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Autore: Fenrir_23    09/06/2012    13 recensioni
Breve one shot per il compleanno di Itachi.
All'interno c'è un piccolo accenno ItaSasu, ma è talmente lieve che ... non mi sembrava nemmeno il caso di mettere l'avvertimento "Shonen ai".
“Niisan!”
“Uff … Sasuke, cosa c’è?”
“Come mai non ti sei ancora alzato? Oggi siamo rimasti a casa da scuola apposta per festeggiare insieme, e tu dormi? Dovevamo andare a fare un giro, noi due!”
"Notò la bacinella d’acqua ai piedi del letto e il fazzoletto umido sulla fronte del più grande, e le ci vollero pochi secondi per giungere all’ovvia conclusione che Itachi doveva essere stato male proprio il giorno del suo compleanno –forse a causa degli sforzi troppo intensi delle settimane precedenti – e che Sasuke si era preso il compito di occuparsi di suo fratello."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve gente XD
Questa one shot è un piccolissimo omaggio per il compleanno di Itachi, una cosa molto leggera …. e molto breve. Il suo scopo è giusto quello di intenerirvi un pochino, niente di troppo pretenzioso.
Sappiate che è una specie di spin off di un’altra fan fiction ItaSasu che sto scrivendo (una long di non so quanti capitoli) che probabilmente inizierò a pubblicare verso luglio/agosto ^_^
Che dire, spero possa piacervi, commenti graditi :3
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quella mattina Sasuke Uchiha si era svegliato di buon umore – pensando con un po’ di orgoglio alla faccia che avrebbe fatto suo fratello nel trovarsi davanti agli occhi la splendida torta che lui aveva preparato – e ci era rimasto parecchio male nel trovarlo ancora a letto all’alba di mezzogiorno.
 
Lo guardò con disappunto, tamburellando un piede sul parquet per cercare di svegliarlo in modo indifferente, e sbuffò irritato quando lui si limitò a mugugnare qualcosa nel sonno, girandosi dall’altra parte.
Itachi aveva diciassette anni – compiuti proprio quel giorno – e oltre a studiare con brillanti risultati svolgeva diversi lavori, per aiutare la madre che, dopo la morte del marito ormai nove anni prima, si era sempre occupata da sola di lui e Sasuke. Per questi motivi era sempre molto stanco e spesso approfittava dei momenti liberi come quello per recuperare le ore di sonno perse.
Sasuke attese ancora qualche minuto, e quando non ottenne nessuna risposta finì per andare a sedersi con poca grazia – e un’indifferenza sconcertante – sulla schiena del fratello maggiore, innervosendosi ancora di più quando lui non rispose.
“Niisan!”
“Uff … Sasuke, cosa c’è?”
“Come mai non ti sei ancora alzato? Oggi siamo rimasti a casa da scuola apposta per festeggiare insieme, e tu dormi? Dovevamo andare a fare un giro, noi due!”
Lui si prese qualche momento per rispondere, trovando a malapena la forza per parlare. Erano due settimane che non faceva altro che lavorare e studiare senza concedersi un attimo di pausa, dormendo sole quattro ore a notte, e gli dispiaceva di non avere nemmeno le forze per alzarsi dal letto proprio il giorno del suo compleanno; perché gli sarebbe piaciuto passarlo con Sasuke, la persona alla quale voleva bene più di tutti.
“Spostati dalla mia schiena otouto, non riesco a girarmi.”
Quando lui obbedì senza protestare Itachi tentò di alzarsi dal letto, ma un forte capogiro lo costrinse a rimanere sdraiato. Si toccò la fronte, e non si stupì più di tanto nello scoprire che era bollente.
“Cosa succede?”Gli chiese Sasuke, un po’ preoccupato nel vederlo così stanco.
“Credo di avere la febbre, otouto.” Nel dire quelle parole Itachi chiuse nuovamente gli occhi, che gli bruciavano in modo tremendo, e anche così non gli fu difficile immaginare il disappunto sul volto di suo fratello minore.
“Mi spiace …”
Restarono in silenzio per alcuni minuti.
“Comunque auguri …”
Disse Sasuke alla fine, un po’ in imbarazzo, per poi aggiungere: ”Ti avevo preparato una torta come regalo di compleanno … ma …”
“Perdonami otouto … sto davvero male, non me la sento di mangiarla ora … però grazie mille, sono certo che sarà buonissima.”
Itachi fece uno sforzo per alzare una mano verso la testa del fratello e scompigliargli delicatamente i capelli scuri, soffermandosi poi ad accarezzargli una guancia.
Quando lo vide allontanarsi ed uscire dalla stanza pensò per un attimo che lui avesse intenzione di lasciarlo stare e basta per il resto della giornata, e si fece sfuggire un sorriso affettuoso quando invece Sasuke tornò portandosi dietro una bacinella piena d’acqua, dei fazzoletti di stoffa e un termometro.
“Dovresti provare la febbre.” Gli fece notare il minore, sbattendo il termometro per regolarlo prima di fargli misurare la temperatura.
“Si, si, lo so …”
Itachi si tirò lentamente a sedere, rimanendo a fissare un punto imprecisato della sua stanza, fino a quando Sasuke gli porse il termometro.
Passati cinque minuti entrambi rimasero abbastanza stupiti quando videro che la tacca dell’oggetto segnava trentotto e mezzo di febbre.
“Hai proprio un febbrone, niisan.” Fece in tempo a mormorare Sasuke, prima che lui si buttasse nuovamente sul letto, stanco.
“Credo di aver davvero esagerato queste ultime due settimane; avrei dovuto concedermi qualche ora in più di sonno...”
L’Uchiha più grande si fece sfuggire un profondo sospiro di sollievo quando il fratello gli posò un fazzoletto umido e fresco sulla fronte, facendogli un po’ d’aria con un libro di scuola che prese dalla scrivania per utilizzarlo a mo’ di ventaglio.
“Guardiamo un film insieme, niisan?”
Propose Sasuke dopo un po’, probabilmente perché stava iniziando ad annoiarsi. La televisione si trovava sulla scrivania di Itachi, proprio di fronte al suo letto, e quindi per vederla lui non avrebbe nemmeno dovuto alzarsi, così si limitò semplicemente ad annuire, troppo stanco per dedicarsi a ragionamenti più elaborati.
Non poté fare a meno di trovare suo fratello tremendamente adorabile mentre preparava il tutto per la visione del film e andava a procurarsi degli snakcs da sgranocchiare.
Quando Sasuke si andò a sedere di nuovo vicino a lui, sul letto, Itachi lo abbracciò istintivamente, cingendogli la vita in modo protettivo e – se ne rese conto – un po’ ambiguo, anche se preferì non soffermarsi a riflettere su quell’ultimo particolare.
Del film Itachi riuscì a cogliere solo qualche immagine confusa – che gli bastò per capire che si trattava di una di quelle storie sui Ninja e i Samurai che piacevano tanto a Sasuke – ma dopo qualche minuto gli risultò particolarmente difficile tenere gli occhi aperti.
Allora il fratello minore prese ad accarezzargli delicatamente i capelli in modo impacciato e con imbarazzo; più abituato a ricevere affetto che a darne, anche se questo non indicava che non ne fosse in grado.
Itachi alla fine si concesse di abbandonarsi al sonno, e finì per addormentarsi nel giro di pochi minuti, pensando, come ultima cosa, che nonostante la febbre quel compleanno non stava andando poi così male. Passare una giornata in quel modo con Sasuke era tutto quello che poteva desiderare.
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando Mikoto tornò a casa dal lavoro si precipitò subito nella stanza di Itachi – senza neanche cambiarsi d’abito – per fare gli auguri al suo amato figlio che quel giorno compiva ben diciassette anni.
Non riuscì a non trovare adorabile la scena dei suoi due figli che dormivano abbracciati uno all’altro, davanti al televisore ancora accesso che lasciava scorrere uno dei film preferiti di Sasuke, e per un attimo pensò di svegliare Itachi per fargli gli auguri, ma alla fine si limitò solamente a spegnere la tv.
Notò la bacinella d’acqua ai piedi del letto e il fazzoletto umido sulla fronte del più grande, e le ci vollero pochi secondi per giungere all’ovvia conclusione che Itachi doveva essere stato male proprio il giorno del suo compleanno –forse a causa degli sforzi troppo intensi delle settimane precedenti – e che Sasuke si era preso il compito di occuparsi di suo fratello.
Abbassò silenziosamente la tapparella, lasciando entrare solo un po’ di luce e tirando poi le tende, e dopo averli guardati un’ultima volta, si richiuse la porta alle spalle con delicatezza. I suoi bambini erano davvero adorabili.
 
 
   
 
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