Donare il proprio cuore
Un sospiro.
Un abbraccio.
Una lacrima.
Queste poche parole riassumevano l’esistenza di Letizia…
non un amico, non un parente. Tutto per un motivo stupido. Tutto per quei
dannatissimi occhi color ghiaccio. Malediceva se stessa. Malediceva il mondo per
la sua stolta indifferenza…
Quella collinetta fiorita ormai stava diventando la sua casa.
Ci rimaneva giorni interi, tornando a casa solo per addentare qualcosa… ma a
volte se ne dimenticava… tanto, nessuno si sarebbe accorto della sua assenza.
Era inutile, un peso… s’era sentita tante volte chiamare così… ma cosa
importava, oramai?
Accarezzò il lillà che aveva colto e lo osservò, persa…
così bello, eppure così fragile… la bellezza era così effimera… per
nulla, una sciocchezza, una distrazione e svaniva… o nel migliore dei casi si
andava perdendo con l’età… il tempo che passava inesorabile… veloce come il
vento, lento come una foglia che cade… ma su si lei aveva l’effetto che può
provocare il sole su una roccia…
Alzò gli occhi e guardò assente le fronde della quercia che
la coprivano dagli impietosi raggi di mezza mattina. I suoi occhi erano
sensibili, troppo sensibili a quel calore immane.
Una foglia si stacca, un’altra la sostituisce, ma
l’albero continua lo stesso a vivere. Così era per gli esseri umani: uno
muore, qualcuno soffre, qualcun altro no, ma il mondo continua lo stesso. Anche
se fosse vuota e deserta, la Terra continuerebbe a girare, come il Sole e le
stelle continueranno ad alternarsi nel cielo, fino alla fine di tutto…
Il pensiero tornò a lei. Un odio feroce la invase: non era
stata una sua scelta avere quegli occhi ambigui e quel potere latente dentro di
sé! Se i suoi genitori non l’avessero mai concepita ora non avrebbe sofferto
per la solitudine e la sua diversità!
Guardò il cielo azzurro che tanto amava. Ma in fondo, pensò
con un sorriso, tutti sono uguali, se non nell’aspetto, nel cuore. Gli uomini
non l’avevano ancora imparato. Erano passati secoli di storia insanguinata da
guerre, razzismi, ma a quanto pareva il passato, secondo loro, non portava
insegnamenti. Era solo da rammentare vagamente nei grandi volumi polverosi delle
biblioteche comunali…
Ripensò a Mikael, l’unico che era stato veramente in grado
di capirla ed apprezzarla per quel che era… e le era stato tolto… come se il
destino volesse vederla soffrire… rubarle ogni piccolo attimo di ingenua
felicità…
Amava quel cielo perché le ricordava i bellissimi occhi di
Mikael, tanto dolci e comprensivi… quando fissava la volta celeste, le
sembrava di udire ancora l’hanyou sussurrarle all’orecchio frasi sciocche.
Sussurri lievi, portati dal vento carezzevole che soffiava a brevi intervalli…
che sembrava rammentarlo ancora, dopo due lunghi anni…
Una lacrima scese lungo la candida guancia di Letizia… ricordi… solo ricordi… e tante lacrime amare che avevano inasprito il suo cuore… perché mai più l’avrebbe rivisto… mai più…
Donare il proprio cuore
significa
esporsi.
Donare il proprio cuore
significa
rischiare.
Donare il proprio cuore…
significa
soprattutto soffrire.