Fanfic su attori > Jake Gyllenhaal
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Autore: DiNozzo323    10/06/2012    0 recensioni
Cosa potrebbe succedere a due ragazze in viaggio a Los Angeles per le vacanze? Potrebbero fare delle conoscenze che gli cambierebbero la vita? Non voglio svelare troppo. Vi assicuro però che, a parte il primo capitolo introduttivo, Jake sarà presente molto molto spesso =) E non solo lui. Ci saranno molti attori e attrici in questa fanfic. Capirete poi perché. I più importanti sono:
Jake (per l'appunto), Matt Dallas, Sean Penn, Chris Evans e altri.
Spero che la lettura vi piacerà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Like A Diary


Premessa: ho cominciato questa storia quasi 2 anni fa, lasciandola poi incompiuta per mesi. Adesso ho deciso di finirla e di pubblicarla, come faccio solitamente con le fic che completo.

A causa di mancanza di tempo, dovendo sostenere molti esami, ho deciso che la pubblicherò tutta oggi, dividendola in capitoli che facilitino la lettura.

Il primo capitolo è un po' introduttivo e forse il più noioso, ma d'altronde dovevo cominciare in qualche modo.

Da quando ho iniziato a scrivere questa storia la mia amicizia con la mia migliore amica è finita, ma mi sembrava stupido e una faticaccia immensa modificarla completamente per questa sola ragione. Soprattutto considerando il fatto che era quasi finita. Ho deciso solo di cambiarle nome, in modo da non dare troppo fastidio utilizzando il suo vero.

Questo è tutto. Un saluto e buona lettura =)

P.S. Ovviamente questo è uno scritto di pura fantasia. Tutto ciò che ho scritto circa gli attori che fanno parte di questa storia è falso. Inventato tutto di sana pianta. Spero di non offendere nessuno. Questa è un'opera di puro diletto. Anzi, non sono nemmeno realmente stata a Los Angeles, quindi anche quello che ho scritto sulla città è immaginato. Spero di poterci andare realmente un giorno. Un bacio =)




La notte in cui intrapresi il viaggio che avrebbe cambiato la mia vita, e non solo, non chiusi occhio ma la trascorsi svegliandomi ogni ora per colpa dell’adrenalina che mi scorreva in corpo. D'un tratto sentii il rumore di qualcosa che cadeva a terra. Aprii gli occhi e lessi sulla sveglia che erano le 5.07, tirai un sospiro di sollievo: potevo alzarmi, finalmente! Scesi dal letto, notai che il rumore era stato causato da un libro che avevo lasciato in bilico fra i tanti sulla scrivania, lo raccolsi, indossai la vestaglia e andai a farmi una bella doccia rilassante. Restai per parecchi minuti sotto l’acqua, solo a godermi il lento scivolare delle gocce sulla mia pelle, poi mi lavai bene i capelli, usai il nuovo shampoo che avevo comprato all’odore di fragola di bosco che aveva il tappo così duro che quando riuscii ad aprirlo lo ruppi. Cercai per tutto il bagno il phon salvo trovarolo poi in camera di mio fratello, sepolto dai vestiti del giorno prima. Lo lasciava sempre dove capitava. Inutile dire che appena accesi il phon per asciugare i miei lunghissimi capelli, svegliai mezza casa.

-Claudia! Perché diavolo hai acceso quello stupido oggetto! Sono le 6 del mattino! L’aereo non parte prima delle 10!-

- Ti adoro anch’io fratellino caro, ma quella che deve partire sono IO, non sei tu quello che rischia di perdere l’aereo. E poi chi è che dice che io non l’abbia acceso a posta il phon?!-

Dopo questo scambio di battute tornai, spazzola in mano, a prendermi cura dei miei capelli ma, ora che ci penso, non mi sono nemmeno presentata. Salve, mi chiamo Claudia, ho appena compiuto 20 anni, vivo a Napoli, e sto per raccontarvi ciò che mi è capitato durante il mio primo viaggio da sola, in America, in compagnia della mia migliore amica Titti!

Subito dopo essermi vestita e aver fatto colazione, corsi a mettere le ultime cose in valigia, se così la si poteva definire. Avrei potuto cambiarmi per un mese e non indossare mai gli stessi abiti, tanta la roba che avevo portato! Proprio mentre la stavo chiudendo, mentre finivo di urlare ai miei che si dovevano sbrigare che si era fatto tardi, squillò il telefono e corsi a rispondere.

-Ehi, Clà. Come va? Tutto a posto? Sei pronta? Io ho appena finito di mettere a posto.-

-Ehi, Tì. Qui tutto bene, mi hai battuta per un pelo, stavo giusto chiudendo la valigia e mi stavo preparando ad affrontare il mio solito attacco di oddio-sono-certa-di-aver-dimenticato-qualcosa-a-casa-! Tu?

-Io sto a posto. Mi ero preparata una lista di cose da portare, così sono sicura di non dimenticare nulla.-

-Ah, si? E quanto è lunga?- Feci con un tono da “tanto conosco già la risposta”

-Non troppo… Solo 3 pagine a quadretti. Però ho scritto in colonna!-

-Si, e scommetto anche fronte-retro. Almeno hai visto se pesa meno di 25kg?-

-Ovvio che ho controllato: 21. Poi ho nella valigia anche un borsone da portare a mano al ritorno pieno di belle cose.-

-Idem. Però ci pensi che palle 9 ore di aereo?-

-Eh già, meno male che… Maledizione, Clà! Sono le 7 e siamo ancora a casa!-

-Oh Gesù! E’ tardissimo! Ci vediamo lì. Baci. Ciao a dopo.- E attaccai senza nemmeno aspettare risposta. Poi corsi urlando per tutta la casa che era tardissimo e in appena 5 minuti eravamo già in macchina diretti all’aeroporto. Con un balzo scesi dalla macchina mentre mio padre ancora stava parcheggiando e presi subito la valigia senza l’aiuto di nessuno: è incredibile quali azioni “straordinarie” riesca a farti compiere il desiderio di partire! Il tempo di aspettare che i miei mi raggiungessero e vidi Titti che correva come una pazza verso di me. Quando si avvicinò abbastanza lasciò la valigia, mi abbracciò e insieme iniziammo a saltare e urlare dalla felicità “Andiamo a Los Angeles! Andiamo a Los Angeles!”, facendo girare tanta gente che ci guardava incuriosite (e secondo me speranzose che non capitassimo nello stesso aereo).

Ci recammo subito al check-in, dove dopo pochi minuti di attesa, prendemmo due posti vicini, di cui uno vicino al finestrino. Salutammo i nostri genitori che continuavano a chiederci se eravamo sicure di voler andare e a farci tremila raccomandazioni: “Non andate in macchina con degli sconosciuti”, “Non fate tardi la sera”, “Se andate a ballare non lasciate il bicchiere che possono metterci qualcosa dentro. Anzi, non uscite proprio la sera che è meglio.” E tante altre che conoscevamo già. Ci accompagnarono fino al metal detector e aspettarono che facessimo la fila. Proprio non volevano lasciarci andare! Ovviamente nonostante mi fossi tolta tutte le cose metalliche da dosso mi suonò il metal detector, e così mi perquisirono. Alla fine fu tutta colpa di quegli stupidi bottoni dei miei adorati jeans! Passate dall’altra parte li salutammo e, avendo ancora più di mezz’ora di tempo libero, ci recammo al bar a prendere un caffè e un giornale enigmistico che ci tenesse occupate per almeno un po’ del lungo tragitto che ci aspettava. Il tempo passò in fretta e dopo quelli che ci sembrarono pochi minuti eravamo già sull’aereo a cercare il nostro bel posticino.

-Dai Titti, voglio stare io vicino al finestrino! TI PREGO!-

-No, Claudia. Tu hai preso l’aereo tantissime volte, io quasi mai. Fammi stare a me!-

-Eh va bene! Che rompi che sei! Però mi devi firmare un documento che attesti che all’andata sei stata tu e quindi al ritorno ci starò io.-

-Cosa? Claudia, ma sei impazzita! Cosa credi, che menta?-

-No, però sono abituata con mio fratello, quindi firma e ricorda: fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.- E le feci una linguaccia. Quello era il nostro modo di scherzare, anche se la lingua mi rimase in gola quando vidi chi si stava sedendo vicino a me: un ragazzo a prima vista americano davvero bello, il mio tipo ideale. Biondo, alto, occhi verdi. Ci mettemmo a chiacchierare e scoprimmo che era venuto in vacanza a Napoli per l’estate e ora che era settembre tornava a casa per riprendere il college. Frequentava il terzo anno. Chiacchierammo per moltissimo tempo mentre ringraziavo mentalmente Titti che mi aveva costretta a truccarmi per il viaggio in aereo, così non potei sfigurare. A metà del volo misero un bel film che conoscevo fin troppo bene: Il Padrino, il mio film preferito, in inglese con i sottotitoli in italiano. Lo seguii attentamente per circa mezz’ora, poi il sonno-da-mezzi-di-locomozione prese il sopravvento e mi addormentai. Mi svegliò Michael, il ragazzo americano, quando era già finito il film. Quando mi accorsi che tenevo la testa sulla sua spalla feci un salto all’indietro e diedi una gomitata alla povera Titti che si tenne il braccio con la faccia offesa, mentre Michael rideva sommessamente. A guardarlo ridere ci contagiò e scoppiammo anche noi in una lunga risata liberatoria. Ci fermammo quando una voce ci disse che in mezz’ora saremmo arrivati a destinazione.

Erano già passate 9 ore! Guardai fuori dal finestrino aspettandomi di vedere il sole che calava quando invece notai che il sole era alto nel cielo, probabilmente non era nemmeno mezzogiorno. Guardai stranita Titti prima di rendermi conto che questo strano fenomeno era dovuto semplicemente al fuso orario. In pratica saremmo atterrate a Los Angeles più o meno alla stessa ora di quando eravamo partite da Napoli!

L’ultima mezz’ora sembrava non finire mai. Iniziai a dare i primi segni di nervosismo quando notai che erano passati solo 5 minuti dall’avviso, anche se a me sembravano 20. Mi mangiai un pacchetto di Ringo e al diavolo la dieta di mantenimento e bevvi il mio solito tè freddo alla pesca. Poi noi e Michael ci scambiammo i contatti e decidemmo che ci saremmo rivisti due giorni dopo al Vogue, una delle discoteche più in della città.

Dopo mezz’ora di attesa nell’area del ritiro bagagli e aver fatto storie con una vecchietta che era sicura che la mia valigia fosse in realtà la sua, uscimmo dall’aeroporto e prendemmo uno splendido taxi giallo che ci portò subito in albergo. Mentre arrivavamo scoprimmo che il tassista era di discendenze italiane e che per le vacanze veniva a trovare i genitori a Firenze. Certo che è proprio buffa la vita. Finalmente arrivammo in albergo, lo salutammo e ci recammo nella nostra stanza. Era enorme, con un letto matrimoniale. Passai due ore lunghissime a svuotare la valigia e mettere tutto nei capientissimi armadi di cui era fornita la stanza. Con piacere mi ricordai che quella stanza era dotata di bidet; avevamo scelto a posta quell’albergo, ma d’altronde non avrei mai resistito 3 settimane senza, maniaca del pulito come sono.

Subito dopo aver svuotato le valigie andammo a mangiare un panino e a comprare un paio di cartine della città. Per quel giorno avremmo fatto semplicemente un giro, ma dovevamo ancora organizzare il viaggio vero e proprio, quindi verso le quattro ce ne tornammo in albergo con due splendidi frappuccini di Starbucks e due caffè macchiati grandi. Quando iniziai a bere il mio non resistetti alla tentazione e mi feci fare una foto col bicchiere, visto che mi ricordava troppo NCIS, il mio telefilm preferito.

-Dunque Clo, cosa vogliamo visitare domani?- mi disse Titti dopo che ci eravamo buttate sul letto circondate da cartine, guide della città, fogli, penne, pc portatile con connessione e quant’altro.

-Non saprei… Io vorrei andare a vedere il prima possibile la Wall of Fame e il Kodak Theatre, poi dobbiamo anche vedere che fare domani sera. A me piacerebbe tanto andare a vedere un film in americano.-

-Allora, abbiamo tre settimane, 19 giorni per la precisione se escludiamo oggi e il giorno in cui dobbiamo partire. Cosa vogliamo visitare?-

-Hollywood, Walk of Fame, Kodak Theatre, Universal Studios, Beverly Hills…-

-California Science Center, Venice, Disneyland, Getty Center e Paul Getty Museum, L.A. Country Museum of Art…

-Museum of American West, Norton Simon Museum, Rodeo Drive, Griffith Observatory…-

-Griffith Observatory e Griffith Park, Page Museum at La Brea Tar Pits, Petersen Automotive Museum, Angels Flight Railway…-

-Bel Air, Malibu, Paramount, Greystone Mansion & Park, Sunset Boulevard, Santa Monica…-

-Perfetto, adesso cerchiamo di dividere tutti questi posti in maniera intelligente e scegliamo l’ordine in cui visitare questi bei posti.-

Passammo tutto il pomeriggio a organizzare la nostra vacanza tanto che appena tramontò il sole ci buttammo nel letto: d’altronde eravamo sveglie da quasi 24 ore! La mattina dopo ci svegliammo che sembravamo due zombie, ma dopo esserci vestite e truccate eravamo due ragazze completamente diverse da quelle che si erano svegliate. Scendemmo e dopo aver fatto una velocissima colazione da Starbucks - finché c’era, era meglio goderselo, questo era il nostro motto - e macchina fotografica in mano ci recammo subito al California Science Center che ci tenne impegnate per tutta la mattinata e poi andammo al Kodak Theatre dove ci facemmo tantissime foto e a Beverly Hills. Ma fu il giorno successivo quello più importante per noi. La mattina successiva ci recammo agli Universal Studios, dove rimanemmo strabiliate dalla bellezza di quel posto e il pomeriggio percorremmo tutta la Walk Of Fame. Alle sei con i piedi distrutti mangiammo un trancio di pizza in una pizzeria napoletana vicino l’albergo e ci andammo a preparare per recarci al Vogue, dove ci saremmo incontrare con Michael e dei suoi amici. Inutile dire che per prepararci ci impiegammo quasi tre ore. Prima si fece la doccia Titti, poi mentre lei si faceva i capelli io mi facevo la doccia, così dopo li fece anche a me. Uscirono liscissimi: era una maga con un phon e una spazzola in mano! Poi ci vestimmo e io decisi di indossare una mini nera con scarpe nere col tacco, una maglietta scollata argentata e vari accessori come collane, orecchini e bracciali. Mi truccai con un trucco leggero ma deciso, cercai il copri spalle nero, presi la borsetta argentata e con Titti, uscii dall’albergo. Quando arrivammo al Vogue c’era un sacco di gente, ma subito notammo Michael che ci venne in contro e ci fece entrare subito dando giusto il suo nome che era su una lista.

Quel locale era davvero in, niente a che vedere con le discoteche italiane: luci colorate e non psichedeliche da mal di testa, una pedana su cui ballare e tantissimi divanetti per sedersi con tanto di tavolini, la zona bar era fornitissima, anche se non potevamo bere alcolici, e la musica era ottima; senza contare la zona privè nascosta da tantissime tende d’orate. Trascorremmo tutta la sera a ballare e scatenarci e riuscimmo anche a bere alcolici, in quanto tutto il gruppo di Michael era formato da ultra ventunenni e dopo aver consegnato da bere non controllavano molto. Io non bevvi molto, giusto un paio di Mojito, ma Titti invece bevve assai più di me; meno male che reggeva bene l’alcool altrimenti sarebbe come minimo svenuta. Ad ogni modo ce ne andammo presto poiché era comunque brilla e pensai che camminare un poco e respirare aria fresca le avrebbe fatto bene. La discoteca si trovava vicino Beverly Hills, poco lontana dalle ville dei vip. Vi era un’altra strada più breve per arrivare all’albergo, ma era molto buia, così decisi che cinque minuti in più non ci avrebbero cambiato molto la vita, quello che non sapevo era che in California si faceva uno strano gioco inerente quei braccialetti fosforescenti che danno spesso nelle discoteche. Praticamente ogni colore aveva un significato e la ragazza che lo portava doveva fare quella cosa che “diceva” il colore, per esempio se rosso voleva dire dare un bacio sulla guancia la ragazza che aveva il braccialetto rosso dove dare un bacio sulla guancia a chi glielo chiedeva. Io per mia fortuna non indossavo mai quegli stupidi cosi, ma Titti ci andava pazza, se riusciva ne indossava anche tre o quattro insieme e ciò ci causò non pochi problemi.

Mentre camminavamo per Beverly Hills 3 ragazzi che si trovarono dall’altro lato della strada ci videro, erano visibilmente ubriachi e sfortunatamente notarono il braccialetto di Titti che era verde, e si avvicinarono a lei. Uno si mise affianco a me e gli altri due la circondarono mentre lei, annebbiata dall’alcool, non si rendeva conto di cosa stesse succedendo.

-Ehi bella, lo sai che ci devi una toccata di tette?- fece uno dei tre indicando con il capo il braccialetto

-Scusa, ma lei non ti deve proprio niente, quindi lasciateci in pace per favore.-

-La tua amica indossa un braccialetto verde, quindi noi le possiamo toccare le tette.- Fece lui guardandomi male. Al che io presi con forza il braccialetto di Titti e lo legai al polso di uno dei tre.

-Adesso mi sa che è a lui che dovete toccare le tette, quindi noi andiamo. Buona serata!- dissi e prendendo Titti per un braccio cercai di andarmene.

-Ehi tu, puttanella. Non ti permettere di insultarci.- Mi fece quello più grosso tenendomi stretta per un polso.

-Per il tuo bene, l-a-s-c-i-a-m-i.-

-Avete sentito ragazzi? La puttanella vuole essere lasciata.- Fece e scoppiarono a ridere. A quel punto, reduce dalle infinite lotte con mio fratello, chiusi la mano e gli mollai un pugno sul naso con tutta la forza che avevo in corpo. Appena lo feci un terribile bruciore mi invase la mano.

-Brutta stronza, mi hai rotto il naso! Ora te la faccio pagare!- urlò quello. Poi, dopo pochi attimi intravedemmo una figura di un uomo che minacciava di chiamare la polizia. A questa minaccia i tre se la svignarono e io non potei far altro che benedire il nostro benefattore.

-Grazie mille, non so cosa sarebbe successo se non fosse arrivato lei.- dissi cercando di mantenere calmo il tono di voce e non dare a notare che mentalmente pregavo che non fossimo incappate in un altro maniaco.

-Non c’è di che. Ma voi non dovreste essere in giro da sole a quest’ora della notte, non credete?- fece gettando a terra quella che immaginai fosse la cicca di una sigaretta

-Già, ha perfettamente ragione signor…?-

-Penso mi conosciate, almeno di vista.- disse avvicinandosi a noi entrando finalmente nella zona illuminata da un lampione poco distante da noi.

-SEAN PENN? LEI È SEAN PENN?!- urlai io colta da un improvviso senso di euforia, del tutto inappropriato date le circostanze.

-Si cara, sono io. Ma posso sapere cosa vi è successo?-

-Bè, prima di tutto mi presento, mi chiamo Claudia Esposito, e questa è la mia amica Titti Rossi. Siamo in vacanza qui ma viviamo a Napoli in Italia. Stasera siamo andate in discoteca, ma la mia amica ha bevuto troppo e così speravo che un po’ d’aria le potesse fare bene. Mentre tornavamo in albergo, però, quei tre ragazzi ci hanno fermato a causa del braccialetto di Titti e così gli ho mollato un pugno e quello si è incazzato. Penso che il resto lo sappia.- dissi tutto d'un fiato, rimanendone priva.

-Certo, ho sentito l’urlo fino a fuori casa, ma se non fossi uscito a fumare una sigaretta adesso voi avreste potuto fare davvero una brutta fine. Questa non è una bella zona la notte. Le ville sono tanto grandi che è quasi impossibile sentire un urlo che proviene da fuori. Ma come vi sentite?-

-Io penso bene, lei mi sa che ha bisogno di stendersi…- risposi cercando di sorreggere Titti per la vita, ma a quel gesto sentii una fitta alla mano con la quale avevo picchiato il ragazzo e mi sfuggì un gemito.

-Cos’hai? Ti fa male la mano? Fammi dare un’occhiata…- e mi guardò bene la mano. -Potrebbe essere una semplice contusione, ma per sicurezza io andrei al pronto soccorso. Vieni entriamo in casa mia che prendo la macchina.-

-Lei pensa che sia una buona idea portare Titti con noi? Non potrebbero chiedersi come mai una ragazza che non ha il permesso di bere è ubriaca?-

-Si, hai ragione. Facciamo così, se per voi non è un problema potete passare la notte qui, così possiamo mettere lei a letto e intanto andare al Pronto Soccorso, che ne pensi?-

-Signor Penn, io non voglio essere di alcun disturbo, davvero. Lei ha già fatto molto per noi. Non voglio darle altre noie.-

-Prima di tutto nessuna noia, secondo dammi del tu che altrimenti mi fai sentire ancora più vecchio di quello che sono.- Mi disse con un sorriso.

-Allora se non è un problema accetto il tuo invito, anche perché la mano mi fa molto male.- dissi facendo una smorfia.

Dopo di ciò entrammo in casa Penn e io misi a letto Titti, che nel frattempo si era anche addormentata, nella stanza degli ospiti, le lasciai un messaggio sul cellulare dove le spiegavo tutto, casomai si fosse svegliata e non mi avesse trovato, e salii in macchina con uno dei miei attori preferiti diretta al Pronto Soccorso. Quando arrivai l’infermiera mi squadrò per bene e mi lanciò un’occhiataccia avendo visto come ero vestita, poi dopo aver visto chi mi aveva accompagnata lì subito diventò amichevole. Mi visitò la mano e mi disinfettò le nocche che si erano sbucciate, poi me la fasciò e mi disse che avevo una brutta contusione alla mano e al polso ma che non mi sarei dovuta preoccupare perché sarebbe passata nell’arco di pochi giorni e mi raccomandò di tenerla sempre fasciata e passare una volta al giorno una crema che mi aiutasse a guarire più in fretta.

Avendo ringraziato la donna ed essendo andati in farmacia a comprare altre bende e la crema che mi era stata raccomandata, potemmo tornare a Beverly Hills. Io e Sean ci sedemmo in cucina e iniziammo a chiacchierare mentre preparava della camomilla per me e per lui.

-E così siete straniere, eh? E come mai avete scelto di venire qui a Los Angeles con tanti posti che ci sono da vedere?-

-Bè, io ho sempre adorato l’America e non vedevo l’ora di poterla visitare, anche se solo in parte. Poi Titti ha accettato di venire con me a Los Angeles perché sa che sono un’appassionata di cinema e qui mi sarei potuta sentire come a casa. Fortunatamente e sfortunatamente questa è stata l’ultima estate di libertà; se non fossimo partite quest’anno chissà quando l’avremmo fatto con gli esami da fare e tutto il resto, così abbiamo colto l’occasione al volo e siamo volate fin qui.-

-Davvero sei un’appassionata di cinema o lo dici perché stai parlando con me?-

-No, sul serio. Ho visto un quintale di film, vedrai che domani mattina non dico che Titti non ti riconoscerà, ma sicuramente non si ricorderà il tuo nome o un film che hai fatto. È strano, ma tutti i ragazzi che conosco non solo non amano il cinema, ma non conoscono nemmeno attori, registi o quant’altro… Mah... Io amo guardare un bel film, ammirare l’interpretazione degli attori, le sceneggiature, le colonne sonore… Non c’è nulla di più rilassante per me. Sono una che se un film è ben fatto si commuove tanto, io mi sento parte del film, non so se mi spiego.- dissi con gli occhi che brillavano per l'enfasi che mettevo nel parlare della mia passione.

-Sto per caso parlando con una futura attrice?- Disse lui sorridendo.

-Mah, chissà… Non ne ho proprio idea. Non ho mai recitato, non penso di esserne capace.-

-Hmmm.. vediamo… Attore preferito? Attrice? Regista? Film?-

-Facile: Paul Newman, Liz Tylor, Alfred Hitchcock, Il Padrino.- Risposi tutto d’un fiato.

-Però, conosci Hitchcock… Non sei un po’ troppo giovane per aver potuto ammirare i lavori del grande Alfred?- mi chiese facendomi sorridere.

-Il primo film che vidi di quello che per me è un mito fu La finestra sul cortile. Quel film è incredibile. Riesce a tenere vigile lo spettatore per due ore riprendendo semplicemente delle scene da una stanza di un palazzo. Ma d’altronde Nodo alla Gola è basato sullo stesso principio. Senza far vedere l’omicidio o il cadavere, semplicemente filmando una cena che si svolge in un salotto, si rischia di restare con gli occhi incollati allo schermo. Non penso esisterà mai più un regista del genere, con tutto che ce ne sono di grandi registi al giorno d’oggi. Sfortunatamente non italiani.-

-Perché non ti piacciono i film del tuo paese?-

-Non solo non mi piacciono i film del mio paese, nemmeno i telefilm o i reality o le fiction o gli attori, che tra l’altro recitano come i cani. In compenso devo ammettere che i migliori doppiatori li abbiamo noi.-

-Sai, è raro conoscere una persona che abbia gusti come i tuoi al giorno d’oggi. Specie se giovane e donna.-

-Oh, bè, ho dei gusti un po’ particolari… A volte penso che sarei stata un perfetto maschio.- Dissi facendo una linguaccia –Adoro i thriller ma ancora di più i film gangster e di fantascienza. Insomma, non conosco una ragazza che abbia visto tutta la saga di Star Wars e che, soprattutto, abbia apprezzato la prima trilogia e non gli ultimi usciti solo perché c’è Hayden Christensen.-

-Senti che programmi avete per domani tu e la tua amica?-

-Nulla di particolare, perché?-

-Ti farebbe piacere se domani andassimo in giro insieme? Potrei fare da vostro cicerone…-

-UAO! SAREBBE STUPENDO! Ma sei sicuro di non avere altri impegni? Perderesti una giornata…-

-Se te l’ho chiesto è perché ne sono sicuro, non pensi? Altrimenti avrei potuto restare in silenzio.-

-Bè, in effetti…-

-Allora va bene?-

-Certo che va bene! Ne sarei davvero onorata.-

-Perfetto, allora è deciso. Adesso direi che forse è il caso di andare a dormire, altrimenti non riusciamo a fare proprio nulla.-

-Si, hai ragione… Inizio a sentirmi un po’ stanca…-

-Eh ti credo! Sono già le 4 del mattino! Su vieni. Mi dispiace ma dovrai dormire nel mio letto, l’altra stanza degli ospiti la uso come sgabuzzino-

-E tu dove dormi?- Chiesi notando che cercava delle coperte in un armadio in camera sua.

-Io? Sul divano ovviamente.-

-COSA? STAI SCHERZANDO, VERO? Non solo ci salvi da dei maniaci, ci ospiti in casa tua e mi porti all’ospedale, vuoi anche dormire sul divano?! Non ci pensare proprio. Al limite ci dormo io.-

-Non potrei mai. Senti, se per te va bene possiamo dormire assieme, no?-

-Si, è sicuramente un’ottima idea.-

-Ok, perfetto. Tieni questa maglietta. È mia, immagino ti possa andare bene per dormire.-

-Grazie mille, sei gentilissimo.- E mi recai in bagno. Ci misi 5 minuti buoni per struccarmi senza struccante ma solo con acqua e sapone, e meno male che mi ero truccata poco. Da quel giorno portavo sempre con me un paio di salviette.

-Eh, dimmi un po’, hai visto qualche film con me?- fece lui curioso.

-Qualche? Ne ho visti tantissimi! Taps, il tuo primo film del grande schermo, dove ho scoperto che avevi i capelli rossi, Vittime di guerra, dove, con tutto il rispetto, hai la parte di un grande stronzo, ma la reciti benissimo, Non siamo angeli, Dead Man Walking, il film che mi ha fatto cambiare idea sulla pena di morte, Carlito’s Way, The Game, Mi chiamo Sam, uno dei film per cui ho pianto di più, Mistic River, uno dei miei film preferiti, Oscar ampiamente meritato, 21 grammi, The Interpreter, Tutti gli uomini del re, Disastro a Hollywood, Colors e Stato di grazia.- Feci mentre uscivo dal bagno e mi infilavo sotto le lenzuola. Finalmente a letto dopo una giornata lunghissima.

  
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