Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: chi_lamed    09/06/2012    2 recensioni
"È così che deve andare.
Devo tornare al mio posto, nell’ombra che brulica di ricordi e rimpianti.
Volente o nolente, io ora appartengo alla notte; mia è l’oscurità vellutata che porto sempre con me, nei miei occhi, nei miei capelli, nelle mie vesti che fluttuano al mio incedere che non conosce esitazione. Nel mio cuore marchiato a fuoco dal rimorso."

Alcune riflessioni notturne di Severus davanti alla luna, in una delle notti più buie della sua vita: quella in cui ha saputo di dover dire addio anche al Ragazzo Sopravvissuto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Le stelle brillano di più, quanto più fonda è la notte'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Nota: storia scritta di getto (ormai ci ho preso gusto), sulle note della canzone "Non ho" tratta da Bernadette Musical Opera e cantata da Vittorio Matteucci nel ruolo del Commissario Jacomet. Questo è il link al backstage dell'opera andata in scena al Sistina di Roma: http://www.youtube.com/watch?v=FW5aMcbLLMk.



Non ho



Lo sciabordio delle onde sulle rive sassose del Lago Nero ha un che di calmante. Melodico e ritmato, sembra una ninna nanna pronta a cullare il sonno degli abitanti del castello.
Ma non il mio.
Non c’è alcun rimedio per me, tranne qualche pozione capace di trascinarmi in pochi minuti in un oblio senza sogni, comodo solo per dare riposo a queste membra stanche di vivere. Per la mente e lo spirito, invece, non c’è soluzione, nulla che possa distrarmi nemmeno per un istante dal dolore che provo e che da anni mi è fedele compagno di vita.
Passeggio lento, con le mani in tasca, negli occhi solo il brillio della placida luna che si specchia nelle acque. La invidio: lei può rimirarsi senza provare ribrezzo per se stessa, bella anche quando osserva questo mondo ridotta ad un misero spicchio. In un modo o nell’altro, lei avrà sempre ragione della notte che la circonda, anche quando giocherà a nascondino, pronta per un nuovo scintillante ritorno in scena che si ripete ciclico da milioni di anni.
 
Calma, brezza, pace.
Sono abbastanza lontano dal castello, che si staglia all’orizzonte con la sua ombra imponente.
Forse qui posso mettermi a gridare senza che nessuno mi senta. Ma servirebbe?
Punto gli occhi verso le torri che svettano sfidando le altezze.
Due sono quelle che, solo a guardarle, mi si stringe il cuore. Le riconosco anche da qui, tanto mi sono care.
In una la luce è ancora accesa e non posso fare a meno di sorridere, pensando che sicuramente Fanny starà protestando vivacemente perché il suo padrone non se ne va a dormire.
Albus, quanto resterai? Per quanto tempo potrò vedere ancora il tuo sorriso ed il tuo sguardo sornione dietro quelle lenti a mezzaluna?
Quanto manca al momento in cui la mia anima sarà nuovamente spezzata dallo strazio?
Domande che non trovano risposta, mi devo rassegnare.
Non tutto quel che vorremmo si trova scritto nei libri, il sapere di intere generazioni è un misero zero davanti agli errori madornali che ogni giorno si compiono. Che io ho compiuto.
 
Avevo sete di conoscenza, volevo il riscatto, fame di nozioni che potessero farmi emergere. Mi sono ritrovato a stringere un misero pugno di sabbia.

 

Io che pensavo che non ha alcun senso
credere senza una prova del vero o del falso, così
sento nel petto il ghiaccio del cuore
io che adesso so le cose che non ho.

 
Mi sono ritrovato a stringere il nulla e ad invidiare la più piccola scintilla di felicità che permea le vite altrui.
Felicità. Una parola dai molti significati.
Non mi appartiene, né lei, né tantomeno loro.
Posso solo stare a guardare la vita che scorre, ben barricato all’interno della mia roccaforte di ghiaccio, nella quale ho congelato ogni emozione, impedendole di trapelare sul mio viso e rivelarsi agli altri.

 

Non ho, non ho amore da portar con me.
Ho freddo, la sera il silenzio mi aspetta laggiù.
Non ho, non ho, non ho che vuoto e spine in me
Mi sento da solo in un mondo che mio non è più.

 
Ma se ho impedito ai sentimenti di mostrarsi, non posso fare a meno di provarli, tutti, nel mio cuore. Non posso fare a meno di amare un sogno passato, racchiuso nel verde smeraldo e accompagnato da una cristallina risata di bimba. Di voler bene ad un vecchio mago bizzarro, capace di leggermi l’anima con il limpido azzurro dei suoi occhi e poggiare la mano sulla mia spalla con ferma e paterna dolcezza.
Non posso fare a meno di struggermi di dolore nel posare il mio sguardo su un’altra torre, dove riposa uno scapestrato ragazzo a cui ho imparato ad affezionarmi. Dovrò dire addio anche a lui e già tremo al solo pensiero.
È questa la punizione per le mie colpe? Dover sopravvivere a tutte le persone che amo?

 
Mi volto verso la luna, le mani chiuse a pugno in una vana ribellione alla sorte.
Ho rabbia, soltanto rabbia cieca e furibonda verso questi eventi che sembrano precipitare ogni giorno di più ed io con loro. Non posso fare altro che sfogarmi con questo astro imperturbabile, che scivola sulle umane vicende senza curarsi di loro, indifferente al male ed al bene, allo strazio e alla gioia più pura.

 

A me che ogni notte spegnevo le stelle
la luna mi guarda, non parla, mi ascolta nel nero lassù.

 
Vorrei potermi cullare in una pia illusione, nella speranza che le cose prima o poi possano cambiare.
Vorrei che ci fosse una luce soltanto per me, qui, ora, in questo momento.
 
Abbasso le mani lungo i fianchi, inerme e sconfitto; distolgo gli occhi dalla luna, tornando a guardare il lago ed i suoi argentei bagliori.
Nessuna luce: la notte del mio cuore non ne è meritevole.
Respiro a pieni polmoni, mentre volto le spalle all’astro ed imbocco il sentiero che mi riporta al castello. È così che deve andare.
Devo tornare al mio posto, nell’ombra che brulica di ricordi e rimpianti.
Volente o nolente, io ora appartengo alla notte; mia è l’oscurità vellutata che porto sempre con me, nei miei occhi, nei miei capelli, nelle mie vesti che fluttuano al mio incedere che non conosce esitazione. Nel mio cuore marchiato a fuoco dal rimorso.

 

Non ho, non ho, non ho che vuoto e spine in me.
E tutte le notti inseguo le ombre,
morendo d’angoscia ti vedo, davanti a me.

 
Di fronte a me, il dovere, stabile e solido più delle pietre su cui poggia questo millenario castello. Non vacillerà, così come non vacillerò io lungo il percorso che gli eventi hanno deciso per me. Che la luna prosegua pure il suo giro, facendosi beffe delle umane vicende.
Con il favore dell’ombra, in un modo o nell’altro, avrò la mia vittoria sulla vera oscurità che non conosce l’amore.


***

Nota dell'autrice: uuuhhh, ma che triste che m'e venuta! No, non era nelle mie intenzioni primarie, anzi, proprio non era in programma perché lo studio malandrino avrebbe dovuto avere la precedenza. Sono certa che all'esame la mia coscienza si vendicherà.
Ma mi riprometto una cosa: se mai avrò altre ispirazioni canore-letterarie con a tema la notte, voglio che ne venga fuori qualcosa di leggero, perché nello scrivere questa mi sono venuti giù lacrimoni a non finire.

Sono gradite recensioni e critiche costruttive per quanto riguarda stile e trama.

 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: chi_lamed