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Autore: Dottoressa Stein    10/06/2012    2 recensioni
Il Titanic è stato portato via insieme a Jack e altri passeggeri dal grande oceano. Rose è salva,la statua della libertà si erge di fronte a lei. Ce l'avrà fatta a superare il trauma della morte del suo amato? Ebbene,quel giorno smetterà di piangere e porterà avanti i sogni suoi e del ragazzo,che tanto avevano desiderato fare insieme.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Rosalinda Dewitt Bukater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Assorta nei miei pensieri,non mi accorsi di un uomo che si avvicinò a me. "Mi scusi,può dirmi il suo nome?" Alzai lo sguardo,tornando con la mente a quella nave che mi stava portando in salvo. "Rose." Risposi. Poi,quasi senza neanche pensarci,dissi "Rose Dawson". Dawson. Jack. Il MIO Jack. Abbassai lo sguardo,rendendomi conto che ormai Jack non era mio,ma apparteneva agli oscuri meandri dell'oceano. Quello stesso oceano dove la nave dei sogni ci aveva fatto incontrare. Lo stesso oceano che mi aveva portato via per sempre l'uomo che amavo. Le lacrime scendeva sul mio viso,calde rispetto alla pioggia che aveva ormai iniziato il suo corso. Erano le lacrime che versavo per lui. Quelle lacrime che avrei versato ancora e ancora. Ma non oggi. Non di nuovo. Non qui. Presi un respiro profondo e guardai davanti a me. Eccola,la statua della libertà,eccola lì che si ergeva fiera e maestosa. Guardandola,capii che Jack avrebbe voluto che io facessi lo stesso. Mi asciugai le lacrime e mi alzai in piedi. New York era davanti a me,così come i sogni che ora si susseguivano fieri nella mia mente. Io sarei stata proprio come quella statua. Fiera e maestosa,perchè Jack mi aveva insegnato questo,a seguire i miei sogni. E una volta seguiti,sarei stata fiera di me stessa e maestosa a dispetto degli altri. 
 
                                                                                                                                                                      /QUALCHE ANNO DOPO/
 
Quella notte non avevo dormito. Ero in ansia per la mattina dopo. Mio marito Charlie invece,aveva russato tutta notte. Altro fattore che aveva contribuito all'insonnia di quella notte. Così,la mattina alle sette,mi alzai e feci la routine mattutina di tutti i giorni. Preparai la colazione a Charlie,andai a lavarmi,mi vestii e aspettai mio marito nell'atrio della nostra grande casa. Mi salutò con un bacio e poi,una volta usciti,saremmo andati in auto fino ad un maneggio. Quella mattina,indossavo i pantaloni,una camicia e degli stivali da cavallerizza. Ero emozionata. Durante il viaggio,non dissi una parola,bensì mi limitai a guardare fuori dal finestrino. Charlie era abituato a questi miei silenzi,e non gli davano affatto fastidio. L'avevo sposato anche per questo motivo: Non era invadente. Una volta arrivati al maneggio,li vidi: Enormi quadrupedi,resi stupendi da quel manto di diversi colori che ognuno aveva. Sorrisi istintivamente a quella vista. Charlie mi prese la mano e mi portò davanti ad un istruttore. Quest'ultimo mi fece scegliere il cavallo e poi mi insegnò a cavalcare. Scelsi un purosangue inglese,altissimo. Era di un color marrone cioccolato ed aveva una saetta bianca sul muso,tra le orecchie. Dopo averlo strigliato,sellato e tutto,arrivò il fatidico momento. Salire sul cavallo con una gamba da un lato e l'altra dal lato opposto. Misi il piede nella staffa,appoggiai le mani sulla sella,feci pressione e...Ero salita. Immediatamente,un sorriso comparve sul mio volto e su quello di Charlie. L'istruttore non poteva crederci che ce l'avevo fatta,così,ormai fiero di me,mi spiegò cosa avrei dovuto fare. Seguite le sue istruzioni,iniziai a cavalcare. Stavo cavalcando come un uomo. Mentre andavo,guardai davanti a me,sputai per terra e guardai il cielo azzurro. Guardai quella stella che mi sembrava sempre di vedere,ad ogni ora del giorno e il mio pensiero fu rivolto a te. "Guardami Jack,sto cavalcando come un uomo." Mi scese una lacrima e in quel momento mi sentii vicina a te. 
 
Scesa dal cavallo,raggiunsi Charlie,che mi abbracciò. Poi gli chiesi del tabacco,ma lui rispose così,mettendomi una mano sulla pancia: "No,Rose,potrebbe far male al piccolo Jack."
  
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