Il panorama si tinteggiava di rosa per poi cedere il posto al blu che poco dopo si sarebbe tramutato in nero in una metamorfosi delicata.
E il sole calava i suoi raggi d'oro, in cammino verso una nuova terra.
Oltre alti monti e oceani azzurri di nettuno, oltre le foreste delle fate e oltre i secchi deserti si innalzava un casato immenso, e un portone di legno rifinito con decorazioni floreali era il suo tesoro. L'estetica ottocentesa dominava.
All'interno il freddo crudo aveva la meglio.
Infondo, davanti a uno spoglio altare sedeva l'Incantatrice.
Dopo attimi di sospiri della "chiave del divino" e attimi di silenzi impenentrabili finalmente un segno del suo arrivo, l'arrivo dell'Angelo nero.
Boom! si sentì il veloce cigolio del portone seguito da un tonfo.
Faceva più freddo ma per creature del genere, pff, non era niente.
Eccolo finalmente!
Era stanco.
Respirava affannato con il capo chinato sulla spalla sinistra fissando la "sua" donna mostrando un mezzo sorriso malizioso. Della camicia bianca rimanevano brandelli sporchi infilati nei pantaloni neri che gli sottolineavano il fisico perfetto.
Quelli affanni smisero di esibirsi. Riprese compostezza, raddrizzò il busto e con eleganze si avvicinò lento all'altare.
La donna, o meglio dire ragazza per la sua govane età, felice del suo arrivo sorrise entusiasta quella giornata di solitudine finì finalmente, ma teneva al suo orgoglio. Cosa c'è di meglio che opprimere il sorriso in una smorfia?
<< Sei tornato...>>
<< Che allegria!>> ribattè lui, ironico...
Incobbe un silenzio impassibile di distacco e disineteresse.
Le ampie mura erano una cella monotola e agghiacciante per Anthea - il suo nome, o come l'angelo nero l'ha battezzata- non le era concesso allontanarsi.
Lui, oh lui, una creatura mistica e notturna e ormai anche umana...
I passi rimbombavano con leggerezza, e poi si fermò davanti ai due scalini poco distante dai piedi di lei. Ansimò, chiuse gli occhi; sorrise di nuovo e salì.
Anthea cercava di non guardarlo, sapeva che se lo avrebbe fatto rimarrebbe ammalliata dai suoi occhi grigi ma ormai tinti del colore del sangue.
Cominciò a girarle attorno adagio con il capo rivolto a lei.
Lei, impassibile.
E quell'affascinante tenebroso sospirò, ancora, triste ma ironico.
<< Non sei felice di vedermi?>> si passò una mano trai i folti capelli neri
<< Non mi accogli neanche con un sorriso?>>
Si fermo alle sue spalle, si chinò in avanti carezzandole la fronte con la mano marcata dal segno del tradimento divino e scese verso la gota arrivando alle turgide labbra e ancor più giù del collo fino al petto fremente.
Appoggio la sua mano sinistra con forza sul seno di lei. Gemette. L'eccitazione pervase quel corpo femmile, così fragile.
Quella fiamma che teneva dentro si liberò in un lamento senza suono.
Ritirò la mano.
<< Questa è paura? ... O è amore?>> le sussurrò.
"Amore"... lei odiava quella parola, pronuncita senza sentimento dalle labbra profane di lui.
Riprese controllo del suo corpo.
<< Non me lo vuoi dire?>>
Lo amava? Lo odiava?
Si alzò tremando, non voleva guardarlo, non voleva mostragli l'imbarazzo.
<< Le tue maniere sono rozze!>>
Uno di fronte all'altro.
Lo guardò e si diresse con passo soave verso la porta che portava alla sua stanza con le guance che brucavano.
<< Aspetta!>> urlò lui correndo verso di lei dimenticandosi delle profonde ferite della battaglia.
Lei, immobile.
Le strinse la vita e le prese il mento. Si avvicinò al suo orecchio per un ultimo sussurro, gentile.
Le strinse la vita e le prese il mento. Si avvicinò al suo orecchio per un ultimo sussurro, gentile.
<< Lo so che mi desideri.. quanto io desidero te..>>
Un onda di piacere le pervase i sensi.
Non poteva cedersi a quello, un angelo nero che venerava se stesso, che applaudeva alle tenebre e disprezzava il sole.
Comprese il peccato.
Comprese il peccato.
<< Gabr->> non le lasciò finire la frase. Premette le propre labbra contro le sue senza alcun movimento.
Non poteva sottomettersi al volere di una simile creatura ma questo è solo un pensiero. Ritrasse la bocca prima di cadere nel oblio.
<< Gabriel. Che tu sia maledetto.>>
<< Tu sei qui per impedirlo.>>
Lui rise.
Lei se ne andrò, per dormire.