun altro indizio. –
-          Ripeto, per la quarantesima volta: andremo nella villa di un mio amico appena fuori città, ci sarà tutta gente conosciuta, ma per quella serata, dovremo essere irriconoscibili. Anche noi tre. Dobbiamo mascherarci, ma nessuno di noi deve sapere in cosa si maschererà l’altro. –
-          Non ci trovo niente di divertente, poi noi andremo insieme alla festa, quindi non vale no? –
-          No Bella, non andremo nella stessa auto, ognuno andrà con la sua. –
-          Ma no, e cosa faremo poi lì se non ci riconosciamo? Sai la noia… -
-          Ma dai, è lì il bello. Non riconoscendo nessuno, cresce la curiosità, la voglia di scoprire. –
-          Per me è una cretinata. –
-          Ti divertirai. –
-          Bha, speriamo. –
Finalmente Alice decide di onorarci con la sua presenza. Come al solito, è stupenda. Anche solo per un’uscita al centro, si veste in modo impeccabile ed io ogni volta che la vedo alzo gli occhi al cielo. La moda non è nel mio DNA.
Alice mi squadra dalla testa ai piedi e in quel momento mi pento di non aver indossato qualcosa di più carino. Faccio per aprire bocca ma lei mi trucida con lo sguardo.
-          Bella, cosa devo fare io con te? Ma non ti ho insegnato niente in vent’anni che ci conosciamo?-
-          E dai Alice, lasciala stare. Non dobbiamo fare sfilate di moda tutti i giorni.. –
-          Fatti gli affaracci tuoi. Vestita così non troverà mai un ragazzo. –
Alzo gli occhi al cielo e anche Edward lo fa, ridiamo di questa nostra reazione.
-          Vabè, avevo qualcosa di carino, ma ho optato per la comodità visto che mi farai girare tutti i negozi. –
-          Fa niente, andiamo che è tardi. Non sei mai puntuale. – Guardo Alice torva. – Ok, scherzo. Sono io la ritardataria. – Rido
-          Forza famiglia, andiamo. –
Edward non sopporta la mia guida, così mi fa posare la mia auto nel garage e prendiamo la sua Volvo nera tirata a lucido. Mi accomodo sul sedile posteriore in modo da non notare troppo la sua assurda guida. Edward odia la lentezza. Odia aspettare, odia il traffico, i semafori che lo rallentano ancora di più e odia andare sotto i 120 Km orari.
Ogni volta è un incubo e non vedo l’ora di arrivare a destinazione, Alice invece sembra sempre a suo agio. Andiamo in centro. Edward parcheggia dove capita e cominciamo la nostra caccia ai vestiti, mentre Edward prova alcuni capi, mi trattengo a chiacchierare con Alice
-          Edward mi ha detto che non possiamo sapere i vestiti degli altri. –
-          Si, l’ha detto anche a me, immagino già la noia. –
-          Eh… noi però possiamo dircelo. Non si arrabbierà, diremo di esserci riconosciute subito nella festa. –
-          Si, avevo già pensato di dirtelo. Hai in mente qualcosa? –
-          Niente di niente. Ho cercato i miei vecchi costumi di carnevale ed Halloween per cercare di ricavare qualcosa, ma è inutile. –
-          Io ho trovato un abito nella mamma in stile Jessica Rabbit –
-          Grandioso… poi parliamo. Edward sta ascoltando. –
Come se fosse un modello, sfila al centro del negozio, cercando i nostri assensi. Una commessa non fa altro che complimentarsi con lui per la perfetta forma fisica e sul perfetto modo di muoversi. Lui sorride, ma noi sappiamo che comprerà quelle cose solo se io ed Alice gli daremo il consenso. Quando prova l’ultimo completo, si guarda più volte nello specchio.
-          Questo non mi convince. Sembra che mi ammacchi il sedere. Sembro un finocchio. –
Io ed Alice ci avviciniamo a lui, lo facciamo fare una giravolta, lo blocchiamo per poter vedere meglio il lato B. Poi, lo tastiamo il sedere per verificare le sue paure.
-          Tranquillo, ti fa un gran bel sedere, vai tranquillo. Non sembri finocchio, al massimo potresti attirarli. –
Ridiamo come matti, la commessa ci guarda in modo strano, ma non c’importa. Noi siamo così, stretta confidenza, sincerità al massimo e ci vogliamo bene come nessuno può immaginare.
A fine serata, io sono ancora a mani vuote, Alice ha acquistato solo delle scarpe mentre Edward ha circa diedi buste in mano. Torniamo all’auto per posare il tutto e andiamo al nostro solito, caro e amato bar.
Appena entriamo, Emmet ( il fratello di Alice e Edward che gestisce il bar) ci accoglie con un gran sorriso.
-          Ciao Em! –
-          Ei ragazzi, non pensavo sareste passati. –
-          E invece eccoci qui. – Edward gli da un pugno sul braccio in modo giocoso.
-          Cosa prendete? –
-          Il solito. –
-          Tre birre e schifezze varie attorno?-
-          Yes. –
Mentre beviamo, passa Eric, il ragazzo che ha messo a disposizione la casa per la festa in maschera. Ci porge un volantino con le regole di partecipazione. Edward lo legge ad alta voce.
-          Allora…. Vabbè, dice dove sarà la festa, l’ora e poi ci sono le regole. Regola numero uno, senza maschera non si entra. Regola numero due: nessuno deve rivelare la sua identità. Regola numero tre: ognuno deve arrivare con mezzo proprio. Regola numero quattro : ciò che accade nella casa, resta nella casa. –
-          L’ultima regola è al quanto inquietante… -
-          Vero, ma è lì il bello no? –
-          E se accade qualcosa? –
-          Bella, se accade qualcosa ci telefoniamo subito e scappiamo. – Con quanta leggerezza affronta la vita questo ragazzo. Sospiro. Non so nemmeno cosa indossare. So già che domani perderò la testa.
Finiamo le nostre birre e poi mi riaccompagnano a casa. La mia auto come sempre, resta a casa Cullen e già so che domani troverò qualcosa di nuovo al suo interno. L’ultima volta, Edward ha fatto sostituire l’intero impianto stereo perché il vecchio non gli piaceva. Scuoto la testa a questo pensiero e li saluto velocemente.
Entro in casa decisa a trovare qualcosa di decente da indossare, mi farò aiutare da mamma…mi sa che è meglio.
-          Mamma, sono a casa! –
-          Ei, eccoti finalmente. Com’è andata la serata? –
-          Bene, ma devi aiutarmi a trovare qualcosa di decente per la festa in maschera di domani sera. –
-          Vediamo un po’ cosa possiamo fare… -
Restiamo ore a cercare tra le mie cose e quelle della mamma…un vestito è troppo semplice, l’altro messo troppe volte… pantaloni zero… Uff. Non troverò niente da mettere. La mamma mi fa un elenco di tutti i personaggi femminili che potrei cercare in giro..ma niente mi convince… Vado a dormire, triste per non avere niente da mettere, ma sollevata per avere una scusa buona per non partecipare a quel delirio.
Il giorno dopo sento Alice e le dico che io non sarò presente alla festa.
-          Come non vieni?-
-          Alice, non ho niente da mettere. Serve anche la maschera…-
-          Qualcosa troveremo. –
-          Ricordi le regole? Non devi sapere il mio costume. –
-          Uffa, non voglio sapere ragioni. Metti quello che capita, compra una mascherina da quattro soldi. Io ti aspetto alla festa e quando sarai lì mi fai uno squillo così io capirò che sei arrivata. –
Sospiro, discutere con Alice mi infastidisce sempre e poi cercare di sfuggirle è davvero inutile. AAAAA!!!! Impazzirò prima o poi!
Scendo al piano di sotto appena in tempo per vedere mia madre entrare in casa con un mucchio di borse. Mi precipito ad aiutarla ed è sorpresa di trovarmi in casa.
-          Pensavo fossi a caccia di un costume. –
-          Ci rinuncio, non ci vado.. –
-          Dai, vieni qui. Forse io ho trovato qualcosa. –
Ci rechiamo in salotto, io con aria curiosa e lei invece con aria elettrizzata. Apre la porta del piccolo ripostiglio e tira fuori una di quelle buste per contenere gli abiti.
Tira giù la zip. E un vestito bianco, all’apparenza sembra lungo fino alla caviglia. Non ha bretelle e non si allaccia al collo, è a fascia… forse si lega dietro. Lo tiro fuori per guardarlo meglio e resto a bocca aperta. E’ molto scollato, fino al sedere, si lega sulla schiena grazie ad un unico e sottile nastrino. Mi domando se reggerà….
-          Mamma, ma da dove esce fuori? –
-          Mi sono ricordata che una volta ho comprato un vestito che non ho mai indossato. Mi sembra adatto no?-
-          E’ perfetto, devo solo trovare una maschera adesso. –
-          Ci ho pensato già io… -
Tira fuori dalla busta una maschera, bianca, rivestita da pizzo bianco.
-          E’ perfetta.. –
-          Avanti provatelo. –
Salgo in camera, cerco quelle scarpe che andranno benissimo con questo vestito e poi lo indosso. Mi calza alla perfezione, come avevo intuito, arriva alla caviglia, con difficoltà lego il nastrino e appena faccio un passo, mi accorgo dello spacco vertiginoso che si apre sulla coscia destra. Wow… indosso le scarpe e scendo giù.
-          Wow tesoro, ti sta benissimo… Aspetta, manca qualcosa. –
Va in camera mia e torna subito dopo con qualcosa.
-          Dentro c’erano i guanti, richiamano la maschera non trovi? –
-          E’ vero .-
Indosso i guanti di pizzo,non hanno le dita e sono lunghi fino al gomito. Indosso la maschera e mi guardo allo specchio, non mi riconosco nemmeno io….
La mamma mi aiuta ad aggiustare i capelli, mi trucca e mi presta qualche accessorio. Esco da casa e mi reco verso questa villa dopo aver ascoltato tutte le sue raccomandazioni.
Guido con calma (fortunatamente Edward mi ha riportato l’auto qualche ora prima) e arrivo a destinazione dopo 15 minuti, forse meno.
Indosso la maschera e mi guardo allo specchio. Perfetta. Faccio qualche respiro profondo e poi esco dall’auto. Mi reco a passo lento verso la casa sistemandomi i guanti e ridendo dell’aggiusto che mia madre aveva fatto allo spacco. Prima mi mostrava la coscia solo quando camminavo, ora anche se sto ferma è completamente in vista.
L’esterno della casa è molto illuminato, al contrario l’interno è più scuro. La casa è piena di candele che danno un effetto luci soffuse.
Mi guardo intorno cercando di individuare Alice che mi ha confermato di indossare un vestito rosso. Giro l’angolo del corridoio e mi blocco. A quanto pare, il rosso dominava, sarebbe stata un’impresa trovarla.
Vabbè, tanto vale mischiarsi alla folla. Mi avvicino al tavolo dove c’è un ragazzo che prepara dei drink. Ordino un analcolico e mentre lo sorseggio mi guardo intorno. Mi si avvicina un ragazzo che non perde tempo…
-          Buonasera signorina, posso offrirle qualcosa? – Rido, quella voce la riconoscerei ovunque.
-          Jacob! Ci provi con me adesso? –
-          Non credo di conoscerla… -
-          Ma dai!! Sono Bella…davvero non mi riconosci? La voce è uguale!-
-          Credimi, anche quella è diversa. –
Mi guarda con insistenza, più volte lo richiamo all’ordine tossendo. Jacob non mi lascia praticamente respirare, più volte cerco di allontanarmi con una scusa e lui ogni volta mi segue. Seccata torno al tavolo delle bevande con il mio cagnolino alle spalle e mi appoggio alla colonna.
Jacob si piazza di fronte a me e guardandomi si bagna le labbra. Questa cosa non mi piace, mi giro e resto a bocca aperta. Un ragazzo bellissimo è poco distante da me e ordina qualcosa da bere con voce vellutata, sensuale. Ma chi sarà mai? Si sente osservato, si guarda intorno e poi incrocia il mio sguardo. Che occhi… Lo guardo meglio. Indossa uno smoking nero. Ha un cilindro per cappello, un bastone da passeggio sotto il braccio, una rosa rossa all’occhiello. Mi sorride e mi paralizzo. Si toglie il cappello inchinando la testa come per salutarmi. Ricambio sorridendo. Come vorrei sapere chi è. Maledette maschere!!! Jacob mi riporta per un attimo alla realtà e quando mi volto di nuovo, lui è sparito. Che me lo sia immaginato? No, è impossibile.
Jacob si fa coraggio e allunga la mano sul mio viso, non mi ero accorta che si fosse avvicinato così tanto, cerca di baciarmi, ma mi sposto. Ma non si scoraggia. Ci prova ancora e quando capisce che non ho intenzione di dargliela vinta, mi blocca il viso. Gli do uno schiaffone che fa girare molti, approfitto per scappare ma lui mi tira per un braccio. E’ in quel momento che vedo l’uomo della mia immaginazione separarci e portarmi lontano da lui a ritmo di danza. Lo guardo negli occhi, nei suoi meravigliosi occhi verdi e ne resto affascinata. Ha qualcosa di familiare, ma non so cosa. Possibile che io lo conosca? Forse non è della zona, magari è un lontano amico di Eric venuto da fuori.
La musica cambia, diventa un lento. Pensando che il nostro ballo sia finito lì, mi allontano, ma lui mi tira per un braccio ed io sbatto contro di lui. Mi stringe forte a se e cominciamo a muoverci a ritmo della musica. Conosco questo ragazzo da appena due minuti, e mi sento stregata da lui. Il mio sguardo è ancora prigioniero del suo. Per tutto il tempo del ballo, non dice una sola parola, questo silenzio mi sta facendo impazzire, ma allo stesso tempo mi affascina, mi eccita. La musica finisce e con lei anche il nostro ballo. Scioglie la presa salda, si inchina e mi bacia la mano, ed io l’unica cosa che faccio, è stare lì impalata.
-          Aspetta… non andare via… -
-          Perché?-
-          Volevo ringraziarti, quel tipo mi infastidiva… -
-          Figurati… posso offrirti qualcosa da bere? –
-          Certo, però se non ti dispiace,ti aspetto fuori in terrazza. –
Mi fa un cenno d’assenso e sparisce tra la folla. Io mi dirigo sulla terrazza cercando un posto carino dove sedermi. Scorgo un tavolino illuminato da delle candele, mi accomodo incavalcando le gambe.
Cerco di trovare una posizione sensuale, ma ci rinuncio, mi siedo quasi sul bordo della sedia, apro di più lo spacco. E’ l’unica cosa che posso fare. Mentre penso a cosa dirgli, vedo il misterioso ragazzo venire verso di me, così lascio perdere ogni pensiero e butto i capelli dietro le spalle, cercando di essere sensuale.
Mi porge il bicchiere di spumante e comincio a sorseggiarlo. Mi guarda, e io guardo lui, poi si volta a guardare il cielo.
-          Questa sera la luna è bellissima non trovi? –
-          Si, hai ragione. Posso sapere il tuo nome? – Incrocio le dita sotto il tavolo.
-          No, è la regola, non lo sai?-
-          Stupide regole. Facciamo così, io ti dico il mio,dopo tu mi dirai il tuo, così non sarai tu ad averla infranta.-
-          Non farlo, il mistero accresce la curiosità non credi? – Si volta a guardarmi, Dio quello sguardo mi fa perdere ogni puro pensiero.
-          Già…. - Resta in silenzio, ma continua a guardarmi.- Allora, visto che non possiamo dirci i nostri nomi, che ne dici di scambiarci il segreto più grande che abbiamo? – Mi guarda curioso.
-          Ok, ci sto. – Mi sorride. – Comincia tu. Quel’è il tuo più grande segreto? –
-          Ho dato il mio primo bacio a 18 anni. – Ride
-          E cosa c’è di segreto? –
-          Tutti sanno che l’ho dato a 15. Per me era una vergogna. Tocca a te. – Mi guarda col sorriso sulle labbra, poi si fa per un attimo serio.
-          Sono innamorato della mia migliore amica, ma lei non mi guarda come io guardo lei. –
-          La tua amica è una stupida. –
-          No, non lo è… - Lo guardo, mi alzo e lo raggiungo, mi siedo sulle sue ginocchia, lui mi accoglie aprendo le braccia. Lo bacio, in modo delicato. Lui non mi respinge, mi stringe più forte. Ma cosa mi prende? Io non conosco questo uomo, eppure lo voglio…
-          Permettimi di fare l’amore con te. – Sono pazza..
-          E’ sbagliato. –
-          Ciò che accade nella casa, resta nella casa. Domani avremo solo un piacevole ricordo. –
Mi sento una stronza. Questo ragazzo soffre per una ragazza ed io mi avvento su di lui come un avvoltoio sulla sua preda, ma non posso farci niente, il desiderio di essere posseduta da lui è cominciato a crescere nel momento il cui abbiamo cominciato a ballare.
Stringe la presa attorno ai miei fianchi, si alza e mi adagia piano con i piedi per terra.
-          Vieni con me….-
Lo guardo negli occhi, si sono accesi di una nuova luce, la stessa che lampeggia nei miei: desiderio. Sembra conoscere bene la casa, mi porta al piano di sopra e apre le porte una ad una. Sono quasi tutte occupate, comincio a pensare che questa atmosfera sia contagiosa.
Poi finalmente trova una camera libera e ci si infila dentro. Quando entro anche io, chiude la porta, dando una mandata con la chiave.
Gli do le spalle, lo sento avvicinarsi. Sento il calore del suo corpo sulla mia schiena, con una mano la percorre in modo delicato, poi slaccia l’unico nastro che sorregge il vestito. In meno di un secondo, sono completamente nuda. Mi volto verso di lui, mi guarda , poi preso dal desiderio, mi prende in braccio e mi porta sul letto. Veloce, porto le mie mani sul suo corpo, gli sbottono la giacca, lui toglie il papillon, gli sbottono la camicia, si toglie la scarpe, gli apro i pantaloni.
L’unica cosa che ci resta a dosso sono le maschere. Lentamente posto le mani sul suo viso, voglio vedere il suo volto, ma mi blocca.
-          Ferma, stai buona. –
Sospiro, lui afferra i miei polsi con forza, portando le braccia sopra la mia testa. Con la bocca percorre tutto il mio corpo, alternando dolci baci, a piccoli morsi. Si sofferma sul mio seno, lo bacia, lo lecca, succhia i miei capezzoli ormai turgidi. Scende a baciarmi la coscia, e morde l’interno coscia, inarco la schiena, sento il piacere crescere. Torna a baciare le mie labbra e si fa strada nella mia intimità calda. Lo sento in tutta la sua lunghezza, mi penetra in modo lento toccando la mia fine. I miei respiri accelerano, lui nasconde il viso sul mio collo, i suoi sospiri mi fanno il solletico. Non ho mai provato una cosa del genere, fare l’amore con uno sconosciuto, è la cosa più trasgressiva che io abbia mai fatto, eppure non so perché, ma mi sembra di conoscerlo da sempre. I nostri corpi combaciano alla perfezione, come se fossero nati con il solo scopo di incontrarsi. Come farò dopo, quando domani non saprò nemmeno il suo nome? Cerco di non pensarci, mi concentro solo su ciò che sento dentro di me, il suo membro duro che mi penetra.
Il ritmo delle spinte aumenta, sono sempre più forti, mi aggrappo alle sue spalle stringendolo forte, quando sento l’orgasmo arrivare, gli mordo il collo, porto la testa all’indietro e sento le spinte diminuire, lui si accascia sfinito sul mio corpo, respira a fatica, ma trova comunque la forza di parlare.
-          Sei una donna magnifica… - Sento le mie guance avvampare. Sono ancora percossa dagli spasmi di piacere.
Così ancora legata a lui chiudo gli occhi e mi addormento.
Quando li riapro, sono sola nel grande letto, mi metto a sedere di scatto, mi tocco il viso ed ho ancora la maschera. Che ore saranno? Le 2 di notte… cavoli quanto è tardi. Prendo le mie cose mi vesto velocemente, quando sto per uscire, noto qualcosa sul comodino. E’ la sua maschera, la prendo e la infilo nella borsetta, un piccolo ricordo di questa serata.
Il mattino seguente, vado a casa di Alice. Appena mi vede mi guarda severa.
-          Perché non sei venuta? Ti ho aspettata!! –
-          Ma io sono venuta… -
-          Se, vabbè… nemmeno Edward ti ha notata, lui è stato lì fino a tardi. –
-          Non credermi… -
-          Io comunque sto uscendo, devo fare delle commissioni. Edward è di sopra. –
-          Ok,  sto un po’ con lui e poi vado anche io. –
Mi bacia sulla guancia e scappa via. Salgo le scale della grande casa e mi dirigo verso la camera di Edward. Busso due volte. Mi invita ad entrare.
-          Buongiorno.. –
-          Ei, ma sei venuta ieri vero? –
-          Si, mi hai vista? –
-          No, ma ho visto la tua auto. Io sono andato via alle 2 e tu eri ancora lì. –
-          Si, ho conosciuto un ragazzo. –
Mi guarda curioso.
-          Racconta! –
-          No… troppo imbarazzante. –
-          Dai, ti ho mai giudicata? –
-          Ok, era un tipo carino, si sforzava per modificare un po’ la sua voce, anche io lo facevo. Niente identità, che stupida regola…Comunque niente, mi ha offerto da bere, abbiamo chiacchierato un po’, ma solo un po’…- Mi fermo, non devo per forza dire tutto…
-          E poi? Dai te lo si legge negli occhi. Ti ha baciata? –
-          Non sono affari tuoi. – Abbasso gli occhi imbarazzata. Qualcosa del mio comportamento l’ha insospettito.
-          Non ci sarai andata a letto?-
Alzo lo sguardo, sorpresa di questa sua reazione.
-          Anche se fosse, a te cosa frega? –
-          Bella, ma come puoi andare a letto con uno sconosciuto? –
Si alza, prende qualcosa dalla sua poltroncina e comincia a trafficare con delle stampelle.
-          Gesù, Edward, non ti è mai importato niente di me, mica vuoi fare il geloso? Ci conosciamo da una vita. E’ stata una storia da una notte e via. Non c’è niente di male nel divertirsi un po’, anche se devo confessarti che vorrei cercarlo. Non si è tolto la maschera. -
Si volta, il viso è attraversato dalla rabbia.
-          E’ qui che ti sbagli Bella, a me importa di te, non puoi nemmeno immaginare quanto. – Appende la stampella all’armadio e torna a guardarmi. – Tu sei cieca, persino Alice se ne è accorta, ma l’ho pregata di non dirti niente. Come puoi non vedere?-
-          Non ti seguo, cosa dovrei vedere… -
Si avvicina ancora di più, mi afferra il volto.
-          Come fai a non capire che ti amo? –
Sgrano gli occhi, guardo ovunque pur di non guardarlo negli occhi. Noto solo ora che all’armadio è appeso l’abito della sera prima, all’occhiello una rosa rossa sta appassendo, a terra un bastone da passeggio. No! Non ci credo. Non può essere. Prendo la maschera che avevo in tasca, gliela mostro…lui la osserva.
-          Sei innamorato della tua migliore amica, ma lei non ti guarda come tu guardi lei… -
Sul suo volto lo shock
-          Hai dato il tuo primo bacio a 18 anni, ma tutti sanno che l’hai dato a 15… -
Sconvolti, ci guardiamo negli occhi. Non posso credere che ieri ho fatto l’amore col mio migliore amico, che mi ama. Mi stringe più forte a sé, non so che fare. E’ sbagliato? In me il sollievo si fa strada, credevo di dover cercare in eterno l’uomo misterioso, ed invece eccolo qui d’avanti a me..
-          Bella…. Io… -
-          Shhh… non dire niente, le parole non servono. –
In questo momento, mi sento bene. Sono completa, ma con Edward mi sono sempre sentita così. Cosa significa questo? L’ho sempre amato senza saperlo? Già, Bella, eri innamorata e nemmeno lo sapevi. Chiudo gli occhi e lui mi bacia, come ieri, in modo dolce.
-          Isabella Swan, ti amo e non posso farci niente. –
-          Sono felice che a questo tu non abbia un rimedio. –
Mi sorride, torna a stringermi forte a sé ed io vorrei fermare qui il tempo, perché mi sento felice come non mai.
   
 
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