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Autore: Arwin    28/12/2006    0 recensioni
Lei è sola e distrutta dal tempo e dasgli eventi. Lui sta guardando avanti cercando di mettere da parte il passato. Entrambi metterano da parte il loro odio, per nascere un fiore. Perchè il fiore che nasce nelle avvertà è il più bello di tutti.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ICE FLOWER

                                                             ICE FLOWER

CAPITOLO 1: VISITA AD AZKABAN

 

La fortezza si stagliava alta sulla montagna nera. Tutto sembrava incutere terrore, dalla torre più alta a quella più bassa;persino le onde del mare sembravano ritirarsi di fronte a quella cupa prigione. Una barca emerse dalla foschia. Un brivido corse lungo la schiena della ragazza sulla barca.

Paura vero?”chiese il barcaiolo guardandola.

Lei gli lanciò un’occhiata sprezzante, ma lui la ignorò.

Quando c’erano i Dissennatori era anche peggio”.

Lei non rispose e lui desistette. Era una ragazza strana. Indubbiamente era molto bella: aveva dei lunghi capelli biondo platino,e gli occhi azzurri,quasi grigi e la pelle bianca come la spuma delle onde. L’uomo non aveva idea del motivo della sua visita, e non aveva intenzione di chiederglielo. L’avevano accompagnata due uomini del Ministero e questo significava che lei era una persona importante.

La barca attraccò ad un piccolo porticciolo di legno, lì un altro uomo l’aiutò a scendere. Una piccola stradina saliva fin sulla cima,era tortuosa e facilmente franabile. Senza una parola i due si incamminarono. L’aria salmastra le entrava nelle narici confondendosi con il freddo pungente. Dopo più di un’ora arrivarono davanti ad un enorme cancello di ferro, che fu aperto cigolando da un anziano guardiano; sul cancello con lettere di ferro c’era scritto “PRIGIONE DI AZKABAN”.

Ad un tratto il suo accompagnatore si fermò e le indicò una specie di portineria nel castello. Lei si avvicinò; dentro c’era un Auror del Ministero che la guardò come se non avesse mai visto una donna in vita sua.

“Desidera ?” chiese con voce roca.

Lei gli diede un foglio di pergamena con il timbro del ministero. Lui lo prese e lo lesse attentamente, si fermò su un punto, alzò gli occhi e poi continuò. Quando ebbe finito si alzò e prese un grosso mazzo di chiavi.

“Chi desidera vedere?”chiese.

“Draco Malfoy”rispose lei con voce sicura.

L’uomo si avviò verso una scala tortuosa e rovinata dal tempo e lei lo seguì. I corridoi iniziali erano stretti e umidi con qualche finestra qua e là. Salirono molte scale finché non arrivarono al piano dove cominciarono le celle. Le celle erano buie ed era difficile vedere chi ci fosse dentro, non c’erano finestre e l’unica luce proveniva dalle fiaccole sulle pareti e dalla bacchetta dell’Auror . Le sbarre erano consumate, ma ancora ben salde e affianco era appesa una targhetta con il nome del carcerato. Salirono altre scale e passarono per altri corridoi. La ragazza si guardava intorno scorgendo talvolta dei nomi familiari: Avery, Nott, Mcnair

Poi passarono vicino ad una cella, dalla quale provenivano dei lamenti e dei borbottii: sulla targhetta c’era scritto Peter Minus.

L’uomo si avvicinò alla cella che non aveva sbarre, e urlò: ”Sta zitto, Minus!” poi continuò a camminare. Lei rimase interdetta, poi chiese: ”Pensavo che i prigionieri non impazzissero più senza Dissennatori”.

“Alcuni ci riescono, altri, come quello lì, che sa di poter scappare, ma non può, impazziscono comunque”.

La ragazza annuì: ”Perché non ci sono le sbarre a quella cella?”

Perché Minus è un Animagus, può trasformarsi e scappare. Per questo ci sono strani incantesimi a quella cella”.

Continuarono a camminare in silenzio finché non arrivarono ad un altro corridoio.

“La sua porta è da questa parte”.

Girarono e incontrarono una cella uguale alle altre con la scritta “Draco Malfoy”. La ragazza si sentì mancare. L’ uomo prese la chiave , aprì e si affacciò.

“Malfoy hai visite!” poi si girò verso di lei e disse : “Avete solo un’ora”.

“Basterà di meno” sussurrò.

Quando entrò vide che effettivamente la cella era piccola: c’era un bagno, con lavandino e water e un letto di legno. Sul letto stava lui, più magro con la barba folta, il volto scavato e i capelli biondi sporchi e lunghi. Stava male e si vedeva, ma nonostante tutto era ancora un bel giovane che emanava rispetto. Lui la guardò con sguardo interrogativo senza, evidentemente, vedere la sorpresa di lei.

“Chi sei?” chiese con voce forte e chiara, anche se un po’ rauca. Lei deglutì, prese coraggio e parlò :

“Sono Isabelle , tua sorella”.

Per un attimo sembro che volesse svenire , si raddrizzò, si mise a sedere , la guardò dritto negli occhi e si mise a ridere: “Questa è davvero bella! E io che pensavo che tu non esistessi !”

Lei lo guardò sorpresa: “Tu sapevi?”chiese.

“Certo! Ma credevo che fossi una delle invenzioni di nostra madre!”

Isabel rimase interdetta.

“Non immaginavo che fossi così coraggiosa da venire fin qui. Cosa vuoi sorellina?” chiese Draco sprezzante!

“Volevo spiegarti!”

Rise di nuovo. “Spiegarmi cosa? Forse perché non sei nella cella acconto alla mia ? o piuttosto dove sei stata negli ultimi vent’anni?”

Lei lo guardò cercando di capire se stesse scherzando o no.

“Su cosa aspetti, sei venuta fin qui no? Spiegami”disse quasi come se lo stesse ordinando.

Lei respirò a fondo e cominciò a parlare: “ Quando siamo nati, nostra madre, che sapeva che il nostro destino era segnato, decise di salvare almeno uno di noi due e … scelse me”.

Draco non parlava, ma la guardava con disgusto.

“Tu eri il figlio maschio, nostro padre non avrebbe mai permesso che tu ti allontanassi! Eri l’erede che voleva, io invece…” Isabel si fermò. Lui sbuffò.

“Vuoi farmi credere che perché eri una donna lui ti avrebbe lasciato andare?” chiese Draco, che conoscendo suo padre dubitava fortemente che quella fosse la ragione.

“Sì almeno così mi ha raccontato nostra madre” rispose Isabel, Draco non parlò e lei continuò: “ Per alcuni anni sono stata cresciuta da una nutrice e poi sono stata mandata in un collegio in Svizzera dove ho passato tutta la vita” si fermò, ma visto che Draco continuava a stare ostinatamente zitto continuò: “Lei, nostra madre, mi scriveva spesso e mi raccontava spesso di quello che accadeva, della guerra, del Signore Oscuro, di Harry Potter …” a sentire quel nome Draco la guardò con uno sguardo carico d’odio, che dimostrava quanto disprezzo provasse per lui.

“Non mi è mai stato permesso di tornare, solo, quando il Signore Oscuro è tornato , io sono tornata , ma nostra madre mi ha mandato via riempiendomi di promesse che non ha mai mantenuto. Tre mesi fa visto che non ricevevo più lettere, sono venuta a controllare e ho trovato questo”.

Accorgendosi che Isabel aveva finito Draco disse “ Lei è pazza”.

“Lo so”.

Sospirò: “ Nono ci saranno abbracci, baci e pianti di fratelli ritrovati. Per me tu eri una sua invenzione – disse riferendosi alla madre – non hai passato tutta la vita sentendoti dire cosa vuol dire essere un Malfoy . Non hai mai significato niente per me e non significhi niente neanche adesso!” prese fiato “Sai che papà è morto?”

Isabel annuì.

“Bene ! Sei libera, vattene, sparisci, per me tu continui ad essere un’invenzione e lo sarai sempre. Io sono l’unico Malfoy !”

Isabel lo guardò. Si era aspettata quel comportamento, ma non voleva ammetterlo con se stessa. Rimasero a fissarsi per qualche secondo, poi lui si distolse lo sguardo e lei uscì dalla cella.

“Potete chiudere” disse all’Auror una volta uscita. Sentì la pesante porta chiudersi alle spalle e fu come se qualcosa dentro di lei si spezzasse. Il mago l’accompagnò fino all’uscita. Lì continuò da sola. Ad un tratto si fermò vicino al cancello. A destra c’era un altro cancello che prima non aveva notato: era più piccolo del precedente, ma comunque arrugginito dalla salsedine. Si voltò verso il guardiano e chiese: “ Cosa c’è lì?”

“Il cimitero” rispose senza guardarla “ Vuole andarci?”

Lei lo guardò: “Lucius Malfoy è sepolto lì?”

“Sì”.

Guardò il cimitero: tra la nebbia intravedeva le croci di legno senza nome. Rimase ferma per molto tempo. Cosa aveva significato per lei suo padre? Rivolse uno sguardo triste alla prigione. Lì aveva trovato quello che si aspettava: un muro d’indifferenza. Si voltò verso l’uscita e tornò da dove era venuta.

 

 

  
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