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Autore: AnnabelleTheGhost    08/06/2012    0 recensioni
Zoey sta correndo nei tunnel insieme ai suoi amici e ai novizi rossi. Kalona è stato appena risvegliato.
Una storia alternativa rispetto ad Hunted.
Sviluppi mai visti sulla lotta tra il Male e il Bene; tra Zoey e Neferet.
-«Io ti amo, Zoey. Qualunque cosa sia successo. I miei sentimenti non cambieranno!» disse deciso.
«Ti amo anch’io, Erik» gli mormorai. Le nostre labbra si sfiorarono e la presa di Erik divenne più stretta, più possessiva.
Sì, quello era il mio Erik.-
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                         The Raven Goddess
                                                                   
-Fan-fiction based upon "House of Night" Saga-



                                                                                                                 – 5 –

Erik ed Heath continuavano a fissarsi. Se non fosse stato impossibile, avrei affermato che un gelido vento scorreva tra di loro, agitando i capelli neri di Erik e biondi di Heath.
«Che cosa fai qui, umano?» chiese Erik, come se avesse avuto davanti un bidone della spazzatura. Fino a poche ore prima lui ed Heath si erano trovati nella stessa stanza, ma non era successo niente. C’erano troppe persone.
Ora eravamo soli e si stavano comportando come degli stupidi ragazzi pieni di testosterone che vogliono far capire all’altro di chi ero.
«Dovrei chiederlo a te. Da quando non cammini con la scorta?» rispose prontamente Heath.
Erik rise. «Sono un vampiro adulto. Posso rimanere solo quanto mi pare». Indicò il proprio Marchio completo ticchettando l’indice sul viso. «Piuttosto tu, fragile umanoide da strapazzo, perché sei senza scorta?»
Ehi ragazzi! Ci sono anch’io!, avrei voluto urlargli, ma sembrava che non mi vedessero. Odiavo essere ignorata e, soprattutto, questi stupidi battibecchi da bambini.
«Smettetela voi due!» urlai. Le mie parole echeggiarono sulle pareti dei tunnel ma, nonostante l’intensità delle mie parole, i due sembrarono non sentirmi.
«Ti ho salvato la vita una volta e già me ne pento» continuò Erik.
Heath non poteva ricordarsi della notte di Shamain. «Non inventarti balle. Non salveresti la vita a nessuno, manco se fossi obbligato»
«Oh davvero?» Erik si finse sorpreso. Era davvero un grande attore, bisognava ammetterlo, ma in questo momento era evidente che voleva solo prendere in giro Heath.
«Non comportatevi come dei bambini!» strillai, ma furono di nuovo parole al vento. Prima che potessi fare qualcosa, Heath sferrò un pugno e colpì Erik in pieno naso.
Sentii la rabbia montare in Erik ed ero certa che non era un bene far arrabbiare un vampiro adulto. Ma lui sembrava volersi mostrare superiore e, con un sorrisetto, disse: «Non mi batterò con te».
«Hai paura, snobbino?» lo istigò Heath, sferrando un altro pugno. Heath era un Quaterback e sapevo che era molto forte. Erik stava di nuovo fingendo che non gli faceva male, ma celava bene la sua smorfia di dolore.
Non riuscì però a nascondere la sua rabbia, e si gettò contro Heath. «L’hai voluto tu!» urlò.
«Basta! Basta!» gridai, ma avevo capito che ormai le parole non facevano loro né caldo né freddo.
Erano diventati un miscuglio di calci e pugni. Sembrava una rissa di bambini.
Il volto di Erik era diventato più rosso del normale, ma aveva un’aria tronfia. Infatti Heath, sotto di lui, nonostante si battesse come un ottimo giocatore di football, aveva il viso violaceo in corrispondenza del pugno che gli aveva appena dato Erik sulla guancia.
Heath lo strattonò, riuscendo a strappargli un minimo la giacca, e, approfittando della situazione, colpirlo sul mento.
Il tatuaggio color zaffiro di Erik sembrava essere meno splendente e bello del solito, ma pervaso di gelida furia. Digrignò i denti e colpì duramente Heath.
Centrò il labbro, spaccandolo. Diverse gocce di sangue si susseguirono l’una all’altra. Erik si immobilizzò e anch’io mi sentii pietrificare.
Il sangue sgorgava lento dal labbro di Heath e la mia mente era annebbiata da quell’odore ferroso di cui ormai ero drogata.
Una scossa elettrica mi passò sulla spina dorsale, riportandomi l’energia che avevo perso.
Ero infuriata più che mai. Come avevo fatto a non reagire per tutto quel tempo, guardandoli azzuffarsi?
Nessuno poteva toccare il sangue di Heath e nessuno poteva toccarmi Erik!
«BASTA!» urlai. La mia voce era amplificata più del normale e non era dovuto al tunnel. Era Nyx.
Erik ed Heath girarono la testa verso di me, Erik più lentamente, ancora scioccato dalla vista del sangue. «Smettetela di comportarvi come dei bambini dell’asilo». Puntai un dito minaccioso contro Erik. «Tu sei un vampiro adulto. Nyx ti ha Segnato definitivamente come suo, te lo sei forse dimenticato?» Erik sembrava imbarazzato, ma Heath gongolava perché era stato ripreso. Ma ce n’era anche per lui… «No, Heath. Anche tu sei un idiota. Attaccare briga con un vampiro… Ma che hai per la testa? Cacca di gatto?» Heath distolse lo sguardo.
Scandii lentamente, lettera per lettera, il concetto ai ragazzi, in modo da non dovermi ripetere mai più. «Io – non – sono – di – nessuno! Mettetevelo bene in testa! Smettetela di comportarvi come dei trogloditi!»
Sentii un dolce tocco caldo di acqua sulla mia pelle, del vento pieno del profumo dell’erba appena tagliata avvolgermi e lo Spirito che mi colmava.
«Aria, vieni a me!» sussurrai, portando rispetto all’elemento. Erik venne sollevato dal corpo di Heath e i due vennero rimessi all’impiedi.
«Fuoco, insegna loro che non si scherza con te». Una fiamma invisibile toccò i due ragazzi, che furono scossi da un tremito.
«Acqua, lava le loro ferite». Il sangue di Heath scomparve dal suo labbro e i loro visi cominciarono ad avere un aspetto più umano.
«Terra, impedisci che si scontrino di nuovo» la implorai. Dal soffitto caddero dei grossi pezzi di terra, lampante avvertimento per Heath ed Erik che, se avessero mosso un solo passo uno verso l’altro, la galleria avrebbe creato un muro per separarli.
«E Spirito, placa i loro animi indomiti».
Sentii una sensazione di pace e benessere diffondersi in quel tunnel e i muscoli tesi di Heath ed Erik si rilassarono.
Ringraziai gli elementi e li sentii andare via.
Erik ed Heath si guardarono un attimo negli occhi e poi, senza né chiedere scusa né dire una sola parola, Erik si voltò e se ne andò via, scomparendo dalla nostra vista. Heath si allontanò con la scusa di cercare qualcosa nel frigo, e rimasi sola.
Non riuscivo a credere di essere stata abbandonata in quel momento. So di sembrare una bambina piagnona ma quel senso di solitudine mi opprimeva. Avevo sempre un ragazzo al mio fianco e forse loro avevano inteso male le mie parole. Volevo chiarire che non ero un oggetto e che non appartenevo a nessuno. Ero semplicemente come un gatto: tu non possiedi un gatto, è lui a possedere te! Loro non erano miei gioiellini personali, come io non lo dovevo essere per loro. Dovevamo essere anime unite, legate strette strette, impossibili da separare. Ma ci eravamo separati. E mi sentii male.
Iniziai a vagare nei tunnel. Non sapevo dire se stavo prendendo la direzione presa da Erik, da Heath o se stessi andando in tunnel completamente vuoti.
L’oscurità diveniva più opprimente e la sentii diventare più densa, quasi tangibile.
Continuando ad andare avanti, percepii un odore sgradevole. Non riuscivo ad associarlo a niente che conoscessi… e se lo conoscevo, non mi veniva proprio in mente!
In una parte molto oscura della galleria vidi una ragazza girata di spalle. Dai lunghi capelli scuri potevo supporre che era Shaunee. Ma, oltre i capelli, la sconosciuta non aveva niente di simile alla vampira con l’affinità col fuoco.
«Chi sei?» domandai, prima di poter fermare quella mia boccaccia. Non era stata una scelta intelligente, in effetti potevo avere chiunque davanti…
La ragazza si girò. Aveva un paio di occhiali scuri, era minuta e notai il contorno di una mezzaluna rossa sulla fronte.
Tirai un sospiro di sollievo. Doveva essere uno dei novizi di Stevie Rae, ma non mi ricordavo di averla vista.
«Sei amica di Cherry?» chiesi. Se non avevo conosciuto Ciliegio in fiore alla prima occasione ci doveva essere un motivo e, forse, ciò accomunava la novizia di fronte a me con quella eccentrica.
«Cherry?» Era dubbiosa, come se non capisse la lingua che parlavo. Abbozzai a un sorrisetto, sperando che non saremmo rimaste a fissarci per un tempo lungo chissà quanto …
«Oh, sì, sì…» disse frettolosa.
Capiva. Meno male.
«Come mai hai quegli occhiali? Insomma, siamo sotto terra. Io, al posto tuo, non ci vedrei niente!»
«Mi servono» si limitò a replicare.
«Ehm… okay. Sai la strada per tornare ai tunnel dove ci sono le stanze? Temo di essermi persa!» sentienziai con un sorrisetto quasi di scuse.
Mi squadrò con diffidenza e fastidio. Storse la bocca in una smorfia ma, appena battei le palpebre, la sua espressione infastidita era scomparsa. Che mi stessi immaginando le cose?
«Fai dietrofront, cammina per un po’ e al bivio gira a destra. Poi troverai facilmente la strada» scandì le parole come se le costasse un certo sforzo parlare.
«Vieni con me dagli altri novizi?» la invitai. Se ci fossimo conosciute meglio, sarei riuscita a far svanire – sperai – quella sorta di disgusto che provava verso di me…
«Non posso».
La squillante voce di Britney Spears provenne dalla tasca del mio jeans, risuonando nella galleria. «Oh, il telefono. Pensavo che qui sotto non prendesse… E non mi giudicare per la suoneria. Insomma, sappiamo entrambe che Britney è una drogata e c’è stato il periodo in cui è uscita di testa, ma le sue canzoni sono carine e…» Premetti il tasto verde del cellulare. «… Pronto?»
La novizia mi guardava con strana curiosità per il mio blateramento sulla cantante. Mi costrinsi a sorriderle nuovamente.
«Ehi, Zy! Dove sei?» mi sgridò la voce di Stevie Rae.
«Sono…» Mi bloccai perché la novizia era improvvisamente scomparsa davanti ai miei occhi. Mi girai da un lato e dall’altro ma non riuscii a vederla. Dove accidenti era finita?
«Zy, succede qualcosa?» si preoccupò la mia migliore amica. Sentii il suo respiro diventare più rapido, finché non lo trattenne. Dannazione! Nel suo stato di salute non poteva permettersi di preoccuparsi!
«Stevie Rae, non ti preoccupare! Sto bene! Calmati!»
Il suo respiro dopo pochi secondi tornò regolare. «È ancora quella stupida freccia. Accidenti, anche se Dario l’ha rimossa mi fa proprio male!»
«Mi dispiace. Vedrai che tra un po’ di tempo ti risentirai alla grande!» la incoraggiai.
«Speriamo, Zy…»
«Allora, di cosa dovevi parlarmi?»
«Ah, sì! I ragazzi ti cercavano: abbiamo delle novità!»
«Davvero? Quali?»
«Zy, siamo a pochi metri di distanza e mi stai facendo pagare questa telefonata un accidenti. Perché non vieni qui e ne parliamo di persona?»
«Oh, sì, scusa. Hai ragione».
«Lieta di sentirtelo dire. Ora vieni!» E mi riattaccò il telefono in faccia.
Seguendo le indicazioni della novizia che era sparita nel nulla, riuscii a trovare la strada.
Mmm… Ne avrei dovuto parlare a Stevie Rae. Forse sarebbe riuscita a dirmi chi era quella lì!
Durante il tragitto, non incontrai nessuno, tranne Shannoncompton che si dirigeva nella direzione opposta.
Niente Erik. Niente Heath. Nessuno.
Trovai i miei amici, seguendo l’udito e il baccano che stavano combinando.
«Che succede?» sbottai, entrando nella camera di Stevie Rae.
Diverse paia di occhi si puntarono verso di me.
«Zoey, la situazione alla Casa della Notte è completamente cambiata!» mi informò Damien.
«Ma dai! Pensavo che dopo che un immortale ti sbuca fuori dal terreno, tutti continuassero la loro vita di prima!»
«È proprio questo il punto! Lo stanno facendo!» disse Afrodite.
«Sul serio?»
«Sembra di sì» annuì Damien.
«Ma com’è possibile? È passato appena un giorno…»
«Le cose possono cambiare in fretta, Sacerdotessa» si intromise Dario.
«Com’è la situazione allora?» chiesi a Damien.
«Vedi, Zoey, non lo so per certo. Abbiamo visto solo che ci sono meno Raven Mocker in giro e abbiamo smesso di provare quella sensazione di panico che proveniva dalla Casa della Notte!»
«Tutto questo non ha senso…» Scossi la testa tra me e me.
«Fidati. Qualcosa è successo…»
«Dobbiamo vederci chiaro!» Mi diedi un pugno sul palmo della mano aperta.
«Zoey, non fare quei gesti. È terribilmente da sfigati!» commentò Afrodite.
«Nessuno ha chiesto la tua…»
Lei sbuffò, fingendosi offesa.
Mi voltai verso Stevie Rae, rivolgendole la domanda che mi era venuta in mente proprio dopo la sua chiamata. «Ci sono novizi di cui non conosciamo l’esistenza?»
Stevie Rae sgranò gli occhi. «Perché questa domanda, Zy?»
«Sai, ho incontrato una novizia che non ci avevi presentato, Cherry Blossom, e…»
Stavo giusto per aggiungere anche quella con gli occhiali scuri, ma lei mi interruppe.
«Be’, lei ha… esigenze particolari».
La sua risposta catturò tutta la mia attenzione. «Esigenze particolari?»
«Non è come noi. Sottoterra ci sentiamo a nostro agio, ma lei no. Dice che si sente oppressa e le piace stare fuori all’aria aperta».
«Se ha un’affinità con gli animali, non credo che faccia i salti di gioia a comunicare con i vermi…» obiettai.
«Penso che tu abbia ragione…» borbottò Stevie Rae, pensando tra sé.
«Quella è fuori come un balcone. Non ci sono scuse per giustificarla!» si intromise Afrodite.
Stevie Rae corrugò la fronte. «Non è carino dire queste cose della gente e tu lo sai bene!»
«Non mi scaricare addosso il tuo disappunto. Voglio tenermi solo le mie emozioni. Grazie» replicò acida Afrodite.
«Non è colpa mia se abbiamo un Imprinting!»
«Già, stupida strega infernale!» aggiunsero Shaunne ed Erin in stereo.
«Nessuno vi ha interpellate, cerebrolese!»
«Basta adesso!» urlai prima che le cose degenerassero. «Ritorniamo ai problemi importanti! Damien, dici che è il caso di controllare la situazione?» chiesi girandomi verso di lui.
Non fui la sola ad osservarlo, perciò divenne rosso come un pomodoro prima di parlare. Jack gli strinse la mano più forte per non farlo sentire in imbarazzo e gli mormorò (ma tutti riuscimmo ad udirlo chiaramente), scambiando uno sguardo dolce col suo amore: «Non ti preoccupare. Dirai la cosa giusta!»
Afrodite finse di vomitare ma nessuno la degnò di uno sguardo.
«Credo che qualcuno di noi dovrebbe andare a controllare…» scandì. «Non tutti, sarebbe pericoloso, ma neanche da soli…»
«Capitan Ovvio». Afrodite alzò gli occhi al cielo.
L’ultimo sogno che avevo fatto mi tornò alla mente e mi resi conto che io dovevo andare. «Io!» dissi subito.
«Se potessi, verrei anch’io con te!» mormorò Stevie Rae guardando a terra, triste.
«Non dobbiamo andare subito. È meglio aspettare un po’ per essere sicuri che la situazione sia più tranquilla, anche se non lo potrà mai essere del tutto…» ci avvertì Dario.
«Allora, se Stevie Rae si sentirà meglio, verrà con me!» Le rivolsi un rapido sorriso e lei ricambiò, contenta di poter essere d’aiuto.
Afrodite sospirò. «Penso allora di essere costretta a venire anch’io!»
«No, mia amata». Dario le posò una mano sulla spalla. «Sarebbe troppo pericoloso per te. Saresti vulnerabile se…»
«Non c’è bisogno di addolcirmi la pillola. Sono solo una stupida e indifesa umana in mezzo a forti vampiri».
Dario le rivolse uno sguardo di scuse, ma lei sollevò il capo e gli rivolse un sorriso. «Fortunatamente ho te!»
«Be’». Girai la testa per non dovermi sorbire lo scambio di smancerie di Dario e Afrodite. «Dopo decideremo chi altri dovrà venire. Pensateci sopra attentamente e poi ne riparleremo…»
 
Nota dell’autrice: in realtà questo capitolo era iniziato da mesi ma non sono riuscita a trovare il tempo di terminarlo. Il prossimo capitolo sarà molto importante per la storia e, dato che è arrivata l’estate, penso che lo vedrete presto…
  
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