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Autore: shesfede    08/06/2012    8 recensioni
-I’m sorry for being an idiot- lesse la scritta che la maglia aveva stampata.
-Già, sei stato un vero idiota in passato- storsi le labbra, ripensando a quel periodo in cui si era fissato con le feste e i party, dimenticandosi quasi di me.
-Se ancora ripenso al fatto che ho rischiato di perderti io…- abbassò la testa, evitando il mio sguardo.
-Ehi, basta pensarci, non mi hai perso e mai mi perderai, intesi?- gli dissi seria, facendogli rialzare il viso. Poggiai la fronte contro la sua, nell’attesa che mi rispondesse.
-Intesi- disse, sorridendomi come solo lui sapeva fare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduta a gambe incrociate sul letto della mia nuova casa svuotavo uno dei tanti scatoloni che contenevano la mia roba. Fare i traslochi era sicuramente una delle cose più fastidiose e pesanti da fare, li odiavo veramente. Prendere le tue cose e impacchettarle, come se tutta la tua vita entrasse in uno stupidissimo pezzo di cartone. Eppure ero felice. Avevo impacchettato la mia vita per darne inizio a una più bella e luminosa insieme a lui.
Ancora oggi, a distanza di un anno, chiudendo gli occhi riuscivo a ricordare ogni singolo dettaglio del nostro primo incontro…
 
Casa discografica SyCo – Giugno 2011
-Odio questo fottutissimo lavoro!- Mi misi le mani tra i capelli disperata, imprecando nelle lingue più sconosciute perché non riuscivo a far funzionare una stupidissima macchina per le fotocopie.
Tutto era partito regolare, aveva stampato le prime copie e poi, improvvisamente, si era inceppata. Non dava più alcun segno di vita e io stavo morendo dal nervosismo insieme  a lei. Se avessi chiamato ancora una volta qualcuno per farmi aiutare sicuramente mi avrebbero sbattuta fuori rendendosi finalmente conto dell’errore che avevo fatto nell’assumere come tirocinante una neodiplomata italiana che era per la sua prima volta a Londra.
-Ok, magari non avremmo iniziato col piede giusto, ma possiamo comunque rimediare- scesi davvero in basso, iniziando a parlare con quella macchina come se fosse reale. O era per la stanchezza oppure i primi segni evidenti di pazzia stavo emergendo e il manicomio più vicino era pronto per ospitarmi.
-Devi solo stampare altre trenta copie di questi documenti e poi ti lascerò in pace, promesso- mi abbassai addirittura sulle ginocchia, come se stessi parlando con un cucciolo di cane.
-Ti prego, ne va del mio futuro- la supplicai anche. Ora era ufficiale, stavano arrivando con un’auto dal manicomio per me. Spinsi il pulsante di avvio un’ultima volta prima di vedere i miei sogni andare in fumo a causa della mia incapacità di usare una macchinetta come tante.
Mi lasciai cadere a terra al suo fianco, prendendo a male parole quando lei, quando me stessa. -Perché non ho dato ascolto a mamma quando ha detto ‘vai a lavorare al negozio all’angolo piuttosto che in un altro Stato’?-
-Probabilmente lo hai fatto perché i tuoi sogni sono troppo grandi per restare confinati in…da dov’è che vieni?- Alzai la testa, incrociando due grandi occhi verdi che mi fissavano dall’alto curiosi, in attesa di una qualche risposta.
-It..Ital..Italia- balbettai, cercando di ricordarmi come si parlasse in inglese.
-Allora i tuoi sogni sono troppo grandi per restare confinati in Italia- terminò la frase precedente, mentre io tentavo di alzarmi nel modo meno goffo e imbarazzante possibile.
-Come ti chiami?- mi chiese subito dopo essersi poggiato con le spalle al muro.
-Federica, ma puoi chiamarmi Fede- gli risposi, allungando la mano per presentarmi.
-Federica- ripeté –nome curioso- disse ridacchiando. -Io sono Har-
-Harry Styles dei One Direction, so chi sei- lo precedetti, stringendo la sua mano.
Lui mi guardò quasi spaventato, corrucciando la fronte. -Avrei detto soltanto Harry, ma va bene anche così- disse mollando la presa.
-Oh- mi lasciai scappare. -Scusa, io non intendevo… cioè, quello che io volevo dire è che... insomma si, tu… accidenti a me e alla mia boccaccia!-
Lui si gustò quella scena cercando di trattenere le risate, ma alla fine non riuscì più a resistere e perciò scoppiò a ridere di fronte al mio essere una perfetta imbranata.
-Ridi pure, tanto me lo merito- dissi con poco entusiasmo, mentre mi appoggiavo al muro accanto a lui.
-Non dovrei, mi dispiace- si scusò, asciugandosi comunque le lacrime che gli erano scese dagli occhi a causa del divertimento. Però, non credevo di essere poi così tanto spassosa.
-Che ne dici di ricominciare?- mi propose dopo, passandomi un braccio attorno alle spalle con fare fin troppo amichevole per due sconosciuti.
-Piacere, io sono Harry- si presentò di nuovo, allungando questa volta lui la mano per primo.
-Fede- risposi sorridente, senza neanche sapere perché gli permettevo ancora di stringermi a lui in quel modo così confidenziale.
-Bene Fede, devo confessarti una cosa.- Quando si staccò finalmente da quella parete fece una cosa che mi sorprese: andò ad aprire uno dei cassetti del mobile accanto alla fotocopiatrice facendone uscire fuori una risma di carta.
-Per farla funzionare- si chinò verso la macchina questa volta -occorre metterci i fogli quando sono finiti.- Si alzò in piedi a lavoro terminato e mi riservò un sorriso vittorioso.
In quel momento le mie guance andarono letteralmente a fuoco, diventato più rosse di un pomodoro maturo. Iniziai a balbettare una serie di scuse cercando di rimediare alla mia gaffe, ma ormai era inutile anche negare.
-Sono un caso perso, lo ammetto- ammisi infine, impostando la fotocopiatrice per far uscire le stampe che ancora mi servivano.
-Beh, se hai ancora bisogno d’aiuto chiama e Super Hazza sarà da te in men che non si dica!- Con l’indice della mano destra mi picchiettò leggermente sul naso, facendomelo arricciare.
-A presto baby- aggiunse soltanto, sparendo dalla mia vista proprio come era apparso.
-A presto Harry- dissi a bassa voce, toccandomi la punta del naso senza neanche capirne il motivo.
Il bip che comunicava che la fotocopiatrice aveva finito suonò, riportandomi tristemente alla realtà. Raccolsi il pacco di fogli che avrei dovuto consegnare al mio capo e in silenzio me ne andai con un sorriso gigante stampato sul viso.
 
Scatolone dopo scatolone stavo riportando alla luce i ricordi di tutta una vita: avevo rivisto vecchi album fotografici che risalivano addirittura ai tempi dell’asilo, libri consumati per quante volte erano stati letti e peluche che, nonostante la mia età, mi ostinavo ancora a conservare e a portare con me. Poi trovai quel pezzo di carta che mi fece sorridere e che, in automatico, fece partire nella mia mente un altro flashback…
 
-Buongiorno mora dei miei sogni.- La sua voce calda e sexy parlò lentamente al mio orecchio, facendomi rabbrividire anche a causa del contatto tra le sue labbra e la mia pelle.
-Ciao Harry- risposi, cercando di apparire il più naturale e distaccata possibile. Era passato un mese dal nostro primo incontro e da quel giorno, ovunque andassi, lui era sempre in mezzo ai piedi. Non che la cosa mi dispiacesse, anzi! Solo che mi sembrava tutto troppo assurdo per essere vero.
-Due cioccolate calde, grazie- ordinò per entrambi, tanto ormai conosceva bene le mie abitudini. Ogni mattina, prima di andare a lavoro, andavo da Starbucks per bere una calda e fumosa cioccolata per riscaldarmi dato il freddo inverno al quale non ero per niente abituata.
-Allora super star, che piani hai per oggi?- gli domandai, mentre aspettavo seduta al tavolo accanto alla vetrina che il cameriere tornasse con le nostre bevande.
-Lavoro, lavoro, lavoro- disse sbuffano. -Simon ci sta distruggendo per la realizzazione dell’album.-
-Il famoso zio Simon- dissi ridendo e il cameriere intanto arrivò, poggiando le cioccolate davanti ai nostri occhi.
-Già, proprio lui.- Bevve un sorso della sua cioccolata, scottandosi inevitabilmente. -L’uomo che mi farà uscire pazzo perché non ho più neanche il tempo per andare in bagno o uscire con una ragazza… A proposito, sei libera questa sera?-
Mi strozzai con quel poco di cioccolata che avevo avuto appena il tempo di bere. Tossii ripetute volte, prima di riuscire a parlare. -Che hai detto?- gli chiesi, usando lo stesso tono di voce che Miley aveva in Hannah Montana quando diceva i suoi epici ‘Said What?’
-Ho detto- si schiarì la voce -sei libera questa sera?- ripeté con una tranquillità innata.
Boccheggiai qualche minuto, non sapendo cosa rispondere. Harry era un tipo simpatico e affascinante. Si insomma, non mi sarebbe dispiaciuto uscire con lui. Ma faceva anche parte di una delle band più famose e gettonate del Regno Unito in questo momento e io non ero certa di voler uscire con una celebrità.
Il suo telefonò squillò, interrompendo i miei pensieri.
-Facciamo così, questo è il mio numero- prese un tovagliolo e, dopo aver rubato la penna a un cameriere di passaggio, ci scrisse sopra qualcosa. -Chiamami quando avrai deciso.-
Si alzò frettolosamente e mi venne a baciare dolcemente sulla guancia. Il tempo di voltarmi per salutarlo ed era già fuori il locale diretto verso la casa discografica, mentre io ero rimasta seduta a quel tavolo con in mano un pezzo di carta per il quale le ragazzine di tutto il regno avrebbero pagato milioni.
 
Avevo svuotato almeno una decina di scatoloni, il che significava che finalmente potevo prendermi una pausa da tutto quello.
Andai alla scrivania e accesi il computer, cosa che non facevo da una vita stando a quanto ricordavo. Ero sempre di fretta, in spostamento da un luogo all’altro, che non avevo più il tempo per fare quelle piccole e semplici cose che una volta facevano parte della mia quotidianità.
Entrai su Twitter e scrissi la prima cavolata che mi venne in mente. Immediatamente, come da copione, le mie menzioni furono invase dai messaggi di un’infinità di ragazze che mi chiedevano come stessi o cosa facessi. Insieme a quelle purtroppo arrivarono anche i soliti insulti e le offese che ricevevo ormai ogni giorno. Ragazze che dicevano di amarmi e altre che invece dichiaravano di odiarmi.
All’inizio ci ero stata male, devo ammetterlo, ma col tempo avevo imparato a farmi scivolare tutto quell’odio di dosso, come se in realtà non fosse mai esistito.
Così evitai quei commenti offensivi, rispondendo o seguendo qualche ragazza come quando facevo i primi tempi che il mio nome apparve su di un giornale e tutti mi conobbero…
 
-Il mio telefono sta impazzendo, il mio profilo sta impazzendo!- sbattei in faccia il telefono a Michs, una delle mie più care amiche che mi aveva appena raggiunto dall’Italia.
-Andiamo, che sarà mai successo?- Le lasciai prendere il telefono e leggere tutto quello che la gente mi aveva scritto nel tempo record di due minuti.
-Uh, una tipa dice che sei bellissima- disse raggiante.
-Si, è quella sotto mi ha dato della zoccola- le indicai il tweet seguente. Lei mi fece segno di lasciar perdere, mentre mi ridava il cellulare.
-Tutte mi domandano se io sia la ragazza di Harry, è assurdo- mi portai le mani ai capelli, mentre continuavo a scorrere per la pagina che forse avrei dovuto chiudere.
-Cosa ti aspettavi? Sei uscita con un membro dei One Direction e le foto della vostra serata sono state sbattute sulle prime pagine di tutti i giornali, credo che questo sia il minimo che possa succederti.-
-Grazie, sei molto d’aiuto Michela- le dissi sarcasticamente.
-Oh, non c’è di che- rispose, con quel suo sorriso da stronza che però tanto adoravo. Le lanciai un cuscino in faccia, chiudendo così quella questione.
-Cosa devo fare?- le chiesi, questa volta seriamente.
-Ignorale, chiudi Twitter e vieni con me a prendere un fresco gelato al cocco- disse sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori per tentare di convincermi. Di fronte alla mia espressione contrariata, rinunciò a quell’impresa.
-Oppure dici loro la verità, ovvero che tu e Harry non state insieme.- La guardai, questa volte bene. Quella infondo era la soluzione più adeguata.
Ripresi in mano il telefono e velocemente scrissi un tweet dove confermavo che noi non stavamo insieme. Quando stavo per inviarlo, questo squillò. Risposi immediatamente non appena vidi il nome di Harry sul display.
-Ehi- dissi solo.
-Mi dispiace, non avevo idea che i fotografi ci stessero seguendo. Giuro che non volevo che tutti ti attaccassero così su Twitter. Io stesso ho appena scritto alle mie fans di lasciarti in pace, spero davvero che basti e…-
-Harry rallenta, è tutto ok- lo fermai, prima che perdesse un polmone quando non era neanche arrivato a metà discorso. Michela mi guardò stranita, pregandomi con lo sguardo di mettere il vivavoce (cosa che per sua sfortuna non feci).
-Sul serio?- mi chiese sorpreso.
-Si, cioè non proprio, ma va bene. Avevo messo in conto una cosa del genere quando avevo accettato di uscire con te- gli dissi, anche se in realtà era una cosa che non avevo proprio fatto.
-Ok, adesso mi sento meno in colpa- ripose, dopo aver buttato un respiro di sollievo.
-Bene- dissi soltanto, non sapendo come comportarmi o cosa rispondere. Si era preoccupato per me ed era stata una cosa che avevo davvero apprezzato, anche se probabilmente non glielo avrei mai detto in quel momento.
-Allora, posso stare tranquillo?- mi domandò.
Annuii, anche se non poteva vedermi. -Si, certo.-
-Ok, allora ci vediamo in giro?- La sua voce tremava, se non lo avessi conosciuto avrei creduto che fosse spaventato dalla mia risposta, ma era una cosa del tutto impossibile.
-Ci vediamo in giro- ripetei, per poi chiudere la chiamata e essere tempestata di domande dalla mia amica.
Rimasi a mordermi il labbro pensierosa, per poi prendere la decisione che, a distanza di qualche mese, si rivelò la migliore che potessi mai fare.
Tornai su Twitter e cancellai il messaggio dove smentivo tutto per scrivere uno completamente diverso. Qualche istante dopo, neanche il tempo di inviare, assieme all’incredibile numero di messaggi da parte delle cosiddette ‘directioners’ arrivò anche la sua risposta. Sorrisi, mollando il cellulare e saltando in braccio a Michs, che mi guardava sempre più spaventata e incredula.
-Si può sapere cosa hai combinato?- mi domandò ridendo, riprendendo il telefono tra le mani. La lasciai controllare da sola, almeno così mi sarei risparmiata di raccontarle io stessa cosa avessi fatto.
-Oh santo cielo, tu hai chiesto a Harry Styles di uscire pubblicamente su un social network?!- La guardai annuendo e scoppiando a ridere.
Avevo fatto una follia, ma nella vita valeva la pena correre dei rischi ogni tanto, no?
 
-Cosa fai?- sussultai, quando alle mie spalle sentii la voce di Harry.
-Sei tornato- dissi, alzandomi di corsa dalla sedia e correndo tra le sue braccia. Mi prese in braccio al volo e mi diede subito un lungo e appassionato bacio.
-Mi sei mancata- sussurrò a un filo dalle mie labbra.
-Anche tu- gli risposi, mordendogli il labbro inferiore.
Mi baciò di nuovo, questa volta però a stampo e più dolcemente, prima di farmi toccare nuovamente terra con i miei piedi.
-E questa maglietta da dove esce fuori?- mi prese per mano e mi fece fare un giro completo, per guardarmi da ogni angolazione possibile.
-L’ho trovata quando ho iniziato ad aprire gli scatoloni- gli spiegai, buttandogli le braccia al collo. Neanche mi ricordavo di averla indossata, forse perché era stato un gesto automatico non appena l’avevo vista.
-I’m sorry for being an idiot- lesse la scritta che la maglia aveva stampata.
-Già, sei stato un vero idiota in passato- storsi le labbra, ripensando a quel periodo in cui si era fissato con le feste e i party, dimenticandosi quasi di me.
-Se ancora ripenso al fatto che ho rischiato di perderti io…- abbassò la testa, evitando il mio sguardo.
-Ehi, basta pensarci, non mi hai perso e mai mi perderai, intesi?- gli dissi seria, facendogli rialzare il viso. Poggiai la fronte contro la sua, nell’attesa che mi rispondesse.
-Intesi- disse, sorridendomi come solo lui sapeva fare. Aveva un modo di sorridere capace di farmi venire la pelle d’oca, come se mi mancasse il terreno da sotto i piedi. Il suo sorriso era la mia fonte di felicità e, se si fosse spento, io lo avrei fatto insieme a lui.
 
-Un attimo d’attenzione per favore!- Harry fece segno alla band di smettere di suonare e i ragazzi così fecero. Niall, Liam, Louis e Zayn abbassarono i microfoni, intuendo che qualcosa non stava andando per il verso giusto.
-Ragazze per favore, vi chiedo un attimo di silenzio- chiese al suo pubblico, che immediatamente si ammutolì. Nell’arena non si sentì più alcun suono, né che fosse uno strumento né che si trattasse di una voce.
Guardai Michela supplicandola di portarmi via di lì, ma lei mi fece segno di aspettare e vedere cosa sarebbe successo. Io e Harry non ci parlavamo da settimane ormai. O meglio, io non volevo parlare con lui da quando aveva preferito andare all’ennesimo stupido party in una discoteca di lusso piuttosto che stare con me. Chiusi gli occhi e quella lite si ripresentò da sola nella mia mente: io che lo supplicavo di rimanere e lui che continuava a dire che doveva andare per il bene della sua carriera.
-Sapete, non sono mai stato bravo con le parole, ma questa sera devo fare uno sforzo.- Riaprii gli occhi quando sentii nuovamente la sua voce: era teso e agitato, chiunque lo avrebbe capito, anche un estraneo. Si sbottonò la camicia bianca che indossava e, mentre le ragazzine urlavano credendo che così sarebbe rimasto a petto nudo, lui mostrò un’altra maglietta.
-Scusa per essere stato un idiota- lesse la scritta nera che vi era stampata. -Credo che non ci sia tanto da dire, non ho scusanti, mi sono comportato come un verme e ho sbagliato.- Fece una pausa, riprendendo fiato. -Ho ferito una delle persone più importanti della mia vita e- fece un’altra pausa, questa volta perché la sua voce stava iniziando ad essere smorzata dal pianto. -Scusate, ma è davvero difficile- disse, passandosi una mano tra i capelli in modo nervoso.
Il cuore iniziò a battermi all’impazzata e le gambe a tremare quando il pensiero che stesse parlando di me mi si formò in mente.
-Fede so che sei tra il pubblico, perciò ti chiedo di ascoltarmi attentamente: mi dispiace per il modo in cui ti ho trattato, ho messo cose banali prima di te e del nostro rapporto, commettendo forse quello che è stato l’errore più grande della mia vita. Ho cercato in tutti i modi di parlarti, di spiegarti, ma comunque non ti biasimo per avermi sbattuto sempre la porta in faccia, anch’io lo avrei fatto.- Dal pubblico si alzò una leggere risata, che però fu subito messa a tacere.
-So che non te l’ho mai detto e sicuramente ti sembrerà assurdo che io lo faccia adesso, ma ti amo e mi manchi, perciò se anche tu provi lo stesso per me ti prego di raggiungermi su questo palco, perché io senza di te sono perso, davvero.- Si passò una mano sul viso, cercando di asciugare quelle poche lacrime che avevano iniziato a scendere giù. Io, a differenza sua, stavo ancora ferma nel mio angolo buoi con il volto completamente segnato dal pianto.
Aveva detto di amarmi e io, come una cogliona, stavo ferma ad aspettare che qualcuno venisse a riportarmi sul pianeta Terra.
-Vai da lui, stupida!- Per fortuna Michela mi diede uno spintone così forte da farmi tornare in me. Immediatamente finii sotto i riflettori, che mi puntavano mettendomi su un’ansia incredibile.
Harry mi vide e, quando i nostri occhi si incrociarono, il mio cuore fece un doppio salto mortale (sempre se la cosa fosse possibile).
Le mie gambe da sole iniziarono a correre verso di lui, spingendomi verso quel palco. Salii di corsa quei pochi gradini che mi speravano da lui e, non appena arrivai, gli saltai addosso. Lui era già pronto a prendermi, a stringermi a sé con la sua presa forte e salda tra le sue braccia.
-Sei un fottuto idiota Styles! Se non ti amassi così tanto giuro che ti ucciderei adesso con le mie stesse mani!- Iniziai a tirargli una raffica di pugni sul petto, senza realizzare quante persone ci stessero effettivamente guardando in quel momento.
-Hai appena ammesso di amarmi- mi sussurrò ad un orecchio.
-E tu hai detto la stessa cosa con un microfono in mano, quello veramente nella merda sei tu, non io- gli risposi, iniziando a stendere i muscoli adesso che l’ansia era passata.
Lui rise, contagiando anche me. Mi voltai leggermente verso il pubblico, dal quale si sentiva un mormorio strano. -Cosa pensi stiano dicendo?- gli domandai.
Fece spallucce. -Qualcuno ti starà odiano, qualcun altro ti starà invidiando e qualcun altro ancora sarà semplicemente felice per noi- disse tranquillamente, mentre gli organizzatori del concerto gli facevano segno che lo show doveva andare avanti. Lui però continuava ad evitarli, convinto che io non me ne fossi accorta.
-Promettimi che d’ora in avanti staremo sempre insieme, promettimi che neanche la fama riuscirà più a mettersi tra di noi- lo guardai negli occhi, aspettando che mi rispondesse.
-Te lo prometto, da oggi saremo solo io e te baby- rispose, usando lo stesso nomignolo con il quale mi chiamava da quando ci eravamo conosciuti la prima volta alla casa discografica.
-BACIO! BACIO BACIO! BACIO!- il pubblicò iniziò ad urlare in preda al delirio.
-Com’è che chi chiamano i fans, Farry?- mi domandò, prendendo il mio viso tra le sue mani.
-Pensi che dovremmo accontentarli?- gli domandai, avvicinandomi sempre di più a lui.
-Penso proprio di sì.- E in un attimo le nostre labbra erano unite in un lungo bacio, mentre dalla platea partivano urla e schiamazzi che rimbombarono per l’intera arena.
 
-Ma quanta roba ti sei portata dall’Italia? Finiremo per non entrarci più in questa casa!- Alzai lo sguardo, ridendo di fronte al pessimismo di Harry.
-Andiamo Styles, non è poi così tanta roba- dissi, fermandomi accanto a lui e guardando i pacchi che occupavano l’intera superficie del salone della nostra nuova casa.
-Avrei dovuto comprare una casa più grande- disse, grattandosi la testa e guardando spaventato tutto il disordine che c’era attorno a noi.
-Beh, magari un giorno potremmo comprare una piccola villetta con tanto di giardino- la buttai lì, credendo che non mi desse corda.
-Dove magari i nostri bambini potranno giocare tranquillamente- rispose invece, spiazzandomi del tutto. -O magari per adesso potremmo limitarci a qualche gatto o cane.-
Buttai un sospiro di sollievo, facendolo così ridere. -Anche se- ci ripensai dopo qualche minuto -un giorno mi piacerebbe diventare mamma.-
Mi guardò, tornando serio. -Prima però dovresti diventare mia moglie- disse, afferrandomi per la vita e attirandomi a lui. Avrei voluto rispondere, ma le sue labbra poggiate ancora una volta sulle mie non me lo permisero.
Ci piaceva fantasticare sul nostro futuro insieme, anche se ci rendevamo conto di quanto fossimo ancora effettivamente troppo giovani. Ma l’immaginazione è forse l’arma più potente che ognuno di noi ha a disposizione, perciò perché sprecarla?



here i am:
allora, so di avere altro da scrivere, ma proprio non ce l'ho fatta a lasciar perdere quest'idea e.e
partiamo dal presupposto che non mi è venuta in mente oggi, ma un po' di tempo fa, solo che teoricamente sarebbe dovuta essere una fan fiction ma siccome non ho il tempo per scriverla l'ho ridotta ad una one shot.
l'ho finita adesso e non l'ho riletta perchè non ne ho voglia (sono pigra, lo ammetto ahah). scusate quindi per eventuali errori o ripetizioni >.<
la protagonista si chiama fede come me non perchè io soffra di manie di protagonismo ma perchè mi piaceva dare a questa coppia il nome 'farry'. vi spiego, farry nasce da una ff di una mia carisisma amica (ciao chiara) e da allora io mi sono affezionata troppo a questa coppia che in realtà saremmo io e harry (?) siccome in questi giorni su twitter ho letto 51346 persone che avevano il nome 'farry' mi sono presa a male e ho voluto scrivere qualcosa che centrasse con loro. ok, non so più neanche io che razza di discorso ho iniziato ahah vi chiedo perdono per la mia infinità stupidità anche ç__ç
ok la smetto seriamente, spero solo che la storia vi sia piaciuta e niente, finisco qui. ciao x

   
 
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