Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Martins    08/06/2012    5 recensioni
La ragazza sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime tanto di gioia, quanto di rabbia. Non sapeva cosa dire, come comportarsi. Se saltargli al collo e abbracciarlo oppure prenderlo a pugni per non essersi fatto vivo tutto questo tempo.
Rimasero parecchi istanti a guardarsi, quando finalmente uno dei due si decise a parlare.
“Ciao, Ran. Mi sei mancata.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sveglia suonò ripetutamente quella mattina in casa Mouri, ma la ragazza non aveva proprio voglia di alzarsi. Da quando la famiglia Edogawa era venuta a prendere il piccolo Conan, la sua pigrizia aumentava di giorno in giorno, come la sua tristezza. Era inutile alzarsi presto, ora che non aveva più nessuno a cui badare, nessuno a cui servisse il suo aiuto, nessuno che l’ascoltasse e la confortasse, ora che il piccolo Conan non c’era più.
Al decimo( forse undicesimo) avviso della sveglia, Ran, con aria scocciata, aveva a malavoglia lasciato le braccia di Morfeo e si era diretta in cucina per preparare una tazza di caffè a quell’ubriacone di suo padre, anche se non la meritava affatto. Erano parecchi mesi ormai che Conan aveva lasciato quella casa e da quando il bambino non lo aiutava più con i casi, il grande detective Kogoro Mouri aveva fallito ogni incarico che gli era stato affidato.
Adesso, passava tutti i suoi pomeriggi sdraiato sul divano, a guardare lo show della sua cantante preferita, Yoko,  ad ubriacarsi e a tornare quasi ogni volta verso le tre del mattino.
Ecco, era ritornato il solito fallito che era sempre stato.
Non che Ran non volesse bene a suo padre, solo che certe volte avrebbe volentieri preso un grosso coltello da cucina per piantarglielo nel collo e l’unica motivazione valida che la tratteneva dal farlo erano gli anni di galera: no, decisamente l’idea di “piccola galeotta” non le andava a genio.
Quando però, arrivata in cucina, trovò suo padre disteso per terra, in posizione supina, con una bottigliona di acquavite accanto, riconsidererò l’idea di farlo fuori.
“E’ pur sempre tuo padre, Ran. Mantieni l’autocontrollo” si ripeteva “trattieni la tua voglia di attaccarlo con una mossa di karate, trattienila, ti prego.”
Si avvicinò lentamente ai fornelli e cominciò a preparare la caffettiera, quando un urlo improvviso la fece sobbalzare. “YOKOOOOOO, OH MIA DOLCE YOKOOO, DAVVERO VUOI SPOSARMI? TI AMOOOO!”.
Ecco, la stava sognando di nuovo, ma nonostante la sua arrabbiatura, Ran non potè trattenere una risatina: era da tanto che non rideva.           
Pronto finalmente il caffè, si diresse verso suo padre, ancora intento a sognare la dolce Yoko.
Lo strattonò brutalmente più volte, ma invano: era decisamente impossibile svegliarlo, soprattutto la domenica! Quando sistematicamente ogni sabato andava a sbronzarsi più del solito, convinto che un buon detective ne avesse bisogno. Appunto, un buon detective, non lui che non lavorava da mesi.
“Papà! Basta dormire dai! E’ ora di alzarsi!”. Inutile, c’era solo un modo per fargli aprire gli occhi.
Avvicinò la bocca all’orecchio di suo padre, prese un lungo respiro e…
“PAPA’! PAPA’! PAPA’! SVEGLIAA,O FARAI TARDI! YOKO ARRIVERA’ A MOMENTI!”.
A quel punto il detective si drizzò in piedi più veloce della luce, ma resosi conto dello scherzo, deluso, guardò torvo la figlia che, al contrario, rise di gusto.
“Lo sapevo, funziona sempre” disse Ran con tono compiaciuto. Consegnò la tazza di caffè al padre e si diresse in bagno per lavarsi.
“Ma dico io! Sono scherzi che si fanno? MAI SCHERZARE SULLA TUA FUTURA MATRIGNA RAN! NO NO, PROPRIO NON POSSO ACCETTARLO!.”
“ Oh scusami papà! Non lo farò mai più uuh ahahah!”.
Beh, almeno quella giornata era iniziata più allegra del solito, accadeva raramente ormai che Ran riuscisse a ridere e scherzare serenamente, presa com’era dalla sua tristezza.
Entrò in camera sua per vestirsi, quando un piccolo portafoto, posto proprio sopra la sua scivania, attirò la sua attenzione. Lo prese in mano, guardando la foto che vi era dentro con sguardo malinconico e deluso.
“Dove sei Shinichi?..” disse con un filo di voce “Mi manchi, tanto”.
Già, Shinichi. Il suo amico d’infanzia, la persona di cui lei si fidava più di se stessa, il ragazzo che amava, che non vedeva da più di un anno, che non la degnava di una telefonata da più di quattro mesi: esattamente da quando Conan non viveva più con lei.
Era stanca, stanca di questa situazione. Stanca di essere sempre messa da parte a causa del suo lavoro, che non gli permetteva di vederlo, o anche solo di sentire la sua voce, di farle sapere che stava bene, stanca.
Ma Ran non voleva pensare a questo quel giorno. Era domenica, ed era stufa di rimanere quasi sempre chiusa in casa per colpa dei suoi continui problemi che la facevano deprimere.
Almeno per un giorno, uno solo, voleva divertirsi, uscire, svagarsi! E c’era solamente una persona che poteva aiutarla; la più pazza ragazza che lei conosceva, l’unica persona in quel periodo che riusciva ad accendere una lampadina nei suoi momenti più bui, nonché la sua migliore amica, Sonoko.
In men che non si dica Ran, prese il suo cellulare e inviò un messaggino all’amica, dandole appuntamento davanti la Torre di Tokyo. Sonoko, ovviamente, accettò senza farselo ripetere due volte: ormai, lei e Ran, a causa della tristezza di quest’ultima, non uscivano spesso e questa cosa le mancava.
Erano quasi le nove del mattino. La giovane Ran si era ormai vestita di tutto punto ed era pronta per uscire, quando improvvisamente, suonò il campanello dell’agenzia investigativa.
“Papà! Vestiti, potrebbe essere un cliente! Muoviti!”.
Si diresse verso la porta d’ingresso e l’aprì, trovandosi davanti il ragazzo che tanto la faceva star male.
Rimase immobile qualche istante, credendo di stare sognando ma, per fortuna, era tutto vero.
Shinichi era lì, davanti a lei, più bello che mai, mostrando un sorriso smagliante, aspettando che Ran dicesse o facesse qualcosa.
La ragazza sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime tanto di gioia, quanto di rabbia. Non sapeva cosa dire, come comportarsi. Se saltargli al collo e abbracciarlo oppure prenderlo a pugni per non essersi fatto vivo tutto questo tempo.
Rimasero parecchi istanti a guardarsi, quando finalmente uno dei due si decise a parlare.
“Ciao, Ran. Mi sei mancata.”
 
 
 
 
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Martins