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Autore: MrEvilside    10/06/2012    16 recensioni
[ CONCLUSA ]
Dopo la cattura di Loki, il suo scettro è stato affidato a Tony Stark, l'unico che abbia resistito alla sua magia soggiogatrice, e Loki consegnato ad Asgard, dove viene detenuto in attesa di giudizio. Quando fugge, i Vendicatori si preparano ad affrontarlo, convinti che il suo primo obiettivo sarà senza dubbio riappropriarsi dello scettro sconfiggendo Tony, ma quest'ultimo scoprirà che per una volta è Loki ad aver bisogno d'aiuto. Il semidio lo porrà di fronte a più di una scelta: vita o morte, verità o menzogna, amore o qualcos'altro, sullo sfondo di una guerra per garantire la pace sulla Terra.
Non sempre è tutto bianco o nero.
[ IronFrost ]
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Dicevo che sarei tornata e così ho fatto <3 Così in presto, in realtà, non me l'aspettavo nemmeno io, ma... l'ispirazione ha chiamato, io ho risposto XD Con una nuova FrostIron per i pochi (ma buoni) fans italiani della coppia <3 Non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa, questo capitolo per la verità è piuttosto breve, ma avrete qualcosa di ben più sostanzioso a partire dal prossimo - questo, dopotutto, è solo un prologo. Uhm, una precisazione: l'icon è opera mia, se rubate vi sfracello, okay? <3 Altra precisazione, di natura un po' meno mortale: la fanfiction ha una trama, ma ha anche tanto slash e inizialmente era pensata anche per avere tanto sesso, ma poi le cose si sono evolute diversamente (edit del 08/10/12). Sicuramente tanto slash, comunque; quello che voglio dire è che non ci sono solo vaghi accenni, niente di preoccupante (?), eccetera, perciò, se dovesse infastidirvi, lasciate perdere la lettura fin da subito <3
Per chi invece rimane, se commentaste mi rendereste molto, molto felice BD Non è che vi minacci di non pubblicare se non commentate (-___-), ma i pareri dei lettori sono sempre molto graditi e mi motivano a continuare :D E prometto che risponderò alle recensioni \o/
Oh, sono su tumblr  e ci sono probabilità che sbuchi qualche ff (o lavoro grafico, perché no?) ogni tanto in inglese, ovviamente FrostIron <3



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#00: Prelude of the fall
Burning here in the room
Feeling that the walls are moving closer
Silent scene, the dark takes me
Leads me to the ending of another day
I’m haunted
-Spellbound, Lacuna Coil
 
Tony Stark era solo.
Seduto sul costoso divano in pelle che fronteggiava la parete a vetrata del suo loft, era immobile e pensieroso, un bicchiere colmo di scotch in mano, le gambe divaricate e le braccia pigramente allungate lungo il bordo dello schienale, all’apparenza in una posizione rilassata.
Soltanto nel suo sguardo si poteva cogliere una certa tensione, un rannuvolarsi di cupe riflessioni mascherato dall’illusoria placidità del suo atteggiamento.
A un tratto ruppe quel contegno da statua di marmo, così insolito per un uomo come lui, levò il bicchiere alle labbra e bevve un lungo sorso. «Jarvis,» chiamò, la voce echeggiò nell’angusto cono di vetro che conteneva il liquore «ci sono state delle variazioni?»
«No, signore» fu l’atona risposta del robot. «Nessuna variazione nelle ultime dodici ore».
«Bene. Grazie, Jarvis».
Neppure Jarvis, per quanto fosse una macchina, aveva avuto bisogno di specificazioni per capire su che cosa il suo padrone volesse essere aggiornato. Forse l’aveva creato un po’ troppo intelligente, pensò Tony, o forse era lui a essere diventato un po’ troppo paranoico.
Fissò il vetro, sul quale le luci di Manhattan disegnavano soffusi giochi di colore. Fino a pochi giorni prima al posto di quella vetrata c’era stata una miriade di frammenti.
Era bastato così poco, quel giorno.
Così poco per scaraventarlo fuori dalla finestra, nel vuoto, a un passo dal morire maciullato sul marciapiede che cingeva la Stark Tower. Lui, Iron Man. Uno degli uomini più intelligenti al mondo – se non il più intelligente, a suo modesto parere. Quanto poco sarebbe stato sufficiente per uccidere una persona comune? Troppo poco.
Erano stati fortunati. Molto fortunati.
I suoi compagni non sembravano rendersene conto; nemmeno Thor, che avrebbe dovuto conoscere la minaccia meglio di chiunque altro, capiva, accecato dal compiacimento d’aver salvato la Terra ed essersi meritato l’eterna gratitudine dei suoi abitanti.
Nessuno di loro aveva visto ciò che lui aveva visto, non avevano sentito ciò che lui aveva sentito.
Quegli astuti occhi azzurri non li avevano sondati con un luccichio divertito e interessato, uno sguardo simile a quello di uno scienziato che studi una cavia particolarmente utile. Quella risatina sibilante non li aveva fatti rabbrividire. Non erano state per loro le parole “Sei un umano estremamente singolare, Anthony Stark”, chiuse in una prigione di vetro, all’apparenza distanti, eppure più che mai udibili e vicine.
Loro attribuivano la sua eccessiva inquietudine allo stress generato dal trovarsi sempre al centro dell’attenzione, dall’essere sempre sotto pressione a causa delle aspettative di un mondo intero. Loro non lo conoscevano così a fondo da poter comprendere, né tantomeno desideravano mettere la Terra in stato di allerta soltanto perché Tony Stark aveva un presentimento – anche se, per quanto lo riguardava, era una ragione estremamente valida. Loro volevano la pace al punto da distogliere lo sguardo da una concreta possibilità di perderla.
Tony però non era mai stato un sognatore, aveva la mentalità troppo concreta dello studioso, del calcolatore. Non era disposto a vivere in una campana di vetro, per quanto bella e confortevole essa potesse essere.
Per quello che aveva potuto analizzare del suo comportamento, Loki sceglieva con grande cura le proprie parole a preludio di quanto avrebbe fatto in futuro.
Fino ad allora era riuscito a coglierli di sorpresa più di una volta – una delle quali aveva quasi conquistato il mondo, per inciso – ma la prossima almeno uno di loro sarebbe stato pronto, almeno uno di loro avrebbe saputo resistere, se anche gli altri avessero scelto di ostinarsi nella loro cecità volontaria.
Almeno uno di loro non si sarebbe lasciato ingannare.
E Tony Stark non aveva mai amato particolarmente essere preso in giro. Amava, invece, essere il primo in ogni campo possibile, amava vincere le sfide, amava trovare qualcuno alla sua altezza e sopraffarlo con il proprio acume – sarebbe stato una menzogna affermare che la sua era semplice preoccupazione.
Era impazienza, adrenalina, eccitazione.
Bevve un altro sorso, l’aroma dell’alcol gli riscaldò piacevolmente la gola. Non vedeva l’ora di restituire a Loki il favore di finire fuori dalla finestra.
 
 
Quando Tony era nel laboratorio, significava che nessuno aveva il permesso di disturbarlo. Neppure per comunicargli che la Terra era sotto attacco, si era premurato di specificare con Pepper.
Di conseguenza, quando la donna fece il suo timido ingresso nella stanza, brandendo un cellulare, l’uomo sollevò il capo dal componente dell’armatura che stava oliando con attenzione e inarcò un sopracciglio. «Mi pareva avessimo stabilito delle regole».
La segretaria si sistemò una ciocca rossa dietro l’orecchio, uno dei gesti preferiti da Tony, che soleva compiere quando era consapevole di essere nel torto e si sentiva in imbarazzo, ma non voleva lasciarlo a intendere, orgogliosa com’era. Sfortunatamente era anche adorabile. «È Fury. Dice che è molto importante».
L’uomo studiò per un istante l’apparecchio che gli veniva porto, scettico, ma alla fine mise da parte armatura e olio e glielo prese di mano.
«Ehilà, Nicky».
«Stark» fu l’asciutto saluto all’altro capo del filo. «Non è un buon momento per il tuo spirito».
«E quando è stato l’ultimo “buon momento”? Mai?»
Non riusciva proprio a trattenersi, era più forte di lui: sembrava che Nicholas Fury fosse nato appositamente per essere oggetto del suo sarcasmo. Tony poteva immaginarlo senza difficoltà che roteava gli occhi – pardon, l’occhio – al cielo e macerava a fatica tra i denti un insulto ben poco professionale, che non era il caso ringhiasse al telefono – era molto, troppo più forte di lui.
Fury decise di ignorarlo deliberatamente. «Siamo in codice rosso, Stark. Lo scettro è ancora in casa tua? È protetto?»
Tony indovinò subito che, ancora una volta, aveva avuto ragione.
Sotto lo sguardo stupito di Pepper, una smorfia a metà tra un sorriso compiaciuto e un ringhio si dipinse sulle sue labbra. La prima mossa era stata fatta; ora era il suo turno di spostare una pedina sulla scacchiera.
«Ovvio. Dubiti di me, Nicky?»
«Fa’ in modo che rimanga al sicuro. Loki è scappato, ma non riusciamo a stabilire la sua posizione. Abbiamo già chiamato gli altri, tra quarantatré minuti esatti l’Elivelivolo sarà nel cielo di Manhattan: lo scettro sarà la prima cosa di cui Loki andrà in cerca, sii pronto. Tu sei l’unico che sappia resistere al suo potere di soggiogamento, nel caso in cui dovesse riappropriarsene».
«Sono Iron Man. Sono sempre pronto, Nicky».
Senza attendere oltre, terminò la chiamata, passò il cellulare alla donna al suo fianco, che lo scrutava contenendo a malapena la propria curiosità, e si sfilò i guanti da lavoro. «Pepper,» la chiamò, il sorriso scomparso, sostituito da un’espressione seria «disdici immediatamente tutti i miei appuntamenti per la settimana».
La segretaria non si mosse, preoccupata. «Cosa succede, Tony?»
«Niente che Iron Man non possa controllare. Adesso va’».
L’uomo si alzò dalla sedia con un movimento fluido e, nell’avvicinarsi a un’altra scrivania a una manciata di passi di distanza, le diede le spalle. Cadde il silenzio, rotto solo dal suo armeggiare con qualcosa che Pepper non poteva scorgere.
La donna osservò la sua ampia schiena, aspettò parole che sapeva non sarebbero arrivate, ma non se ne ebbe a male: nel momento in cui Tony si concentrava su qualcosa, non c’era più spazio per nient’altro. Nemmeno per lei. Era quello l’inconveniente d’essere innamorata di un supereroe egocentrico e megalomane e ormai era stata capace di scendere a patti con se stessa e accettarlo.
Buona fortuna, Tony.
Non osò dar voce a quel pensiero, non osò disturbarlo.
Una volta che la porta del laboratorio si fu chiusa con un sospiro metallico dietro la segretaria, Tony sollevò i polsi alla luce delle lampade e fissò i bracciali di metallo che li cingevano.
Da allora ne aveva perfezionato il funzionamento, potenziato l’armamentario e migliorato l’aspetto. Adesso l’accensione dei propulsori sugli stivali prevedeva un solo secondo e mezzo d’attesa e, anche ipotizzando un eventuale impatto, la corazza era abbastanza resistente da sopportare l’urto e al tempo stesso non rompergli qualche osso, grazie all’adesione perfetta del suo corpo con essa, come fosse una seconda pelle.
Sarebbe bastato?
Tony serrò le mani a pugno.
Sei un umano estremamente singolare, Anthony Stark”.
 
 
Una luce blu rifulse in quelle tenebre avvolte nel silenzio, dapprima poco più che un debole luccichio. Presto, il suo bagliore sfolgorò accecante, strappò il lenzuolo di oscurità.
Il silenzio fu squarciato dal martellare dell’allarme.


  
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