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Autore: msmerybolla21    08/06/2012    6 recensioni
Eccomi finalmente con una storia.
Il titolo è tratto dal libro della scrittrice Rosa Viola.
Non sarà molto lunga. Ha inizio dalla fine del Cell Game.
Dal prologo:Il piccolo Trunks, avvertita l'aura del suo papà, aveva smesso di piangere ed aveva iniziato a guardarlo, curioso e felice di rivedere quel viso familiare, ma molto spesso assente
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui con un altro capitolo.
Scusate per gli eventuali errori grammaticali, devo rileggerla ancora parecchie volte.



Cap. 2.

I fiori iniziavano a sbocciare e gli alberi a diventare sempre più rigogliosi. La primavera era oramai alle porte.
Il mio batuffolino lilla guardava imperterrito il giardino sempre più verde con il naso attaccato alla porta-finestra del salotto di casa. Erano passati quasi due mesi da quando Vegeta era venuto a trovarmi in camera per la prima volta dopo il fatidico torneo di Cell. Trunks aveva compiuto il suo secondo anno di vita e del pannolino se ne era disfatto da solo. Molte volte, sembrava volesse imitare il suo papà. Quando lo guardava, lo rispondeva con lo stesso sguardo corrucciato e serio, identico al suo, che mi faceva sprofondare ogni volta in una sonora e cristallina risata.
Vegeta aveva deciso di accettare suo figlio come erede del trono Saiyan da quella volta in cui aveva assistito ad una piccola percentuale della forza da mezzosangue. Credeva anche che forse, era il sangue terrestre ad aver avuto un'influenza energetica così potente sulla forza del bambino già dalla sua età.

Come di consueto il saiyan, ogni mattina all'alba, si recava nella sua amata Gravity Room, per poi uscirne all'ora di pranzo. Sembrava aver messo nel cassetto i suoi sentimenti di ripicca verso il suo defunto rivale. Ma ogni giorno si sottoponeva a gravità sempre più elevate anche per il suo corpo ben costituito, mentre io e il piccolo Trunks giocavamo a fare gli scienziati e costruttori, facendogli apprendere già il suo futuro mestiere, che lo appassionava.
Il rumore dei ganci e delle rotelle erano come musica per le miei orecchie, per non parlare poi dell'odore dell'olio e del metallo lucido, quegli odori profondamente odiati da Vegeta; gli ricordavano la sottomissione subita sul pianeta Freezer, per questo non aveva mai messo piede nei miei laboratori. Molte volte preferiva morire di stenti, invece di entrare là dentro, per questo motivo avevo collegato un monitor virtuale nel salotto per far si che il saiyan potesse chiamarmi, ovviamente in malo modo, ogni volta che voleva.

Avevo messo Trunks a riposare nella sua culletta in camera da letto. Sembrava felice. Non aveva mai avuto molte attenzioni da parte di suo padre, ma in quei giorni, il caro principe aveva deciso di dedicargli maggiore attenzioni, facendogli visionare i suoi allenamenti all'aperto. Voleva che suo figlio diventasse più forte di Gohan e del nuovo arrivato in casa Son. Aveva voglia di iniziarlo ad allenare, vantandosi di aver iniziato a combattere dal suo secondo anno di vita e di aver sterminato un'intera famiglia aliena.
Non volevo mio figlio diventasse come il padre, cinico e burbero. Volevo aspettasse almeno altri due anni prima di conoscere il suo nuovo ambiente di vita, la tanto stimata Gravity Room.
Ogni sera rimuginavo sul mio passato. Ricordavo le avventure e i pericoli, le scappatelle con Yamcha e l'arrivo sul pianeta Namecc. A 16 anni non avrei mai creduto di poter percorrere un cammino così avventuroso e strambo. Avrei voluto solo esprimere il desiderio di conoscere il mio principe azzuro, di crescere una famiglia e di avere tanti figli, ma i miei desideri si dissolsero quando conobbi il temerario principe di una stirpe assassina e sanguinaria, proveniente da un pianeta distente anni luce dalla terra. Il saiyan che avrebbe cambiato la mia vita.

La fresca brezza primaverile accarezzava il mio corpo ricoperto da una sottile camicia da notte. Mi piaceva stendermi sulla sdraio, deposta fuori dal balcone della mia grande camera da letto, e magari aspirare il fumo di una sigaretta al mentolo. Riconoscevo il fatto che Vegeta non apprezzasse quel fumo così irritante per le sue narici, ma con quel gesto, lo stuzzicavo a prendere la strada per la mia camera, per sgridarmi semmai, ma per poi rimanere con me per tutta la notte.
Così fu anche quella notte, ovvero non proprio così.
Sentii la porta-finestra del balcone aprirsi. Le mie narici furono invase da quell'odore di bagnoschiuma al muschio bianco, da quell'orore d'uomo. Sapeva quanto mi piacesse quell'odore; mi stuzzicava anche lui con quei gesti così imprevedibili. Non riuscivo a staccare il naso dal suo corpo quando riconoscevo quel profumo. Mi faceva andare in estasi e suscitava in me i desideri più proibiti.
'Allora cosa hai da guardare?' ecco che i miei pensieri erotici furono stroncati dalla sua brutale voce roca e sensuale.
Lo vidi avvicinarsi al mio pacco di sigarette e, dopo aver preso l'accendino, estrarne una. Accese con disinvoltura la sigaretta e la vidi portare alla sua bocca. Mi scansò brutalmente dalla sdraio per farsi spazio, ma non mi opposi, ancora troppo sbalordita nel vedere quel gesto quasi naturale.
'Da quando in qua fumi?' chiesi con un cipiglio interrogativo.
'Da sempre.' Sorrise ghignando, quasi compiaciuto da quella reazione così improvvisa. Ricordai di avere 'perso' molti pacchi di sigarette durante il suo soggiorno alla Capsule Corporation. Mistero svelato.
'E sentiamo un po', perchè, ogni volta che aspiro il fumo dalla sigaretta, imprechi contro me che quel fumo ti irrita?'
'Non ho mai detto questo. Ho solo detto che non mi piace che fumi.' disse con lo sguardo assorto nelle miei iridi. Non mi ero mai sentita osservata come in quel momento.
Poi, d'un tratto, sentii le sue labbra combaciare perfettamente con le mie e la sua lingua assaporare ogni centimetro della mia bocca. Il sapore del fumo proveniente dalla sua lingua mi faceva andare in paradiso. Era come se provassi un nuovo gusto di gelato.
Con un gesto, mi disfai della mia e della sua sigaretta per poi prendere a baciare il suo collo, per poi scendere più giù, sino agli addominali. Mi capovolse e così mi ritrovai sotto di lui che prese ardentemente a sbottonarmi la camicetta e a baciare i miei seni, facendomi sussultare ad ogni suo tocco.
Ogni volta era un'emozione diversa sentire il suo corpo legato al mio. Intersecavano perfettamente. Ogni spinta, ogni sospiro, ogni gemito, mi facevo dimenticare chi ero io, chi era lui, di chi mi ero innamorata. Sentivo Vegeta sempre più vicino a me, come se si stesse abituando ad avere un vita dove la famiglia e l'amore erano importanti.
  
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