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Autore: Lady Idril    08/06/2012    0 recensioni
Questo è il primo racconto che pubblico su EFP, è uno spaccato di vita della mia classe, così come la vedo giorno per giorno.
Era tanto che non avevo "ispirazioni", fino a quando non mi sono resa conto che il prossimo sarà l'ultimo anno che passerò insieme ai miei compagni.
Ho deciso, così, di descriverli con affetto, dall'esterno.
Penso sia simile a un'istantanea di tutte le classi; dopotutto, chi non ha le inseparabili, gli ansiosi, i silenziosi...
Spero vi piaccia.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Noi, la II A

The sound of silence

 
“Siete diciannove sfingi! Dopo quattro anni devo ancora imparare a non farvi domande!”.
Tipica frase della professoressa di matematica dopo averci chiesto un banalissimo “Come va?”. E non ha tutti i torti, lo sappiamo.
Noi siamo la II A, la silenziosa II A.
Se passi davanti alla porta chiusa della nostra aula, non senti una mosca volare; se i professori ci chiedono un’opinione, passano diversi minuti fra sguardi incerti, lo sfogliare di libri e quaderni, occhi che guardano fuori dalla finestra, fino a quando qualcuno prende coraggio e parla o, più frequentemente, finché non viene fatto cadere il discorso e la spiegazione ripresa.
Visti da fuori sembriamo tutti uguali, uniti nel silenzio; eppure non potremmo essere più diversi.
Fra noi vi sono i silenziosi, quelli veri, il cui silenzio puoi vederlo: li circonda, li chiude in un guscio. Li protegge. Parlano poco, e con pochi.
C’è chi, nel suo tacere, si esprime disegnando; lo vedi chino sul banco, quasi nascosto dalle braccia e dalle mani che tengono la testa, rialzandola per ascoltare qualcosa che gli interessa o per rispondere a una domanda, quindi rituffarsi nell’arte.
Durante le lezioni lo vedi parlare solo con il compagno di banco… Di cosa? Non si sa!
Se passi loro vicino si zittiscono, ma sbirciando il banco vedi segni di matita, cerchietti e crocette. Giocano a tris.
Vi sono, poi, le coppie di sempre. Sono coppie di amiche, e lo sono da tempo immemore. Vedi la complicità negli sguardi che si scambiano, nei loro sorrisi. Una pensa, l’altra parla.
Se le osservi, vedi somiglianze e differenze, fra loro ve n’è sempre una più aperta ed espansiva, e la sua metà più pacata e riflessiva. Sono tre coppie, tre simboli dello yin e lo yang.
E’ tra loro che scegli dove andare se vuoi avere un dibattito politico, se hai un disperato bisogno di aiuto nelle materie scientifiche, se vuoi consigli per il sabato sera, se non ti ricordi una puntata di una qualche serie tv, se vuoi spanciarti dalle risate perché c’è chi ogni tanto se ne esce con commenti non poco ilari.
In fondo, in un angolo della classe, sono seduti gli opposti per definizione, a vederli non diresti che sono amici: uno è l’amante degli assoli a tutto volume, dei riff di batteria accompagnati da urla e da lampi accecanti, del rumore e della folla, l’altro fa la gara a chi parla di meno con la statua del Mosè, e ancora non è stato stabilito alcun vincitore. Vedi come uno si nasconde le cuffie sotto la felpa nera, mentre l’altro fissa la lavagna? Potresti dire di vedergli i calcoli matematici negli occhi.
Di fronte alla lavagna c’è un muro. Una parete fatta a persona, gli occhi bassi, fissi su qualcosa di cui nessuno sa niente. Ogni tanto alza la testa, ha un guizzo, parla!
Poi, improvvisamente, si zittisce, guarda di lato qualcosa sul pavimento, per tornare la stessa parete di prima.
Se senti ridere durante le ore di scuola, sai per certo che a farlo è il centro esatto della classe: gli occhi che brillano, la testa voltata per nascondere il riso, la mano sulla bocca mentre la compagna di banco guarda il libro o il quaderno tentando di concentrarsi e non farsi beccare.
Come in ogni classe che si rispetti ci sono gli ansiosi, anche se non avrebbero motivi per esserlo. Durante le interrogazioni ti fanno sudare freddo, e non solo perché sanno tutto, ma perché neanche una camicia di forza potrebbe farli stare fermi: muovono le gambe, le mani, addirittura la schiena avanti e indietro. Tremano. Se sono interrogati da in piedi camminano o si spostano da un piede all’altro. Finita la tortura, si rilassano e riprendono posto con un sospiro di sollievo, tornando come prima.
Infine vi è la fila dalla finestra, la fila delle finte mute, di quelle che parlerebbero, ma essendo in minoranza, si adattano.
In fondo scorgi spesso una felpa verde e un ciuffo di capelli biondi che si accasciano sul calorifero d’inverno o si appoggiano alla finestra quando fa caldo. A lei piacciono il cielo grigio, la pioggia, i tuoni… Anche se con questo tempo preferirebbe stare a casa.
Guai se entra un insetto in classe o se trema qualcosa! C’è chi ha le fobie! E spesso riesce ad attaccarle anche a te, con il risultato, finito il caos, che si scoppia a ridere più o meno rumorosamente fra qualche bonaria presa in giro. Ma se chiedi qualcosa, fidati che ti saprà rispondere, nonostante arrivi in classe dicendo “Ragazze, non so niente!”. Se poi sei genoano, è meglio stare lontano da quel banco, sempre che tu voglia continuare a vivere. Abbiamo le tifose doc. Spille, astucci, braccialetti, felpe, tute… c’è chi ha anche le unghie con i colori del Doria e, fidatevi, con il caratterino che ha, bisogna stare molto attenti a come parli e a cosa dici… A educazione fisica, non la batte nessuno. Che nessuno la sfidi.
Capelli scuri, carnagione chiara, a colpo d’occhio un banco lo si potrebbe caratterizzare così. Poi guardi meglio. La testa leggermente inclinata a destra, i capelli tutti da un lato, si esamina le doppie punte, le unghie curate, perfette. Ha le guance rosee, e spesso è vestita di scuro, i suoi colori? Nero, blu e viola. Talvolta grigio e marrone. Se sei giù, parla con lei, ti farà ridere. Se poi hai mal di schiena non ne parliamo, lei è la cura!
Ed ecco l’ultima, accanto alla finestra, sempre disordinata, anche lei cerca di stare zitta, riuscendoci malamente. Cosa fa durante le ore di scuola? Esaspera la sua vicina, molto precisa, imbrattando il banco di pennarello scrivendo tutto quello che le passa per la testa, testi di canzoni, citazioni, oppure disegnando alberi fioriti che verranno miseramente cancellati dal cencio di un bidello.
Parlale di musica, libri, film e la farai felice, mettile davanti un’equazione e la vedrai perdersi tra un senx e un cosα. Chiedile qualcosa d’inglese e sarà lì pronta a risponderti, e se non lo sarà subito, lasciala correre a cercare un vocabolario, tornerà in men che non si dica.
Datele un foglio e una penna, e lei scriverà. Di cosa? Della sua classe. 

  
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