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Autore: past_zonk    08/06/2012    1 recensioni
(Aurikku! )
Un piccolo e dolce flashback; collocato a metà fra Final Fantasy X e l'X-2 (ho comunque deciso di collocarla qui perché la maggior parte della fanfic riguarda il primo capitolo, e non l'x-2). Rikku ricorda col senno di poi i suoi sentimenti un po' stropicciati.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Auron, Rikku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'As you were Humbert.'
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Spazio dell'autrice: Ok, ok, ok. Sono straconsapevole del fatto che questa cosa sia estremamente poco realistica, molto OOC probabilmente - Auron è troppo aperto, continuo a dirmelo. Ok, basta 'co 'ste cagate. Fatemi sapere il vostro giudizio, e tiriamo su l'Aurikku! We need it! 
Ringrazio sentitamente ogni singola scrittrice di Aurikku sulla faccia della terra, dalle ragazze di fanfiction.net, a quelle di efp, a quelle dell'omonimo gruppo su facebook, perché, credetemi, vi voglio bene per aver fomentato una cosa che mi risucchia felicemente vita sociale.
byebye <3 





Avevo 18 anni e niente mi sembrava cambiato.18 anni e i capelli un po’ più lunghi, 18 anni e tante treccine, 18 anni e un principio di tristezza.
 
Stavamo esplorando le Rovine di Omega; il buio era contrastato solo da quelle piccole lucine violastre, che donavano alla grotta tetra un'aria magica, statica, che mozzava il fiato. Rikku si fermava ogni cinque minuti ad osservare, rapita, quelle fiamme che danzavano, e con esse le ombre che riflettevano sulla pietra scura di quel luogo pregno di mistero. Il silenzio di quel posto era inframezzato solo dai passi del gruppo, ma se si tendeva l'udito si potevano cogliere piccoli particolari che altrimenti sarebbero rimasti nascosti: fruscii, sibili, e - se cominciavi a farti trascinare dall'atmosfera - potevi cogliere sussurri, vocii. Rikku era spaventata e affascinata allo stesso tempo.
«Don’t look at them» disse la voce suadente di Auron, alle sue spalle.
«Perché?» chiese Rikku, persa.
«Perché sono morti; ti desiderano…»
«Mi desiderano?» sussurrò, rapita.
«Sei viva, palpitante; hai tutto ciò che a loro manca…»
Rikku rimase in silenzio. Gli occhi le si riempirono di lacrime, senza motivo; la vista divenne sbiadita, un ammasso di ombre e luci. Auron pensò di non averla mai vista così seria, così malinconica; pensò fosse una persona molto chiusa, pensò che nessuno la conoscesse davvero. S'incuriosì.
«Andiamo, ora» disse l’uomo, poggiandole una mano sulla spalla.
I due s’avviarono.
«Credi che i morti…credi che loro ci osservino?»
Auron ridacchiò «Beh, sì; non solo con invidia, ma anche con rimpianto e malinconia…»
Rikku si strinse nelle spalle «Non ho paura di loro», disse, «Noi Albhed siamo molto positivi…preferiamo non buttarci giù, non ricordare con dolore; ricordiamo solo le cose belle…Anche se io non ci sono mai davvero riuscita»
«Tutti abbiamo i nostri dolori…Sarebbe mentire, mostrarsi sempre felici e spensierati»
«Mi sento messa in ballo» disse la ragazzina, ironica.
L’uomo ghignò «In effetti...»
« È che ho pensato sempre che…Yuna ne avesse bisogno…del mio sorriso, intendo »
«Anche questo è essere un guardiano. Anzi, è il lato più nobile della faccenda; tutti possono impugnare una spada e proteggere Yuna, ma non tutti possono farla ridere»
Rikku sorrise «Vorrei far ridere chiunque…rendere tutti più spensierati» disse la bionda guardando la compagnia che camminava, poco più avanti. Gli occhi le si inumidirono «Vorrei tanto che nessuno avesse dovuto pagare» si passò il dorso della mano sugli occhi (si maledì mentalmente per quella debolezza)
«Spira va così…» rispose l’a»ltro.
«Vorrei che» nessuno debba scomparire dopo questa battaglia» mormorò  a bassa voce «...vorrei che tu restassi»
Auron ne rimase quasi ferito; pensò che Rikku fosse molto più di quanto desse a vedere.
«Come…come lo sai?»  domandò, titubante.
«Una ragazzina le sente e basta queste cose» disse lei, quasi soffiando, come se quelle parole fossero troppo da dire. Troppo persino da pensare. Le faceva male la gola, ed aveva freddo. Come se lo spirito dei morti le fosse entrato sottopelle. Guardò Auron e si sentì miserabile. Poteva anche avere gli anni che aveva, essere bassa o avere un tono da bambina, ma Rikku era un’altra persona, in realtà. 
«Hmpf»
«Com’è?»
«Com’è cosa?»
«Com’è essere morti, Auron?»
«Frustrante»
Un silenzio corposo scese fra i due; lo sguardo dell’uomo vagava tra le fattezze di quelle rovine, tra i capelli della ragazzina, vagava tormentato. Stanco. Era stanco.
«Pensare che programmavo di sposarti…» scherzò la ragazza, sentendo il bisogno di sdrammatizzare.
«Davvero?» chiese divertito Auron, con una punta d’interesse celato.
La ragazza sorrise. Non rispose. Non parlò più. Una lacrima le solcò il volto, pura e trasparente e piccola. Auron si fermò ed alzò piano il polso per asciugarle la guancia con la manica della sua casacca rossa; 
«Scusa...non so che cazzo mi piglia» Rikku si sforzò per far sì che le lacrime non si moltiplicassero, ma ottenne l’effetto contrario; il petto le balzò forte, il dolore alla gola era insopportabile, le sottili sopracciglia erano curvate in un broncio tutto loro.
Auron l’abbracciò, provò un moto di strana tenerezza nei confronti di quella persona tanto coraggiosa – più di lui, mille mille volte più di lui.
«Avrei accettato di sposarti, forse, in un’altra vita» mormorò, ridacchiando, anche se probabilmente non era il suo genere di battuta. La ragazza rise, un po’ sguaiata «T’ho bagnato la casacca» disse, piano, fra sé, arrossendo. Sciolse l’abbraccio.
«Però avresti dovuto avere 18 anni minimo» disse l’uomo, cercando di tirarla su di morale.
«Saresti comunque stato visto di cattiv’occhio…La gente avrebbe parlato comunque, diciottenne o no»
«Ti sarebbe interessato?» chiese Auron velocemente, d’istinto.
«No, però nei tuoi momenti più scorbutici t’avrei messo il sonnifero nella zuppa»
«Allora mi sa che mi sarei cucinato da solo…» ridacchiò Auron, con una facilità quasi sconvolgente, e da quando – pensò – non parlava in maniera così naturale? Con tanta semplicità? Non sembrava neanche lui.
«Ah veramente? Cucini? Davvero un acquisto conveniente!» esclamò la ragazza.
I due ripresero a camminare, raggiungendo il gruppo.
«Hey! Aspettateci!»
Quando l’Albhed li raggiunse e saltò sulle spalle di Tidus, era ritornata la Rikku di sempre. Auron rimase silenzioso.
«Hai pianto?» chiese Wakka, diretto come al solito.
«Ehm…nouh!»
«Hai gli occhi arrossati»
«Solo un po’ di freddo…» disse la ragazza, lanciando un’occhiata ad Auron, che la stava fissando. Abbassò lo sguardo di botto, imbarazzata.
«D’altronde, con quell’abbigliamento…» scherzò l’uomo.
«Auron! Vai a prendere i bambini a scuola!» urlò la ragazza, facendo ridere tutti, l’uomo compreso.
«Toccava a te, questa volta» rispose baritono, stando al gioco.
Rikku sorrise.
E – pensò – sarebbe così impossibile questa felicità? Quanto mancava prima che il pensiero di Sin e del pellegrinaggio ingrigisse ancora i loro discorsi?Quanto mancava prima che Auron sparisse e che il suo cuore si spezzasse?
 
Rikku si sciolse l’ultima treccina e guardò il cielo sopra la sua testa, l’areonave volava a tutta velocità.
«Mi manchi», disse al vento; pensò a quel momento prima di entrare dentro Sin, sull'aeronave deserta, pensò l’ho baciato, m’ha baciata.
«Ho 18 anni, ora» disse sorridendo mesta.
I capelli della ragazza si muovevano forte al vento. Il sole bruciava la pelle, da quanto era alto nel cielo.
Rikku s’abbracciò le ginocchia.
Un luniolo.
Un luniolo scivolò sulla pelle di Rikku. La carezzò, sulla guancia, sulla bocca. Poi sparì.
«Grazie degli auguri» disse Rikku al vento.
Poi rientrò; pronta ad andare avanti…perché gli Albhed i ricordi li portano in fondo al petto, anche se pungenti come specchi.
Anche se un po’ scorbutici e vecchi e rossi e leggendari.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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