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Autore: luxaeterna    09/06/2012    6 recensioni
Gli attimi poco prima la morte di Nuria Monfort, un piccolo flashback che ho voluto scrivere di mio pugno in quanto sono estremamente innamorata di questo personaggio. È un punto di vista assolutamente personale, ma mi piace pensare che l'autore de "L'Ombra del Vento" l'abbia immaginata proprio come ho fatto io.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nuria Monfort passeggiava per le Ramblas con una borsa pesante tra le mani esili e lo sguardo perso nel vuoto. Teneva i lunghi capelli striati di bianco legati in una coda lenta, che le donava un aspetto ancora più trasandato del solito. Indossava un cappotto di lana grigia lungo fino al ginocchio, una gonna nera a vita alta ed una camicia blu infilata dentro di essa, con un lembo che sporgeva timidamente. Probabilmente era di ritorno a casa, perché aveva lo sguardo trasognato di chi non ha più nulla da fare per occuparsi i pensieri ed è costretto a ricadere nella dura realtà. Le mani tenevano la borsa per i manici di tela in modo così superficiale che sembrava pronta a gettarla via da un momento all'altro. Camminava lentamente, forse temendo di tornare a casa e ritrovarsi a parlare con gli spettri che erano diventati i suoi ricordi. Magari aveva paura di tornare a sfiorare la macchina da scrivere con le dita, o di sdraiarsi nel letto che aveva condiviso con Julián e con Miquel, presa dalla passione per il primo e dalla tenerezza per il secondo. La penombra del suo appartamento era quasi una maledizione, il prezzo da pagare per essersi innamorata di un uomo che non avrebbe mai potuto avere ed essersi sposata con il suo migliore amico senza mai amarlo veramente, solo per pietà o per tenerezza. C'era qualcosa, in quel viso, che lasciava trapelare una stanchezza infinita, un tiepido abbandono a quella che era la realtà che si prospettava davanti ad una poco più che quarantenne. Non era uno sguardo giovane, il contrario: c'erano già delle rughe, dei segni chiari di tristezza e di dolore, quel tipo di dolore che ti segna l'anima e ti rimane a fior di labbra o nella luce degli occhi. Nuria Monfort non rideva di cuore da anni, talmente tanto che la sensazione di divertimento non le apparteneva più e quando l'avvertiva le sembrava di non sentirsi bene. Pian piano, a passo lento, percorse il suo tragitto fatale, quasi come se sapesse già ciò che l'aspettava. Era da poco terminata la guerra, le strade puzzavano di morte e di sangue. Un gelo anomalo e che non aveva niente a che vedere col tempo s'insinuava nella carne e nelle ossa, fino a cingere il cuore e lo stomaco in modo da non lasciarli andare mai del tutto. Si diceva che chi viveva una guerra non ne usciva mai completamente a posto, ma i più non sapevano che era riferito soprattutto allo spirito ed al cervello. I ricordi continuano a tormentarci fino a quando non saremo più in grado di pensare o di comprendere che teniamo ad una persona. Il bene, così come il male, può essere espresso anche da un bimbo o da un povero vecchio morente. Il ricordo, però, rimane dentro ad ognuno in modo che nessuno possa mai dimenticare, se non a causa di patologie serie. Nuria avrebbe preferito essere stata ammazzata in principio, quando tutto sembrava solo una ragazzata ed il fantasma della guerra sembrava ancora lontano. Ora, dopo aver affrontato a viso aperto gli scontri e le delusioni, poteva ritenersi soddisfatta. Era riuscita a rovinarsi la vita con le sue mani. Qualcuno l'aspettava davanti casa. Nessuno vide Nuria Monfort fermarsi a pochi metri dallo sconosciuto, così come nessuno vide il suo sorriso amaro, o forse d'abbandono, poco prima che la lama del coltello la raggiungesse dritta nel cuore. Probabilmente ci fu chi assistette alla scena, ma nessuno volle realmente credere che Nuria era morta, forse per codardia o per malinconia. Altri cinque colpi la raggiunsero al collo e al ventre, ma era già morta. Lo sconosciuto, gettato il coltello lì vicino, si era dileguato con la maestria di un professionista ed aveva atteso in mezzo alla folla poco più in là, per poi darsela a gambe e tornare in commissariato a fare il suo lavoro. Nuria Monfort era morta con il sorriso stampato in volto, l'ultimo della sua vita, e quell'immagine sarebbe rimasta impressa nella mente del poliziotto fino alla fine dei suoi giorni. In tempo di guerra, ma anche subito dopo, tutti sono amici e nessuno è alleato. Il funerale si sarebbe svolto due giorni più tardi, sotto la pioggia battente, e sulla lapide avrebbe brillato una foto bagnata della piccola Nurieta, di quando aveva forse vent'anni o poco più. Nuria Monfort non era ancora sfiorita, eppure era stata sepolta in mezzo alla terra come un fiore marcio.
  
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