UN TRISTE RICORDO
Non era ancora sorto il sole quando Kagome si
svegliò.
Con gli occhi socchiusi, guardò i suoi compagni
ancora addormentati in quella stanza poco illuminata della casa della vecchia
Kaede; osservò Inuyasha: il suo sguardo mentre dormiva era molto diverso
da quello che aveva durante il giorno, era rilassato e calmo… traspariva
la parte buona di lui che cercava in tutti i modi di nascondere.
Normalmente vedere il suo lui così
l’avrebbe resa serena, ma quel giorno no… non poteva essere felice!
Si sedette sul letto ancora un po’ intontita ma
si riprese subito… Uscì senza fare molto rumore e si fermò
a contemplare il paesaggio appena illuminato dal sole che, intanto, si era
affacciato dietro la collina. Si vide annebbiare la vista e, pian piano una
lacrima rigò il suo volto.
Inuyasha uscì subito preoccupato quando non
vide la sua Kagome nel letto e la trovò lì fuori, di spalle
“Ah ma sei qui, mi ero preoccupato!”
Lei si asciugò in fretta le lacrime e si
girò come se non fosse successo niente
“Ti sei svegliato presto! Pensavo che fossi un
dormiglione…” e dicendo questo gli fece una linguaccia spiritosa
accompagnata da un occhiolino provocante…
“Fai la furba, eh…” rispose con tono
ironico. In realtà capì che c’era qualcosa che non andava
in lei, in ogni caso non disse niente…
Rimasero un po’ lì ma furono disturbati
dagli altri che gli avevano raggiunti.
Partirono e lei li seguì anche se non era
dell’umore giusto per combattere.
Durante il viaggio Kagome non faceva altro che pensare
a cosa rappresentava per lei quel giorno; non seguiva più la
strada… non seguiva più gli altri… Si ritrovò nella
foresta. Si era perduta, ma continuò ad andare avanti.
Si ritrovò davanti al pozzo… il suo
pozzo!
Vederlo la traumatizzò. Le ricordò il
suo mondo… le ricordò lui…
Inuyasha si accorse che lei non c’era e corse a
cercarla
“Dove corri?” chiese Miroku voltandosi
subito
“Vado a cercare Kagome, non dev’essere
andata lontano”
“Allora noi la cerchiamo da quella parte! La
troveremo, non preoccuparti!”
Corse a perdifiato fin quando si accorse che stava
andando verso il pozzo… La trovò in uno stato pietoso: aveva lo
sguardo perso nel vuoto. Lui la fissò… non l’aveva mai vista
così fragile… le era successo qualcosa… avrebbe voluto
aiutarla ma non sapeva come.
All’improvviso sentì un frastuono: un
demone dall’aspetto alquanto singolare apparve alle sue spalle!
Era orrendo! Aveva otto braccia tentacolari possenti e
pelose (quattro inferiori sulle quali camminava e altrettante superiori con le
quali stritolava il nemico), il corpo peloso come quello di un demone volpe, e
un muso caratterizzato da occhi verdi senza pupilla e fauci pronte a sbranare
ogni cosa.
Non appena lo vide, Inuyasha corse verso Kagome
“Andiamo, presto!”
Ma quando la guardò, da vicino, nei suoi occhi
pieni di lacrime e ancora spenti, sussultò
“Ma si può sapere cos’hai?!”
Lei non rispose, si limitò a distogliere lo
sguardo. Lui, nonostante non capisse il problema di Kagome, sapeva che doveva
proteggerla!
Cominciò il combattimento. Nonostante
l’apparenza, il demone era forte e teneva testa ad Inuyasha. Intanto
erano arrivati anche gli altri: un valido aiuto!
Kagome continuò a guardare il pozzo; spinta
dalla voglia di tornare in quel luogo e, soprattutto da lui; cercò di
buttarsi al suo interno ma, poco prima, fu catturata dal demone.
A quella vista, Inuyasha trovò la forza di
sconfiggerlo. La sua spada s’illuminò di una luce splendente e
grazie ad un solo fendente, del demone non rimase neanche l’ombra.
Kagome, dal tentacolo dell’aggressore, cadde a terra
senza sensi a causa di una ferita, Inuyasha corse da lei immediatamente e la
prese in braccio.
Quando si riprese, senza neanche dire una parola, si
scrollò da Inuyasha e si buttò nel pozzo. Lui non capiva il suo
comportamento, ma la seguì.
Lei, non appena arrivò, uscì dal pozzo e
s’incamminò verso quel luogo sperando di non incontrare nessuno,
invece si trovò davanti suo fratello con un’espressione distrutta;
lei si avvicinò con falsa tranquillità e lo consolò, poi
disse
“Ora vado alla spiaggia. Mi raccomando…
cerca di non pensarci…”
“Cercherò sorella…”
aspettò che lei se n’andò, poi pianse.
Inuyasha arrivò subito dopo e lo vide
piangere… Pensò subito a Kagome, allo stato in cui l’aveva
vista prima dello scontro… Cominciò a chiedersi perché
anche lui piangesse… Ma non aveva tempo di farsi domande, doveva
trovarla!
“Scusa se ti interrompo, sai dov’è
tua sorella?”
“Eh… Ah… Tu sei il demone cane amico
di Kagome? È andata alla spiaggia, se vuoi ti accompagno…”
“Ok”
Percorsero poca strada quando Inuyasha chiese
“Non vorrei farti questa domanda… ma tu
sai perché tua sorella è in quello stato, vero?”
“Sì, ma… è meglio che sia
lei a parlartene… Ah… Ecco… siamo vicino alla spiaggia,
scusami ma non riesco ad andare avanti…”
Inuyasha proseguì chiedendosi dentro di
sé, cosa gli avesse impedito di proseguire.
I suoi pensieri furono interrotti dalla vista di lei,
in piedi sulla spiaggia; la osservava di lato: aveva un viso stranamente
sereno, con un velo di tristezza accentuato dall’ombra del pianto.
Si avvicinò a lei con cautela perché non
voleva spaventarla. Mancava ancora qualche metro quando lei disse
“Perché sei venuto qua?!”
Cambiò espressione: ora era furiosa!
“Perché?! Come perché?! È
tutto oggi che non parli e piangi! Ero preoccupato…”
s’interruppe per un attimo “Si può sapere
cos’hai?!”
Intanto si era avvicinato ancora e, col braccio,
l’aveva voltata verso di lui per guardarla negli occhi. Lei, questa
volta, non distolse lo sguardo e, anzi, lo guardò con molta
intensità
“Non dovevi venire qua!” si
affrettò a dire “Non dovevi vedermi così”
E detto questo perse tutta la combattività
dimostrata qualche attimo prima.
Lui l’abbracciò con forza, fu quasi
istintivo.
“Puoi sfogarti con me… dimmi cosa
t’assilla… Posso aiutarti in qualche modo?”
Aveva una voce molto rassicurante, così
rassicurante che lei non poté risparmiarsi una lacrima di sfogo. Lui con
una carezza gliela asciugò.
Si guardarono intensamente per qualche secondo, poi
lei cominciò
“Scusa se ti sto facendo
preoccupare…” dicendo questo si distaccò da lui e riprese a
guardare il mare, ormai tinto di rosso per il sopraggiungere del tramonto
“… Devi sapere che questo è il luogo in cui ho perso mio
padre…”
Udendo questa frase, lui sentì una sensazione
di disagio…
“Era un marinaio, lavorava in un peschereccio.
Questo lavoro lo portava a stare spesso lontano da casa, e ogni volta che
tornava, io e la mamma, lo aspettavamo su questa spiaggia.
Oggi sono sette anni esatti… sette anni da quel
giorno…
Eravamo impazienti di rivederlo, avevamo saputo che
stava rientrando; era stato via per otto mesi e la mamma era estasiata
perchè quando l’avrebbe rivista, avrebbe trovato un bel pancione
ad attenderlo… Ma… quando arrivammo, trovammo i resti di quel
peschereccio e tutti i marinai cadaveri… una tempesta li aveva assaliti…
Mia madre corse da lui, io no… avevo
paura… Lo osservai da lontano: vedevo mia madre disperarsi; io invece
stavo qui terrorizzata, non versai neanche una lacrima… credo che sul
momento non avessi accettato la realtà.
Da allora, ogni anno vengo qui, forse spinta dal senso
di colpa o forse perché, come una bambina, spero di vedere il suo
peschereccio rientrare… non so. Ma oggi stavo per perdere
quest’appuntamento! So che trovare Naraku è molto più
importante, ma… io… ci tenevo…”
“Cosa dici, stupida!” intervenne Inuyasha
bruscamente “Naraku non è più importante di tuo padre! So
anche io cosa vuol dire perdere un genitore! So come ti senti… Anche
io… quando ho perso mia madre ho avuto paura…”
Lei, sentendo questo, si sentì sollevata e
imbarazzata allo stesso tempo: non si era accorta che parlandogli di suo padre,
avesse risvegliato in lui brutti ricordi, ma, in ogni caso, si sentiva meglio
sapendo che anche lui aveva provato quella sensazione.
Lei lo abbracciò teneramente e chiuse gli
occhi, lui fece altrettanto accennando un sorriso
“Grazie Inuyasha…” disse lei
dolcemente “… di esserti aperto con me…”
“Quello che conta è che tu stia
meglio.”
“Sai… venire qui, mi faceva sentire
più vicino a mio padre ma, ora che ci sei tu con me, so che la vita
può andare avanti… affronterò la sua morte in modo
diverso…”
Con l’orecchio appoggiato al torace di lui,
poteva sentire il battito del suo cuore: questo le fece pensare che finalmente
si era avvicinata a lui…
Aprì leggermente gli occhi e intravide, nella
nebbiolina del tramonto, un peschereccio che subito scomparve… Fece un
sorriso e richiuse gli occhi, stringendo più forte il suo Inuyasha.
Lui si allontanò di qualche millimetro,
aprì gli occhi, prese con due dita il viso di lei e lo girò
delicatamente; si sorrisero, lei si alzò leggermente sulle punte dei
piedi, e si baciarono.
Miroku, Sango e Shippo attendevano il ritorno dei due
compagni, ormai era notte
“Ma si può sapere cosa stanno facendo?!
È tutto il giorno che sono di là dal pozzo!”
cominciò Shippo.
Sentirono un rumore
“Sembra che siano tornati… ssh…
nascondiamoci dietro quegli alberi…” disse Miroku, e si nascosero.
I due uscirono da quelle quattro mura e, appena
toccarono il prato, si guardarono e sorrisero. Lei perse per un attimo i sensi
per la ferita che le aveva inferto quel demone, lui la sorresse
“Kagome!”
Lei si riprese subito
“Stai bene?” continuò lui
preoccupato
“Non ti preoccupare, sarà la
stanchezza…”
“Sei debole. È meglio che ti siedi
qui…” e, dicendo questo, l’adagiò a terra, appoggiando
la sua schiena ai freddi mattoni del pozzo, poi si sedette accanto a lei.
Le accarezzò delicatamente la guancia e le
chiese
“Ora stai meglio?”
Lei lo baciò
“Ora sì, grazie… Avrei voglia di
dormire…”
Miroku disse
“Ok… è meglio che togliamo il
disturbo”
“Perché?” chiese Shippo
“Su… Non fare i capricci”
affermò Sango, lo prese in braccio e si allontanarono come una vera
famiglia…
“Vuoi dormire?…” disse Inuyasha
“… Allora ti porto io”
“No… vorrei dormire qui…!”
Inuyasha le sorrise, la baciò sulla fronte e
sussurrò
“Ok…”
Lei si appoggiò alla sua spalla e si
addormentò. Lui quando la vide così bisbigliò
“Ti amo piccola mia…”
Sentì le guance calde e, in
quell’imbarazzo, si addormentò.